ASTRO-NEWS

LA RICERCA DEI BUCHI NERI

La caccia ai buchi neri da parte del telescopio spaziale Hubble, ha portato alla scoperta di un altro oggetto di massa stimata pari a 2 miliardi di soli, nel cuore della galassia NGC3115, situata a 30 milioni di anni luce nella costellazione australe del Sestante, un risultato che porta i ricercatori verso la strada dello studio demografico sistematico di questi oggetti che potrebbero aver alimentato, in tempi remoti, i quasar, oggetti incredibilmente piccoli che rilasciano enormi quantita' di radiazioni sia nel visibile, che nel resto dello spettro.

Sebbene questo sia il terzo buco nero scoperto da Hubble, e'la prima volta che viene scoperto con una tecnica che permette di osservare direttamente il moto delle stelle che gli orbitano intorno.

Una tecnica gia' utilizzata in passato con i telescopi basati a terra, ma la cui accuratezza nella misura della grande massa del buco nero, era stata ampiamente limitata dai freni posti all'osservazione terrestre dalle turbolenze atmosferiche.

La scoperta pone quindi il Telescopio Spaziale nella posizione di osservatore privilegiato per portare a termine un inventario sistematico delle normali galassie, al fine di comprendere quanto siano comuni i buchi neri supermassivi nel nostro universo. Potrebbe essere infatti che molte, se non tutte, le galassie, abbiano dei buchi neri nel loro nucleo, che potrebbero essere stati particolarmente attivi in passato, il che potrebbe spiegare l'abbondanza dei quasar nell'universo primordiale.

Nel 1994, Hubble scopri' nel nucleo di M87, un massiccio buco nero di massa pari a a 2,4 miliardi di volte quella del Sole, misurando la velocita' del disco di gas a forma di spirale che orbita intorno al nucleo galattico.

In seguito, nel nucleo di NGC4261 rilevo' un secondo buco nero, di massa pari a 1,2 masse solari, circondato dal solito disco di gas.

Poiche' questi dischi non sono cosi' comuni, sono state utilizzate altre strategie di ricerca per dimostrare l'esistenza dei buchi neri, prima che Hubble desse prova della sue potenzialita' in questo campo della ricerca.
La nuova tecnica, non e' basata sulla ricerca di dischi di gas, considerata fuorviante, bensi' mira all'osservazione diretta delle stelle nel nucleo galattico.

Sebbene possa essere applicato a tutte le galassie, questo metodo non e' di semplice applicabilita' perche' richiede un'analisi attenta dei dati a causa della maggiore complessita' delle dinamiche delle orbite stellari rispetto a quelle dei dischi in rotazione.

Attraverso minuziose osservazioni eseguite con lo spettrografo per oggetti deboli FOS ( Faint Object Spectrograph ), il team di astronomi guidato da J.Kormendy dell'Institute for Astronomy di Honolulu, e' riuscito a misurare le velocita' delle stelle del nucleo galattico che ruotano intorno al buco nero e da queste la massa dell'oggetto ( cosi' come si calcola la massa del Sole dalla velocita' delle orbite dei pianeti).

Successive osservazioni sono state effettuate con il telescopio franco-canadese-hawaiano sulla cima del Mauna-Kea alle Hawaai. I risultati dimostrano che le velocita' misurate sono incompatibili con la presenza della massa delle sole stelle all'interno del nucleo galattico, confermando l'ipotesi della presenza di un oggetto compatto estremamente massivo ed invisibile.

Il buco nero ovviamente non e' visibile direttamente, ma la sua presenza puo' essere rilevata dagli effetti del suo intenso campo gravitazionale nello spazio circostante. Questa provoca infatti un aumento della velocita'delle stelle del nucleo galattico tanto piu' queste sono vicine al buco nero.

Il risultato del team sara' pubblicato sul numero del 10 Marzo della rivista Astrophisical Journal Letters.

Fonte: NASA STSci

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01/03/96 by MF