
La sonda ha inoltre rilevato nei pressi di Io un vasto "buco" nel campo magnetico di Giove, forse confermando l'ipotesi che abbia un proprio campo magnetico, in tal caso, sarebbe la prima luna a possederne uno.
"Queste nuove caratteristiche potrebbero essere messe in relazione all'intenso riscaldamento, dovuto alle distorsioni provocate dal potente campo gravitazionale di Giove, cui è soggetto il satellite" è quanto riferisce T.Johnson del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena.
Io è il corpo più attivo geologicamente del sistema solare e, sebbene abbia dimensioni pari ad un terzo rispetto alla Terra, ha una produzione di calore due volte maggiore.
"Il massiccio campo gravitazionale del gigante del sistema solare, distorce la forma del satellite nello stesso modo in cui le maree causate dai campi gravitazionali del Sole e della Luna modificano gli oceani terrestri" dice Johnson. Questo è dovuto al fatto che, durante la rivoluzione intorno a Giove, Io risente di cambiamenti nell'orbita causati dalle spinte gravitazionali dei satelliti Europa, Ganimede e da altre lune.
Come conseguenza di questo "tiro alla fune" gravitazionale, Io viene schiacciato continuamente come se fosse una palla di gomma; le frizioni causate da questi movimenti, riscaldano e fondono le rocce all'interno, producendo i vulcani ed i flussi lavici visibili su tutta la superficie, oltre ad immensi geyser che espellono anidride solforosa.
L'immenso nucleo ferroso rilevato dalla Galileo, è stato ipotizzato dall'analisi dei dati rilevati dalla sonda durante il fly-by effettuato il 7 Dicembre scorso, quando per immettersi in orbita intorno a Giove, sorvolò il satellite da una distanza di 900 chilometri. Precise misurazioni dei segnali radio hanno rivelato piccole deviazioni nella traiettoria della sonda causati dagli effetti del campo gravitazionale di Io.
Da questi dati, gli scienziati hanno determinato che Io ha una struttura a doppio strato: al centro un nucleo metallico, probabilmente composto da ferro e solfato ferroso con un raggio di 900 chilometri, avvolto da un mantello di rocce parzialmente fuse e dalla crosta, così riferisce l'articolo firmato da J.Anderson, responsabile del team degli esperimenti di meccanica celeste della missione.
Le caratteristiche del nucleo probabilmente sono dovute sia al riscaldamento seguito alla formazione del satellite, sia al perpetuo riscaldamento mareale che alimenta i suoi vulcani
Gli esperti della Galielo stanno cercando anche di determinare la causa del "buco" rilevato nel campo magnetico del pianeta "Anzichè aumentare proporzionalmente con l'avvicinarsi della sonda al pianeta, ad un certo punto l'intensità del campo magnetico ha subito una deflessione circa del 30 per cento" riferisce Johnson.
"È un risultato stupefacente e completamente inatteso" dichiara la dottoressa M.Kivelson della California University. Le analisi preliminari di questi dati attualmente sono in preparazione per una prossima pubblicazione.
"I dati ci suggeriscono che qualcosa intorno ad Io, forse un campo magnetico generato dal satellite stesso, crea una bolla cioè un buco nel pur potente campo magnetico di Giove" dichiara la Kuvelson "ma non ci è chiaro come possa riuscire a formare un'alterazione così estesa e profonda"
Una spiegazione possibile può venire solo dall'analisi dei dati degli altri strumenti a bordo della sonda, ed a questo proposito Johnson ribadisce "Per risolvere questo mistero non possiamo che aspettare con impazienza i dati sulla magnetosfera rilevati durante il fly-by". Questi dati registrati, saranno trasmessi a Terra in Giugno o in Luglio.
Se le analisi dovessero confermare la presenza del campo magnetico di Io, quest'ultimo raggiungerebbe la Terra, Mercurio ed i pianeti giganti del sistema solare, nel gruppo di corpi che generano un campo magnetico.
Altri studi compiuti dalla Galileo durante il fly-by di Io, hanno fornito altre conferme del fatto che è il responsabile dei getti di polveri ad alta velocità che pervadono per milioni di chilometri lo spazio circostante Giove.
Queste particelle viaggiano ad una velocità di 50-100 chilometri al secondo, quanto basta per poter sfuggire dal sistema solare.
Nel Luglio 1994, i rilevatori di polveri di bordo rilevarono flussi di polveri molto più potenti di quelli rilevati dalla sonda Ulysses, mentr durante la fase finale dell'approccio al pianeta gigante, rilevarono fino a 20.000 impatti di particelle al giorno in quella che è passata alla storia come la più intensa tempesta di polvere mai osservata in precedenza.
"Gli impatti proseguirono fino al fly-by di Io, poi cessarono" riferisce E.Grun del Max Plank Institute di Monaco, ricercatore dell'esperimento sulle particelle di polvere. "Una prima interpretazione di queste osservazioni porta a confermare l'idea che Io sia in effetti l'origine del flusso di polveri intorno al pianeta".
Una teoria proposta a seguito del fly-by della sonda Voyager alla fine degli anni '70, secondo cui le particelle emesse dai vulcani di Io venissero caricate elettricamente ed in seguito eiettate nello spazio dal campo magnetico in rotazione di Giove. Le modifiche apportate alla teoria prevedono che le particelle vengano accellerate nella magnetosfera ed in seguito lanciate nello spazio ad alta velocità, creando le tempeste di polvere.
Il prossimo appuntamento della Galileo con un satellite di Giove è previsto per il 27 Giugno, quando transiterà ad 850 chilometri dalla superficie di Ganimede, la luna più grande del sistema solare, superiore in dimensione persino a Mercurio che è un pianeta.
Fonte: JPL

03/05/96 by MF