Sky & Telescope
Notiziario settimanale

1 agosto 1997

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Asteroide colpisce la Terra (22K JPEG) Accidenti, che botta ! Un asteroide colpisce la Terra provocando devastazioni a lungo termine sulla superficie e nell'atmosfera del nostro pianeta, è questo il tema del dipinto realizzato da Don Davis. Un impatto molto più potente di quello illustrato, potrebbe aver portato alla creazione del nostro satellite miliardi di anni fa, o forse no ? Cortesia NASA.

Così non si fa la Luna

Al meeting tenutosi la scorsa settimana a Cambridge, nel Massachusetts, i planetologi hanno compreso che la formazione della Luna come conseguenza di un gigantesco impatto, non è così semplice come sembra. L'idea che un oggetto delle dimensioni del pianeta Marte avesse avuto una collisione con la Terra in epoca primordiale, non è nuova, i ricercatori William Hartmann e Donald R. Davis lo ipotizzarono nella metà degli anni '70. La teoria del "Grande Scontro" ha avuto una vasta diffusione tra i geochimici perché, oltretutto, potrebbe spiegare il basso contenuto di ferro e la totale mancanza di acqua della Luna.

Il problema è nei dettagli, e per oltre 20 anni gli scienziati hanno lottao per trovare la giusta combinazione tra le dimensioni dell'oggetto, il punto di collisione e la velocità per convalidare la teoria. Nuove simulazioni eseguite al calcolatore da Shigeru Ida (Tokyo Institute of Technology), Robin Canup (University of Colorado) e Glen Stewart (University of Colorado) dimostrano che, dopo la collisione, la materia vaporizzata si addensa per formare un disco. Sfortunatamente, per circa 2/3 o più, si troverebbe all'interno di quello che viene chiamato Limite di Roche (circa 12.000 chilometri dalla superficie terrestre) e ricadrebbe velocemente sulla Terra. Secondo Canup, solo impatti con corpi di dimensioni pari a tre volte quelle del pianeta Marte avrebbero potuto formare un disco sufficientemente massivo da portare una quantità di materia pari a quella lunare, esternamente al Limite di Roche. Il problema, dice, è che sistema Terra-Luna avrebbe dovuto avere un momento angolare doppio rispetto a quello attuale che ha attualmente: un'eccedenza di energia difficile da eliminare. I dettagli verranno pubblicati su un numero di Science disponibile prossimamente.


La galassia più lontana (39K JPEG) Immagine dell'ammasso di galassie CL1358+62 realizzata dall'Hubble Space Telescope che presenta la lente gravitazionale di una galassia che si trova lontano, oltre l'ammasso. La galassia è resa più luminosa, ingrandita e incurvata formare un arco (nel riquadro) dall'influenza gravitazionale dell'ammasso. Cortesia Marijn Franx (University of Groningen, Olanda), Garth Illingworth (University of California, Santa Cruz), NASA e Space Telescope Science Institute.

Gli effetti della gravità sulla galassia più lontana

Con l'aiuto di un'enorme lente gavitazionale, un team internazionale di scienziati ha scoperto la più lontana e giovane galassia mai osservata. L'anno scorso, un gruppo guidato dall'astronomo olandese Marijn Franx (Università di Groningen) ha puntato l'Hubble Space Telescope verso un ammasso di galassie nell'Orsa Maggiore lontane diversi miliardi di anni luce ed hanno scoperto uno strano oggetto arrossato a forma di arco. I ricercatori prensumono che l'arco sia una remota galassia posta sullo sfondo, oltre l'ammasso, la cui luce è stata piegata dalla gravità dell'ammasso stesso. Gli spettri ottenuti adesso con il telescopio riflettore Keck di 10 metri, hanno confermato l'ipotesi e stabilito il valore del redshift della galassia che risulta essere z = 4,92, il più elevato mai misurato per un oggetto astronomico. Il precedente record del redshift, di 4,41, apparteneva ad una galassia mentre il valore più elevato di un quasar è di 4,90.

Il numero di settembre di Sky & Telescope contiene un articolo di Thomas A. Weil relativo al redshift galattico ed al suo legame con il passato in un universo in espansione. Contiene anche il listato di un programma in BASIC (LOOKBACK.BAS) che è possibile scaricare gratuitamente da SKY Online.


Luna di Dioniso (19K JPEG) Gloi astronomi dell'ESO hanno ottenuto questa curva di luce dell'asteroide near-earth Dionysus in giugno. Presenta l'inconfondibile "firma" di un compagno. La curva in alto è la media di molte notti osservative e mostra una normale variazione periodica di luminosità provocata dalla rotazione ogni 2,7 ore dell'asteroide, di forma irregolare. La curva in mezzo, ottenuta l'8 giugno, presenta un inatteso abbassamento della luminosità provocato dal passaggio di un oggetto lungo la nostra linea di vista. La curva in basso, che è la differenza tra le due precedenti cui sono stati rimossi gli effetti della rotazione dell'asteroide, rivela chiaramente l'eclissamento di Dionysus da un suo satellite. Cortesia European Southern Observatory.

Un altro satellite di un asteroide

Nel 1993, la sonda Galileo fotografava il satellite dell'asteroide 253 Ida. Adesso, si è scoperto che un altro asteroide ha un compagno. Gli astronomi Stefano Mottola e Gerhard Hahn hanno effettuato una survey di asteroidi e tra questi c'era 3671 Dionysus, un asteroide tipo Apollo del diametro approssimativo di un chilometro. Una prima curva di luce presa alla fine di maggio presentava delle strane caratteristiche che hanno portato gli astronomi all'ipotesi che potesse avere un compagno invisibile che lo eclissava periodicamente. Mottola ed Hahn fecero la previsione che simili abbassamenti della luminosità si sarebbero verificati all'inizio di giugno e si organizzarono per fare eseguire da altri osservatori ulteriori osservazioni dell'oggetto. Queste hanno presentato le medesime irregolarità nei tempi previsti, confermando così che Dionysus ha realmente un satellite che gli orbita intorno in meno di 28 ore.


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