Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Venerdi 12 marzo

A sinistra: E' stato identificato il 14° frammento di Marte ritrovato sulla Terra. Questa immagine composita del pianeta rosso è stata realizzata montando le immagini del Viking orbiter. A metà del disco è possibile riconoscere il sistema di canyon denominato Valles Marineris e, verso il bordo sinistro, il complesso dei giganteschi vulcani. Si ringraziano Alfred McEwen e la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Trovata in Libia una seconda roccia di origine marziana

Un sasso di color marroncino delle dimensioni di una noce di cocco, generalmente non attira l'attenzione dei passanti. Ma se lo si trova nell'arida regione di Al Jufrah del deserto libico significa, di solito, aver trovato un meteorite e più precisamente, come nel caso del rerecente ritrovamento, un meteorite proveniente da Marte. Denominato provvisoriamente Dar al Gani 489 il campione, del peso di 2,146 grammi, è stato raccolto nel 1997 o 1998 da un anonimo cacciatore di meteoriti. Secondo Luigi Folco (Università di Siena), responsabile del meteorite per conto dell'italiano Museo Nazionale dell'Antartide, questa pietra contiene elementi chiave in proporzioni tali da tradirne la sua origine marziana. La conferma definitiva è arrivata dall'analisi delle percentuali di isotopi dell'ossigeno effettuata da Ian Franchi (Open University). La nuova scoperta, un basalto vulcanico eroso e molto rovinato dagli urti, ha un aspetto simile a quello dell'altro meteorite marziano ritrovato lo scorso anno proprio nelle vicinanze, ciò fa ritenere che i frammenti, in origine, facessero parte di uno stesso oggetto. La scoperta di Dal al Gani 489 porterebbe a 14 il numero di campioni del pianeta rosso arrivati "gratuitamente" sulla Terra.

Ulteriori informazioni sui meteoriti provenienti da Marte, sullo stato delle altre ricerche in corso ed una guida all'osservazione per quest'anno nel numero di aprile di Sky & Telescope.


Mercoledi 10 marzo

A sinistra: Gli astronauti Steven Smith (a sinistra) e Mark Lee si avvicinano al Telescopio Spaziale Hubble, nel corso della seconda missione di servizio del febbraio 1997, per iniziare il lavoro. Nel corso di ciascuna passeggiata nello spazio, un astronauta era fissato alla fine del braccio robotico mentre l'altro era legato con un cavo alla navicella. Si ringrazia la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Anticipata la manutenzione di Hubble

La NASA ha annunciato oggi che gli astronauti dello Space Shuttle faranno visita al Telescopio Spaziale Hubble (HST) prima del previsto. Ad Hubble infatti, è rimasto un solo un giroscopo funzionante e l'eventualità che possa verificarsi un guasto prima del prossimo anno causandone l'interruzione dell'attività, preoccupa molto i responsabili della NASA. Il Discovery, quindi, verrà lanciato in ottobre per un'ulteriore missione di servizio. Il previsto lancio dello shuttle verso la Stazione Spaziale Internazionale, la cui finestra di lancio è stata fissata nello stesso mese di ottobre, molto probabilmente verrà rinviata anche perché il Modulo di Servizio, di fabbricazione russa, tarda ad arrivare ed il suo lancio continua ad essere rinviato.

Dell'equipaggio impegnato nelle passeggiate faranno parte Steven Smith (che ha preso parte alla seconda missione di servizio), John Grunsfeld, Michael Foale (che si trovava a bordo della Mir quando ci fu la collisione con la navetta Progress nel 1997) e l'astronomo svizzero Claude Nicollier (che prese parte alla prima missione di servizio). Rimpiazzeranno i giroscopi ed installeranno parte degli strumenti il cui montaggio era stato previsto nel prossimo anno. Una fotocamera di ricambio non è ancora pronta ed i nuovi pannelli solari dovranno attendere la missione prevista in precedenza che, molto probabilmente, slitterà sino alla fine dell'anno 2000. I giroscopi dell'HST sono basati su un progetto in uso sin dagli anni '70 che ha avuto successi alterni; quelli che si sono guastati recentemente hanno avuto una vita di molto inferiore al previsto. Le nuove unità conterranno un nuovo lubrificante che dovrebbe migliorarne le prestazioni.


Mercoledi 10 marzo

A sinistra: Questa forma ad S, denominata sigmoide, è apparsa sul Sole un attimo prima che avvenisse una vasta eruzione solare. Questa particolarità potrebbe essere sfruttata come indicatore di quelle che vengono definite "eiezioni di masse coronali" e che possono causare interruzioni dell'energia elettrica sulla Terra oltre che danneggiare i satelliti. Si ringrazia l'Univerità dello Stato del Montana. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Sigmoidi e mostri solari

Grazie alla sonda giapponese Yohkoh, gli astronomi pensano di aver scoperto un indicatore di quelle grandi esplosioni note come eiezioni di massa coronali. Le immagini della Yohkoh hanno rivelato che poco prima del titanico rilascio di energia, appare sulla superficie solare una forma ad S. Richard Canfield (Montana State University-Bozeman) e colleghi hanno discusso della scoperta alla conferenza stampa della NASA di ieri e dei dettagli parleranno nel numero del 15 marzo di Geophysical Research Letters. Le regioni a forma di S, denomiate sigmoidi, si sviluppano quando parti del campo magnetico solare si attorcigliano. Ripiegati su se stessi, i campi magnetici raggiungono un punto critico in pochi giorni: salta il tappo e viene rilasciata l'energia che racchiudono. "Le regioni a forma di S sono quelle a rischio", spiega Canfield, "tanto prima le possiamo identificare, tanto prima possiamo prevedere quando erutteranno".

La conoscenza e la previsione delle eiezioni di masse coronali sono di grande interessa per un'ampia varietà di industrie. Comunicazioni e collegamenti elettrici possono essere interrotti ed i satelliti orbitanti possono venire danneggiati come the surge di impatti di particelle cariche del campo magnetico terrestre.

Per ulteriori informazioni, immagini ed animazioni, date un'occhiata alla Pagina delle previsioni sulle eiezioni di masse coronali dell'Università dello Stato del Montana ed al sito Space Science News del Marshall Space Flight Center della NASA.


Martedi 9 marzo

A sinistra: I'idrogeno solido, vitale per il raffreddamento degli strumenti della sonda Wide Field Infrared Explorer (WIRE) è evaporato nello spazio pochi giorni dopo il lancio. Cliccate sull'immagine per ingrandirla. Si ringrazia IPAC/Caltech

La missione WIRE è rimasta a secco

La NASA ha annunciato ieri che per il Wide Field Infrared Explorer (WIRE) sarà impossibile completare la missione scientifica, che avrebbe dovuto durare quattro mesi. Subito dopo ll lancio del satellite, dal costo di 46 milioni di dollari, avvenuto il 4 marzo scorso, la sonda ha iniziato ad andare fuori controllo. Gli ingegneri di volo ritengono che la copertura del telescopio si sia aperta troppo presto permettendo alla luce solare di raggiungere e riscaldare un serbatoio contenente l'idrogeno solido necessario al raffreddamento degli strumenti della sonda a pochi gradi sopra lo zero assoluto. La fuga del gas ha portato il satellite a ruotare su se stesso più di una volta al secondo, i controllori di volo adesso stanno tentando di riprenderne il controllo per effetuare un'analisi completa dell'accaduto.


Lunedi 8 marzo

A sinistra: Immagine a tre colori compositi della galassia a spirale NGC 2997 nell'Antlia ripresa con il Very Large Telescope denominato Telescopio Antu (formalmente si tratta della Unit Telescope 1) il 5 marzo mentre all'orizzonte si trovava waning gibbous Moon. Il telescopio ha ottenuto la sua immagine ad oggi più nitida con una risoluzione di 0,25 secondi d'arco. Si ringrazia l'ESO. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Inaugurato l'Osservatoro Paranal; scelti i quattro nomi per il VLT

La scorsa settimana è stata piena di eventi storici per il Very Large Telescope (VLT) dell'European Southern Observatory's Il primo marzo il secondo telescopio ha ottenuto la sua "prima luce tecnica", la luce di una stella luminosa ha rivelato che lo specchio di 8,2 metri otticamente è ben realizzato. Dopo una serie di regolazioni fini, gli astronomi potranno ottenere la prima luce "astronomica" realizzando una serie di immagini.

Questo risultato è stato di preludio all'inaugurazione, avvenuta il 5 marzo, dell'Osservatorio del Paranal cui hanno preso parte i rappresentanti dell'ESO, il Presidente della Repubblica del Cile e molti ambasciatori dei paesi che fanno parte dell'ESO.

L'ESO ha annunciato inoltre di aver scelto i nominativi per i quattro telescopi. Gli studenti cileni hanno partecipato ad un concorso per questa scelta ed il vincitore è risultato un diciassettenne della città di Chiquicamata, cui è stato regalato un piccolo telescopio nel corso della cerimonia dell'inaugurazione. I nomi del telescopio VLT, tutti in lingua Mapuche, sono: Antu (il Sole), Kueyen (la Luna), Melipal (me-li-pal; la Croce del Sud), e Yepun (Sirio). Per vedere altre immagini riprese dal Telescopio Antu, leggete il comunicato stampa dell'ESO.


Sabato 6 marzo

A sinistra: Il satellite Wide Field Infrared Explorer (WIRE) completamente montato, è formato da un telescopio Cassegrain di 30 cm raffreddato a meno di -259º Celsius con idrogeno solido. Cliccate sull'immagine per ingrandirla. Si ringrazia IPAC/Caltech

Problemi per l'Infrared Explorer

Con diversi giorni di ritardo, venerdi notte è stato lanciato con successo il Wide Field Infrared Explorer (WIRE). Nel corso della seconda orbita però, la sonda ha iniziato a girare senza controllo, secondo la NASA ci sarebbe una perdita nel circuito dell'idrogeno per il raffreddamento degli strumenti del WIRE. Un team per il recupero del satellite sta lavorando al problema che, se non potesse essere risolto, porterebbe alla perdita della riserva di idrogeno nel giro di una giornata. Il WIRE dovrebbe lavorare per quattro mesi effettuando una survey nell'infrarosso (a 12 e 25 micron) che secondo gli astronomi dovrebbe portarte al rilevamento di 50.000 galassie e protogalassie di tipo starburst.


Venerdi 5 marzo

A sinistra: In questa immagine del satellite Io di Giove ripresa dal Voyager 1 rivela due eruzioni vulcaniche: una sul limbo ed un'altra lungo il terminatore. I pennacchi salgono ad oltre 260 chilometri di altezza. Cliccate sull'immagine per ingrandirla. Si ringraziano NASA/JPL/Caltech

Accadeva 20 e 50 anni fa

Nicholas M. Schneider dell'Università del Colorado ci ricorda che 20 anni fa, il Voyager 1 effettuò il primo passaggio ravvicinato del satellite gioviano Io. In un'immagine ripresa l'otto marzo 1979 e successivamente analizzata da Linda Morabito, furono scoperti dei pennacchi vulcanici, il primo esempio di attività geologica in corso su un altro mondo. Come ribadisce Schneider, "Ha ampliato le nostre prospettive sulle regioni esterne del sistema solare".

Un altro anniversario da celebrare questa settimana è quello della nascita dell'U.S. Naval Observatory's Nautical Almanac Office, istituito dal Congresso il 3 marzo di 150 anni fa. Nel corso di un secolo e mezzo, ha fornito a militari e non utili informazioni astronomiche. Tra i lavoi più noti annovera l'annuale Astronomical Almanac, che fornisce precise effemeridi e fenomeni di Sole, Luna, pianeti e relativi satelliti, posizione di stelle luminose ed elementi orbitali di comete periodoche ed asteroidi. L'osservatorio ha ricordato l'evento con uno storico simposio tenutosi la passata settimana


Martedi 2 marzo

A sinistra: Questo che sembra quasi un diagramma a torta, è stato realizzato con le osservazioni ancora in corso dell'Anglo Australian Telescope e ci illustra come siano disposte rispetto alla Terra (posta ai vertici dei coni), più di 30.000 galassie. Si ringrazia Matthew Colless. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Rapporto sui progressi dei censimenti cosmici

Decenni addiestro, Edwin P. Hubble scoprì che più una galassia è lontana più il suo redshift, un piccolo ma misurabile spostamento delle sue righe spettrali verso lunghezze d'onda più lunghe (il rosso), è elevato. Dimostrò graficamente l'espansione dell'universo e permise agli astronomi di compiere una svolta e di utilizzare il redshift (relativamente facile da misurare) come metro per la misura delle distanze (altrimenti assai difficili da misurare in altro modo). La catalogazione dei redshift, con il miglioramento dei telescopi e dei sensori, è divenuta recentemente una vera e propria industria ed ha portato alla scoperta di un universo, su scala di centinaia di milioni di anni luce, ricco di superammassi, veri e propri muri di galassie ed enormi regioni vuote.

Gli ultimi studi nella cartografia celeste tridimensionale si stanno effettuando con l'aiuto di spettrografi multioggetto, dispositivi in grado di misurare simultaneamente il redshift di decine o persino centinaia di galassie con una singola esposizione. Uno di questi dispositivi, lo spettrografo 2dF del Telescopio Anglo-Australiano, ha raccolto oltre 30.000 redshift, il risultato più elevato mai raggiunto da una singola survey (in seconda posizione troviamo la Las Campanas Redshift Survey ultimata recentemente, che ne comprende 26.000 ed è stata portata a termine, anche questa, con uno spettrografo multioggetto). Secondo il comunicato stampa dell'Osservatorio Anglo-Australiano, il 2dF conta di raccogliere entro il 2001 ben 250.000 redshift. La Sloan Digital Sky Survey, si spingerà oltre: nel suo ambizioso progetto è prevista la raccolta di un milione di redshift di galassie in cinque anni. Entrambe le survey daranno agli astronomi un aiuto senza precedenti sulla verifica delle varie teorie cosmologiche.


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