Sky & Telescope
Notiziario settimanale

12 giugno 1998

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Prima luce dell'SDSS Prima luce dell'SDSS L'otto giugno gli astronomi hanno reso pubblica la prima ripresa della Sloan Digital Sky Survey. A sinistra: (28K JPEG) un piccolo frammento, 1/5000 della ripresa della Costellazione del Serpente, presenta numerose stelle e galassie. A destra: (35K JPEG) i membri del survey team aiutano a srotolare una stampa larga 7,6 cm e lunga 76 alla conferenza stampa tenutasi a San Diego, in California. Persino questa mostra solo 1/6 dei dati ottenuti la prima notte! Cortesia Fermilab Visual Media Services.

Prima luce per la Sloan

Ha preso il via un nuovo ambizioso censimento dello zoo celeste. La Sloan Digital Sky Survey aiuterà a mappare le posizioni, luminosità e colori di centinaia di milioni di stelle e galassie del cielo settentrionale. Misurerà inoltre il redshift spettrale, e quindi la distanza, di milioni di galassie e di 100.000 quasars, permettendo agli astronomi di mappare la struttura a larga scala dell'universo in maniera molto più completa che in passato. Per l'esplorazione continua e sistematica del cielo della Sloan, si utilizzerà un telescopio apposito di 2,5 metri di diametro ad Apache Point, nel Nuovo Messico, ed una gigantesca camera CCD che catturerà immagini di 6,3 cm di larghezza contemporaneamente in cinque colori . Nell'arco dei prossimi cinque anni, questo progetto internazionale produrrà un'"enciclopedia digitale" del cielo di 10 terabyte che si spingerà nelle profondità del cielo 50 volte di più della famosa Palomar Observatory Sky Survey. L'otto giugno, i membri dello Sloan team hanno reso noti i dati raccolti nella prima notte al meeting estivo dell'American Astronomical Society (AAS) a San Diego, in California. Connie Rockosi dell'Università di Chicago ha informato la platea che la "prima luce" è stata registrata la notte del 9 maggio e che le osservazioni di routine della survey sono iniziate il 27. Per maggiori informazioni, consultate la Sloan Digital Sky Survey home page. Anche le prossime tre notizie arrivano dal meeting dell'AAS, dove Rick Fienberg di Sky & Telescope ha raggiunto oltre 1100 astronomi provenienti da Stati Uniti, Canada e Messico per ascoltare gli utlimi risultati dagli osservatori terrestri e spaziali.


Centro galattico (28K JPEG) Un denso ammasso di stelle luminose nell'infrarosso occupano l'anno luce centrale della Via Lattea. Tracciando i moti propri di queste stelle utilizzando immagini ad altissima risoluzione, come questa proveniente dal telescopio Keck di 10 metri, gli astronomi hanno potuto dimostrare che le stelle orbitano intorno ad un buco nero supermassivo. Cortesia Andrea Ghez, UCLA.

Il cuore nero della nostra galassia

Adesso è virtualmente sicuro che la Via Lattea ospita al suo centro un buco nero supermassivo. I sospetti hanno preso piede negli ultimi 20 anni ma le prove sono state difficili da raccogliere perché il nostro nucleo galattico è oscurato da uno spesso strato di polvere interstellare che rende impossibili gli studi nella luce visibile. Le osservazioni radio ha rivelato una strana sorgente, denominata Sagittarius A* (leggasi "A star" ovvero "A stella") che gli studi nell'infrarosso hanno mostrato essere circondato da un denso ammasso di stelle. Adesso, Andrea Ghez dell'Università della California di Los Angeles, ha provato che queste stelle si muovono esattamente come ci si aspetterebbe se fossero sotto l'influenza di una massa centrale invisibile di 2,6 milioni di soli. La Ghez ed i suoi colleghi hanno utilizzato una potente camera per l'infrarosso ed il telescopio Keck di 10 metri sul Mauna Kea per sondare l'ammasso centrale con una risoluzione spaziale senza precedenti. Hanno potuto vedere le stelle cambiare di posizione di anno in anno all'incredibile velocità di 1.400 chilometri al secondo, qualcosa che avrebbe senso solo se fossero spinte intorno dall'immensa gravità di un buco nero.


Galassia Antenne (67K JPEG) Sovrapposte all'immagine in falsi colori ottenuta dal Telescopio Spaziale Hubble nella luce visibile della galassia Antenne, vediamo le emissioni radio delle molecole di monossido di carbonio (i contorni bianchi). Una nuova stima della massa molecolare del sistema lascia supporre che le galassie interagenti, tra 100 milioni di anni, saranno soggette ad un luminosissimo starburst. Cortesia Università dell'Illinois e Berkeley-Illinois-Maryland Association.

Le Antenne pronte a brillare

La galassia Antenne, una coppia interagente il cui nome si riferisce ai filamenti gemelli di gas, prodotti dalle forze mareali, è destinata a divenire uno degli oggetti più luminosi del cielo. Nuove osservazioni radio delle galassie in collisione, note anche come NGC 4038/9 o Arp 244, lasciano supporre che contengano molto più gas molecolare, la materia grezza della formazione stellare, di quanto si pensasse in precedenza. Yu Gao e Robert Gruendl dell'Università dell'Illinois hanno mappato le emissioni del monossido di carbonio della coppia utilizzando dei radiotelescopi in California ed Arizona. Realizzando mappe a largo campo ad alta sensibilità e ad alta risoluzione, hanno raccolto segnali che, negli studi precedenti, andarono persi poiché questi rilevarono solo un pugno di dense nubi molecolari. Gao e Gruendl hanno predetto che, tra 100 milioni di anni circa, le Antenne subiranno quello che è chiamato uno "starburst ultraluminoso", ovvero quando il proseguimento della collisione in atto porterà ad una compressione dell'ampia riserva di gas molecolare delle galassie ed alla formazione di miliardi di nuove stelle in una spettacolare eruzione di fuochi d'artificio galattici. Altri dettagli ed immagini al sito Web di Robert Gruendl.


Stella nana L (55K JPEG) L'oggetto noto come 2MASS J1146+2230 (indicato dalla freccia alla sinistra dell'immagine) è sfuggito al rilevamento della Palomar Observatory Sky Survey, che è stata condotta alle lunghezze dìonda visibili. La sorgente si è rivelata solo quando gli astronomi hanno riesaminato l'area nel Leone con una camera per l'infrarosso vicino. Stella fredda o substella nana bruna, J1146+2230 è stata classificata come nana di tipo L, prototipo di una nuova classe spettrale. Cortesia Davy Kirkpatrick e 2MASS collaboration.

Una nuova classe spettrale di stelle

Per la prima volta in oltre 100 anni, gli astronomi stanno per aggiungere un nuovo tipo spettrale alla famiglia del "minestrone alfabetico" OBAFGKM. Come tutti coloro che hanno studiato astronomia sanno, queste lettere denotano differenti temperature superficiali delle stelle alimentate da idrogeno, disposte lungo quella che viene denominata sequenza principale: dalle stelle di classe O, blu-bianche, massive, luminose e calde, alle peso piuma fredde, rosse e deboli di classe M. (Il nostro Sole si trova a metà strada essendo una stella media di classe G). J. Davy Kirkpatrick del Caltech ed i suoi colleghi hanno proposto di allungare la sequenza principale verso il nuovo tipo L, per giustificare una nuova popolazione di oggetti trovati in grande numero nella 2-Micron All-Sky Survey (2MASS), che sta mappando il cielo dall'Arizona e dal Cile nell'infrarosso. Le nane L hanno una temperatura superficiale da 1,500° a 2,000° Kelvin ed emettono la maggior parte della luce alle lunghezze d'onda infrarosse. Le analisi spettrali rivelano che alcune sono oggetti substellari noti come nane brune mentre altre sembrano capaci di sostenere nel loro nucleo la fusione nucleare dell'idrogeno, il che le renderebbe "vere" stelle. Kirkpatrick stima che ci siano tante nane L quante stelle di tutte le altre classi spettrali messe insieme ma le loro masse sono così ridotte (dell'ordine di 30-80 masse di Giove) che non contribuiscono molto alla dinamica complessiva della Via Lattea. Se gli astronomi accettassero la nuova classe spettrale, lo mnemonico (per gli anglosassoni ovviamente, NdT) "Oh, Be A Fine Girl/Guy, Kiss Me" andrebbe modificato, forse nel "Oh, Be A Fine Girl/Guy, Kiss My Lips". Per ulteriori notizie sulle nane L visitate il sito Web di Davy Kirkpatrick.


Next Generation Space Telescope(s) (40K JPEG) Il Next Generation Space Telescope (NGST) della NASA ospiterà un roflettore di 8 metri di diametro ottimizzato per lo studio infrarosso dello spazio profondo. Sono stati proposti quattro progetti differenti: tra questi uno verrà selezionato per la fase di sviluppo che avrà inizio dal 2003, il lancio è previsto per il 2007 circa. Cortesia NASA.

Lo STScI di Prossima Generazione

La maggior parte degli astronomi riconosce la sigla "STScI" come l'acronimo dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, nel Maryland. E' uno dei centri più avanzati del mondo per la ricerca astrofisica. Ma cosa succederà quando nel 2010 terminerà la missione del telescopio Hubble? Lunedi 8 giugno, la NASA ha annunciato che lo STScI si evolverà nel quartier generale del successore di Hubble, il Next Generation Space Telescope. Lo specchio primario dell'HST è di 2,4 metri di diametro mentre quello dell'NGST sarà di 8 metri. Lo strumento volerà in un'orbita ben più alta di quella di Hubble, eviterà così di avere la vista nascosta dalla Terra, e sarà ottimizzato per gli studi nel vicino infrarosso delle galassie ad elevato redshift e di altri avamposti dell'universo primordiale. La NASA spera di lanciare l'NGST nel 2007.


Cometa Hale-Bopp (24K JPEG) La coda blu di gas e quella bianca di polveri della cometa Hale-Bopp iniziarono ad esibire una complessa struttura a metà marzo del 1997. Dennis di Cicco di Sky & Telescope realizzò questa ripresa la mattina del 17 marzo dai cieli scuri a sud di Boston, Massachusetts con una camera Schmidt di 20 cm f/1,5. Peccato per Alan Hale e Tom Bopp che l'Edgar Wilson Award non c'era al momento della loro scoperta!

Annunciato il premio Comet Award

Grazie ad una generosa donazione, gli astrofili che cercheranno comete potranno sperare di vincere una sostanziosa somma. Il primo Edgar Wilson Award, di circa 20.000$, verrà diviso tra chi scoprirà una o più comete nel corso dell'anno, a partire dall'11 giugno 1998. Secondo Brian G. Marsden dell'IAU Central Bureau for Astronomical Telegrams (CBAT), Wilson istituì il premio annuale per gli astrofili che effettueranno le scoperte con i loro strumenti personali. Negli anni in cui non verranno effetuate delle scoperte, il CBAT darà il premio a quegli astrofili che avranno dato il maggior contributo alla promozione degli studi sulle comete. Per lungo tempo appassionato di astronomia Wilson, di Louisville nel Kentucky, morì nel 1976. Maggiori dettagli nella Circolare 6936 ed all'http://cfa-www.harvard.edu/iau/special/EdgarWilson.html.


Cometa SOHO Finder Chart A sinistra: (20K JPEG) La cometa SOHO è visibile, in questa immagine della corona solare ripresa dalla sonda SOHO, in alto a destra. Cortesia consorzio SOHO/LASCO. SOHO è un progetto di una cooperazione internazionale tra l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e la NASA. A destra: (22K GIF) Cartina per la ricerca della cometa SOHO. Cortesia Dale Ireland.

La cometa SOHO si affievolisce

L'unica cometa scoperta dalla sonda Solar and Heliospheric Observatory (SOHO) visibile da Terra (C/1998 J1) continua a diminuire di luminosità, portandosi alla magnitudine 6,5. E' osservabile solo dall'emisfero australe ed ora si muove nella costellazione della Poppa. Ecco le coordinate, riferite al 2000 ed all'ora 0 Tempo Universale per la prossima settimana:

Cometa SOHO
DataA.R.Dec.
13 giugno7h 23m-28.3°
15 giugno7h 31m-29.9°
17 giugno7h 38m-31.4°


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