Sky & Telescope
Notiziario settimanale

13 marzo 1998

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Asteroid 1997 XF11 (31K JPEG) L'astronomo Jim Scotti ha scoperto l'asteroide 1997 XF11 in una sequenza di immagini CCD ottenute il 6 dicembre 1997 con il telescopio di 36-inch dello Spacewatch sulla sommità del Kitt Peak in Arizona. Le immagini che mostriamo, ciascuna di 100 secondi d'arco quadrati, rivelano l'asteroide di 19° magnitudine (indicato dalla freccia) muoversi sulle stelle di fondo in un intervallo di circa 30 minuti. Cortesia Spacewatch project.

Apprensione per l'asteroide

Sebbene attualmente non ci siano asteroidi conosciuti in rotta di collisione con la Terra, sono almeno 100 i corpi che preoccupano il Minor Planet Center al punto da catalogarli come "oggetti potenzialmente pericolosi". Scopo di questo elenco è quello di identificare asteroidi e comete che gli astronomi dovrebbero tenere sotto osservazione nei controlli di routine per identificarne con esattezza l'orbita.

L'11 marzo, Brian Marsden del Central Bureau for Astronomical Telegrams ha annunciato un nuovo concorrente. L'asteroide, denominato 1997 XF11, venne scoperto dal cacciatore di asteroidi dell'Università dell'Arizona James Scotti il 6 dicembre 1997 nell'ambito del progetto Spacewatch. Con ulteriori osservazioni effettuate nei tre mesi successivi, Marsden ha calcolato l'orbita preliminare per l'oggetto che misura da 1,4 a 2,7 chilometri di larghezza e che dovrebbe passare a solo 40.000 chilometri dalla superficie terrestre il 26 ottobre 2028. Il margine di errore è però relativamente ampio, l'unica certezza è che 1997 XF11 passerà ad una distanza inferiore a quella che separa la Terra dalla Luna.

Orbita di 1997 XF11 A destra: (12K GIF) L'asteroide 1997 XF11 viaggia su un'orbita allungata e notevolmente inclinata rispetto a quelle dei pianeti interni del sistema solare. Cortesia IAU Minor Planet Center.

Nei giorni seguenti, le circostanze del passaggio ravvicinato sono sembrate cambiare continuamente dal momento in cui altri astronomi hanno effettuato le analisi. I calcoli orbitali di Donald Yeomans e Paul Chodas (Jet Propulsion Laboratory) mostrerebbero che il massimo avvicinamento avverrebbe a circa 80.000 km, con un errore massimo pari a metà di questa distanza. Inoltre, il piano orbitale dell'asteroide non intersecherebbe quello terrestre e quindi le probabilità di impatto sono nulle. Eleanor Helin (JPL) invece, riferisce del ritrovamento di immagini precedenti alla scoperta. Incorporando ai calcoli preliminari le posizioni di questa osservazione del 1990, la distanza nominale del fly-by raggiunge un valore confortante di 950.000 km. Nelle prossime settimane ed anni verranno effettuate ulteriori osservazioni per confermare questi dati. (Per vedere come appariva l'asteroide l'11 marzo ed un'animazione del suo moto, consultate il sito Web dell'University of Washington/Astrophysical Research Consortium.)


Il Meteor Crater (49K JPEG) Migliaia di anni fa un piccolo asteroide precipitò nel deserto dell'Arizona, scavando il Barringer Meteor Crater. Questo buco di quasi due chilometri di diametro è oggi una popolare località turistica. Cortesia NASA.

Un'antica catena di crateri sulla Terra

La Terra ha già molte cicatrici visibili di collisioni cosmiche. I ricercatori hanno adesso messo in relazione le caratteristiche di cinque crateri ipotizzando che si siano tutti formati nello stesso momento, causati da una cometa o da un asteroide frantumati e collisi con la Terra, un evento simile a quello dei frammenti della cometa Shoemaker-Levy 9 che nel 1994 colpirono Giove. Nel numero di Nature del 12 marzo, David Rowley (University of Chicago), John Spray (University of New Brunswick) e Simon Kelley (The Open University) spiegano come, dopo aver riportato indietro di 214 milioni di anni la deriva dei continenti, gli impatti in Francia, Canada, Ucraina e Minnesota appaiono allineati. Il più grande ha un diametro di 100 chilometri. Questi impatti probabilmente hanno influenzato l'estinzione di massa della vita alla fine del periodo Triassico quando oltre l'ottanta per cento delle specie viventi sulla Terra si estinsero.


L'oggetto più distante (60K JPEG) L'oggetto celeste con il più elevato redshift che si conosca, pari a 5,34, è la debole macchia visibile in questa immagine del telescopio di 10 m del W. M. Keck Observatory alle Hawaii. Cortesia Arjun Dey, Hyron Spinrad, Daniel Stern, James R. Graham, and Frederic H. Chaffee.

Il nuovo oggetto più lontano

Mentre alcuni astronomi si preoccupavano di un oggetto cosmico veramente molto vicino, altri annunciavano la scoperta di quello più lontano. Osservazioni condotte da Arjun Dey (Johns Hopkins University) e colleghi e realizzate con il telescopio Keck II di 10 metri sulla cima del Mauna Kea alle Hawaii hanno caturato la debole luce di una galassia denominata 0140+326RD1 (RD1 per brevità). Con un redshift pari a 5,34, si tratta del primo oggetto che infrange la "barriera" del 5,0, questa giovane galassia viene osservata quando l'universo era solo al sei per cento dell'età attuale (circa 820 milioni di anni dopo il Big Bang). Si trova quindi ad oltre 90 milioni di anni luce da tutti gli altri oggetti scoperti inn precedenza. I dettagli dello studio appariranno sulla rivista Astrophysical Journal Letters.


Il Mars Pathfinder (82K JPEG) Questa immagine realizata dalla camera a bordo del lander del Mars Pathfinder ci mostra il rover Sojourner, lungo una sessantina di centimetri, sulla superficie del pianeta rosso nel luglio 1997. Sceso dalla rampa visibile in basso a sinistra, ha visitato "Barnacle Bill" (la roccia poco sotto al centro) prima di dirigersi verso "Yogi" (il grande masso davanti al rover in alto a destra). L'oggetto bianco in basso a destra è l'airbag parzialmente sgonfio. Cortesia NASA/Caltech/JPL.

La fine del Pathfinder

Il 10 marzo gli scienziati della NASA hanno compiuto l'ultimo tentativo di mettersi in contatto con il Mars Pathfinder. L'ultima trasmissione completa dal lander risale al 27 settembre ma dei segnali sono stati ripetutamente inviati al lander nella debole speranza di ristabilire il contatto. Quella di Martedi è stata l'ultima trasmissione ed ha sancito la fine ufficiale della missione.


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