Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Lunedi 14 agosto

In alto: Phillip J. E. (Jim) Peebles (a sinistra), teorico della Princeton University ed Allan Sandage (a destra), dei Carnegie Observatories, sono i due vincitori del Peter Gruber Cosmology Prize di quest'anno. Fotografia di J. Kelly Beatty/Sky & Telescope e Carnegie Institution of Washington Observatories. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Peebles e Sandage vincono il Cosmology Prize

I cosmologi americani James Peebles ed Allan Sandage sono i primi due destinatari del nuovo Peter Gruber Foundation Cosmology Prize. I loro nomi sono stati annunciati alla 24° Assemblea Generale dell'International Astronomical Union (IAU) a Manchester, in Inghilterra. Entrambi riceveranno 150.000 dollari ed il premio verrà conferito ufficialmente verso la fine dell'anno all'Accademia Pontificia delle Scienze in Vaticano.

"Pensavano fosse impossibile dare un premio ad un cosmologo e non darlo a Jim Peebles" ha detto Vera Rubin (Carnegie Institution of Washington), membro della giuria. "Pensavamo anche che fosse impossibile dare un premio ad un cosmologo e non darlo ad Allan Sandage. Ecco perché abbiamo suggerito di avere due vincitori". In futuro, il premio verrà dato annualmente ad un solo cosmologo.

Di origine ungherese, Peter Gruber è un uomo d'affari con un profondo interesse per la cosmologia che descrive come "la più scientificamente rigorosa, esteticamente elegante e poetica delle scienze". La sua fondazione, fondata nel 1993, ha istituito prima programmi di servizi sociali e progetti educativi alle Isole Vergini poi, quest'anno, una serie di premi internazionali nel campo della conoscenza e della cultura, dei quali il primo è il Cosmology Prize. "Riuscire ad istituire questo premio è il coronamento di uno dei sogni della mia vita", ha detto Gruber.

James Peebles è l'Albert Einstein Professor of Science alla prestigiosa Princeton University, nel New Jersey. Nelle passate quattro decadi, ha dato numerosi contributi teorici allo studio sull'origine, l'evoluzione iniziale e la struttura su larga scala dell'universo. "Questo premio indica la crescente importanza dell'argomento", ha detto. "stiamo constatando l'avvicinarsi di diverse linee di analisi verso una visione più comune" di ciò che è l'universo.

Allan Sandage è astronomo emerito ai Carnegie Observatories di Pasadena, in California, dove è noto come "un cosmologo osservatore", secondo la Rubin. Sandage ha dato contributi di importanza fondamentale sulla ricerca della velocità di espansione e dell'età dell'universo. In una nota, ha commentato che il premio "è un riconoscimento alla potenza del telescopio Hale di 5 metri ed una giustificazione al sogno ed alla speranza dei suoi pionieri".

La IAU ha concordato di aiutare la Peter Gruber Foundation con la sua competenza ed i contatti con la comunità astronomica internazionale per la nomina e la selezione delle future edizioni del Cosmology Prize. Per il Segretario Generale Johannes Andersen dell'Università di Copenhagen, la IAU non è mai stata associata ad alcun premio, sino ad ora ed è particolarmente lieto della decisione della fondazione di istituire nuove borse di studio per giovani e brillanti astronomi.


Lunedi 14 agosto

A sinistra: I nuovi satelliti più esterni che orbitano intorno ad Urano sono classificati come "irregolari" perché non si trovano sul piano delle orbie dei satelliti più interni. I moti apparenti di questi oggetti mostrati qui sembrano casuali perché comprendono i moti relativi alla Terra ed Urano. Calibano e Sycorax vennero scoperti nel 1997; gli altri nel 1999. Disegno di Sky & Telescope; si ringrazia Brett Gladman per le informazioni. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

I nuovi nomi dei satelliti di Urano

Ultimamente il lontano pianeta Urano è stato, per gli osservatori, un fruttuoso obiettivo, con cinque satelliti scoperti con il telescopio negli ultimi tre anni (un sesto, scoperto l'altro anno nelle immagini del Voyager del 1986, è in attesa di conferma). Tre delle nuove lune vennero avvistate nel luglio 1999 da una collaborazione internazionale di astronomi al lavoro con il telescopio franco-canadese sulla cima del Mauna Kea. Negli ultimi mesi, ulteriori osservazioni hanno permesso una definizione più precisa delle orbite ed oggi gli astronomi riuniti a Manchester hanno formalmente numerato i satelliti ed adottato delle denominazioni provvisorie. Tutti e tre sono personaggi de La tempesta di Shakespeare.

Prospero (ufficialmente S/1999 U 3, adesso con il numero XVIII) si trova, in media, a 16,1 milioni di chilometri da Urano ed impiega 5,33 anni per completare un'orbita. Ne La tempesta, Prospero è un potente mago che fa schiava Ariel (il nome di un altro satellite di Urano).

Setebos (ufficialmente S/1999 U 1, adesso XIX) ha l'orbita più eccentrica che varia da una distanza di 8,1 a 27,1 milioni di chilometri ed ha un periodo di 6,12 anni. Setebos, il dio di Sycorax, viene menzionato diverse volte nella composizione shakespeariana.

Stefano (ufficialmente S/1999 U 2, adesso XX) impiega 1,85 anni per girare intorno ad Urano ad una distanza media di 7,9 milioni di chilometri. Serve come maggiordomo sulla nave di Ariel ed insieme a Calibano progetta di assassinare Prospero.

Anche se queste denominazioni hanno ricevuto l'approvazione unanime dal Working Group for Planetary System Nomenclature della IAU, rimarranno provvisori sino all'approvaizione del Task Group for Outer-Planet Nomenclature de quindi dell'Assemblea Generale. Il team scopritore comprende Brett Gladman, Jean-Marc Petit ed Hans Scholl (tutti dell'Observatoire de la Cote d’Azur di Nizza, Francia), J. J. Kavelaars (McMaster University, Canada) e Matthew Holman (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, U.S.A.).

A differenza delle lune più interne, queste sono considerate irregolari perché occupano orbite lontane, eccentriche e fortemente inclinate e viaggiano, generalmente, in direzione opposta alla rotazione di Urano (anche Calibano e Sycorax, i satelliti scoperti nel 1997, viaggiano con orbita retrograda). Basandosi solamente sulla loro luminosità, sembrano avere un diametro di circa 20 km.


Lunedi 14 agosto

A sinistra: Mentre il numero di pianeti extrasolari, come quello di Upsilon Andromedae visibile in questo disegno, sale a 50 ed oltre, gli astronomi necessitano di decidere come "nominarli" esattamente. Sfortunatamente, sull'argomento non è stato raggiunto un accordo. ©1996 Lynette R. Cook. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Non ci sono regole per dare un nome ai pianeti extrasolari

Nonostante una riunione durata un giorno nel corso della 24° Assemblea Generale dell'Unione Astronomica Internazionale (IAU) in corso a Manchester, in Inghilterra, gli astronomi delle varie discipline non dispongono ancora di uno schema ufficiale delle compagnie stellari. L'obiettivo primario del meeting di venerdi era quello di formulare una risposta che potesse essere accettata dall'Assemblea Generale del 16 agosto. Poiché non è statoraggiunto un accordo, una procedura per la "denominazione" dei pianeti extrasolari non verrà stabilita prima del 2003, quando si terrà la prossima Assemblea Generale a Sydney, in Australia.

Questa indecisione potrebbe però preso porre non pochi problemi agli astronomi. Progetti futuri di astrometria come la Space Interferometry Mission (SIM) ed il satellite europeo GAIA terranno d'occhio centinaia di milioni di stelle e sicuramente scopriranno milioni di nuovi pianeti. Inoltre, nei prossimi anni, esploderà il numero di pianeti extrasolari scoperti attraverso le tecniche della velocità radiale o dell'osservazione dei transiti, quindi si rende assolutamente necessario un semplice e coerente schema per la loro catalogazione.

Secondo l'astronomo dell'U.S. Naval Observatory Tom Corbin, la comunità farà riferimento ad uno schema basato su quello "classico" che utilizza per le componenti delle stelle binarie le lettere As e Bs. Le lettere in minuscolo ed i numeri potrebbero essere utilizzati quando le componenti stesse si trovassero in sistemi binari o multipli, portando a complesse designazioni come HR 4560 Aa2. Senza una risoluzione della IAU, peraltro, questo sistema non diverrà mai ufficiale.


Lunedi 14 agosto

A sinistra: Nel corso di un'affollatissima conferenza tenutasi Venerdi durante il meeting dell'International Astronomical Union, questi specialisti in pianeti si sono espressi su Plutone come di un pianeta e di un oggetto trans-nettuniano. Fotografia di J. Kelly Beatty per Sky & Telescope. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Riaffiora il dibattito su Plutone

L'anno scorso quando con la sua autorevolezza l'International Astronomical Union si espresse in una controversia sulla reale natura di Plutone, non tutti furono contenti. Brian A. Marsden, wche guida il Minor Planet Center dell'IAU, arguì che Plutone dovrebbe essere considerato sia un pianeta che un asteroide ed a tutt'oggi è della stessa idea. L'undici agosto, nel corso del meeting IAU in corso a Manchester, Marsden ha riunito un gruppo di circa 100 planetologi per chiedergli se Plutone potrebbe essere clasificato un pianeta, un oggetto trans-nettuniano o entrambi (gli oggetti trans-nettuniani, TNO, sono corpi ghiacciati che popolano il sistema solare oltre l'orbita di Nettuno. Attualmente ne sono stati scoperti più di 300, la maggior parte dei quali di poche centinaia di chilometri di diametro). La maggior parte dei presenti ha votato favorevolmente per la doppia "cittadinanza".

Nel corso della presentazione che ha preceduto la votazione, Michael A'Hearn (Università del Maryland) ha comparato la situazione in cui di trova Plutone a quella dell'ugualmente misterioso fossile di Archeaopteryx, un uccello secondo alcuni paleontologi, un dinosauro secondo altri. "Una doppia classificazione", come per Plutone, "è un modo pratico per accomodare entrambe le possibilità",, ha detto A'Hearn.

In ogni caso, questo non si verificherà presto. All'inizio del 1999, il segretario generale della IAU Johannes Andersen annunciò: la IAU, al momento, considera Plutone un pianeta. Inoltre, l'MPC non ha ancora uno schema separato per la classificazione dei TNO che continuano ad essere catalogati come asteroidi. L'esperto di Plutone Alan Stern (Southwest Research Institute) è tra quelli che si oppongono a questa doppia classificazione, considera il dibattito pianeta-TNO è mal impostato: "Sarebbe come domandarsi se Mike A'Hearn è un uomo o un nordamericano. Una cosa è la sua origine, l'altra la sua locazione".


Venerdi 11 agosto

A sinistra: I partecipanti allo Square Kilometer Array alla cerimonia della firma sono da sinistra: Ron Ekers (Australia), Harvey Butcher (Olanda), Don Morton (Canada), Jill Tarter (Stati Uniti) e Ai Guoxiang (Cina). Fotografia di J. Kelly Beatty per Sky & Telescope. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

I radioastronomi firmano per la costruzione dello Square Kilometer Array

Con poche e veloci firme, gli astronomi hanno sottoscritto il progetto di una rete globale di radiotelescopi di dimensioni e sensibilità senza precedenti. Lo Square Kilometer Array (SKA) sarà una rete di 30 stazioni interferometriche e ciascuna combinerà i segnali di diverse parabole per un diametro equivalente di circa 200 metri ed un'area di raccolta totale di un chilometro quadrato. Una superficie del genere sarà da 50 a 100 volte più vasta delle attuali stazioni radio come quella del Very Large Array del Nuovo Messico. Lo SKA avrà una risoluzione di 0,1 secondi d'arco in un campo di 1° di ampiezza, i suoi componenti potranno anche essere direzionati verso 100 sorgenti differenti simultaneamente. I target principali saranno le emissioni deboli del gas idrogeno in galassie primordiali estremamente lontane, nebulose di formazione stellare vicine ed esplosioni radio da sorgenti di alta energia.

Esistono diverse possibilità per i progetti delle singole stazioni: potrebbero comprendere centinaia di parabole rotanti di 10 metri di diametro, un singolo riflettore sferico allineato all'interno di una depressione (come quellodi Arecibo a Puerto Rico), un disco piano messo in fase elettronicamente oppure un campo pieno di gigantesche sfere radioriflettenti. La maggior parte di queste verrà concentrata in prossimità di una centrale per per l'elaborazione dei segnali per ricerche di particolare sensibilità mentre una serie di stazioni di supporto serviranno per la risoluzione angolare fine.

"Progettare e costruire uno strumento e enorme tecnologicamente così avanzato va oltre le possibilità di una singola nazione o persino di un piccolo gruppo di nazioni" ha spiegato Ron Ekers (Australia Telescope National Facility). La cerimonia informale di ieri al meeting dell'International Astronomical Union di Manchester, in Inghilterra, è servita a formalizzare un "Elenco di Intenti" tra 24 istituzioni di Australia, Canada, Cina, Europa, India e Stati Uniti. Lavorando attraverso un comitato guida multinazionale, i firmatari sperano di avere il progetto dello SKA entro il 2005 e di iniziarne la costruzione dal 2010.


Giovedi 10 agosto

A sinistra: Un razzo Soyuz-Fregat parte da Tyuratam, in Kazachistan, il 9 agosto trasportando la seconda coppia di satelliti Cluster. Quando si incontreranno con gli altri due lanciati 3½ settimane fa, le quattro sonde orbiteranno insieme intorno alla Terra. Cortesia European Space Agency. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il Cluster II raggiunge l'orbita

Come una Fenice che risorge dalle ceneri, quattro nuovi satelliti per la missione Cluster adesso sono in orbita. Quelli originali vennero distrutti poco dopo il lancio dalla Guyaana francese nel 1996 con il primo volo di prova dell'Arianne 5. La nuova serie di sonde denominate Rumba, Salsa, Samba e Tango, sono state lanciate a coppie da Tyuratam, in Kazakistan, utilizzando razzi Soyuz-Fregat. Lo stadio superiore Fregat, coinvolto nei fallimenti delle sfortunate sonde Phobos e Mars 1996, ha funzionato perfttamente nei test di volo di Febbraio e Marzo, quando portò in orbita dei falsi satelliti. Il rinnovato vettore ha trasportato la prima coppia di Cluster il 15 luglio; la seconda è stata lanciata ieri.

I satelliti verranno innanzitutto immessi in un'orbita ellittica di trasferimento di 200.000 x 18.000 chilometri inclinata di 65 gradi sull'equatore. Voleranno in formazione per studiare le variazioni spaziali e temporali delle particelle e del campo magnetico nella magnetosfera terrestre. Con un particolare schema di lancio, le sonde Cluster utilizzeranno i razzi di bordo cambiare radicalmente le loro orbite iniziali raggiungendo, se necessario, un apogeo a 125.000 km ed un'inclinazione di 90°. Ciascun satellite in seguito svolgerà quattro antenne a filo lunghe 50 m ed inizierà gli studi volando con una formazione a tetraedro ed una separazione variabile da poche centinaia a decine di migliaia di chilometri. Le sonde monitoreranno le onde d'urto sulla magnetosfera, le calotte su ciascun polo magnetico e la coda magnetica.


Giovedi 10 agosto

A sinistra: Johannes Andersen, Segretario Generale dell'Unione Astronomica Internazionale alla sessione di apertura della 24° Assemblea Generale a Manchester, in Inghilterra. Fotografia per S&T di J. Kelly Beatty. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Congresso IAU a Manchester

Questa settimana, 1.700 astronomi da 87 paesi si riuniscono a Manchester, in Inghilterra, per la 24° Assemblea Generale dell'International Astronomical Union. J. Kelly Beatty e Govert Schilling partecipano al meeting della IAU per Sky & Telescope. Ma alcuni temi del congresso di Manchester sono noti da prima dell'inizio delle sessioni, come quello relativo alla notizia della scorsa settimana sul nuovo pianeta di tipo Giove in orbita intorno alla vicina stella Epsilon Eridani riportato nel primo giorno del meeting (vedi sotto).

Una volta ogni tre anni, gli undici giorni dell'Assemblea Generale permettono ad osservatori e teorici di confrontarsi su temi che vanno dalla cosmologia d'avanguardia alle antiche osservazioni. Alla sessione di apertura di ieri i delegati hanno votato per ammettere Cuba, Marocco, Giordania e Filippine portando a 71 il numero delle nazioni partecipanti. Johannes Andersen, il Segretario Generale uscente, ha detto che dal meeting di Kyoto, in Giappone, del 1987 l'unione ha fatto grandi progressi nella lotta all'inquinamento radio e luminoso, nella ricerca di pianeti near-Earth (attraverso il Minor Planet Center della IAU) ed incoraggiando l'astronomia nei paesi in via di sviluppo.


Giovedi 10 agosto

A sinistra: Per osservare le stelle variabili in 30 galassie lontane, come NGC 4603 nel Centauro visibile nell'immagine, sono stati utilizzati l'Hubble Space Telescope e degli strumenti terrestri nella speranza di stabilire quanto velocemente si sta espandendo l'universo. Cortesia Jeffrey Newman (Berkeley, Università della California) e NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Verso la definizione della costante di Hubble

Una prima notizia data all'Assemblea Generale della IAU da Wendy Freedman (Carnegie Observatories) è che il Telescopio Spaziale Hubble ha terminato uno dei suoi progetti ciave: la determinazione del tasso di espansione dell'universo. Sin dal suo lancio, avvenuto nel 1990, l'HST ha cercato di determinare la scala della distanza cosmica misurando le distanze di dozzine di galassie a distane simili a quella dell'Ammasso della Vergine, centrate a 50 o 60 milioni di anni luce di distanza. Questi valori, combinati con la conoscenza delle relative velocità di recessione ha permesso la ridefinizione del valore della costante di Hubble a 74 ± 7 chilometri al secondo per megaparsec. In altre parole, una galassia a 100 megaparsec (326 milioni di anni luce) di distanza recede a circa 7.400 km/sec mentre una che si trova a 500 megaparsec recede a 34.000 km/sec.

All'inizio del secolo Edwin Hubble scoprì che l'universo si sta espandendo e che più le galassie sono lontane più si allontanano in fretta. Giunse a questa conclusione osservando le variabili Cefeidi (stelle le cui pulsazioni periodiche sono legate alle loro luminosità intrinseche) nelle galassie vicine. Conoscendo il periodo della pulsazione di una Cefeide e la sua luminosità apparente osservata da Terra, è possibile stabilire la distanza della galassia che la ospita fornendo gli astronomi di un potente strumento per la misura delle distanza. Hubble pensava che, conoscendo il tasso di espansione dell'universo (stimato inizialmente in 500 km/sec/megaparsec), ritornando indietro nel tempo si potesse calcolare l'età dell'universo. Peraltro questo importante "metro cosmico" aveva un limite poichè gli astronomi potevano distinguere le Cefeidi solamente nelle galassie più vicine. Inoltre, la relazione periodo-luminosità è piena di sottili complicazioni ed altri metodi di misura delle distanze hanno spesso dato risultati contradittori. Fa notare la Freedman: "Le misure delle distanze delle galassie vicine è diventata più complessa di quanto ritenuto da Hubble", di conseguenza, le stime della costante di Hubble hanno ampiamente fluttuato nel corso degli anni, talvolta riportando valori doppi gli uni rispetto agli altri.

L'Hubble Space Telescope ha portato una nuova arma nella determinazione delle distanze intergalattiche perché può rilevare e misurare Cefeidi molto più distanti. Sin dal suo lancio del 1990, l'HST ha monitorato Cefeidi in galassie lontane più di 100 milioni di anni luce. Il risultato annunciato dalla Freedman deriva dai dati combinati dell'HST e di osservazioni terrestri su 30 galassie e sia lei che il suo team ritengono che il loro risultato, nel futuro, non cambierà molto. "Abbiamo lasciato le discrepanze di fattore due alle spalle" ha detto, "ma discuteremo ancora sul 10 per cento degli effetti"

Se l'universo è formato da sola materia pura, visibile ed invisibile, una costante di Hubble di 74 implicherebbe che l'espansione è stata relativamente rapida e che non potrebbe avere più di 9 miliardi di anni. Ciò rappresenterebe un problema enorme perché le stelle più vecchie che si conoscono (negli ammassi globulari) hanno almeno 11-12 miliardi di anni. I cosmologi peraltro, ritengono adesso che l'universo sia formato da circa 1/3 da materia in tutte le sue forme. Il restante sia un tipo di energia "oscura" antigravitazionale (indicata dalla lettera greca Lambda) che permea lo spazio vuoto. La conseguenza è che l'espansione dell'universo non rallenta ma accelera. La Freedman dice che un universo dominato da Lambda, insieme al nuovo valore della costante di Hubble dell'HST, avrebbe 12,6 miliardi di anni, un'età che si accomoda facilmente con quella delle più vecchie stelle conosciute. "Ed il problema dell'età è superato" ha detto.


Lunedi 7 agosto

A sinistra: Un possibile pianeta extrasolare simile a Giove. Cortesia NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Pianeti dappertutto

Siamo ancora all'inizio della caccia ai pianeti ma la scoperta di altri sette, tra cui uno a soli 10,5 anni luce di distanza, diventa una pietra miliare di questo tipo di ricerca.

"Il rilevamento di un pianeta in orbita intorno ad Epsilon Eridani, una stella molto simile al Sole, è come trovare un pianeta nel nostro giardino di casa", ha detto William Cochran (Università del Texas). "Non è solo è un pianeta vicino, si trova a 3,2 unità astronomiche (478 milioni di chilometri) dalla sua stella, una distanza simile a quella che separa, nel nostro sistema solare, la cintura degli asteroidi dal Sole".

In alto: Ad occhio nudo Epsilon Eridani è una stella debole ma non dovrebbe essere difficile riconoscerla a metà agosto poco prima dell'alba. Uscite di casa verso le 04:00 di mattina e volgetevi ad est. Prima noterete i luminosi pianeti Giove e Saturno vicino alle Pleiadi. Sotto di loro, poco sopra l'orizzonte, staranno sorgendo alcune delle luminose stelle di Orione. Epsilon Eridani si trova nella lunga ed estesa costellazione di Eridanus, il Fiume, e si trova a circa 30(tre spanne a braccio teso) diagonalmente in alto a destra della Cintura di Orione. Questa carta presenta il cielo osservabile dalle medie latitudini settentrionali. Cliccateci sopra per ingrandirla.

Il pianeta di Epsilon Eridani ha una massa tra 0,8 e 1,6 volte quella di Giove ed un periodo orbitale di poco inferiore ai sette anni, il più lungo di tutti i pianeti extrasolari conosciuti. Potrebbe infatti essere classificato come il primo "analogo di Giove" se non fosse per la sua orbita molto ellittica.

Cochran ed un team internazionale di astronomi hanno studiato 20 anni di misure estremamente precise del moto della stella lungo la nostra linea di vista. Utilizzando sei serie di dati ottenuti indipendentemente con quattro telescopi e tre tecniche di misura diverse.

Epsilon Eridani è poco meno massiva del Sole (0,85 masse solari), leggermente più fredda (5.180 gradi Kelvin) e molto più giovane (ha meno di un miliardo di anni). E' stata una delle due stelle utilizzate da Frank Drake nel 1960 per dare inizio al "Progetto Ozma", il primo tentativo di ascolto di segnali provenienti da altre civiltà. E' dal 1990 che si ritiene che intorno ad essa orbiti un pianeta poi, nel 1998, venne scoperto un anello asimmetrico di particelle delle dimensioni di 1 mm esteso a 60 unità astronomiche dall'astro. La forma irregolare di questo anello potrebbe essere dovuta alla presenza di un altro pianeta, tuttora non rilevato, che gli orbiterebbe internamente ad una distanza di 30 u.a.

Nella sfida al ritrovamento di altri mondi, gli astronomi fanno riferimento prima di tutto alle tecniche di rilevazione indiretta: misure di velocità radiale (Doppler), precise misure di posizione e tenui variazioni di luminosità che si verificano quando un pianeta transita davanti alla stella. Adesso, per la prima volta, la conferma della presenza di un pianeta potrebbe arrivare dall'osservazione diretta. "Data la vicinanza (di Epsilon Eridani) alla Terra, una separazione di un secondo d'arco tra il pianeta e la sua stella ed il relativamente elevato livello di disturbo arrecato all'astro potremmo, molto probabilmente, risolverne la reale massa utilizzando sia la ripresa diretta di immagini che delle misure astrometriche effettuate dallo spazio con l'Hubble Space Telescope", ha fatto notare Cochran.

L'annuncio di un nuovo pianeta per Epsilon Eridani arriva dal congresso I.A.U. attualmente in corso a Manchester, in Inghilterra. Nello stesso tempo, gli astronomi hanno annunciato la scoperta di altri sei pianeti tra cui un secondo mondo con una massa uguale a quella di Saturno con un'orbita molto stretta intorno ad HD 83443, una stella di 0,8 masse solari a 141 anni luce di distanza nella costellazione della Vela. Questo porta a due il numero di sistemi di pianeti multipli (l'altro è quello di Upsilon Andromedae) e porta il numero totale di pianeti extrasolari noti a 50. Altre informazioni sui sei nuovi pianeti si possono trovare qui.

Uno dei siti più completi sulla ricerca di altri mondi è The Extrasolar Planets Encyclopaedia. Immagini artistiche di pianeti extrasolari si possono vedere nel sito di Lynette Cook.


Giovedi 3 agosto

A sinistra: La precessione porta la rotazione assiale della pulsar PSR B1828-11 a disegnare un cerchio ogni 1000 anni. La conseguenza è che vediamo il suo fascio con angoli diversi e quindi la forma ed i tempi di arrivo degli impulsi cambiano. Si ringrazia M. Kramer/University of Manchester. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La precessione di una pulsar

Una pulsar che oscilla è stata scoperta dai radioastronomi utilizzando il telescopio Lovell dell'Osservatorio di Jodrell Bank. La pulsar PSR B1828-11 ruota 2 volte e mezza ogni secondo ma, diversamente da tutte le altre, precede con un periodo di 1000 anni. Questa oscillazione provoca una variazione nella forma e nel tempo dell'impulso che riceviamo.

Nel numero del 3 agosto di Nature, Ingrid Stairs, Andrew Lyne e Setnam Shemar (Università di Manchester) argomentano che queste variazioni implicano il fatto che la stella di neutroni PSR B1828-11, anziché essere perfettamente sferica, sia leggermente schiacciata. "Il rigonfiamento nella stella di neutroni provoca il cambiamento nel tempo dell'angolo tra l'asse di rotazione della pulsar ed il fascio radio emesso, creando l'effetto di oscillazione che misuriamo", spiega Stairs. Il rigonfiamento è incredibilmente piccolo, emerge dalla sfera collassata del diametro di 20 km di appena 0,1 mm.

L'aspetto sorprendente della scoperta non è la piccola dimensione di quest'ultimo ma il fatto che sia stato notato. Le teorie attuali prevedono che l'interazione tra l'interno molto fluido e la crosta smorzino velocemente qualsiasi precessione. Invece, la pulsar, che ha 100.000 anni, oscilla ancora.

L'oggetto è stato seguito per 13 anni dal telescopio Lovell di 76 metri, il secondo radiotelescopio completamente orientabile. Equipaggiato con un sistema di ricezione all'avanguardia, la parabola adesso ha una sensibilità 30 volte superiore a quella che aveva quando venne costruito. Ma a Jodrell Bank si teme la chiusura per via dei tagli governativi alla spesa. Ian Halliday, capo del consiglio che finanzia l'osservatorio, vuole utilizzare il denaro risparmiato per permettere ai britannici di unirsi all'European Southern Observatory.

Le proposte di chiudere l'osservatorio hanno scioccato i più autorevoli astronomi inglesi. Patrick Moore, che vi ha lavorato per decenni, ha dichiarato: "Questi burocrati sono impazziti. Jodrell Bank fa ancora della ricerca a livello mondiale, perderla sarebbe una tragedia"


Giovedi 3 agosto

A sinistra: Un ritratto del proposto Allen Telescope Array, da completare entro il 2005. A destra: gli scienziati del SETI utilizeranno questo prototipo per guidare la costruzione di centinaia, o forse migliaia, di piccoli dischi satelliti collegati da sofisticate elettroniche. Cortesia Seth Shostak/SETI Institute. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

I finanziamenti ingrandiscono le orecchie del SETI

La ricerca di intelligenza extraterrestre (SETI) è un programma dispendioso ma grazie ai 12,5 milioni di dollari donati dal filantropo Paul G. Allen e dal responsabile Ufficio Tecnologie della Microsoft Nathan P. Myhrvold, nel 2005 sarà operativo un nuovo e più potente radiotelescopio per la ricerca di segnali provenienti da civiltà della nostra galassia.

L'annuncio delle loro donazioni all'Istituto SETI di Mountain View, in California, è stato dato il primo agosto e segue quello di aprile della presentazione del prototipo del telescopio, progettato dagli ingegneri di Berkeley dell'Università della California. Noto inizialmente come One Hectare Telescope (telescopio di un ettaro), il progetto verrà rinominato Allen Telescope Array (ATA).

"Per la prima volta nella nostra storia, abbiamo la possibilità di sviluppare un programma scientificamente e tecnologicamente sofisticato per la ricerca di vita intelligente oltre la Terra nello stesso modo in cui facciamo tradizionalmente con la radioastronomia", ha detto Allen. Myhrvold, dedito al SETI da lungo tempo, aggiunge "Se non continuiamo a sostenere progetti come l'Allen Telescope Array, le nostre possibilità di scoprire vita intelligente altrove nell'universo rimarranno nulle"

L'ATA verrà costruito all'Hat Creek Observatory di Berkeley nella California settentrionale con un costo stimato in 26 milioni di dollari. Farà uso di centinaia di parabole prodotte in serie del diametro di 3,6 metri e riuscirà ad analizzare una dozzina di stelle simultaneamente in un'ampia gamma di frequenze. I segnali di ogni antenna, allo stesso tempo, potranno essere combinati per realizzare immagini molto dettagliate di vaste zone di cielo, consentendo lo studio della chimica interstellare o della struttura dei campi magnetici galattici ai radioastronomi.


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