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Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Venerdi 11 dicembre

A sinistra: Immagine artistica del Mars Climate Explorer in ortbita intorno a Marte. La sonda ha iniziato il suo viaggio Venerdi. Cortesia NASA/JPL/Caltech.

Direzione Marte

Un altro passo verso l'esplorazione del pianeta rosso è stato compiuto oggi, con il lancio della sonda Mars Climate Explorer della NASA a bordo di un razzo Delta II , lanciato alle 09:45:51 TU da Cape Canaveral. La sonda arriverà su Marte nel settembre 1999 e, come il Mars Global Surveyor al momento al lavoro intorno al pianeta farà uso della tecnica dell'aerofrenata per rendere circolare la propria orbita. La sonda trascorrerà due anni studiando il pianeta Climate Explorer, in seguito, verrà utilizzata come ponte per la trasmissione dei dati di altre missioni. l'esplorazione del pianeta rosso sta vivendo momenti frenetici: la prossima missione sulla rampa di lancio sarà quella del Mars Polar Lander, il cui lancio è previsto per il 3 gennaio e che arriverà sul pianeta nel dicembre 1999.


Giovedi 10 dicembre

A sinistra: Ricerche al microscopio su questo campione di roccia di venti centimetri chiamato escoria, hanno rivelato che si è formato formato nel corso di un recente gigantesco impatto. L'esplosione avrebbe sconvolto il clima e potrebbe essere la causa dell'estinzione di diverse specie animali. Cortesia Peter Schultz, Brown University. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Impatto killer in Argentina

Uno studio, il cui unico scopo era quello di raccogliere ulteriori informazioni su uno strano tipo di roccia trovata in Sud America, è giunto alla conclusione che l'area interessata è stata colpita da un'asteroide o da una cometa circa 3,3 milioni di anni fa. Lungo la scogliera oceanica dell'Argentina sud orientale, si trova un sottile strato di vetro verdastro e di roccia rossa simile al mattone. Un team di ricercatori americani ed argentini guidato da Peter Schultz (Brown University) ha esaminato il cosiddetto "escoria" e scoperto numerose tracce di un'origine violenta. Inoltre, spiegano Schultz ed i suoi colleghi nel numero di questa settimana di Science, l'età del vetro calcolata è di poco antecedente alla scomparsa di tre dozzine di specie animali. Per ulteriori informazioni leggete il comunicato stampa.


Mercoledi 9 dicembre

A sinistra: Ecco il quasar piu' lontano che si conosca (indicato dalla freccia). Scoperto dagli astronomi che lavorano alla Sloan Digital Sky Survey, l'oggetto ha un redshift record di 5.0 ed ha una luminosità pari a quella di 100 galassie normali. Cortesia SDSS Collaboration. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.
Un quasar da record

Nonostante sia ancora nella fase iniziale, la Sloan Digital Sky Survey ha scoperto tre dei quattro quasar piu' lontani conosciuti. La scoperta del piu' distante, con un redshift pari a 5.0, è stata annunciata ieri al Fermi National Accelerator Laboratory vicino a Chicago, nell'Illinois. Con questo valore si supera il precedente record di 4.89, rimasto imbattuto dal 1991 (diverse galassie hanno un redshift superiore a 5). La Sloan Digital Sky Survey ha lo scopo di cercare di stabilire posizione, luminosità e colore di centinaia di milioni di stelle e galassie del cielo boreale, oltre a quello di misurare il redshift spettrale, e quindi la distanza, di un milione di galassie e di 100.000 quasar, dando così la possibilità agli astronomi di mappare la struttura a larga scala dell'universo in maniera molto piu' comprensibile. La Sloan survey, un progetto internazionale, fa uso di un apposito telescopio di 2,5 metri che si trova ad Apache Point, nel Nuovo Messico, e di una gigantesca camera CCD capace di fornire immagini di 2° e ½ d'ampiezza in cinque colori alla volta. Nell'arco dei prossimi cinque anni, produrrà una "enciclopedia digitale" del cielo da 10-terabyte che raggiungerà una profondità spaziale 50 volte superiore a quella della famosa Sky Survey del Palomar Observatory. Per ulteriori dettagli ed immagini leggete il comunicato stampa.


Mercoledi 9 dicembre

A sinistra: La sonda Mars Global Surveyor mostra la calotta polare nord di Marte che si estende per 1.200 chilometri con uno spessore di 3. Anche se le dimensioni verticali sono esagerate, la profondità dei canyon raggiunge il chilometro. Cortesia Greg Shirah, SVS. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il polo di Marte di 3D

Un'immagine elaborata del Mars Global Surveyor (MGS) della NASA, ci ha fornito un'immagine con un'inedita prospettiva della calotta polare settentrionale del pianeta rosso. La ripresa della camera CCD dell'MGS è stata combinata con le misure di altitudine rilevate dallo strumento Mars Orbiter Laser Altimeter (MOLA). Per realizzare questa immagine topografica della calotta polare nord con una risoluzione di 1 km ed una precisione verticale da 5 a 30 metri, sono state utilizzate circa 2,6 milioni di misure altimetriche. Secondo Maria Zuber (NASA/Goddard Space Flight Center) ed i suoi colleghi, le aree della calotta polare, costituite essenzialmente da acqua ghiacciata, sono molto lisce, ma il ghiaccio presenta zone di accumulo alte chilometri. Le immagini sono state presentate ieri, per la prima volta, al meeting dell'American Geophysical Union a San Francisco, in California, e compariranno nel numero dell'undici dicembre di Science. Per ulteriori informazioni ed immagini leggete il comunicato stampa.


Lunedi 7 dicembre

A sinistra: Le due fasce di Van Allen si estendono da 7.600 a 41.000 chilometri dalla superficie terrestre. A seguito della vasta tempesta geomagnetica del maggio scorso se ne è sviluppata una terza che è durata quasi sei settimane. Cliccate sull'immagine per ingrandirla. Cortesia NASA/GSFC.

La Terra ha un suo accelleratore di particelle

Sin dalla loro scoperta, avvenuta nel 1958, gli scienziati hanno ritenuto che la fonte principale degli elettroni energetici delle fasce di Van Allen fosse il vento solare. Recenti osservazioni effettuate dallo spazio e lo sviluppo di modelli computerizzati hanno fornito indicazioni diverse. Un gruppo di ricercatori del programma International Solar-Terrestrial Physics (ISTP) hanno reso noto oggi, al meeting of the American Geophysical Union a San Francisco in California, che le tempeste solari non sono la fonte stessa delle particelle ma spingono e distorcono il campo magnetico terrestre "pompando" le particelle aumentandone l'energia. Le informazioni provenienti da due dozzine di sonde hanno rivelato che questi livelli possono variare di un fattore 1.000 nel giro di pochi minuti. La speranza è che attraverso ulteriori ricerche, i valori di questa energia possano essere mappati e prevsisti accuratamente. I dettagli si possono trovare nella nuova pagina del'International Solar-Terrestrial Physics.


Sabato 5 dicembre

A sinistra: Lo SWAS, il Submillimeter Wave Astronomy Satellite, studierà la composizione della materia interstellare a lunghezze d'onda che non possono essere studiate dalla superficie terrestre. Cortesia NASA/ Goddard Space Flight Center.

Il lancio del Submillimeter Wave Astronomy Satellite della NASA, che il 2 dicembre era stato rinviato, è avvenuto con successo il giorno 5. L'SWAS è stato spinto in orbita dalla Vandenberg Air Force Base, in California, da un razzo Pegasus-XL agganciato ad un jet L-1011.


Giovedi 3 dicembre

L'ultima eredità di Hubble

A sinistra: Quella della galassia NGC 253 è l'ultima delle immagini rilasciate dall'Hubble Heritage Project dello Space Telescope Science Institute. Cortesia Hubble Heritage Team (AURA/STScI/NASA). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La galassia a spirale NGC 253, fotografata dall'Hubble Space Telescope nel 1995, è il sistema stellare più vicino che sta attraversando un periodo in cui la formazione di nuove stelle è particolarmente intensa, denominato starburst. Questa galassia di 7° magnitudine nella costellazione dello Scultore, presenta bande scure di polveri e filamenti di gas caldi e luminosi. L'immagine è stata rilasciata come parte dell'Hubble Heritage Project. Scopo del progetto è rendere pubblica ogni mese, almeno un'immagine. Dal lancio, avvenuto nel 1990, Hubble ha studiato più di 10.000 oggetti, raccogliendo un album fotografico di oltre 130.000 immagini di pianeti, stelle, nebulose e galassie.


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