Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Mercoledi 15 dicembre

Luna piena al perigeo ed all'apogeo

A sinistra: L'astrofilo portoghese António Cidadão ha realizzato queste riprese della Luna piena in due date diverse con una QuickCam in b/n montata su un telescopio Schmidt-Cassegrain di 10 cm f/6.3. Nell'immagine a sinistra il nostro satellite era al perigeo il punto dell'orbita più vicino alla Terra; in quella a destra era all'apogeo, il punto dell'orbita più lontano. La differenta delle dimensioni apparenti è evidente! Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La Luna più luminosa da 133 anni?

Molte persone se lo stanno chiedendo: il 22 dicembre 1999 avremo la Luna piena più luminosa da 133 anni a questa parte?

La risposta, secondo Roger W. Sinnott della rivista Sky & Telescope, non ammette repliche: è no!

E' vero, però, che quest'anno c'è una particolare coincidenza di eventi. Come chiarisce Fred Schaaf di S&T nel numero di dicembre 1999 di Sky & Telescope: "Ogni anno la Luna raggiunge il punto di massimo avvicinamento alla Terra la mattina del 22 dicembre, poche ore dopo il solstizio di dicembre e poche ore prima che sia Luna piena. In quel giorno, le maree oceaniche raggiungeranno valori minimi e massimi eccezionalmente elevati".

Il fatto che questi tre eventi, perigeo lunare, solstizio e Luna piena, avvengano quasi nello stesso giorno non è, comunque, un avvenimento particolarmente raro. Una situazione analoga si presentò nel dicembre 1991 e nel dicembre 1980, come mostra la tabella sottostante (date ed orari in Tempo Universale):

EventoDic. 1999Dic. 1991Dic. 1980
Luna piena22, 18h21, 10h21, 18h
Perigeo22, 11h22, 9h19, 5h
Solstizio22, 8h22, 9h21, 17h

Ed è vero, come hanno annunciato numerosi fax ed e-mails giunte a Sky & Telescope, che il 22 dicembre la Luna sarà la pèiù luminosa degli ultimi 133 anni? Abbiamo verificato la distanza dell'atuale perigeo per gli anni 1800-2100 ed ecco alcuni "record di avvicinamento" che si sono verificati durante la Luna piena:

DataDistanza (km)
21 dic. 1866357,289
23 dic. 1893356,396
4 gen. 1912356,375
15 gen. 1930356,397
22 dic. 1999356,654
6 dic. 2052356,421

Appare chiaro che la Luna si è trovata più vicino alla Terra negli anni 1893, 1912, 1930 e lo farà nel 2052 piuttosto che nel 1866 o nel 1999. La differenza di luminosità sarà piccolissima ma, più tecnicamente parlando, la Luna piena è stata leggermente più luminosa nel 1893, 1912 e nel 1930 anziché nel 1866 o nel 1999 (basandosi sulle distanza calcolate).

L'evento del 1912 esce senza dubbio vincitore perché si è verificato proprio nel giorno dell'anno in cui la Terra era più vicina al Sole. Secondo un calcolo eseguito dall'astronomo belga Jean Meeus, peraltro, la Luna piena del 4 gennaio 1912 è stata di sole 0,24 magnitudini (circa il 25 per cento) più luminosa di una Luna piena "media".

I nostri dati provengono dall'ICE computer program dell'U.S. Naval Observatory, Astronomical Algorithms di Jean Meeus pagina 332 e dal numero dell'agosto 1981 di Sky & Telescope, a pagina 110.


Venerdi 10 dicembre

A sinistra: Non è stato rilevato più alcun segnale dal Mars Polar Lander o dalle sue due microsonde. Cortesia JPL/NASA/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il Mars Polar Lander è andato perduto

Il Mars Polar Lander della NASA è andato perso durante l'atterraggio in prossimità del polo sud marziano, avvenuto il 3 dicembre. I controllori di volo del Jet Propulsion Laboratory ritengono che il lander abbia toccato la superficie marziana a 76.1° di latitudine sud e 195.3° di logitudine ovest alle 20:01 Tempo Universale ma, successivamente, per diversi giorni hanno aspettato invano gli attesi segnali radio. L'ultimo contatto c'è stato poco prima che la sonda entrasse nell'atmosfera del pianeta quando il lander si è separato dal modulo che l'ha spinta sino al pianeta rosso e dalle due piccole sonde Deep Space che trasportava e che avrebbero dovuto penetrare nella superficie. Poiché il Mars Polar Lander non era stato progettato per trasmettere, durante la discesa, direttamente a Terra quindi non saremo mai in grado di capire cosa non ha funzionato. Lo stadio propulsore o lo scudo termico potrebbero non essersi sganciati, il paracadute potrebbe non essersi aperto bene, i razzi di frenata potrebbero non essere riusciti ad accendersi o potrebbero averlo fatto non correttamente oppure il lander potrebbe essere atterrato su un a terreno accidentato o essere affondato nel "terreno polare stratificato" che si pensa sia formato da strati di polvere fine e ghiaccio depositatisi nel corso di milioni di anni.

Le due microsonde Deep Space 2, battezzate recentemente Scott ed Amundsen, avrebbero dovuto cadere sulla superficie marziana alla velocità di 600 chilometri l'ora ad una distanza dal lander di circa 60 km in direzione nord-ovest. Nonostante fossero state progettate per resistere ad un impatto di 30.000-g e per inviare informazioni tramite la sonda orbitante Mars Global Surveyor, entrambe non hanno dato cenni di vita. Il fallimento dei progetti MPL e DS2, insieme alla (evitabile) perdita del Mars Climate Orbiter del settembre scorso, lasciano gli sforzi della NASA per Marte del 1999 senza alcun ritorno. Il lancio delle prossime due missioni è previsto per la primavera del 2001 ma l'intera strategia per l'esplorazione di Marte da parte dell'agenzia spaziale andrà completamente rivista.


Venerdi 10 dicembre

Lanciato un osservatorio per raggi X

La X-ray Multi-mirror Mission dell'Agenzia Spaziale Europea è partita bene, con il positivo lancio della sonda avvenuto alle 9:32 a.m. Eastern Standard Time a bordo di un razzo Ariane 5. Nelle prossime settimane, il satellite verrà spostato nell'orbita finale di 48 ore, un ellisse allungata che porterà il telescopio a 114.000 chilometri dalla Terra, ben al di sopra dell'interferenza delle fasce radioattive di Van Allen. Ci si aspetta che la sonda inizi delle regolari osservazioni scientifiche all'inizio del 2000. L'orbiter trasporta tre grandi telescopio per raggi X e, come il Chandra X-ray Observatory della NASA, ha sia camere CCD per le riprese che spettroscopi ad alta risoluzione. Le immagini dell'XMM non saranno nitide come quelle del Chandra ma inquadreranno un'area più vasta.


Lunedi 6 dicembre

Carta celeste

A sinistra: Carta celeste per la localizzazione della seconda Nova del 1999 nella costellazione dell'Aquila. La coordinata orizzontale è l'ascensione retta, quella verticale la declinazione; il nord è in alto e l'est a sinistra. Questa carta è stata realizzata con il programma di astronomia TheSky. Cliccate sull'immagine per ingrandirla. E' disponibile anche in bianco e nero per la stampa.

La nova Aquilae diminuisce di luminosità

Il primo dicembre, mentre sondava la Via Lattea con il suo binocolo 14 x 100, l'astrofilo e cacciatore di novae Alfredo Pereira di Cabo Da Roca, in Portogallo, ha visto una stella di 6° magnitudine a 2° NNO di delta Aquilae dove non ne erano state osservate in precedenza. Riportata la scoperta al Central Bureau for Astronomical Telegrams a Cambridge, Massachusetts, il centro otteneva la conferma da diversi osservatori ed in seguito, con la Circolare IAU 7323 del primo dicembre annunciava la scopera della Nova Aquilae 1999 n. 2.

Tra coloro che hanno reso possibile la conferma, Dennis di Cicco di Sky & Telescope, che ha ricavato la seguente posizione (equinozio 2000) dalle immagini CCD:

A.R. 19h 23m 05.38s, Dec. +4° 57' 20.1"

Dopo il tramonto, l'Aquila si trova piuttosto in alto ad ovest-sud-ovest. Se non siete pratici nel ritrovare questa costellazione, consultate la nostra mappa del cialo delle costellazioni dell'emisfero nord di questo periodo dell'anno (anche se è denominata come carta di "Novembre" è valida per la prima parte di dicemnbre).

immagine CCD

A sinistra: Dennis di Cicco ha realizzato questa ripresa della Nova Aquilae 1999 n. 2 (nota ora anche come V1494 Aquilae) meno di 3 ore e ½ dopo la scoperta. Questa esposizione CCD di 5 secondi mostra stelle più deboli della 15° magnitudine. Il campo è di 10 minuti d'arco quadrati ed il nord è in alto. Cliccate sull'immagine per ingrandirla

A poche ore dalla scoperta, avvenuta intorno alle 23:00 Tempo Universale del primo dicembre, molti osservatori l'hanno potuta osservare utilizzando un binocolo rislendere sino alla magnitudine 5,4 ed era ancora in aumento. All'ora 0 TU del 3 dicembre aveva raggiunto la magnitudine 4 ed era debolmente visibile ad occhio nudo persino in aree con un inquinamento luminoso modesto. Dalla mattina del 6 dicembre TU la nova è scesa alla magnitudine 5,4.

Se si comporterà come la maggior parte delle novae, lentamente diminuirà di luminosità nelle prossime settimane.

Per maggiori informazioni e carte celesti con magnitudini di paragone visitate il sito web dell'American Association of Variable Star Observers (AAVSO).


Venerdi 3 dicembre

A sinistra: Tra gli obiettivi della missione del Mars Polar Lander, della durata prevista di un mese, c'è lo studio della superficie del pianeta rosso e la ricerca di tracce d'acqua. Cortesia JPL/NASA/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Si ignorano le condizioni del Mars Polar Lander

Venerdi, alle 20:15 ora italiana, il Mars Polar Lander doveva atterrare sul pianeta rosso. I controllori di volo hanno atteso per 24 minuti quello che avrebbe dovuto essere la prima trasmissione dal lander. Invece, non è stato ricevuto alcun segnale. Il controllo della missione sta valutando ciò che può esssere andato storto e continuerà nei tentativi di acquisire il segnale.

La zona obiettivo dell'atterraggio si trova in quello che viene definito un "terreno polare stratificato" in prossimità della calotta polare meridionale del pianeta. Si pensa che quest'area sia formata da strati di polvere fine e ghiaccio depositatisi nel corso di milioni di anni. Una delle possibilità è che il terreno sia friabile e quindi il lander si sia lentamente ribaltato.

Se la missione proseguirà come previsto, il braccio meccanico del Polar Lander scaverà un buco nella superficie portando alla luce la registrazione della storia climatica di milioni di anni. La sonda è dotata anche di "microsonde" grandi come meloni per penetrare la superficie. Rilasciate diversi minuti prima della fase finale della discesa del lander, sono piombate sulla superficie del pianeta alla velocità di 200 metri al secondo. L'impatto dovrebbe averle portate ad una profondità di almento 2 metri dove avrebbero dovuto tentare di rilevare la presenza di acqua. Il lander trasporta anche un microfono che potrebbe raccogliere i primi suoni di Marte.


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