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Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Giovedi 10 febbraio

A sinistra: La sonda Near Earth Asteroid Rendezvous ha ripreso questa splendida immagine lungo l'asse maggiore dell'asteroide 433 Eros il 14 febbraio. E' composta da due fotogrammi e rivela particolari di 35 metri. A destra: il 15 febbraio è stato fotogravato il grande avallamento al centro dell'asteroide che, secondo gli scienziati, è relativamente recente perché ha meno impatti rispetto al resto della superficie di Eros. Si ringrazia il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Nuovi dettagli di Eros

I planetologi hanno felicemente riferito oggi che l'asteroide 433 Eros non è solo un anonimo pezzo di roccia asteroidale. "Stiamo vivendo un'avventura che durerà un anno" ha detto lo scienziato del progetto NEAR Andrew E. Cheng; un'avventura che ha avuto inizio il 14 febbraio quando la sonda Near Earth Asteroid Rendezvous è entrata in un'ampia orbita di 325 per 370 km intorno all'asteroide. Da allora è chiaro che questo oggetto molto allungato di 33 per 13 chilometri è cosparso da così tanti crateri che la sua superficie deve essere piuttosto antica. Ciò farebbe ritenere che non sia stato spinto in prossimità del nostro pianeta da una collisione all'interno della cintura degli asteroidi relativamente recente poiché l'impatto avrebbe sicuramente cancellato la maggior parte dei crateri. Il ricercatore Mark Robinson chiarisce, comunque, che una porzione della parte centrale di Eros vicina a quella che è stata soprannominata la "sella" ha molti meno crateri, il che potrebbe far pensare ad una "frana"" recente o ad altri eventi simili. Altri massi delle dimensioni di una casa punteggiano la superficie, frammenti di detriti degli impatti che potrebbero fornire prove fondamentali sulla sua composizione interna.

Gli esperti di spettri sono impazienti di saperne di più sulla composizione di Eros, un oggetto che cade nella categoria degli asteroidi di tipo S il che, forse, significa che è formato da materiale roccioso primitivo rimasto inalterato sin dalle fasi iniziali della formazione del sistema solare o che potrebbe essersi fuso per formare strati distinti di metallo e roccia. Sebbene sia troppo presto per sapere se questa ipotesi è corretta, la NEAR ha già trovato tracce della struttura interna che fanno ritenere che quest'ultima sia quella più accreditata. Inoltre, le dimensioni dell'orbita accoppiate al suo periodo (circa 20 giorni) ci hanno fornito un preciso valore della massa totale e quindi della densità che è risultata pari a 2,4 grammi per centimetro cubico. Ciò significa che Eros è piuttosto solido, fa notare l'esperto di dinamica Donald K. Yeomans, "anche se resta da stabilire se il suo interno sia poroso e crivellato di cavità".

Una volta che saranno note con precisione la forma e la massa di Eros, i controllori di missione avvicineranno gradualmente la NEAR. Alla fine del mese, un altimetro ad impulsi laser inizierà a misurare le altitudini della superficie mentre l'orbita verrà ridotta a 100 km di altezza dal 1 aprile e poco dopo dovrebbe scenderà ulteriormente a 50, sufficientemente vicino da poter usare il magnetometro e lo spettrometro per raggi X e gamma.


Giovedi 10 febbraio

A sinistra: Un'ora dopo essere entrata in orbita intorno all'asteroide 433 Eros, la sonda Near Earth Asteroid Rendezvous ha scattato questa fotografia della sua butterata superficie da un'altezza di appena 330 km. La ripresa mostra particolari di 30 m. Un masso di 50 metri di diametro è visibile vicino al fondo del grande cratere centrale. Si ringrazia il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La NEAR abbraccia Eros

Dopo un viaggio di sei anni, la sonda Near Earth Asteroid Rendezvous alle 15:33 Tempo Universale ha acceso quatro piccoli razzi entrando in orbita intorno all'asteroide 433 Eros. I risultati trasmessi a Terra fanno ritenere che la sonda, del peso di 500 kg, abbia effettutato la manovra di frenata semza problemi. Secondo il manager della missione Robert Farquhar, la sonda ha iniziato a ruotare intorno all'asteroide in un'orbita tra i 350 ed i 450 km.

Le prime immagini mostrano che il corpo, dalla forma molto allungata di 33 per 13 km, è butterato di crateri, oltre a presentare tracce di fratture ed altre particolarità geologiche. Al momento, nelle immagini non sono state ravvisate differenze di colore localizzate né satelliti con un diametro superiore ai 20 metri. Un cratere di 5 km di diametro, ripreso subito dopo il rendezvous, mostra una macchia chiara sul bordo che ha affascinato gli scienziati del progetto. La composizione di Eros (classificato come asteroide di tipo S) è incerta: potrebbe essere formato da materia primitiva in gran parte rimasta inalterata dalle prime fasi della formazione del sistema solare o potrebbe essere stato formanto dall'aggregazione di rocce e metalli. Il team della NEAR spera anche di conoscere se Eros è un solido o un "un cumulo di macerie" compattatesi.

Una volta che saranno note con precisione la forma e la massa di Eros, i controllori di missione avvicineranno gradatamente la NEAR. Il 10 marzo l'orbita verrà abbassata a 100 km ed allora un altimetro ad impulsi laser inizierà a misurare le altitudini della superficie. L'orbita verrà ridotta a 50 km di altezza dal 1 aprile, quanto basta per usare il magnetometro e lo spettrometro per raggi X e gamma.

Lo storico arrivo di oggi della NEAR segna la prima messa in orbita di una sonda intorno ad un asteroide ed è particolarmente positivo visto il fallimento del primo tentativo avvenuto nel dicembre 1998, quando un malfunzionamento nel corso di un'accensione cruciale del motore provocò lo spegnimento della sonda stessa portando quasi all'esaurimento le riserve del carburante. Gli sforzi del team di volo non solo hanno permesso di recuperare pienamente la sonda ma hanno permesso anche l'effettuazione di un secondo tentativo per il raggiungimento dei risultati. Il costo totale della missione si aggira sui 212 milioni di dollari e la durata prevista è di un anno.


Giovedi 10 febbraio

A sinistra: Una delle prime riprese della sonda XMM-Newton è quella della regione intorno a 30 Doradus (Nebulosa Tarantola) nella Grande Nube di Magellano. In questa immagine X in falsi colori il blu rappresenta le regioni più calde, il verde le temperature intermedie ed il rosso le più fredde (l'indicazione è relativa, stiamo parlando di temperature centinaia di volte superiori a quella della superficie del Sole). Il resto della supernova 1987A è visibile in basso a destra. Si ringrazia l'ESA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Prime immagini dall'XMM-Newton; l'Astro E è andato perduto

Visibilmente compiaciuti, i ricercatori dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno rilasciato ieri le prime osservazioni compiute dalla sonda X-ray Multi-mirror Mission. Hanno anche rinominato il satellite XMM-Newton, in onore di Isaac Newton. Le prime sono immagini delle alte enegie presenti nella Grande Nube di Magellano (LMC), nell'ammasso galattico HCG 16 e della stella binaria HR 1099.

L'immagine della regione che circonda la Nebulosa Tarantola presenta una combinazione di nascite e morti di stelle con esempi di astri supermassivi e resti di supernova. Le emissioni X provengono da gas caldissimi a temperature di 1 milione di gradi e più. Le osservazioni di HCG 16 rivelano più di 100 sorgenti X sino ad oggi sconosciute; nonostante l'immagine di HR 1099 non mostri nulla più di un puntino, lo spettro dell'XMM-Newton ha rivelato nei dettagli la composizione chimica delle due stelle del sistema che ruotano l'una intorno all'altra ogni tre giorni. Il campo magnetico della coppia di stelle viene continuamente distorto ed annodato, e, periodicamente, quando i campi si "spezzano", avvengono delle esplosioni di energia.

L'XMM-Newton è equipaggiato con tre telescopi per raggi X ed uno per l'ultravioletto. Il satellite orbita ogni 48 ore intorno alla Terra con una traiettoria ad ellisse che varia, in altezza, da 7.365 a 114.000 chilometri, ben al di sopra delle particelle cariche della fasce di Van Allen, che potrebbero interferire con le elettroniche della sonda. Con un peso di 3,9 tonnellate, l'osservatorio è il più grande satellite scientifico sviluppato dall'ESA. E' stato lanciato il 10 dicembre scorso.

L'eccitazione per questo risultati è però stata temperata dal guasto di un altro satellite X. Un problema al razzo che ha lanciato il satellite giapponese Astro-E ne ha causato la posa in un'orbita inadatta. La missione quindi, è stata dichiarata fallita. Per il programma spaziale giapponese si tratta deò terzo lancio fallito in due anni.


Venerdi 4 febbraio

A sinistra: Questa è una'animazione relativa alla rotazione dell'asteroide 433 Eros ripresa dalla sonda Near Earth Asteroid Rendezvous il 29 gennaio da una distanza di 17.100 chilometri. Eros compe una rotazione ogni 5,27 ore. Si ringrazia l'Applied Physics Laboratory della Johns Hopkins University .

La NEAR verso Eros

La sonda Near Earth Asteroid Rendezvous è è nella fase finale dell'approccio all'asteroide 433 Eros. L'accensione del motore, avvenuta il 3 febbraio (con un giorno di ritardo a causa di un problema tecnico), l'ha rallentata a sufficienza da fargli effettuare un incontro ravvicinato e divenire la prima sonda ad orbitare intorno ad un asteroide il giorno di San valentino, una data appropriata per un incontro con Eros (nella mitologia greca, Eros era il corrispondente del dio romano Cupido). Il primo tentativo per l'incontro, avvenuto alla fine del 1998, fallì per una mancata accensione del motore. La sonda riuscì ad effettuare qualche ripresa passando alla distanza di 3.900 chilometri il 23 dicembre 1998 ma fu necessario un altro viaggio intorno al Sole per riprendere nuovamente l'asteroide. La NEAR trasporta macchine da ripresa, un misuratore laser per mappare la topografia della superficie, degli spettrometri per raggi X e gamma X per studiarne la composizione ed un trasmettitore radio per determinare le caratteristiche della sua orbita ed infine la massa dell'asteroide. La sonda studierà Eros per un anno.


Martedi 1 febbraio

A sinistra: Uno dei due frammenti del meteorite di Los Angeles. Questo campione pesa 452,6 grammi. Il lato del cubo di riferimento è di 1 centimetro. Si ringrazia Ron Baalke. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Scoperto in California
un nuovo meteorite marziano

Circa 20 ani fa, Robert S. Verish era un collezionista di rocce raccolte nel deserto Mojave, nella California meridionale. Mentre camminava, notò una coppia di sure rocce basaltiche. Interessato, Verish le raccolse portandole a casa e le pose in una scatola per conservarle

E' stato solo nell'ottobre scorso che Verish realizzò di avee fatto una grande scoperta: nel pulirle, notò che le rocce che aveva raccolto assomigliavano molto a meteoriti. In preda all'eccitazione, prese un campione di ciascuna roccia e lo portò al goechimico Alan Rubin (University of California, Los Angeles). Rubin confermo la natura meteoritica delle rocce e notò la similarità al meteorite marziano scoperto in Antartide nel 1994. "Fu subito ovvia la similitudine al meteorite marziano" ha detto Rubin. "In un paio di minuti, ne fummo certi".

"Qui fuori potrebbero esserci altri frammenti" nota Rubin, "il problema è che non sappiamo dove sia questo 'qui fuori'. Se sapessimo con precisione dove si trovavano potremmo cercarne altre".

Questa scoperta porta il numero di meteoriti marziani a 14 e quelli di Los Angeles sono il secondo frammento di Marte scoperto negli Stati Uniti. Il primo, denominato Lafayette, fu scoperto nell'Indiana nel 1931.

Si sa che i meteorititi sono di origine marziana principalmente per due ragioni: la prima è che i gas intrappolati nella roccia coincidono con quelli dell'atmosfera del pianeta rosso; la seconda è che le percentuali degli isotopi di ossigeno sono diverse da quelli di qualsiasi altro meteorite o roccia terrestre ma combaciano con quelli trovati su Marte. Le rocce furono presumibilmente eiettate da Marte durante un grosso impatto ed arrivarono sulla terra in meno di un milione di anni.


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