Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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La rivista indispensabile di astronomia

C'è vita sotto i laghi ghiacciati di Marte?

Svelati i colori di Plutone

La NEAR ed Eros si incontrano

Stelle erose nei sistemi binari

La datazione delle stelle con il decadimento radioattivo

Continua l'eruzione di Delta Scorpii

La Edmund Optics abbandona il mercato amatoriale

Illuminazioni esterne in California: il Governatore ordina di risparmiare

E' finita la missione EUVE

Hubble osserva un insetto cosmico


Venerdi 16 febbraio

In alto a sinistra: Secondo recenti teorie, le regioni polari di Marte potrebbero realmente essere laghi ghiacciati in cui potrebbe aver trovato rifugio la vita. Cortesia NASA/JPL. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

C'è vita sotto i laghi ghiacciati di Marte?

Il lago antartico Vostok ha richiamato l'attenzione per essere l'analogo della superficie di Europa. Gli scienziati ritengono che il lago, coperto da circa 4 km di ghiaccio, assomigli molto all'ipotetico oceano della luna di Giove. Entrambi sembrano essersi formati per riscaldamento geotermico e perché la superficie del ghiaccio è così spessa che entrambi sono rimasti isolati dalla luce solare e dall'aria per milioni di anni. Quindi, se esiste la vita nel lago Vostok (le missioni di perforazione stanno ancora cercando di raggiungere l'acqua), è plausibile pensare che la vita possa esistere anche su Europa.

Gli scienziato ritengono ora che Vostok abbia ancora più somiglianze con un altro pianeta su cui si sospetta che un tempo esistesse la vita: Marte. Natalia Duxbury (Jet Propulsion Laboratory) e colleghi ipotizzano che Vostok non si sia formato solo per riscaldamento geotermico. Secondo dei modelli, creati dai ricercatori il lago antartico in origine era all'aperto e che si sia ghiacciato tra 5 e 30 milioni di anni fa e quindi, ogni forma di vita trovata all'interno del lago sarebbe più antica dello strato che ricopre il lago.

Questo modello mostra una incredibile rassomiglianza con ciò che potrebbe essere accaduto su Marte. E' noto che il polo nord marziano è coperto di ghiaccio e che l'asse del pianeta è cambiato drammaticamente nel corso della sua vita e che le regioni polari un tempo erano molto più calde. Viene quindi naturale pensare che nel passato del pianeta i poli, come per il modello di Vostok della Duxbury, fossero bacini all'aperto che in seguito sono ghiacciati. Ipotizzando che c'era la vita nel lago Vostok quando l'acqua era in superficie ed ipotizzando che ci sia ancora, appare possibile che ci sia stata vita nel passato del lago marziano e che quindi ci possa ancora essere.

L'orbiter Mars Express dell'European Space Agency, il cui lancio è previsto nel 2003, esaminerà i poli di Marte alla ricerca di acqua sepolta. Un simile esperimento verrà condotto forse anche su Europa. I dettagli dello studio si possono trovare su Journal of Geophysical Research. del 25 gennaio.

— David Tytell —

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Venerdi 16 febbraio

In alto a sinistra: Plutone potrebbe avere un manto multicolore, almeno nell'emisfero che volge verso il satellite Caronte. La macchia chiara in alto a destra potrebbe segnare il luogo di un impatto relativamente recente. La mancanza di informazioni impedisce l'assegnazione di colori alle regioni polari. Cortesia Eliot Young (Southwest Research Institute). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Svelati i colori di Plutone

Nel corso degli anni '80, Plutone ed il suo satellite sono passati ripetutamente l'uno davanti all'altro per gli osservatori terrestri, una serie di fortunate coincidenze che ha permesso di misurare le curve di luce consentendo agli astronomi di tracciare le mappe a grandi linee della superficie di Plutone. Secondo queste mappe, la metà del pianeta rivolto verso Caronte era distintamente di color rosa con una vasta fascia scura che circondava la regione centrale. Per i teorici, questa fascia equatoriale del pianeta contiene sottoprodotti organici rossastri derivati dalla glaciazione dell'azoto, del metano e del monossido di carbonio che coprono le vicine regioni, più chiare.

Quando Eliot F. Young (Southwest Research Institute), Richard F. Binzel (MIT) e Keenan Crane, studente del Colorado, hanno analizzato quattro passaggi registrati nella luce blu e gialla, hanno avuto una sorpresa inaspettata: la banda scura attualmente è costituita da regioni separate blu e rosso-giallastre, come si vede in alto. Come riportano i tre ricercatori nel numero di gennaio di Astronomical Journal, queste variazioni potrebbero indicare che il ghiaccio bluastro è mischiato a materiale scuro in quantità variabili o che la fascia equatoriale ha ricevuto quantità diverse di quel calore e quelle radiazioni che guidano lo svolgimento delle reazioni organiche della superficie gelata.

— J. Kelly Beatty —

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Lunedi 12 febbraio

In alto a sinistra: La sonda Near Earth Asteroid Rendezvous è atterrata sull'asteroide 433 Eros in una vasta depressione segnata dal puntino giallo. In alto a destra: L'immagine finale parziale della NEAR-Shoemaker rivela particolari di 1 cm di diametro. Il campo inquadrato è di 6 metri circa. Cortesia Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La NEAR ed Eros si incontrano

Anche se non aveva più di 1 possibilità su 100, oggi la sonda Near Earth Asteroid Rendezvous (NEAR) è piombata sulla polverosa e sassosa superficie dell'asteroide 433 Eros sopravvivendo all'atterraggio. Dopo aver toccato terra alla velocità di 1,5 metri al secondo alle 20:05 Tempo Universale, ha continuato a trasmettere. Mentre il personale della missione assisteva ansioso, le stazioni della NASA in California e Spagna continuavano a ricevere un segnale di bassa potenza (ma nessun dato) dopo il primo atterraggio di su di un piccolo corpo del sistema solare.

La sequenza dell'atterraggio era iniziata quattro ore prima, quando l'accensione di un motore aveva obbligato la NEAR-Shoemaker ad uscire dalla sua orbita a 35 km di altezza spedendola in rotta di collisione con Eros. Durante i 47 minuti di caduta libera, altre quattro accensioni iniziate a 5 km di altezza ne avevano rallentato la corsa. I tecnici addetti alle informazioni ed alle misure altimetriche confermavano la discesa secondo i piani ed un rimbalzo prima del suo definitivo atterraggio su di un fianco e l'appoggio sugli angoli di due pannelli solari. Il luogo dell'atterraggio è sul bordo di Himeros, una vasta depressione nell'emisfero sud.

La macchina da ripresa a bordo della NEAR Shoemaker, nel frattempo, aveva inviato durante la fase di avvicinamento al suolo 50 immagini. Il terreno appare omogeneo e coperto per la maggior parte di polvere e cosparso da una miriade di pietre che vanno dalle dimensioni di una casa a quelle di un pugno. Gli esperti sono rimasti però stupiti della mancanza di piccoli crateri da impatto. "Siamo rimasti completamente stupiti dell'assenza di crateri piccoli e recenti", ha esclamato il capo del gruppo responsabile delle riprese Joseph Veverka, ed anche dalle numerose depressioni superficiali. Il fotogramma finale, ripreso da un'altezza di 125 metri, inquadra un'area di 6 metri di diametro e presenta dettegli di appena 1 cm.

Il direttore della missione Robert Farquhar ha detto che con ulteriori analisi si dovrebbe capire se sarà possibile raccogliere dati utili dai segnali inviati dalla sonda. Sebbene la telecamenra ed altri strumenti di bordo appaiano distrutti, il magnetometro potrebbe ancora essere in grado di raccogliere informazioni. Ad oggi, peraltro, lo strumento non ha rilevato alcun campo magnetico, sia intrinseco ad Eros che indotto dal vento solare. Inoltre, la NASA intenderebbe sospendere l'ascolto della sonda il 14 febbraio, data di ultimazione della missione.

— J. Kelly Beatty —

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Venerdi 9 febbraio

A sinistra: Il disegno mostra una nana bianca che risucchia materia da una compagna vicina. E' possibile che quest'ultima perda così tanto gas da ridursi alle dimensioni ed alla massa di nana bruna. Cortesia Dana Barry. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Stelle erose nei sistemi binari

Le osservazioni nell'infrarosso di due nane bianche binarie hanno fornito la prima prova diretta dell'esistenza di astri che sono stati erosi al punto da farle appena somigliare ad una stella. Gli oggetti in questione sono novae nane, sistemi binari composti da una nana bianca e da una compagna appartenente alla sequenza principale. Orbitano l'una intorno all'altra così vicine che la nana bianca strappa via i gas dalla compagna. L'intero sistema appare cambiare di luminosità con la variazione flusso di gas ed occasionalmente, mentre questo spiraleggia verso la superficie della nana bianca, si verificano dei brillamenti. Gli astronomi pensavano che se si fosse strappata via materia sufficiente alla compagna, quest'ultima sarebbe stata ridotta ad una nana bruna. Adesso ne hanno la prova.

In un prossimo numero di Astrophysical Journal Letters, Steve B. Howell (Planetary Science Institute) e David R. Ciardi (University of Florida) spiegano come hanno usato lo United Kingdom Infrared Telescope (UKIRT) di 3,8 metri posto sulla sommità del Mauna Kea, alle Hawaii, per rilevare gli spettri di LL Andromedae ed EF Eridani. Lo spettro del primo sistema ha rivelato la presenza dell'assorbimento dal parte del metano, una fenomeno che caratterizza l'atmosfera relativamente fredda di un oggetto di massa piccolissima, con una temperatura inferiore a 1,300° Kelvin. Allo stesso modo gli astronomi hanno determinato che la piccola compagna di EF Eri è leggermente più calda, ha una temperatura di 1,650° Kelvin. Ciò significa che ciascuna delle compagne è una nana bruna con una massa tra 40 e 55 volte quella di Giove.

Howell e Ciardi riassumono la scoperta facendo un paragone: "Sarebbe come se mettessimo un oggetto simile a Giove (dello stesso diametro ma ~50 volte più massivo) al posto della Luna con intorno la Terra che compiesse un'orbita ogni 80 minuti.

— Stuart J. Goldman —

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Venerdi 9 febbraio

A sinistra: Gli astronomi hanno utilizzato la tecnica della datazione con la radioattività della stella di dodicesima magnitudine CS 31082-001 per stabilire l'età minima della nostra galassia, che è risultata di 12,5± 3 miliardi di anni. Cortesia European Southern Observatory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La datazione delle stelle dal decadimento radioattivo

Sulla Terra, la datazione con la radioattività è un potente strumento di indagine. Un geologo analizza una roccia e ne determina la quantità di elementi radioattivi al suo interno, i ricercatori quindi misurano l'ammontare dei sottoprodotti radioattivi e combinano i risultati per conoscere il totale della materia radioattiva che aveva in origine la roccia. Questa informazione, insieme al tasso di decadimento noto come "dimezzamento", permette ai geologi di calcolare l'età della roccia. La stessa tecnica è usata per le stelle.

Questa settimana, alla conferenza Astrophysical Ages and Time Scales a Hilo, nelle Hawaii, un team di astronomi guidato da Roger Cayrel (Osservatorio di Parigi, Meudon) ha annunciato che utilizzando questo metodo ha calcolato l'età di una vecchia stella e con essa quella minima della galassia. Servendosi del Very Large Telescope dell'European Southern Observatory, Cayrel ed i suoi hanno fatto la prima misura dell'abbondanza dell'uranio 238 in una stella. Questo passo importante ha permesso al team di stabilire l'età minima della stella CS 31082-001 in 12.5 ± 3 miliardi di anni.

Sfortunatamente, la datazione radioattiva di un astro è piena di potenziali incertezze. La parte più difficile è la misura della quantità di uranio con cui la stella è nata. Dato il suo tipo stellare e la locazione, CS 31082-001 si formò ai tempi della nascita della galassia. A quel tempo, "solo le supernovae potevano aver creato l'uranio", ha detto Chris Sneden (University of Texas) un esperto di spettroscopia stellare. CS 31082-001 "lo ha semplicemente raccolto e poi si è formata".

Però, quando CS 31082-001 raccolse l'uranio, accumulò anche molti prodotti del suo decadimento. Ciò significa che il quantitativo originale dell'uranio non è così facile da stabilire come per le rocce terrestri. Gli scienziati hanno dovuto quindi fare delle ipotesi per indovinare la concentrazione originale di uranio ed inoltre "la linea dell'uranio era molto debole", ha detto Cayrel, il che porta ad altri "importanti fattori di errore".

Persino senza questi potenziali problemi la determinazione dell'età della galassia partendo da CS 31082-001 è ingannevole. Ipotizzando che la stella sia una delle più vecchie in assoluto della Via Lattea, "dovremmo stimarne prima l'età (della galassia)", ha spiegato Timothy C. Beers (Michigan State University), uno dei coautori dello studio. "Noi non sappiamo il ritardo intercorso tra lo stadio primordiale della sfera di gas e la prima formazione delle stelle".

Per ulteriori informazioni, leggete il comunicato stampa online.

— David Tytell —

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Lunedi 5 febbraio

A sinistra: Delta Scorpii (indicata dalla freccia) dallo scorso luglio ha una luminosità anormale. Questa fotografia di Akira Fujii è stata fatta prima, quando la stella era di luminosità normale. Delta e le stelle alla sua sinistra in alto ed alla destra in basso formano la testa dello Scorpione, una linea curva di tre astri. Adesso Delta è molto più luminosa delle altre due. Questo mese lo Scorpione è visibile con facilità a sud-sud-est prima dell'alba. La luminosa stella arancione alla sinistra in basso di Delta è Antares. Marte non è visibile nella foto ma si trova vicino alla testa dello Scorpione ed è di colore arancione. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Continua l'eruzione di Delta Scorpii

Lo scorso luglio, la familiare testa dello Scorpione assunse un nuovo aspetto, in particolare nella sua stella centrale Delta Scorpii, che passò dalla magnitudine 2,3 alla 1,9 circa. Il cambiamento fu sufficiente da farla diventare la più luminosa del gruppo comprendente Beta, Delta stessa e Pi Scorpii, vicino ad Antares. Gigante blu di tipo B0, sembra che su questa stella si sia verificato un brillamento di tipo Gamma-Cassiopeiae.

Al tempo in cui scomparve dietro al Sole nell'autunno scorso, Delta diminuì leggermente di luminosità ma quando alla fine del dicembre scorso riemerse nel cielo dell'alba, gli osservatori la trovarono ancora più luminosa del normale. Per le ultime due settimane era tornata alla magnitudine 1.9 o 1.8.

Se Delta Scorpii segue i venerabili passi di Gamma Cassiopeiae (il prototipo della categoria di variabili Gamma Cas), ha davanti un futuro interessante. Gamma Cas brillò dalla magnitudine 2,25 alla 1.6 nel 1937 e rimase vicino a quel picco per diversi mesi. Scese alla magnitudine 3,0 nei tre anni successivi diventando più debole di prima ed impiegò più di 15 anni per ritornare alla normalità. Sia Delta Sco che Gamma Cas sono stelle di tipo Be in rapida rotazione che stanno uscendo dalla sequenza principale ed occasionalmente perdono massa dalla regione equatoriale.

— Alan M. MacRobert —

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Lunedi 5 febbraio

A sinistra: Il primo telescopio offerto dalla Edmund Scientific venne pubblicizzato nel numero di dicembre 1954 di Sky & Telescope. Pochi mesi dopo, la società vi affiancò un newton di 6 cm ed uno di 15. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La Edmund Optics abbandona il mercato amatoriale

Per migliaia di astrofili, il primo telescopio arrivò per posta dalla Edmund Scientific Corp. di Barrington, nel New Jersey. Dopo aver servito la comunità di astrofili per quasi mezzo secolo, il coinvolgimento della società nel campo dei telescopi amatoriali volge al termine. Il primo febbraio la compagnia Edmund Optics ha annunciato che la Edmund Scientific è stata venduta ai Science Kit & Boreal Laboratories che forniscono materiali ed equipaggiamenti scientifici agli insegnanti di tutti degli Stati Uniti.

"Science Kit continuerà ad offrire l'intera linea di prodotti Edmund Scientific per almeno un anno" ha detto Nicole Edmund, vicepresidente commerciale alla Edmund Optics, compreso il telescopio di 10 cm Astroscan 2001. "Continueremo a costruire gli specchi dell'Astroscan qui a Barrington". Con sede a Tonawanda, New York, la Science Kit spera di utilizzare la linea di prodotti Edmund come trampolino di lancio nel mercato.

Norman W. Edmund, astrofotografo amatoriale, iniziò vendendo ottiche avanzate dalla guerra nel 1942 tramutando la Edmund Scientific in un grande rivenditore per corrispondenza. Il figlio Robert, ampliò il business all'inizio degli anni '70, tentando di diventare il punto di riferimento nel mercato dei telescopi amatoriali. "Iniziammo costruendo ottiche nel 1976" ha detto durante una recente intervista alla rivista Photonics Spectra, "perché non trovammo nessuno che ci costruisse gli specchi parabolici". Ma le vendite furono inferiori alle aspettative e la società reindirizzò le sue energie verso la costruzione di ottiche industriali. Dalla fine degli anni '90 quasi tutti i telescopi ed i prodotti per l'astronomia, come oculari e kit per la costruzione degli specchi, furono ritirati dal suo popolare catalogo.

— J. Kelly Beatty —

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Venerdi 2 febbraio

A sinistra: Gray Davis, il governatore della California, probabilmente non ha sorriso quando ha firmato un ordine esecutivo per chiedere alle aziende di ridurre sensibilmente l'illuminazione esterna. Le associazioni che lottano contro l'inquinamento luminoso hanno accolto positivamente la sua azione come un primo passo nella giusta direzione. Cortesia Ufficio del Governatore, Stato della California.

Illuminazioni esterne in California: il Governatore ordina di risparmiare

La profonda crisi energetica della California ha richiesto un intervento del Gov. Gray Davis che dovrebbe rincuorare tutti gli astronomi del Golden State. L'ordine esecutivo D-19-01, rilasciato oggi, chiede tagli significativi delle illuminazioni esterne in uno degli stati più densamente popolati. La direttiva parla per il momento di adesione volontaria ma di un'obbligo (controllato dai dipartimenti di polizia della California) a cominciare dal 15 marzo. Coloro che non adempiranno, potranno ricevere multe sino a 1.000 dollari al giorno.

Nonostante non sia specificato l'obiettivo del risparmio, Davis spera di ridurre le emissioni del 50 per cento. "Ogni volta che in un negozio resta accesa una luce inutile, si spreca più di un chilovattora che altrimenti si sarebbe potuto mandare in qualche parte dello stato" chiarisce Davis.

Se da una parte questa nuova politica potrebbe diminuire la luminosità del cielo notturno, dall'altra non si tratta di una vera riforma sull'inquinamento luminoso. "Non si fa menzione di luci apposite o di illuminazione residenziale o stradale" osserva Richard Fienberg, di Sky & Telescope, "e non si parla di tutela dell'ambiente, di oscurità notturna, di riduzione delle emissioni o qualsiasi altra cosa. Quando l'emergenza consumi dello stato si calmerà, non ci sarà da sorprendersi se l'ordine verrà annullato".

Il testo completo dell'ordine esecutivo lo si può trovare presso questa home page (cliccare "Press Room", poi "Executive Orders").

— J. Kelly Beatty —

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Giovedi 1 febbraio

A sinistra: Un'immagine della Luna al primo quarto vista nell'ultravioletto dall'Extreme Ultraviolet Explorer. Ufficialmente, la NASA ha spento la sonda il 31 gennaio. Cortesia NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

E' finita la missione EUVE

Un altro satellite della NASA ha raggiunto l'età della pensione. Il 31 gennaio, l'Extreme Ultraviolet Explorer (EUVE) ha ufficialmente completato la sua missione ed è stato posto in uno stato di ibernazione. Il telescopio, una vittima dei tagli del budget, verrà abbassata sino a bruciare nell'atmosfera terrestre con un rientro controllato intorno al febbraio 2002.

L'EUVE, un mulo della flotta NASA di satelliti orbitanti, venne lanciato il 7 giugno 1992. Da allora, ha osservato il cielo alle lunghezze d'onda ultraviolette, seguendo una vasta gamma di oggetti. Tra le molte importanti scoperte fatte dall'EUVE ci fu la rilevazione delle emissioni X delle comete e la dettagliata mappatura del mezzo interstellare. "Nessuno aveva esplorato il cielo nell'estremo ultravioletto prima e l'EUVE ha riempito un vuoto significativo nella nostra conoscenza" ha detto Alan Bunner, Science Director per il programma NASA Structure and Evolution of the Universe.

Intesa originariamente come missione a breve termine, della durata complessiva di tre anni, l'entensione di quella dell'EUVE è stata più che raddoppiata dalla NASA. E nonostante le due estensioni, gli scienziati dell'EUVE erano riluttanti a spegnere questo strumento. Secondo il project manager Brett Stroozas (University of California, Berkeley), l'EUVE "non è mai stato fuori servizio per più di due giorni. E' stata una grande sonda".

Con la perdita dell'EUVE, l'Hubble Space Telescope ed il Chandra X-ray Observatory faranno la loro parte per riempire il vuoto spettrale ma, sfortunatamente, non è prevista una vera missione di rimpiazzo per l'osservazione nell'estremo ultravioletto. L'"EUVE era unico e nei piani non è previsto di farne un altro", ha detto Stroozas.

— David Tytell —

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Giovedi 1 febbraio

A sinistra: Allo sguardo acuto dell'Hubble Space Telescope, la nebulosa planetaria Menzel 3 appare decisamente come una formica. L'oggetto , delle dimensioni di 1 minuto d'arco, si trova alla distanza di circa 3.000 anni luce e si estende, da "gamba" a "gamba" per circa 1,5 anni luce. Le diverse immagini utilizzate per costruire questa in colori veri furono riprese nel luglio 1997 e nel giugno 1998 con la Wide Field Planetary Camera 2 di Hubble. Il nord è a destra e l'est in alto. Cortesia NASA, ESA ed Hubble Heritage Team. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Hubble osserva un insetto cosmico

E' il primo giovedi del mese, è tempo quindi di vedere un'altra spettacolare immagine dell'Hubble Space Telescope nel quadro dell'Hubble Heritage Project. La scelta sulla selezione di febbraio è caduta sulla nebulosa planetaria denominata Menzel 3 ma nota più comunemente come Nebulosa Formica. I gas che fluiscono via dalla stella morente al centro della nebulosa producono l'inconfondibile forma di una formica. Scientificamente, questa forma è definita flusso bipolare e gli astronomi non sanno ancora bene come si formi. Perché una stella sferica produce un simile artefatto lineare? Uno scenario possibile prevede che la stella centrale sia parte di un sistema binario stretto in cui il getto di gas fuoriesce perpendicolarmente all'orbita della compagna. Un'altra possibilità è che il flusso sia confinato dal campo magnetico della stella. Per ulteriori informazioni leggete il comunicato stampa online.

— Stuart J. Goldman —

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