Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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La rivista indispensabile di astronomia

Ancora la cometa LINEAR

La conta delle lune di Saturno

L'origine delle nane brune

Le comete circondano una stella morente

Tempeste di sabbia sommergono Marte

Arriva negli U.S.A. un telescopio storico

Un altro gigante nella Cintura di Kuiper?

Marte osservato dall'HST

Identificata una vicina cannibale

Aggiornati i piani della Cassini-Huygens per Titano

Misurati i venti di Titano


Sabato 14 luglio

A sinistra: La prossima settimana la cometa LINEAR (C/2001 A2) dovrebbe essere ancora facile da individuarecon un binocolo o, forse, anche ad occhio nudo diversi gradi ad ovest del Grande quadrato di Pegaso. Disegno di Sky & Telescope. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Ancora la cometa LINEAR

Per la delizia degli osservatori dell'emisfero settentrionale la cometa LINEAR (C/2001 A2), a dispetto delle previsioni, rimarrà facilmente individuabile durante la sua apparizione in questa porzione di cielo. Rapporti recenti apparsi sulla Comet Observation Home Page di Charles Morris fanno ritenere che l'oggetto nei giorni scorsi aveva in atto un'attività eruttiva, proprio quando l'interferenza del nostro satellite sulla sua osservabilità ha iniziato a diminuire. Morris stiama a 4,4 magnitudini la luminosità totale della cometa, che ha due distinte code lunghe circa 4°.

Osservandola dalla California meridionale la mattina del 14 luglio, Ron Bhanukitsiri l'ha individuata ad occhio nudo prolungando lo sguardo lungo il tubo ottico del suo telescopio puntato nella posizione in cui era ne era prevista la presenza. Attraverso il suo rifrattore TeleVue 102, la visione migliore l'ha ottenuta a 146x riuscendone persino a distinguere lo spostamento rispetto alle stelle nelle vicinanze. "Un'osservazione come quella di stanotte mi ha ricordato perché preferisco gli oggetti come pianeti e comete a quelli del cielo profondo" ha commentato Bhanukitsiri in un newsgroup. "Questi oggetti del sistema solare sono così vivi!""

Le statistiche sembrano andare contro alla possibilità che la cometa LINEAR resti così luminosa per molto. Ha virato intorno al perielio il 24 maggio ed il suo nucleo in marzo si è diviso. Ora si sta spostando a nord-ovest attraverso Pegaso, non lontano dal Grande quadrato. Gli osservatori delle nostre latitudini la troveranno alta in cielo a sud-est nelle ore precedenti il crepuscolo mattutino. Le effemeridi sulla posizione della cometa si possono trovare qui.

— J. Kelly Beatty —

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Venerdi 13 luglio

A sinistra: Saluto al re. Con la scoperta di altri 12 piccoli satelliti intorno al pianeta degli anelli, la famiglia di Saturno è ufficialmente la più numerosa, arrivando a contare 30 membri. Cortesia Hubble Heritage Team (AURA/STScI/NASA). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La conta delle lune di Saturno

Nel numero di questa settimana della rivista Nature, un team di astronomi guidato da Brett Gladman (Osservatorio di Nizza) spiega la scoperta di 12 lune orbitanti intorno a Saturno. Come riportato nel numero di aprile di Sky & Telescope si tratta di oggetti irregolari, il che significa che le loro orbite sono fortemente inclinate rispetto all'equatore del pianeta e ricadono in tre categorie, basate sulla loro inclinazione orbitale (vedi tabella sotto). Le spiegazioni possibili dell'origine di questi gruppi c'è quella della frantumazione di una luna più grande nel passato di Saturno o anche quella di un oggetto entrato nel sistema e distrutto dall'immensa gravità del pianeta.

Satellite
Distanza
dal Pianeta (km)
Periodo
(anni)
Inclina
zione
Eccen-
tricità
Diametro
(km)
Phoebe 12,940,000
1.51
174.7°
0.16
220
S/2000 S 1 23,100,000
3.59
173.1°
0.34
16
S/2000 S 7 20,100,000
2.92
175.9°
0.45
6
S/2000 S 9 18,500,000
2.57
167.4°
0.22
6
S/2000 S 12 19,700,000
2.84
175.8°
0.12
6
S/2000 S 4 18,200,000
2.53
33.5°
0.54
14
S/2000 S 10 17,500,000
2.35
34.7°
0.47
8
S/2000 S 11 15,600,000
2.02
34.1°
0.55
26
S/2000 S 2 15,200,000
1.88
45.1°
0.36
20
S/2000 S 3 17,800,000
2.38
45.8°
0.27
32
S/2000 S 5 11,300,000
1.23
46.1°
0.33
14
S/2000 S 6 11,500,000
1.24
46.6°
0.32
10
S/2000 S 8 15,700,000
2.00
153.0°
0.27
6

Gli oggetti sono raggruppati per possibili famiglie orbitali. Dati forniti da Nature.

Il rapporto di S&T online su queste scoperte pubblicato nel dicembre scorso è disponibile nell'archivio.

— David Tytell —

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Venerdi 13 luglio

A sinistra: Una nana bruna che sopravvive in un sistema multiplo potrebbe essere molto rara. Si potrebbero formare insieme alle altre stelle ma l'interazione gravitazionale tra i membri potrebbe alla fine espellerne qualcuna. Il ricercatore del Caltech Robert Hurt (Infrared Processing and Analysis Center) ha realizzato quest'immagine del sistema stellare Gliese 570, che dovrebbe avere due o tre oggetti substellari. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'origine delle nane brune

Qualche anno fa gli astronomi stavano ancora cercando le prove dell'esistenza di oggetti denominati nane brune. Si pensava che questi corpi, la cui esistenza era ipotizzata da tempo, fossero delle "stelle mancate", molto più grandi di Giove ma non sufficientemente massive da sostenere le reazioni termonucleari nel nucleo. Da allora gli astronomi ne hanno trovate parecchie, alcune intorno a qualche stella, la maggior parte associate a nebulose. Questi oggetti substellari, come numerose stelle di piccola massa, potrebbero anche vagare per la galassia.

Si presume che le nane brune si formino contemporaneamente ad altre stelle ma cosa accada da impedir loro di dare inizio alla fusione dell'idrogeno, è ancora oggetto di dibattito. Secondo una teoria sono poco più che "superpianeti" formatisi dal disco di gas che circonda la protostella. In questo caso però, osserveremmo più nane brune intorno ad altre stelle, come è accaduto per le diverse dozzine di pianeti giganti extrasolari che si conoscono.

Su Astronomical Journal di questo mese, Bo Reipurth (University of Colorado) e Cathie Clarke (Institute for Astronomy) danno la loro spiegazione al mistero. Ipotizzano che le nane brune vengano espulse dalla nurserie stellare prima che abbiano la possibilità di diventare stelle a tutti gli effetti. Quando la nube protostellare collassa, spiegano, la materia si aggrega ed i blocchi più grandi diventano stelle. Secondo il loro ragionamento, alcuni blocchi non aggregano tutta la parte del materiale disponibile ed in seguito l'interazione gravitazionale li espelle dal sistema.

Questo meccanismo spiegherebbe perché sono state trovate poche nane brune insieme ad altri soli. Se un "embrione". stellare riesce a rimanere nella nube, continua a raccogliere materia e può diventare una stella. "Nel nostro modelli" dicono, "il problema non è quello di spiegare l'assenza delle nane brune intorno a stelle più evolute ma piuttosto quello di spiegare come potrebbe restare legata ad un sistema simile una nana bruna". Reipurth e la Clarke precisano che una verifica della loro ipotesi potrebbe venire dall'osservazione di nane brune vicine a protostelle molto giovani di classe 0, che hanno appena 10.000 anni. I pianeti extrasolari potrebbero nascere da processi differenti formandosi, per esempio, dopo che gli embrioni hanno lasciato il sistema.

Ulteriori simulazioni al computer potrebbero riuscire a risolvere meglio gli effetti della presenza di multiple protostelle, dei dischi di accrezione e delle dense nubi di gas sulla possibilità di fuga delle nane brune. Ulteriori osservazioni potrebbero inoltre riuscire a verificare le velocità di espulsione delle nane brune.

— Stuart J. Goldman —

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Giovedi 12 luglio

A sinistra: Lo SWAS, il Submillimeter Wave Astronomy Satellite è stato progettato per studiare nubi interstellari, regioni di formazione stellare e gusci di polvere intorno a stelle morenti analizzando le emissioni provenienti dall'acqua, dal monossido di carbonio, dall'ossigeno molecolare e dagli atomi di carbonio a lunghezze d'onda prossime a 0,5 millimetri. Disegno a cura dello Smithsonian Astrophysical Observatory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Le comete circondano una stella morente

E' troppo tardi per cercare la vita ma la regione circostante la stella CW Leonis una volta conteneva un'enorme quantità d'acqua. E perché allora sarebbe troppo tardi per cercare la vita? Perché CW Leonis è una stella che sta morendo sommergendo di radiazioni e facendo evaporare il suo circondario.

CW Leonis (nota anche come IRC +10216) è una stella di carbonio molto evoluta a circa 500 anni luce dal Sole. Giganti così anziani e gonfi (se fosse al posto del Sole arriverebbe fino all'orbita di Giove) hanno atmosfere e densi venti stellari ricchi di carbonio ed ossigeno. La maggior parte degli atomi di questi elementi si combinano per formare monossido di carbonio ma la parte importante è quella che rimane. Se gli atomi di ossigeno sono più di quelli di carbonio la stella presenta lo spettro di una normale gigante rossa di tipo M. Se avviene il contrario, ovvero c'è un eccesso di carbonio, apparirà come una stella di carbonio di tipo C.

Gary Melnick (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) e quattro colleghi hanno deciso di osservare CW Leonis con il Submillimeter Wave Astronomy Satellite (SWAS), che osserva quelle parti dello spettro tra le onde radio e la luce infrarossa alla ricerca dlle impronte tipiche del vapore acqueo e di altre molecole. Il team sapeva che cercare il vapore acqueo intorno a CW Leonis avrebbe potuto risultate difficile ma, dissero, "Impieghiamo sempre una piccola percentuale del nostro tempo a caccia di risultati improbabili".

Ma perché dovrebbe essere difficile? Dopotutto, le normali stelle ginganti rosse di tipo M sono spesso circondate dal vapore acqueo che si forma quando l'ossigeno in eccesso nel veno stellare si combina con l'onnipresente idrogeno. Una stella di carbonio però è diversa poiché tutto l'ossigeno è intrappolato nelle molecole di monossido di carbonio e non ne rimane molto per formare acqua.

Gli astronomi si aspettavano di rilevare una quantità d'acqua pari al volume degli oceani terrestri ma, con grossa sorpresa, CW Leonis ne presentò una quantità 10.000 volte superiore. Per Melnick ed il suo gruppo la spiegazione possibile è una sola: la stella è circondata da miliardi di nuclei cometari ghiacciati che stanno evaporando per l'aumento di calore della stella intanto che, lentamente, si espande. Un"onda di vaporizzazione" sta avanzando nella zona delle comete ad una distanza compresa tra 75 e 300 unità astronomiche. "Abbiamo studiato diverse spiegazioni alternative" ha detto il membro del team David Neufeld (Johns Hopkins University), "ma niente si avvicina a spiegare la quantità di vapore acqueo osservata". Il rapporto del team è apparso oggi su Nature.

Secondo Ewine van Dishoeck (Leiden University), "E' abbastanza ragionevole pensare che altre stelle hanno regioni di comete come la Cintura di Kuiper del nostro sistema solare. E' un'ipotesi affascinante". Anche Alan Boss (Carnegie Institution of Washington) conviene che le osservazioni dello SWAS: "Implichino veramente l'esistenza di una popolazione di corpi ghiacciati non osservabili". Poiché si ritiene che le comete siano il lascito della formazione di un sistema planetario, CW Leonis potrebbe essere stata circondata da pianeti. "Stiamo aprendo un nuovo capitolo nella possibilità di studiare sistemi planetari extrasolari" ha detto Melnick.

Naturalmente, se CW Leonis avesse avuto dei pianeti di tipo terrestre, non ne sarebbe rimasto più nulla. Tra circa 7,7 miliardi di anni, un simile destino attende i pianeti interni del nostro sistema solare. "Le osservazioni di CW Leonis stanno fotografando l'immagine del nostro lontano futuro", ha detto Neufeld. "Siamo testimoni dell'apocalisse cui andrà incontro il nostro sistema solare".

— Govert Schilling —

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Giovedi 12 luglio

A sinistra: Dall'inizio di giugno, la maggior parte del pianeta rosso appare coperta da una coltre di polvere scura. Il Thermal Emission Spectrometer a bordo del Mars Global Surveyor della NASA ha effettuato delle riprese giornaliere della nube in questione. Qui si trova l'intera serie di questo emisfero, centrata sulla longitudine 270° (Syrtis Major ed Isidis Planum); una serie dell'emisfero opposto (Tharsis e Solis Planum) si trova qui. Cortesia Philip Christensen (Arizona State University). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Tempeste di sabbia sommergono Marte

L'opposizione di Marte, che si verifica quando il pianeta è al massimo avvicinamento alla Terra, dovrebbe essere un momento da celebrare. Sebbene la distanza tra i due corpi celesti stia aumentando dal 21 giugno (quando si trovavano a 43 milioni di chilometri di distanza), luglio è ancora un buon mese per osservarne i dettagli, tempo permettendo.

Negli ultimi 10 giorni Marte è stato tormentato da una tempesta di sabbia di proporzioni globali, dettagli che solo una settimana fa erano nitidi e chiaramente visibili ora sono coperti dalla foschia. Il veterano della fotografia planetaria Donald Parker ha definito questa tempesta "la migliore in assoluto tra quelle che ho osservato. Persino dettagli come Syrtis Major sono quasi scomparsi". Anche secondo i rapporti delle osservazioni effettuate ad occhio nudo infatti il pianeta non appare così rosso come al solito.

Secondo quento rilevato dai geologi planetari con l'ausilio del Thermal Emission Spectrometer a bordo del Mars Global Surveyor, la tempesta è iniziata il 15 giugno quando una piccola zona polverosa è apparsa nel bacino da impatto Hellas nell'emisfero meridionale. Da allora la tempesta è montata avvolgendo il pianeta sempre di più.

Questa situazione ricorda quella verificatasi 30 anni fa quando il Mariner 9 dalla sua orbita vide il pianeta completamente coperto da una tempesta di polvere di portata planetaria. Questi fenomeni sono comuni sul pianeta rosso ma gli astronomi non sanno quando possono durare, quindi gli astrofili di tutto il mondo non potranno che aspettare che la polvere si posi per poterne osservarne ancora i dettagli.

— David Tytell —

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Venerdi 6 luglio

A sinistra: Gli operai sollevano il tubo del telescopio Herschel di 6 metri al National Air & Space Museum di Washington, D.C. Cortesia Eric Long e NASM. A destra: Il curatore David DeVorkin mostra lo specchio secondario del telescopio di 50 cm. Cortesia Stephen Maran. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Arriva negli U.S.A. un telescopio storico

Uno dei "gioielli della corona" dell'astronomia, il telescopio di 6 metri usato da William e John Herschel, è approdato per la prima volta sul suolo americano. Dopo aver viaggiato per nave, proveniente dal National Maritime Museum di Londra, il telescopio dell'età di 217 anni è arrivato al National Air & Space Museum della Smithsonian Institution di Washington, D.C., il 29 giugno. Qui, David H. DeVorkin curatore della prossima mostra "Explore the Universe", ha seguito il team di addetti che, cautamente, ha montato il leggendario tubo ottico di mogano nella sua sede.

Con questo telescopio il più vecchio degli Herschel scoprì le lune Titania e Oberon di Urano (1787) e Mimas ed Enceladus di Saturno (1789). John, il figlio, lo trasportò in Sudafrica per la sua famosa esplorazione dei cieli australi del 1834-38 e lo utilizzò per scoprire più di 9.000 nebulose, ammassi stellari e stelle doppie. C'è anche lo specchio di 50 cm del telescopio, uno dei quattro che gli Herschel fecero fare per questo telescopio (in speculum, una lega di rame e stagno che si ossidava facilmente e che necessitava frequenti rilucidature).

Per la mostra, DeVorkin ha fatto realizzare una serie di ricostruzioni che rappresentano 400 anni di osservazioni astronomiche. Le cinque sezioni principali presentano l'esplorazione del cielo notturno ad occhio nudo, con il telescopio, fotografica, spettroscopica e con rilevatori digitali. Anche se non verrà aperta al pubblico prima del 21 settembre, è possibile vederne una piccola anteprima qui.

— J. Kelly Beatty —

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Venerdi 6 luglio

A sinistra: Le due immagini della scoperta di 2001 KX76 riprese il 22 maggio sono state combinate per mostrare il moto dell'oggetto sulle stelle di fondo. Cortesia Deep Ecliptic Survey Team/NOAO/AURA/NSF.

Un altro gigante nella Cintura di Kuiper?

Utilizzando il riflettore Blanco di 4 metri dell'Inter-American Observatory di Cerro Tololo (Cile), gli astronomi hanno scoperto un lontano oggetto vicino alla Testa dello Scorpione che sembra rivaleggiare per dimensioni con l'asteroide Cerere. Denominato 2001 KX76, la sua scoperta arriva a ruota di quello simile, denominato 20000 Varuna, trovato nel novembre scorso con lo Spacewatch telescope di 90 cm dell'Università dell'Arizona. Entrambi gli oggetti, con Plutone e la sua luna Caronte, fanno parte della cosiddetta Cintura di Kuiper e si trovano ai limiti del sistema solare conosciuto, a circa 40 unità astronomiche dal Sole.

"Riteniamo che 2001 KX76 sia pioù grande di Varuna," ha detto Robert L. Millis (Lowell Observatory), leader del team della Deep Ecliptic Survey inaugurata dalla NASA nel maggio scorso. Per una sua classificazione precisa si dovranno attendere altre misurazioni dell'orbita (e quindi della distanza attuale) e della riflettività della superficie. Sia 2001 KX76 che Varuna hanno una magnitudine visuale di 20, il che li rende tra i più luminosi membri della Cintura di Kuiper tra i 400 scoperti dal 1992.

Plutone e Caronte sono più luminosi ma sono anche più vicini al Sole (30,4 U.A.), poi sappiamo che hanno superfici coperte di ghiaccio molto riflettenti. Basandosi sulle combinazione delle osservazioni nel visibile e nelle onde termiche submillimetriche effettuate alla fine del 2000, David Jewitt (University of Hawaii) e due colleghi hanno determinato che Varuna ha una superficie scura, priva di ghiaccio fresco ed ha un diametro di circa 400 km (il 40 per cento di Plutone). Se anche 2001 KX76 fosse scuro, dovrebbe avere dimensioni simili.

"2001 KX76 è così incredibile perché dimostra che restano da scoprire oggetti significativi" ha detto Millis. Solo metà dei 40 candidati oggetti di Kuiper rilevati in maggio si è rivelato esserlo veramente. "La nostra prossima possibilità di seguire gli altri oggetti arriverà in agosto, quando potremo utilizzare nuovamente il CTIO."

— Roger W. Sinnott —

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Venerdi 6 luglio

A sinistra: La spettacolare immagine di Marte realizzata dall'Hubble Space Telescope il 26 giugno, meno di una settimana prima che il pianeta rosso fosse alla minima distanza dalla Terra. Cortesia NASA ed Hubble Heritage Team (STScI/AURA)..

Marte osservato dall'HST

Il mese scorso Marte si è trovato a 67 milioni di chilometri dalla Terra, il massimo avvicinamento dal 1988. Gli astrofili di tutto il mondo hanno puntato sulla sua vicinanza per osservarlo al meglio e così ha fatto l'Hubble Space Telescope. Il 26 giugno l'osservatorio orbitante ha scattato diverse fotografie che sono state combinate per realizzare questa immagine a colori: la miglior ripresa di Marte di sempre di Hubble. Rilasciata ieri come parte dell'Hubble Heritage Project, rivela dettagli sino a 16 km di diametro e mostra due tempeste di polvere nell'emisfero settentrionale ed una in quello meridionale. Per i dettagli sull'immagine, leggete il comunicato stampa online.

Avete ancora diverso tempo per vedere Marte. Alla sera domina il cielo a sud, con il suo colore arancione di magnitudine –2.0. La più debole Antares, anch'essa arancione, si trova alla sua destra. Sebbene la Terra si stia allontanando da Marte, il pianeta rosso ha ancora un diametro di 19-20 secondi d'arco, una dimensione molto simile a quella che aveva tre settimane fa, al momento del massimo avvicinamento. Per i dettagli su questa apparizione di Marte, leggete la guida all'osservazione online o nel numero di maggio di Sky & Telescope, a pagina 102. Un telescopio può rivelare tracce delle calotte polari e della presenza di polveri.

Una guida al ritrovamento delle piccole lune Phobos e Deimos, con un grande telesciopio amatoriale si trova nel numero di giugno di S&T a pagina 102. Chi possiede un telescopio può scaricare il programma Mars Previewer II, che mostra le informaioni per l'osservazione e una mappa personalizzata del disco apparente del pianeta per qualsiasi data ed ora.

— Stuart J. Goldman —

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Giovedi 5 luglio

A sinistra: La Grande Galassia di Andromeda (M31) ha due compagne . . . per ora. Secondo un team di astronomi, M32 (la piccola galassia in alto) ed M110 (quella leggermente più grande in basso) grazie ad M31 sono state private di molte delle loro stelle. E' possibile che le due galassie più piccole vengano inglobate completamente da quella più grande. Cortesia Jason Ware. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Identificata una vicina cannibale

La galassia di Andromeda (M31), quella più vicina alla Via Lattea, non sembra comportarsi bene con gli altri. Secondo recenti scoperte, ci sono le prove che si è scontrata con altre due galassie, M110 ed M32 e, nella collisione, ha strappato alle due più piccole vasti sciami di stelle.

Le osservazioni condotte da Rodrigo Ibata e colleghi (Osservatorio di Strasburgo) pubblicate il 5 luglio sulla rivista Nature, hanno rivelato un gigantesco flusso di stelle ricche di metalli (elementi più pesanti dell'elio) all'interno del vasto alone esterno di Andromeda. Secondo Ibata, quelle stelle provengono da M110 ed M32.

Questi risultati si aggiungono all'idea della formazione galattica che si sta sviluppando. Sembra infatti che tutte le grandi galassie (Via Lattea inclusa) derivino dalla fusione e dall'interazione con piccole galassie. Non è quindi una sorpresa che M31 possa essere considerata una cannibale, la nostra stessa galassia ha inghiottito le sue vicine. Una di queste vittime è una galassia nana che Ibata e colleghi hanno scoperto nella costellazione del Sagittario nel 1994.

Anche la Via Lattea non è al sicuro dal cannibalismo. In circa 3 miliardi di anni, ci scontreremo con M31 per formare una galassia ancora più grande.

— David Tytell —

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Martedi 3 luglio

A sinistra: La sonda Huygens dell'European Space Agency inizia la discesa nell'atmosfera di Titano. L'evento si verificherà nel gennaio 2005 e la sonda Cassini della NASA (al centro in alto) sarà a circa 65.000 chilometri di distanza. Disegno di D. Ducros; cortesia ESA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Aggiornati i piani della Cassini-Huygens per Titano

Quello passato è stato un anno difficile per i tecnici impegnati nella missione Cassini-Huygens. Tutto è cominciato quando hanno scoperto un problema che ha messo in forse l'unica possibilità della sonda Huygens di scendere attraverso l'atmosfera di Titano: qualcosa non ha permesso di misurare completamente lo spostamento Doppler dovuto alla velocità della sonda Il ricevitore radio della Cassini non ha una infatti banda sufficientemente larga da permettere la ricezione di tutti i preziosi dati trasmessi dalla Huygens. Poiché la navicella si trova in viaggio verso Saturno dal 1997, non ci sono possibilità di soluzioni strutturali.

Dopo aver studiato il problema per sei mesi, i manager della missione della NASA e dell'Agenzia Spaziale Europea hanno escogitato una nuova strategia che dovrebbe permettere il salvataggio di tutte le informazioni della Huygens. Per ridurre lo spostamento Doppler nella frequenza di trasmissione della sonda, la Cassini passerà oltre Titano ad una distanza di molto superiore, 65.000 chilometri anziché i previsti 1.200, e sono previste anche delle modifiche al sistema di comunicazione. Alcune problematiche, come la localizzazione del punto esatto dell'atterraggio della sonda, sono in fase di studio ma i manager sia della Cassini che della Huygens sembrano ottimisti sulla soluzione. Come ha spiegato Jean-Pierre Lebreton, scienziato del progetto Huygens dell'ESA: "Ciò che importa è che abbiamo trovato la soluzione. Ora è il momento di mettere i puntini sulle i".

Una conseguenza della modifica è che il complicato tour orbitale della Cassini deve essere rivisto. Ora, per poter effettuare la nuova geometria del fly-by, la sonda effettuerà tre passaggi di Titano, anziché due. La Huygens verrà rilasciata il 25 dicembre 2004 e precipiterà nell'atmosfera di Titano il 14 gennaio successivo, sette settimane più tardi del previsto.

Per ulteriori dettagli, consultate i siti della Cassini e della Huygens.

— J. Kelly Beatty —

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Martedi 3 luglio

A sinistra: Nascosta da una nebbia arancione di idrocarburi, la misteriosa Titano è la seconda luna per dimensioni del nostro sistema solare e l'unica dotata di una densa atmosfera. La sua superficie può essere osservata, a dispetto della coltre che la ammanta, nella luce infrarossa come hanno fatto alla fine degli anni '90 Athena Coustenis (Observatoire de Meudon) ed altri. Cortesia A. Coustenis. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Misurati i venti di Titano

Titano, con il suo disco arancione pallido privo di caratteristiche, ha tormentato gli astronomi per decenni. Non solo la luna più grande di Saturno possiede una spessa atmosfera, ruota anche molto lentamente: una volta ogni 16 giorni. Curiosi di sapere se l'atmosfera si comporta in modo simile, gli osservatori sono riusciti a stabilire l'elusiva direzione e la velocità del vento.

Un team di astronomi guidati da Theodor Kostiuk (NASA/Goddard Space Flight Center), hanno utilizzato uno spettrometro sensibilissimo montato sull'Infrared Telescope Facility di tre metri posto sul Mauna Kea, per misurare gli spostamenti Doppler dello spettro dell'atmosfera. Ed hanno scoperto che la stratosfera di Titano si muove a circa 210 metri al secondo (756 km/h), anche se la velocità rimane comunque piuttosto incerta. Comunque, dice Kostiuk, "I nostri risultati sono gli unici ad aver determinato la direzione del vento", che è la stessa della rotazione di Titano. I risultati della ricerca sono apparsi il 15 giugno su Geophysical Research Letters.

Le conclusioni concordano con le misure indirette effettuate in questo stesso giorno di 12 anni fa, quando il satellite occultò la stella 28 Sagittarii. Nel corso di quell'evento, gli astronomi scoprirono che l'atmosfera ha forme allungate, e stimarono approssimativamente la velocità del vento, ma non quella della direzione in cui soffiava.

Kostiuk ritiene che ci sia ancora molto da imparare su Titano, il cui ambiente ricco di azoto e povero di ossigeno potrebbe ricordare quello primordiale della Terra. "Mi aspetterei che i venti diminuissero ad altitudini inferiori ma non sarei sorpreso se non fosse così" ha detto. La risposta alla domanda potrebbe arrivare in pochi anni ovvero quando la missione Cassini raggiungerà Saaturno e sgancerà la sonda Huygens nella tenebrosa atmosfera di Titano. I dati di Kostiuk dovrebbero essere d'aiuto per ottimizzare i risultati scientifici della sonda, visto che adesso i tecnici della missione sapranno dove puntare l'antenna ricevente della Cassini quando la sonda si abbasserà verso la superficie.

— Rachel N. Thessin —

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