Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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La rivista indispensabile di astronomia

Giovedi 15 luglio

A sinistra: In prossimità del Triangolo estivo è stata scoperta una nova, una posizione assai favorevole per l'osservazione. La sua posizione è indicata in questa carta celeste (cliccate sull'immagine per ingrandirla). Cliccate qui per una carta più dettagliata in cui la nova (di magnitudine 8.8) è indicata da una freccia. Questa carta celeste è stata realizzata da Sky & Telescope con il programma di astronomia The Sky

Una Nova nell'Aquila

Il 13 luglio un astronomo giapponese ha scoperto una nova nella costellazione dell'Aquila. La scoperta è stata annunciata dalla Circolare IAU 7223 del Central Bureau for Astronomical Telegrams ed annunciata di conseguenza ieri dall'American Association of Variable Star Observers (AAVSO) congiuntamente al servizio e-mail AstroAlert di Sky & Telescope. Al momento della scoperta la Nova Aquilae 1999 era di magnitudine 8,8. Si trova a 19h 07m 36.90s di ascensione retta e +12° 31' 26.2" di declinazione (coord. 2000), cioè a circa 1.5° sud della stella di 3° magnitudine zeta Aquilae. Alla fine del crepuscolo la costellazione dell'Aquila è ben alta in direzione sud.


Venerdi 15 luglio

A sinistra: Questo piccolo catamarano, nel corso della missione Tunguska 99, sarà la base di diversi esperimenti sul lago Ceko. Si ringrazia Luigi Foschini dell'Università di Bologna. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Ritorno a Tunguska

Sono passati 91 anni dall'"evento Tunguska", quando un frammento di materia interplanetaria esplose ad otto chilometri di altezza devastando un'area di oltre 2.000 km quadrati della foresta siberiana in prossimità del Stony Tunguska River, abbattendo oltrenon ha formato alcun cratere e non mai stato ritrovato alcun frammento. Questa estate però, i ricercatori ritorneranno sul luogo del disastro nella speranza di risolvere alcuni dei misteri che da tempo circondano questo evento. Nearly di scienziati italiani, fotografi e pesonale di supporto sono partiti oggi per la città siberiana di Krasnoyarsk (passando per by way of Moscow), dove raggiungeranno diversi colleghi russi. Un elicottero pesante Mi-26 sta trasportando il team ed il loro equipaggiamento al lago Ceko, ad 8 chilometri dal centro dell'esplosione poiché la traiettoria molto obliqua dell'oggetto che la provocò potrebbe aver portato nel lago alcuni frammenti. Nel corso delle due settimane della spedizione, un sonar e delle telecamere sottomarine teleguidate effettueranno la prima mappatura del fondo quindi alcuni campioni incontaminati verranno prelevati e portati in superficie per essere analizzati. Verranno eseguiti anche altri studi, tra cui la ricerca di tracce di detriti cosmici in campioni di alberi (lavoro iniziato dagli italiani nel 1991), le misure del campo magnetico locale e la monitorizzazione dei raggi cosmici. Per maggiori informazioni, consultate il sito Tunguska 99 home page.


Mercoledi 14 luglio

A sinistra: Il 26 gennaio 1955, utilizzando il telescopio di 48-inch Oschin Schmidt sulla sommità di Monte Palomar hanno fotografato l'asteroide 1999 AN10. Le lastre Schmidt sono state usate per precisare l'orbita dell'oggetto e provare che non ha possibilità di colpire la Terranei prossimi 50 anni. L'immagine è shown as black-on-white per avidenziare la debole traccia dell'asteroide. Si ringraziano Gareth V. Williams per l'immagine della National Geographic-Palomar Observatory Sky Survey, ed il Minor Planet Center.Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

In una fotografia di 40 anni fa la salvezza della Terra

L'asteroide 1999 AN10 era stato messo nella lista degli "oggetti potenzialmente pericolosi" subito dopo la sua scoperta avvenuta all'inizio di quest'anno. In maggio, il livello di pericolo si alzo improvvisamente quando gli astronomi determinarono che c'era una, sia pur piccola, possibilità che potesse colpire la Terra nel 2044 o 2046. Il 7 agosto 2027 l'asteroide avrebbe effettuato un passaggio ravvicinato alla Terra e si era determinato che se fosse passato attraverso attraverso alcuni "punti chiave" dello spazio durante il passaggio, avrebbe potuto prendere una traiettoria che l'avrebbe portto a collidere con la Terra. La situazione è cambiata Lunedi, quando gli astronomi hanno annunciato con una Circolare del Minor Planet Center il ritrovamento su una lastra della National Geographic-Palomar Observatory Sky Survey di un'immagine di 1999 AN10. La traccia dell'asteroide è stata misurata dalle fotografie del 1955 e l'orbita ridefinita. La revisione dei dati ha aumentato la distanza minima del possibile approccio alla Terra a 386.000 km spostando i punti critici al punto da rendere impossibile una collisione entro 40 anni. Per maggiori informazioni, consultate il Near-Earth Object Program del JPL.


Venerdi 9 luglio

A sinistra: La missione Rosetta dell'Agenzia Spaziale Europea, nel 2012 invierà una piccola sonda sulla superficie della cometa 46P/Wirtanen. Si ringrazia l'ESA. In alto, a destra: La missione Space Technology 4 della NASA, conosciuta ancghe come Champollion, avrebbe dovuto atterrare sulla cometa 9P/Tempel 1 nel 2006 ma, probabilmente, verrà cancellata.Si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il punto sulle missioni dirette verso le comete

Buone e cattive nuove per gli astronomi interessati all'osservazione ravvicinata delle comete. Prima le buone notizie: l'European Space Agency ha ha reso noti i dettagli dell'orbiter Rosetta e del suo lander, che verrano lanciati alla volta della cometa 46P/Wirtanen nel 2003. Nel corso del viaggio interplanetario, che durererà otto anni, Rosetta incontrerà due asteroidi. Secondo gli scienziati dell'ESA, scopo della missione sarà quello di "studiare l'origine delle comete, delle relazioni tra materia interstellare e quella cometaria e le implicazioni relative all'origine del sistema solare". Ora le cattive notizie: la NASA aveva progettato di effettuare gli stessi studi e sperava di anticipare l'ESA facendo atterrare la sonda Champollion sulla 9P/Tempel 1 nel 2006 ma i planetologi hanno saputo che la NASA ha proposto di cancellare la missione a causa della mancanza di risorse finanziarie. La Planetary Society ed altri che sponsorizzano l'esplorazione del sistema solare sperano di convincere il congresso americano a far cambiare decisione all'ente spaziale. Comunque, anche se la missione Champollion venisse annullata, la NASA ne ha altre in cantiere ma nessuna di queste prevede un atterraggio morbido. La Stardust è in viaggio verso la cometa Wild 2 che incontrerà nel 2004. Nel 2006 la sonda tornerà sulla Terra con dei campioni di polvere cometaria ed interplanetaria. All'inizio di questa settimana, sempre la NASA ha annunciato il lancio della Deep Impact verso la cometa 9P/Tempel 1 che avverrà nel gennaio 2004. Dopo 18 mesi di viaggio, la sonda sparerà un proiettile per scavare un enorme cratere e poi studiarne i detriti ghiacciati ed il materiale primordiale fuoriuscito.


Venerdi 9 luglio

A sinistra: Il 17 novembre 1998 a St. George, in Kansas, questa leonide ha brillato con una luminosità pari a quella della Luna piena. Da notare sulla destra la costellazione di Orione. Si ringrazia Rick Schmidt. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Bolide in Nuova Zelanda

L'otto luglio un meteorite ha solcato il cielo della Nuova Zelanda ed è esploso scatenando centinaia di telefonate dei cittadini alle autorità locali. Secondo John Field, addetto stampa presso il Carter Observatory di Wellington, la sfera infuocata è apparsa poco dopo le quattro del pomeriggio, ora locale, con una luminosità pari a quella del Sole. L'esplosione ha prodotto un bang ed una nuvola di vapori giallastri. Gli studiosi del One Tree Hill Observatory stanno cercando di ricostruire la traiettoria del bolide attraverso le testimonianze, quest'informazione potrà servire per la ricerca di qualsiasi frammento che potrebbe essere sopravissuto alla caduta. Secondo il direttore dell'osservatorio Ian Griffin, la ricerca è gia stata ristretta ad una striscia lunga 100 chilometri che inizia a Taranaki e si estende fin nell'oceano. Sebbene siano state numerose le testimonianze della caduta di detriti a terra, le ricerche effettuate non hanno, sino a questo momento, avuto esito positivo. Joel Schiff, editore della rivista Meteorite!, ritiene che i resti del meteorite potrebbero essere piccoli come piselli o grandi, al massimo, quanto una mela. Il giorno successivo all'incidente, un commerciante di New York ha offerto 25.000 dollari per dei frammenti del bolide. Un videoamatore ha effettuato alcune riprese della nube formatasi dopo l'esplosione del meteorite. Il filmato è disponibile su CNN.com


Venerdi 9 luglio

A sinistra: In questa fotografia "ad occhio di pesce" dal Kennedy Space Center si vede il Chandra X-ray Observatory che riempie il vano di carico del Columbia . Il Chandra dovrebbe partire il 20 luglio, il giorno del 30° anniversario dell'atterraggio dell'Apollo 11 sulla Luna. A destra: L'equipaggio del Columbia è composto da (da sinistra a destra) Michel Tognini, Cady Coleman, Jeff Ashby, Eileen Collins (prima donna a comandare uno shuttle) e l'astronomo Steve Hawley. Si ringrazia la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Semaforo verde per il Chandra

E' ufficiale: la NASA conta di lanciare lo Space Shuttle Columbia da Cape Canaveral alle 12:36, ora locale, del 20 luglio. Poco dopo aver raggiunto l'orbita, gli astronauti del Columbia dispiegheranno il Chandra X-ray Observatory. E' come un grande osservatorio ottico che però lavora alle frequenze delle radiazioni X, è in grado di fornire immagini ad alta risoluzione ed a largo campo in un'ampia gamma delle energie di quelle radiazioni. Innanzitutto dal Chandra gli astronomi si aspettano immagini nitide di ammassi di stelle neonate, di galassie interagenti in ammassi remoti e di scontri tra la materia emessa dalle supernvae ed i gas interstellari. Il Chandra ha, tra l'altro, un'eccellente risoluzione spettrale il che permetterà di conoscere temperature, densità e abbondanze degli elementi che costituiscono le nubi di plasma caldo, informazioni ricavabili dalle emissioni degli atomi di cui sono formate. Lo spostamento verso il rosso o il blu delle emissioni nei raggi X causate dall'effetto Doppler permetterà agli astronomi di conoscere a quale velocità si sposta il gas caldissimo presente tra gli ammassi di galassie e di quello che spiraleggia intorno all'orizzonte degli eventi dei buchi neri stellari. La capacità dell'osservatorio di misurare variazioni di intensità dell'ordine di microsecondi, ci permetterà di misurare il tasso di rotazione delle pulsar, stelle di neutroni dotate di un forte campo magnetico che ruotano su se stesse decine di volte ogni secondo. Per un'anteprima completa della missione, leggete il numero di agosto 1999 di Sky & Telescope.


Venerdi 9 luglio

A sinistra: Rick Fienberg di Sky & Telescope ha scattato questa fotografia delle macchie solari il 5 luglio con un telescopio Schmidt-Cassegrain di 20 cm f/10 dotato di filtro solare. Intorno alle macchie, in modo particolare a quelle in prossimità del limbo, è possibile vedere le regioni pià chiare denominate faculae. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Macchie solari

Il ciclo undecennale dell'attività solare è prossimo al suo massimo e ciò significa che il numero di macchie solari visibili è destinato ad aumentare. Con un filtro solare solare sicuro posto davanti al telescopio, è possibile vedere facilmente le macchie, se la giornata è serena. Questa settimana ci sono diversi gruppi di grandi macchie in movimento lungo la superficie del Sole, come si può vedere dall'immagine. Sono visibili anche le regioni più chiare, denominate faculae. Gli astronomi ritengono che le macchie solari abbassino il totale dell'energia emessa dal Sole ma studi recenti hanno dimostrato che l'energia delle faculae compensa abbondantemente quella minore emessa dalle macchie. Il Sole, quindi, starebbe emettendo un poco pià di energia del solito. Se non avete un telescopio e/o un filtro solare sicuro, potete vedere cosa succede sul Sole visitando il sito web del Big Bear Solar Observatory, che viene aggiornato quotidianamente.


Venerdi 9 luglio

A sinistra: L'astronauta Charles "Pete" Conrad cammina sul suolo lunare nel corso della missione Apollo 12, la seconda a portare, nel novembre 1969, un equipaggio umani sul nostro satellite . Si ringrazia la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Pete Conrad, 1930-1999

L'astronauta della NASA Charles "Pete" Conrad è ufficialmente deceduto l'altra notte a seguito di un incidente motociclistico vicino a Ojai, in California. Aveva 69 anni ed aveva partecipato a quattro voli spaziali ma viene ricordato principalmente per essere stato il comandante della missione Apollo 12, la seconda ad aver portato l'uomo sul nostro satellite. Era stato anche 28 giorni a bordo dello Skylab ed aveva volato con due missioni Gemini. Sin dal suo ritiro dalla NASA, avvenuto nel 1974, Conrad ha continuato a lavorare nel campo aerospaziale ed ultimamente allo sviluppo di veicoli da lancio economici. Con il suo stile irriverente si era accattivato la simpatia della stampa e del pubblico. Alto poco più di 1,65 metri con un fisico sportivo e dotato di un grande sorriso, iniziò la passeggiata sulla Luna prendendo in giro le storiche parole pronunciate da Neil Armstrong quattro mesi prima. Saltando dall'ultimo scalino del modulo alla superficie lunare, qualche decina di centimetri più in basso, esclamò "Accidenti! Per Neil sarà stato un piccolo passo ma per me no!". Per ulteriori informazioni su Conrad e sui suoi voli spaziali, visitate la Space History Page della NASA.


Giovedi 8 luglio

A sinistra: Più di 2000 astrofili di tutti il mondo si riuniscono ogni estate a Breezy Hill, nel Vermont, per l'annuale convention di Stellafane. La foto mostra la venerata sede del Pink Clubhouse ed il fabbricato del Porter Turret Telescope (a destra). Foto di Rick Fienberg per S&T. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Una nuova opportunità per Stellafane

I cieli scuri di Springfield, nel Vermont, sede dello star party annuale di Stellafane hanno temuto il peggio la settimana scorsa quando 1633 cittadini contro 1564 hanno votato a favore del piano statale per la costruzione di una prigione da 350 posti a pochi chilometri da Breezy Hill. I soci dell'associazione Springfield Telescope Makers e gli astronomi temono che le luci della prigione annulleranno quell'oscurità che, negli ultimi 75 anni, ha riunito gli appassionati di tutto il mondo. Una legge comunale potrebbe ristabilire quell'oscurità che gli appassionati e gli oppositori alla costruzione della prigione desiderano. Infatti, per un'approvazione del progetto ottenuta con un maggiornanza così bassa, solo 69 voti di differenza cioè il 2 per cento dei votanti, la legge prevede la possibilità di ripetere il referendum qualora il 5 per cento dei votanti lo richiedesse. Questa richiesta è già stata presentata il 7 luglio, la consultazione quindi, molto probabilmente verrà ripetuta in settembre, dando così più tempo ai sostenitori di Stellafane per perorare la loro causa. Lo start party di quest'anno dovrebbe svolgersi nel fine settimana del 13 agosto, quindi prima che la votazione avvenga nuovamente, gli oppositori della prigione sperano così che i residenti di Springfield comprendano quanto un cielo scuro si traduca in dollari dei turisti. Secondo Maryann Arrien, presidente dell'associazione Springfield Telescope Makers, questo non significa che voto del referendum "volgerà necessariamente a nostro favore, ma noi speriamo sempre".


Venerdi 4 giugno

A sinistra: Come fanno le particelle del vento solare ad accellerare a velocità così elevate? Come mostra la figura, cavalcano le onde magnetiche accellerando man mano che spiraleggiano intorno alle linee del campo magnetico. Disegno di Dana Berry; si ringraziano la NASA/Goddard Space Flight Center e l'AlliedSignal. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Spiegato uno dei misteri del Sole

Se pensate che gli astronomi sappiano tutto ciò che riguarda il nostro Sole, la stella più vicina e l'unica che può essere studiata nei particolari, vi sbagliate. Il vecchio Sole di tanto in tanto ci sorprende. L'ultimo capitolo della ricerca è stata la scoperta di onde magnetiche nella corona, l'atmosfera esterna della nostra stella che ha temperature dell'ordine di milioni di gradi. Con questa scoperta, sembra che gli studiosi abbiano trovato la risposta ad un mistero irrisolto da tempo ovvero come fanno le particelle cariche a defluire dal Sole accellerando a velocità di 800 chilometri al secondo? Gli elettroni e gli ioni che si muovono a spirale lungo le linee del campo magnetico potrebbero, secondo gli scienziati, raggiungere velocità pari a solo la metà di quella effettivamente raggiunta. Nuove osservazioni dei satelliti Solar and Heliospheric Observatory (SOHO) dell'European Space Agencyand e dello SPARTAN 201 della NASA proverebbero che le linee del campo magnetico del Sole satellite oscillano rapidamente avanti ed indietro. Quando il periodo dell'oscillazione coincide con quello con cui certi ioni si muovono a spirale lungo le linee del campo, questi acquisiscono un'energia supplementare e si muovono più velocemente come un bambino su un'altalena che si muove più rapidamente estendendo le gambe al ritmo dell'oscillazione.


Mercoledi 7 luglio

A sinistra: Mercurio venne visitato per l'ultima volta da una sonda nel 1974, quando il Mariner 10 scattò le immagini che hanno reso possibile la creazione di questo mosaico. Si ringrazia National Space Science Data Center. A destra: Il pianeta verrà visitato da una sonda nel 2008, quando la MESSENGER lo raggiungerà dopo un viaggio di quattro anni attraverso le regioni interne del sistama solare. Si ringrazia il Johns Hopkins University Applied Physics Lab. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Rotta verso Mercurio

Al quartier generale della NASA gli astronomi hanno annunciato oggi che le prossime due missioni del programma Discovery dell'agenzia spaziale americana saranno l'orbiter Mercury ed una sonda per comete. La missione Mercury Surface, Space Environment, Geochemistry, and R, o MESSENGER, sarà la primaad inviare una sonda in visita al sistema solare interno dopo che il Mariner 10, nel 1974-75, effettuò tre flybys. Lanciato nel 2004 a bordo di un razzo Delta, il MESSENGER effettuerà un fly-by di Venere nel 2006 e poi ancora nel 2007 per poi raggiungere Mercurio nel 2008 ed entrare nella sua orbita alla fine del 2009. Sette strumenti effettueranno la prima mappatura globale della torrida e craterizzata superficie del pianeta e lo studio del suo interno e della magnetosfera.

Deep Impact era il titolo di un recente film di cassetta ma è anche il nome di una sonda NASA che verrà lanciata nel 2004 alla volta della cometa periodica P/Tempel 1. Un anno dopo, la navicella sparerà un proiettile di 500 kg sulla superficie della cometa, creando un buco delle dimensioni di un campo di calcio, abbastanza profondo da permettere le ricostruzione delle fasi storiche della cometa. Strumenti a bordo della sonda e potenti telescopi terrestri esamineranno i detriti ghiacciati ed il nuovo materiale primordiale riportato in superficie alla base del cratere e sulle sue pareti.

Come già per le missioni Lunar Prospector e Near Earth Asteroid Rendezvous (NEAR), MESSENGER e Deep Impact saranno costruite utilizando tecnologie già note e componenti comuni, secondo la tradizione del programma Discovery "più veloce, migliore e più economico" la cui filosofia è quella di far volare un gran numero di piccole missioni piuttosto che un ristretto numero di missioni di vasta portata (del costo di svariati miliardi di dollari ciascuna). Ogni missione costerà meno di 300 milioni di dollari dall'inizio alla fine, compreso lo sforzo per arrivare all'acronimo del MESSENGER.


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