Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

Logo S&T
La rivista indispensabile di astronomia

Venerdi 13 ottobre

A sinistra: Rispetto alla stella di riferimento (a destra), Iota Horologii presenta un vasto alone luminoso, forse dovuto alla presenza di un disco di polvere intorno alla stella. Le stelle stesse sono nascoste da uno schermo. Si ringrazia l'European Southern Observatory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Una stella con un pianeta ed un disco di polveri

Negli ultimi cinque anni, gli astronomi hanno determinato che sono 50 le stelle che sono circondate da pianeti. Tra queste c'è Iota Horologii, una stella di magnitudine 5,4 a 56 anni luce di distanza nel cielo australe. Nel 1999 gli astronomi scoprirono che un pianeta, con una massa pari ad almeno tre volte quella di Giove, orbitava intorno a Iota ogni 320 giorni. Anche se sicuramente non si tratta di un pianeta di tipo terreste la sua orbita, e la sua stella, sono simili al Sole. Un team internazionale di astronomi ha annunciato oggi la scoperta di un disco di polveri che circonda l'astro, il quarto esempio di una stella che possiede sia un pianeta che un tale disco. Sebastian Els (Università di Heidelberg) e colleghi sono giunti a questo risultato facendo uso del sistema di ottiche adattive del riflettore di 3,6 m dell'European Southern Observatory di La Palma, in Cile. Posizionando uno schermo di 1 secondo d'arco davanti alla stella è stato possibile distinguere nella luce infrarossa le deboli emissioni riflesse dalle polveri. Osservazioni future potrebbero determinare temperatura, dimensioni e composizione dei granelli di polvere. Per magiori informazioni consultate il comunicato stampa online.


Martedi 10 ottobre

A sinistra: La sonda High-Energy Transient Explorer 2 è stata immessa in orbita da un razzo Pegasus lanciato da un aereo. Cortesia MIT. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

E' in orbita il rivelatore di Gamma-Ray Burst

Con moltissimo ritardo, nel fine settimana è stato posto in orbita l'High-Energy Transient Explorer 2. L'HETE 2 è stato inviato nello spazio alle 05:38 Tempo Universale del 9 ottobre in mezzo all'Oceano Pacifico da un razzo Pegasus sganciato da un aereo L-1011. Raggiunta l'orbita quasi equatoriale, la sonda ha inviato un segnale al team presso il Massachusetts Institute of Technology attraverso una rete mondiale di piccole stazioni riceventi. L'HETE 2 rimpiazza un satellite simile perduto durante il lancio avvenuto nel 1996 e trasporta un rivelatore di lampi gamma ed un sistema di ripresa nell'ottico e nell'ultravioltto per focalizzare le misteriose esplosioni di alta energia provenienti dallo spazio profondo. Quando viene rilevato un lampo, in 10-20 secondi viene inviata la sua posizione agli osservatori permettendo agli astronomi di osservarlo mentre è ancora in corso.

In gennaio l'HETE 2 si trovava a bordo del suo razzo alla Vandenberg Air Force Base, pronto per essere trasportato all'atollo Kwajalein quando la NASA ha ordinato il fermo delle operazioni perché due delle tre stazioni primarie a terra, nella Guiana francese ed a Singapore, non erano pronte. Poi, visti i precedenti fallimenti seguiti al lancio di altri due satelliti lanciati dai Pegasus, è sembrato più prudente assicurarsi che l'HETE 2 potesse rimanere in contatto con i controllori di volo nelle prime poche ore della missione. Prossimamente verranno effettutati ulteriori test.


Venerdi 6 ottobre

A sinistra: In questa immagine della regione intorno alla regione della Nebulosa Testa di Cavallo sono evidenziati tre oggetti con le dimensioni di un pianeta vicino a Sigma Orionis (la stella più luminosa a destra in basso nell'immagine). Gli ingrandimenti misurano 45 secondi d'arco di larghezza. Si ringrazia Science. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Pianeti in Orione

L'osservazione della Nebulosa Testa di Cavallo in Orione è una sfida ben nota agli astrofili dotati di telescopi modesti. In questo periodo la costellazione appare all'orizzonte in direzione est intorno alla mezzanotte. Se siete abbastanza fortunati da poterla osservare nei prossimi mesi, ogni qualvolta puntete il telescopio potrete pensare ai "superGiove" che si muovono solitari nello spazio.

Nel numero odierno di Science, un team internazionale di astronomi guidato da Maria R. Zapatero Osorio (Instituto de Astrofisica de Canarias) annuncia la scoperta di almeno tre deboli oggetti rossi che dovrebbero essere dei pianeti isolati con una massa pari a 5-15 volte quella di Giove. La serie di oggetti intorno a Sigma Orionis, una sistema di stelle multiplo di magnitudine 3,8 appena a sud della stella più ad est della Cintura di Orione. Effettuando delle riprese nel visibile e nel vicino infrarosso con il telescopio di 2,5 m Isaac Newton alle Isole Canarie, nell'infrarosso con il telescopio di 3,5 m di Calar Alto in Spagna e degli spettri con il telescopio di 10 m Keck sulla sommità del Mauna Kea, alle Hawaii, il team ha scoperto 18 sospetti pianeti nelle vicinanze della stella. Gli spettri hanno confermato che tre sono oggetti substellari con temperature di soli 1.500° Celsius con un'età di appena 5 milioni di anni. Per gli altri 15 si attendono le analisi degli spettri.

La galassia potrebbe essere piena di centinaia di milioni di superGiove vaganti anche se la loro presenza intorno a Sigma Orionis sfugge ad ogni spiegazione. Secondo le teorie standard sul collasso delle nubi protostellari di gas e polveri infatti, non avrebbero potuto formarsi. Dietro la loro presenza, secondo gli astronomi, si nascondono altri processi: forse le nubi si sono disperse prima di raggiungere una quantità di materiale sufficiente alla formazione di una stella completa o forse il disco protoplanetario si è disgregato gravitazionalmente espellendo nubi di gas che si sono evolute in questi pianeti vagabondi.


Venerdi 6 ottobre

A sinistra: La prima ripresa di Giove della sonda Cassini presenta numerosi dettagli, persino da 84 milioni di chilometri di distanza. Questa immagine nella luce blu pone l'accento sul contrasto tra le zone chiare e scure del pianeta e rende la Grande Macchia Rossa particolarmente evidente. Cortesia NASA/JPL/University of Arizona. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Gli occhi della Cassini su Giove

La sonda della NASA Cassini non sprpasserà Giove che tra mesi ma sta già fornendo delle immagini incredibii. Il primo ottobre, quando si trovava ad ancora 84 milioni di chilometri dal pianeta, la camera ad angolo stretto della Cassini ha scattato una serie di fotografie attraverso una serie filtri differenti dall'ultravioletto al vicino infrarosso. "Il puntamento della sonda è stabile" ha commentato Carolyn C. Porco capo del team delle riprese (Università dell'Arizona) e "Giove è ricco di dettagli, come dovrebbe essere". Il ritratto a lunga distanza presenta particolari sino a 500 km di diametro.

Per la Porco ed il suo team sono in arrivo immagini sicuramente più emozionanti. Il 30 dicembre la Cassini e la sua sonda Huygens sorpasseranno Giove alla volta di Saturno. Un giorno prima, la Galileo effettuerà il suo passaggio più ravvicinato di Giove fornendo uno studio stereoscopico del sistema. La Cassini non si avvicinerà a più di 9,8 milioni di chilometri ma dovrebbe essere una distanza sufficiente a riprendere immagini con una risoluzione di 60 km. Nel corso del doppio incontro, la Galileo si troverà all'interno della magnetosfera di Giove (465.000 km dal pianeta), la Cassini ben al di fuori e la coppia monitorerà gli effetti dei cambiamenti nel vento solare sullo spazio intorno al pianeta. Il passaggio ravvicnato aumeterà la velocità della Cassini di 2,2 km al secondo direzionandola per la fase finale del lungo viaggo settennale verso Saturno, il cui arrivo è previsto per il primo luglio 2004.


Giovedi 5 ottobre

A sinistra: Questa settimana è stata rilasciata la versione 3.0 di SETI@home. Adesso ogni singolo computer potrà effettuare un'analisi più approfondita dei segnali radio provenienti dallo spazio, alla ricerca di vita intelligente. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Seti@home si ingrandisce

Ieri il progetto SETI@home ha reso pubblico un vasto aggiornamento per la sua ricerca di tracce di vita intelligente nell'universo. Sono circa 2,4 i milioni di persone che hanno scaricato le precedenti versioni del programma SETI@home, che analizza i dati ricevuti dal radiotelescopio alla ricerca di segnali artificiali provenienti da altre stelle. La nuova versione 3.0 del programma (disponibile qui), esegue un'analisi più approfondita dei tenui sibili registrati dal ricevitore SERENDIP IV SETI del più grande radiotelescopio del mondo di Arecibo a Porto Rico

Mentre la gigantesca parabola di 305 metri è impegnata per altri lavori, il ricevitore è all'ascolto di parti casuali del cielo; una parte di questi dati (una banda ampia 2,5 megahertz centrata sulla frequenza dei 1.420-MHz emessi dagli atomi di idrogeno) viene divisa in "unità di lavoro" ed inviata ai volontari che hanno installato il programma SETI@home nel loro computer. Questo analizza i dati ogni qualvolta il sistema attiva il salvaschermo e terminata l'elaborazione, alla prima connessione ad Internet, invia i risultati dell'elaborazione dei dati e preleva una nuova unità di lavoro. L'intero processo avviene senza alcun impedimento alla normale attività del pc.

La versione 3.0 amplia la ricerca verso segnali più complessi. Le precedenti versioni potevano riconoscere segnali che slittavano in frequenza sino a 10 Hz al secondo questa sino a 50 Hz, sufficienti a catturare segnali emessi da un trasmettitore in orbita intorno ad un pianeta o in un'altra orbita veloce. La nuova versione ricerca inoltre segnali impulsivi (comprese le "triplette"), che i radioastronomi alieni potrebbero trovare più efficienti per l'invio di segnali attraverso le distanze interstellari.

Anche l'efficienza matematica del programma è stata ottimizzata in modo che, anche con altri processi in corso, per completare un'unità di lavoro dovrebbe impiegarci al massimo un 40 per cento in più di tempo, in altre parole da 10 a 80 ore di elaborazione, a seconda del computer utilizzato. Ogni unità di lavoro potrebbe però richiedere tempi assai diversi di elaborazione.

L'allungamento dei tempi di elaborazione allevierà per un poco un imbarazzante problema del progetto SETI@home: l'abbondanza di richieste. Dei 2,4 milioni di persone che hanno scaricato il programma, 1,4 hanno rispedito i risultati di almeno una unità di lavoro. Circa 500.000 sono attualmente classificati come "utenti attivi", cioè che hanno inviato almeno un risultato nelle ultime due settimane. Si tratta di un quantitativo quattro volte superiore alla potenza di calcolo di cui il progetto aveva bisogno. Le informazioni sono registrate ad Arecibo a ritmo di 150.000 unità di lavoro al giorno ma negli ultimi due mesi il SETI@home ha inviato una media di 615.000 unità di lavoro al giorno per soddisfare la domanda dei volontari. La differenza è data dall'invio di duplicati come lavori da fare.

Sin da quando, nel maggio 1999, iniziò il progetto, il laboratorio presso l'Università della California a Berkeley ha creato 63 milioni di unità di lavoro ma ne ha spedita 202 milioni (compresi i duplicati). Il maggiore tempo di elaborazione richiesto dalla versione 3.0 permetterà di effettuare un lavoro produttivo ad una fetta maggiore dell'armata dei volontari.

Originariamente il progetto SETI@home dovrebbe finire dopo la raccolta di due anni di dati. Un tempo sufficiente per la scansione del cielo completo da parte del telescopio di Arecibo per almeno tre volte. In agosto però, la Planetary Society (sponsor economico del progetto) ha annunciato che finanzierà una continuazione del progetto in nuove aree oltre il tempo limite previsto originariamente. "Vorremmi corpire più frequenze ed una parte maggiore di cielo" ha detto lo scienziato a capo di SETI@home Dan Werthimer. Di conseguenza, SETI@home progetta di iniziare l'analisi dei dati raccolti da un radiotelescopio nel'emisfero meridionale a partire dal 2001. Una fonte di informazioni simile verrà dal progetto SERENDIP SETI meridionale in preparazione al radiotelescopio Parkes di 64 metri in Australia. A differenza di Arecibo, che può puntare solo in prossimità dello zenit di Porto Rico, Parkes può scansionare la maggior parte dell'enorme volume della Via Lattea. "Continueremo ad unsare ancora Arecibo ma, forse, in altre bande (frequenze)" says Werthimer. Con un lungo e vasto orizzonte dinnanzi, SETI@home ha iniziato ad assumere più personale.

Se già partecipate al progetto SETI@home, unitevi allo Sky & Telescope team, uno delle centinaia di "clubs" organizzati dal progetto.


Copyright © 2000 Sky Publishing Corporation, Tutti i diritti riservati.
Informatevi sulla nostra politica sui diritti d'autore e le autorizzazioni