Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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La rivista indispensabile di astronomia

Mercoledi 15 settembre

A sinistra: A dispetto della campagna condotta dagli astrofili, il referendum tenutosi a Springfield, nel Vermont, ha approvato il piano per la costruzione di una prigione a poche miglia di distanza dal sito dell'annuale raduno di Stellafane. Foto di Chuck Baker. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La ripetizione del referendum conferma il risultato precedente

Gli attivisti delle organizzazioni contro l'inquinamento luminoso hanno perso per la seconda volta, e con un largo margine. Sono stati vani i loro sforzi per bloccare il piano per la costruzione di una prigione da 350 posti a Springfield, nel Vermont. L'edificio dovrebbe essere costruito a sole quattro miglia dalla Breezy Hill di Stellafane, il luogo di nascita dell'associazione di autocostruttori di telescopi American amateur telescope making e sede dell'annuale raduno astronomico. Il 14 settembre 2.332 cittadini contro 1.545 hanno votato a favore della prigione. La votazione precedente si era conclusa 1.633 contro 1.564. Questo piccolo margine iniziale aveva permesso agli attivisti, dopo una raccolta di sufficienti firme, di richiedere una seconda votazione. Gli astronomi temono che le luci distruggano quel cielo notturno che, negli ultimi 75 anni, aveva richiamato gli appassionati. Maryann Arrien, presidente della Springfield Telescope Makers, spiega che l'approvazione definitiva della costruzione dell'edificio "Sarà il punto di partenza dello sforzo per ottenere il minor inquinamento luminoso possibile dalle luci della prigione".


Venerdi 10 settembre

A sinistra: Il Mars Climate Orbiter della Nasa ha registrato questa immagine del pianeta roso il 7 settembre alle ore 16:30 Tempo Universale. Sulla regione Elysium era mattina, con la scura Syrtis Major nascosta nell'ombra sulla sinistra, che precede il mattino. Si ringraziano Malin Space Science Systems e NASA.

Ecco Marte!

Sembra un'immagine del pianeta rosso ripresa da un telescopio amatoriale ma in realtà è una fotografia fatta dal Mars Climate Orbiter il 7 settembre, quando si trovava ad una distanza di 4.500.000 km. Dal momento in cui è stata scattata, la sonda MCO ha continuato ad avvicinarsi a Marte. Alle 8:55 TU del 23 settembre accenderà per 16 minuti il motore principale e si immetterà in un'orbita polare ellittica che spazierà, in altitudine, da 160 a 40.000 km. Nel giro di una giornata, il controllo da Terra ordinerà alla sonda di ridurre il periapsis a 50 km, quanto basterà a farla penetrare nell'atmosfera marziana. Il piano prevede di utilizzare l'aerofrenata per rendere gradualmente circolare l'orbita, allo stesso modo in cui fece il Mars Global Surveyor 17 mesi fa. Nel caso dell'MCO il processo durerà solamente 45 giorni. L'orbiter trasporta il Mars Color Imager (MARCI), che ha registrato questa immagine, ed un radiometro ad infrarossi. Nel febbraio prossimo, dopo essere stato utilizzato come ripetitore radio per il Mars Polar Lander, l'MCO per due anni monitorerà la superficie e l'atmosfera marziana.


Venerdi 10 settembre

A sinistra: Gli astronomi potrebbero aver scoperto la prova che le supernovae creano i buchi neri. Si ringraziano NASA/Goddard Space Flight Center per il disegno. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Buchi neri piccoli e grandi

Da tempo gli astronomi sospettano che i buchi neri si formano quando una stella massiva esplode ed il suo nucleo collassa ad una densità infinita. Ciò nonostante, non vi era la prova osservativa che le cose andassero realmente così. Recentemente, gli astronomi hanno fatto delle scoperte che vanno proprio in questa direzione. Nel numero di ieri di Nature, Garik Israelian (Institute for Astrophysics, Isole Canarie) e colleghi spiegano che il compagno di un sospetto buco nero sembra avere nella sua atmosfera ciò che resta di una supernova. Il sistema binario denominato GRO J1644-40, noto anche come Nova Scorpii 1994, è formato da una coppia di stelle leggermente più calde del nostro Sole ed un compagno che emette radiazioni X (con un peso pari a 4-8 masse solari). Lo spettro, ripreso con il telescopio Keck di 10 metri sulla sommità del Mauna Kea alle Hawaii, ha rivelato la presenza di ossigeno, magnesio, silicio e zolfo con abbondanze fino a 10 volte superiori a quelle riscontrabili nel Sole. Ciò, hanno spiegato Israelian ed i suoi colleghi, farebbe ritenere che questi elementi si siano depositati quando la stella compagna esplose, probabilmente meno di un milione di anni fa.

Altre notizie sui buchi neri arrivano dalla conferenza X-ray Astronomy 1999 tenutasi questa settimana a Bologna. La NASA ha reso noto oggi che Andrew Fabian (University of Cambridge) ha avanzato l'ipotesi che i buchi neri supermassivi, il cuore oscuro di molte galassie, possano produrre dal 10 al 50 per cento di tutte le radiazioni dell'universo. Come il materiale galattico si muove a spirale verso il buco nero, ipotizza Fabian, si scalda ed emette raggi X e gamma. La radiazione cosmica X di fondo potrebbe quindi essere prodotta dai quasar così deboli da non poter essere osservati otticamente. La luce visibile ed ultravioletta prodotta dalla materia in caduta nel buco nero sarebbe assorbita da gas cosmici e polveri e riemessa nell'infrarosso (lunghezze d'onda submillimetriche). Future osservazioni dallo spazio, dal Chandra X-ray Observatory e dalla prossima X-Ray Multi-mirror Mission (XMM), potrebbero riuscire a rilevare queste deboli sorgenti X permettendo di conoscere meglio l'impatto che hanno questi buchi neri sull'intero universo.


Venerdi 10 settembre

A sinistra: I gas a 10 milioni di gradi del resto di supernova N132D nel Dorado emettono copiose quantità di raggi X che sono state riprese con dettagli senza precedenti dal Chandra X-ray Observatory. La nebulosa misura circa 80 anni luce di diametro ed ha circa 3.000 anni. Si ringraziano NASA e Chandra X-ray Observatory Center. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Chandra passa all'alta risoluzione

Gli astronomi continuano a preparare il Chandra X-ray Observatory (CXO) per la messa servizio. Il 30 agosto, la High Resolution Camera (HRC), uno dei due strumenti di ripresa nei raggi X, è stata puntata su un oggetto celeste (le immagini precedenti erano state ottenute in bassa risoluzione con l'Advanced CCD Imaging Spectrometer). Obiettivo dell'osservazione è stato un resto di supernova nella Grande nube di Magellano. La nebulosa, denominata N132D (anche LMC X-1), ha rivelato la presenza di bolle ed addensamenti laddove la materia si espande e collide con il gas interstellare. Gli astronomi stimano che la nebulosa abbia una quantità di gas pari a circa 600 masse solari.


Giovedi 2 settembre

A sinistra: Il Telescopio Spaziale Hubble è stato puntato verso l'Hickson Compact Group 87 dopo una pubblica votazione. Si ringrazia l'Hubble Heritage Team (AURA/STScI/NASA). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'ammasso Hickson osservato da Hubble

L'ultima bella immagine dell'Hubble Heritage Project è un gruppo molto stretto di galassie denominato Hickson Compact Group 87 (HCG 87), nella costellazione del Capricorno. L'ammasso è risultato il vincitore di un referendum tenuto in maggio dal sito Web del progetto. Le galassie sono state riprese dalla Wide Field and Planetary Camera 2 di Hubble in Luglio e per realizzare l'immagine a colori sono state utilizzate quattro esposizioni filtrate. La nitida immagine rivela nubi di polveri nelle singole galassie ed un debole flusso di materia che collega la galassia sul bordo a quella ellittica, prova della loro interazione gravitazionale.


Mercoledi 1 settembre

A sinistra: Circa 4,6 miliardi di anni fa una goccia d'acqua (indicata dalla freccia) lunga 15 micron, in una piccola bolla, è rimasta intrappolata all'interno di un cristallo di sale nel meterorite Monahans meteorite. Si ringrazia Michael E. Zolensky (NASA/JSC). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Un meteorite contenente acqua primordiale

Gli 8.100 abitanti di Monahans, in Texas, ricorderanno per sempre il 22 marzo 1998, il giorno in cui una coppia di meteoriti è piombata dal cielo sulla loro città. Il frammento più grande è caduto non lontano da sette bambini che giocavano a pallacanestro. Venduti in seguito in un'asta su Internet, la loro scoperta ha fruttato 23.000 dollari. Il frammento più piccolo ha preso la strada dei laboratori del Johnson Space Center della NASA, dove gli scienziati hanno scoperto qualcosa di incredibile al suo interno: acqua allo stato liquido. "E' la prima acqua che scopriamo in un oggetto extraterrestre", precisa il ricercatore Michael E. Zolensky (NASAS/JSC). La cosa notevole è che le microscopiche gocce sono intrappolate all'interno di cristalli violacei di sale quasi puro (NaCl o salgemma). Sembrerebbe che anche il meteorite, dall'apparente età di 4,6 miliardi di anni, abbia una storia interessante da raccontare. "Per creare grandi cristalli di salgemma è necessaria una grande quantità d'acqua " ha detto Zolensky, "Questo oggetto è stato piuttosto bagnato in passato". Molte meteoriti formati da carbonati primordiali contengono minerali alterati dall'acqua come le crete, ma quello di Monahans è un'ordinaria condrite che è stata scaldata ad una temperatura superiore a 700° C. Una possibilità è che le gocce di brina si siano formate quando il corpo progenitore di Monahans è entrato in collisione con una cometa. Gli studi sugli isotopi del piccolo campione d'acqua dovrebbero fare luce sulla sua vera origine. I dettagli delle analisi di Zolensky sono apparsi sul numero del 27 agosto della rivista Science.


Mercoledi 1 settembre

A sinistra: Una sequenza di 25 fotogrammi mostra il passaggio della Luna attraverso l'obiettivo della fotocamera a largo campo della Cassini per un periodo di 7 minuti e mezzo il 18 agosto. La fotocamera impiega dicersi filtri spettrali e polarizzatori che coprono le lunghezze d'onda dall'ultravioletto all'infrarosso. Cliccate sull'immagine per visualizzarne una a colori compositi ripresa con la fotocamera a campo stretto della Cassini a tre differenti lunghezze d'onda che presenta una visione della Luna familiare agli osservatori. L'area circolare scura nella parte alta è il Mare Crisium. Si ringraziano Cassini Imaging Team/University of Arizona e NASA/JPL.

La Cassini riprende la Luna

Quando la sonda Cassini è transitata il 18 agostovicino alla Terra, è stata orientata verso il nostro satellite per calibrare le proprietà spettrali e fotometriche delle due camere CCD (facenti parte di quello che viene formalmente definito come l'Imaging Science Subsystem). La camera a campo stretto ha una lunghezza focale di 2 metri ed inquadra un campo di appena 21 minui d'arco. Quindi, da una distanza di 377.000 km, la Cassini è riuscita a raccogliere dettagli della Luna crescente di 2 km di larghezza. "Abbiamo impiegato nove anni per raggiungere questo risultato" ha spiegato Carolyn C. Porco, leader del team ISS. "Ed è il punto di partenza da cui guardare verso il futuro". La Cassini, insieme alla sonda europea Huygens, passeranno nei pressi di Giove nel dicembre 2000 e raggiungeranno Saturno, l'obiettivo primario della missione, all'inizio del 2004.


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