Sky & Telescope
Notiziario settimanale

16 ottobre 1998

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Gli archi anulari di Nettuno A sinistra: (31K JPEG) Questa immagine di Nettuno, ripresa il 4 giugno scorso dal Telescopio Spaziale Hubble e volutamente sovraesposta, mostra la la presenza di deboli "archi anulari" e di diversi satelliti prossimi al pianeta. Gli archi non si trovano propriamente laddove gli scienziati avevano previsto che fossero. Cortesia Richard Terrile e NASA/JPL/Caltech.

Gli archi anulari di Nettuno e le aurore di Io

Gli esperti del Sistema Solare di tutto il mondo si incontrano questa settimana a Madison, nel Wisconsin, per il 30° meeting dell'American Astronomical Society Division for Planetary Sciences. Al convegno, sono stati presentati i recenti risultati ottenuti dalle riprese dell'Hubble Space Telescope e dall'Orbiter della Galileo che hanno rivelato nuovi impressionanti particolari di altri mondi del nostro Sistema Solare.

Richard Terrile (Jet Propulsion Laboratory) ha descritto i successi ottenuti dal suo team con l'ausilio della camera per infrarosso NICMOS dell'HST nel rintracciare quegli evanescenti addensamenti di materia, chiamati archi, presenti nel sistema di anelli del pianeta. Nonostante non fossero stati più osservati sin dal fly-by del Voyager 2 avvenuto nel 1989, gli archi sono stati rintracciati molto vicino alla posizione prevista elaborando i dati del Voyager e di diverse occultazioni stellari. L'avvistamento non ha peraltro coinciso con le previsioni di Carolyn Porco (Università dell'Arizona). Diversi anni fa quest'ultima elaborò una teoria, ora ampiamente accettata, su come le risonanze dell'interazione con la piccola luna Galatea fossero la causa primaria della formazione di questi archi. La discrepanza tra quanto predetto e quanto osservato, sta a significare che gli esperti di dinamica non hanno ancora completamente appreso come si formino e resistano questi enigmatici archi.

Aurore su Io A sinistra: Mentre è immerso profondamente nell'oscurità dell'ombra di Giove, con le luci dell'aurora il satellite Io sembra "illuminarsi", come possiamo vedere da questa immagine dell'Orbiter della sonda Galileo. Come evidenziano le coordinate sovrapposte alla ripresa effettuata nell'ottico visibile a destra, le aurore di Io non si formano ai poli. Cortesia NASA/JPL/Caltech e Planetary Image Research Laboratory presso l'Università dell'Arizona.

Tra i risultati più spettacolari, quelli di Paul Geissler (Università dell'Arizona) e collaboratori. Geissler ha mostrato una fotografia a lunga esposizione di Io, ripreso dalla Galileo, mentre il satellite si trovava immerso nell'ombra del pianeta che lo mostra circondato da un debole bagliore aurorale. Questo però, anziché aumentare in prossimità dei poli, è più intenso nelle direzioni che puntano verso Giove e nella direzione opposta. Questa, corrispondono alle zone dove Io è "collegato" a Giove da un'intensa corrente elettrica. Un'energia pari a tre terawatt (tremila miliardi di watt) fluisce verso il satelite attraverso questa corrente, provocando "l'accensione" dei gas nella tenue atmosfera del satellite. Come Geissler fa notare, l'aurora appare più intensa direttamente al di sopra delle zone in cui è noto che ci sono dei pennacchi vulcanici.


Il Sole osservato dal SOHO A sinistra: Nella luce ultravioletta del ferro fortemente ionizzato, il nostro Sole appare piuttosto minaccioso. Ne osserviamo infatti l'energetica corona e non la più tranquilla fotosfera. Questa immagine è la prima ripresa dal SOHO dall'avaria occorsa nel giugno scorso. Cortesia ESA e NASA.

Il rinato SOHO fotografa il Sole

Grandi le speranze di recuperare pienamente il Solar and Heliospheric Observatory (SOHO), sfuggito al controllo 3 mesi e ½ fa. Nove dei dodici strumenti sono stati riattivati e la prima immagine dal 24 giugno, è stata ricevuta il 12 ottobre. Secondo Bernhard Fleck, scienziato progettista del SOHO presso l'Agenzia Spaziale Europea, quattro degli strumenti sono completamente funzionanti ed altri cinque sono in fase di verifica. Come fa notare, "Sino ad ora non sono stati riscontrati danno dovuti a stress termici avvenuti durante il congelamento".


Cometa Giacobini-Zinner A sinistra: (200K GIF animata) L'astrofotografo Werner Sabo ha realizzato questa sequenza di immagini della cometa Giacobini-Zinner la notte del 10-11 ottobre da Chicago, utilizzando un telescopio Schmidt-Cassegrain Meade di 25 cm f/6.3, con una camera CCD SBIG ST-7 accoppiata ad uno stabilizzatore di immagine AO-7. Cliccate sull'immagine per vedere la gif animata che mostra la cometa muoversi sul campo stellare. Visitate anche il sito Web di Sabo!

I riflettori sulla cometa Giacobini-Zinner

La cometa Williams (C/1998 P1) è a meno di 20 gradi dal Sole, è quindi fuori dalla portata degli osservatori. Gli osservatori di comete riportano peraltro che la cometa 21P/Giacobini-Zinner ha una luminosità tra la magnitudine 9,5 e la 10. Si prevede che aumenti oltre la 9° dalla fine di novembre. Questa settimana si trova a circa 35-40 gradi sull'orizzonte sud-ovest, al termine del crepuscolo serale nella costellazione di Ofiuco. Più a sud vi trovate, meglio potrete osservarla perché apparirà più alta sull'orizzonte. Una carta celeste per rintracciarla la trovate a pagina 107 del numero di novembre di Sky & Telescope, o nella Comet Page. Ecco le posizioni per la prossima settimana della cometa Giacobini-Zinner per l'ora 0 Tempo Universale (coordinate riferite al 2.000):

Cometa 21P/G-Z A.R. Dec.
17 ottobre 18h 05m +03.4°
19 ottobre 18h 11m +02.5°
21 ottobre 18h 18m +01.6°


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