Sky & Telescope
Notiziario settimanale

10 luglio 1998

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Alan B. Shepard Jr. A sinistra: L'astronauta Alan Shepard in posa nella sua tuta Mercury nel 1961, poco prima di diventare il primo americano nello spazio. Dieci anni dopo divenne il quinto uomo che camminò sulla Luna. Cortesia NASA.

All'età di 74 anni è deceduto l'astronauta pioniere

Il primo americano salito a bordo di un razzo lanciato al di sopra dell'atmosfera terrestre se ne è andato. L'astronauta Alan B. Shepard Jr. è deceduto il 22 luglio all'età di 74 anni. Il 5 maggio 1961 Shepard, uno dei "sette originali" astronauti facenti parte del progetto Mercury, divenne il primo americano nello spazio nel corso del volo suborbitale del Freedom 7. In seguito rimase a terra per diversi anni a causa di un problema all'orecchio interno ma in seguito, ritornò al comando della missione Apollo 14 nel febbraio 1971. Fu il quinto uomo a camminare sulla superficie lunare. Per ulteriori informazioni ed immagini, consultate
il tributo della NASA ad Alan Shepard.


L'anello mancante A sinistra: Questa immagine artistica mostra una stella di neutroni in rapida rotazione circondata da un disco di materia catturata dalla compagna (la stella rossa sullo sfondo). Proprio come un pattinatore sul ghiaccio aumenta la rotazione avvicinando le braccia al corpo, una stella di neutroni accellera la sua rotazione a velocità incredibili, man mano che acquisisce materia dal disco che la circonda. Cortesia NASA/Goddard Space Flight Center.

Questa pulsar è l'anello mancante

Due team di astronomi hanno trovato quella che si potrebbe chiamare "l'anello mancante" delle pulsar. Questa stella di neutroni ruota su se stessa 400 volte al secondo, trasmette fasci di raggi X, ed ha una stella compagna. La scoperta è stata effettuata con la sonda della NASA Rossi X-ray Timing Explorer (RXTE). Un gruppo di ricercatori ha cronometrato la rotazione della pulsar e l'altro ha determinato il periodo orbitale, di due ore, della binaria. Gli astronomi pensavano che le pulsar potessero "accellerare" attirando a se della materia ma, sino ad ora, pulsar così veloci, con rotazioni nell'ordine di millisecondi, erano state osservate solamente isolate; questo ultimo esempio di pulsar è la prima di cui sia stata rilevata una compagna. I gas passano dall'atmosfera della stella compagna al disco di accrezione intorno alla pulsar e quest'ultima, oltre a succhiare il materiale alla stella vicina, la bombarda con potenti fasci di radiazioni espulsi ogni qualvolta il gas cade sulla stella di neutroni. Questa radiazione erode ulteriormente l'atmosfera della compagna. Adesso, la stella ha una massa pari a solo il 15 per cento di quella solare ma è possibile che venga "consumata" interamente. Quando ciò accadrà e quando il disco di accrezione si esaurirà, la pulsar non produrrà più radiazione X e gradualmente rallenterà. I dettagli di questo studio sono apparsi nel numero di Nature del 23 luglio.


La Galileo verso Giove A sinistra: La sonda Galileo arrivò nell'orbita di Giove nel dicembre 1995. Da allora ha effettuato passaggi ravvicinati delle maggiori lune del pianeta: Io, Europa, Ganimede e Callisto. Disegno artistico di Ken Hodges, cortesia NASA/JPL/Caltech.

La Galileo si mette al sicuro

Il Jet Propulsion Laboratory comunica che la sonda Galileo, in orbita intorno a Giove, ha subito una disfunzione del sistema di controllo e si è posta in una condizione di sicurezza nel corso del fly-by di Europa del 21 luglio. Il sottosistema dei comandi e dei dati che ha causato la messa in sicurezza conservativa della navicella, è stato fatto ripartire il 23 luglio anche se impiegherà diversi giorni per riprendere le trasmissioni dei dati scientifici. Quasi tutti i dati dell'incontro ravvicinato, il quinto della lunga missione della Galileo, sonon andati perduti. E' previsto che la Galileo effettui ancora altri tre fly-by di Europa, il prossimo dei quali avverrà il 26 settembre. Europa è di estremo interesse per i planetologi per via della precedente scoperta della Galileo della possibile esistenza di oceani sotto la sua superficie che potrebbero ospitare alcune forme di vita.


L'MMT originale A sinistra: Il Multiple-Mirror Telescope sulla sommitą di Mount Hopkins in Arizona, deve il nome ai sei specchi primari di 1,8 metri ciascuno che, lavorando insieme, raccolgono la luce equivalente di un singolo specchio di 4,5 metri. Questi specchi ora sono stati rimossi per fare spazio ad un singolo specchio primario di 6,5 metri che verrą installato alla fine di quest'anno. Cortesia Universitą dell'Arizona.

In viaggio la cella del nuovo specchio dell'MMT

Il Multiple-Mirror Telescope sulla sommità di Mount Hopkins in Arizona sin da marzo è stato posto fuori servizio. I sei specchi di 1,8 metri sono stati rimossi per far posto ad un singolo specchio primario di 6,5 metri di diametro e le modifiche alla struttura del telescopio sono state quasi ultimate. Il 23 luglio, lo specchio e la cella che lo accoglie verranno separati cosicché possano in seguito essere trasportati sulla montagna. La cella pesa 120 tonnellate ed è formata da 100 supporti che sostengono lo specchio. La mattina del 27, il meccanismo di supporto che misura 7,5 metri di larghezza, imboccherà l'Interstate 19, la strada che lo porterà da Tucson ad Amado, in Arizona. Lo specchio stesso sarà trasportato verso la montagna in novembre e la prima luce è prevista per poco dopo. Le osservazioni astronomiche inizieranno la prossima primavera.


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