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Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Venerdi 25 febbraio

A sinistra: Il puntino rosso al centro di questa immagine composta (indicato dalla freccia) è un quasar al limite estremo dell'universo al momento osservabile. Denominato RD J030117+002025, conquista il record del redshift più elevato per un quasar. Con un valore di z = 5,5, la sua luce fu emessa quando l'universo aveva un'età inferiore all'otto per cento di quella attuale. Si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Nuova distanza record di un quasar

Gli astronomi hanno scoperto un nuovo detentore del record per il quassar più lontano. Daniel Stern (Jet Propulsion Laboratory) e colleghi hanno scoperto l'oggetto con il telescopio Hale di 5 metri posto sulla sommità di Monte Palomar ed il telescopio Mayall di 4 metri sul Kitt Peak. Lo spettro del quasar è stato ottenuto successivamente all'osservatorio Keck alle Hawaii. Il redshift calcolato di 5,5 sta a significare che la velocità di recessione del quasar ha allungato le lunghezze d'onda della luce di 6,5 volte, ovvero la sua luce fu emessa quando l'universo aveva un'età di circa un miliardo di anni. Per i dettagli leggete il comunicato stampa online. I risultati dei ricercatori appariranno prossimamente su Astrophysical Journal Letters. Nonostante sia il quasar più lontano conosciuto, non è l'oggetto più distante che si conosca, il record infatti appartiene ad una galassia con un valore di z pari a 6,68.


Venerdi 25 febbraio

A sinistra: La sonda Galileo nel novembre scorso, volò a soli 300 km dalla superficie del satellite Io fotografando una massiccia eruzione vulcanica in corso. La sorgente era una fessura lunga 40 km (indicata dalla freccia rossa) all'interno del cratere vulcanico Tvashtar Patera, posto a 61° nord, 119° ovest, che ha formato una lingua di lava alta più di 1,5 km. Lo spettro infrarosso fa ritenere che la temperatura della lava superi i 1.600 gradi kelvin. L'eruzione è stata così luminosa che il rivelatore elettronico della fotocamera è andato in saturazione, provocando uno straripamento degli elettroni nei pixel vicini (freccie gialle). Si ringraziano la NASA e la University of Arizona. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La missione Galileo continua

Il 22 febbraio la sonda Galileo ha effetuato il suo terzo e più ravvicinato passaggio del satellite vulcanicamente attivo Io. Alle 14:32 Tempo Universale, la sonda è transitata a soli 199 chilometri dalla superficie di Io. Le immagini e le informazioni verranno trasmessi ed analizzati nel corso delle prossime settimane.

Nonostatnte sia stata bombardata dalla forte radiazione di Giove, la Galileo continua a fornirci imagini ed altri dati utili. Anche se la notizia non è stata ancora resa ufficiale, la Galileo sta operando nella seconda estensione della missione. La prima, chiamata Galileo Europa Mission, si è conclusa il 31 gennaio, dopo il flyby di Europa del 3 gennaio. Fino che la Galileo lavorerà, i ricercatori sperano di poter continuare ad usarla. Tra i suoi prossimi appuntamenti c'è un altro flyby di Io il 20 febbraio e quelli di di Ganimede il 20 maggio ed il 28 dicembre e, per la fine dell'anno, un'osservazione di Giove insieme alla sonda Cassini.


Venerdi 18 febbraio

A sinistra: Questa immagine dalla Wide Field and Planetary Camera 2 dell'Hubble Space Telescope è una nuova ripresa del resto della supernova 1987A effettuata il 2 febbraio. L'elaborazione dell'immagine aiuta a rivelare calde zone di emissione laddove l'onda d'urto dell'esplosione di 13 anni fa collide con l'anello circostante. Si ringraziano la NASA, Peter Challis e Robert Kirshner (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics), Peter Garnavich (Università di Notre Dame) e SINS. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il ritorno della Supernova 1987A

Sono trascorsi 13 anni da quando la più luminosa supernova del secolo apparve nella Grande Nube di Magellano. I resti in espansione della supernova 1987A si sono, da allora, attenuati ma gli astronomi ne avevano previsto il ritorno nel momento in cui i flussi di gas espulsi fossero entrati in collisione con un anelli di materia che si ritiene fosse stata eiettata 20.000 anni prima dell'esplosione della stella progenitrice. Nel 1997, sull'anello apparve un nodulo luminoso, un'indicazione dell'arrivo dell'onda d'urto. Le immagini riprese questo mese dall'Hubble Space Telescope hanno rivelato un numero più elevato di macchie calde. Come ci spiega Peter Garnavich (Università di Notre Dame): "Il vero gran finale dei fuochi d'artificio è finalmente iniziato e nei prossimi 10 anni diverrà spettacolare". Per gli astronomi il resto di supernova diventerà una forte sorgente di emissioni radio ed X.


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