Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Giovedi 30 novembre

A sinistra: Questa immagine della cometa Utsunomiya-Jones è composta da sette riprese effettuate la notte del 29 novembre da Ian Griffin all'Auckland Observatory in Nuova Zelanda. Il campo misura circa 10 minuti d'arco. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Una nuova cometa nei cieli australi

Chiunque abbia in mente un viaggio in Sudamerica o in Australia in dicembre dovrebbe assicurarsi di portare un binocolo. E' questo il miglior strumento per osservare una nuova cometa scoperta indipendentemente il 18 novembre dal giapponese Syogo Utsunomiya ed il 25 da Albert Jones in Nuova Zelanda. Ora l'oggetto è tra la magnitudine 6 e 7 e quindi facilmente osservabile con un binocolo ma solo dall'emisfero meridionale e non raggiungerà quello settentrionale molto presto. La cometa Utsunomiya-Jones (C/2000 W1) ha un'orbita retrograda e raggiungerà il perielio, poco all'interno dell'orbita di Mercurio, alla fine di dicembre. Dopo allora, scomparirà dietro al Sole per non riemergere che alla fine di gennaio quando sarà scesa alla magnitudine 10 ed avrà dato inizio al suo allontanamento nello spazio interplanetario.

Quando Utsunomiya l'avvistò per la prima volta era un bagliore diffuso di magnitudine 8 nella Vela, diretto velocemente verso sud a quasi 5° al giorno. Inizialmente, infatti, il Central Bureau for Astronomical Telegrams (CBAT) di Cambridge, Massachusetts, non riuscì a confermare la scoperta; ci riuscì Jones, con il suo rifrattore di 7 cm. All'età di 80 anni, Jones potrebbe aver battuto il record del tempo trascorso tra due comete scoperte consecutivamente: "Scoprì C/1946 P1 il 6 agosto 1946" ha commentato il veterano dell'osservazione John Bortle, "questa sua nuova scoperta segue quindi a distanza di almeno 54 anni e quattro mesi!"


Giovedi 30 novembre

A sinistra: Lo specchio di scorta dell'Hubble Space Telescope è arrivato al National Air and Space Museum dello Smithsonian Institute mercoledi mattina presto proveniente dal Connecticut, trasportato da un team dell'Eastman Kodak Corp. Fotografia di Tim Wilson. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Lo specchio di scorta dell'HST trasferito allo Smithsonian

Officials presso il National Air and Space Museum della Smithsonian Institution sono gli orgogliosi destinatari del favoloso specchio primario di riserva dell'Hubble Space Telescope. Il ricambio è arrivato ieri al museo dopo dieci anni passati nel magazzino a Danbury, nel Connecticut. Secondo Claire Brown, portavoce del museo, lo specchio è il pezzo forte della mostra "Esplora l'Universo" la cui apertura è prevista verso la fine del 2001. "Il nostro piano è di mettere lo specchio in mostra dal 16 dicembre, come richiamo per la grande mostra", ha detto.

Questo specchio di scorta venne costruito per il progetto HST dalla Eastman Kodak Corp. come ricambio, nel caso quello destinato alla messa in orbita fosse stato danneggiato prima del lancio. Ha le stesse dimensioni e peso del fratello in orbita (costruito dalla Perkin-Elmer Corp.), ma non ha l'aberrazione sferica che ha afflitto l'HST nel corso del primo anno di operazioni. La Kodak ha supervisionato la spedizione fornendo il supporto tecnico per preparare il museo al suo debutto con il pubblico.


Giovedi 30 novembre

In alto: Un paio di riprese relative alla scoperta del satellite di Giove disperso da tempo. Le immagini, in falsi colori, sono state ottenute con il telescopio di 2,2 m dell'Università delle Hawaii posto sulla sommità del Mauna Kea la notte del 20-21 novembre. Cliccate sull'immagine per vedere un'animazione con le tre immagini della scoperta. Cortesia Institute for Astronomy, University of Hawaii.

Ritrovate una luna di Giove

Nel 1975, nelle fotografie realizzate con il telescopio Schmidt di 1,2 m a Monte Palomar, Charles Kowal notò un debole puntino muoversi vicino a Giove. Ritenuto un nuovo satellite di Giove, venne riavvistato poche settimane dopo da Elizabeth Roemer dal Kitt Peak ma in seguito se ne persero le tracce.

Passiamo al 20 novembre 2000: Scott S. Sheppard ed i suoi colleghi dell'Università dell'Institute for Astronomy delle Hawaii hanno registrato un debole oggetto in movimento nei pressi di Giove utilizzando il riflettore di 2,2 metri posto sulla sommità del Mauna Kea. Nei giorni successivi hanno compiuto ulteriori osservazioni e comunicato la precisa posizione al Minor Planet Center dell'International Astronomical Union. Secondo una Circolare IAU del 25 novembre, l'oggetto è stato designato S/2000 J 1 sino al momento in cui successive verifiche di Gareth V. Williams (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) hanno collegato l'oggetto a quello scoperto da Kowal unquarto di secolo fa. Di conseguenza, la designazione dell'oggetto è diventata S/1975 J 1. Sheppard e colleghi hanno stimato che la luna ha un diametro di appena 15 chilometri. Orbita intorno a Giove ogni 129 giorni ad una distanza di circa 740.000 km.


Lunedi 27 novembre

A sinistra: La sonda Ulysses si trova a metà del suo passaggio sotto il polo sud solare. Disegno di Sky & Telescope; cortesia European Space Agency. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'Ulysses è oltre il polo sud solare

Oggi la sonda Ulysses ha raggiunto il massimo avvicinamento al punto direttamente al di sotto del polo sud solare. La latitudine solare della navicella è ora di 80.1°, ma si trova comunque piuttosto lontano dal Sole (344 milioni di chilometri, equivalento a 2,3 unità astronomiche). Da questa prospettiva però, i nove strumenti di bordo risultano immersi in un ambiente eliosferico che dalle vicinanze del piano dell'orbita dei pianeti non può essere scrutato. L'Ulysses sta effettuando il suo secondo passaggio sotto al polo sud solare, il primo venne compiuto nel settembre 1994. In quel periodo il Sole era molto meno attivo ed i suo venti polari potevano facilmente allontanarsi senza incontrare molte turbolenze magnetiche. "Questa volta l'Ulysses non ha rilevato i rapidi flussi dei venti tipici delle regioni polari quando l'attività è al minimo" fa notare lo specialista del progetto Richard Marsden. I venti attuali infatti hanno una velocità media di 600 km al secondo contro i 750 osservato spesso nel corso del passaggio del 1994.

Costruita dall'Agenzia Spaziale Europea, l'Ulysses venne lanciata verso Giove nell'ottobre 1990. Il suo passaggio ravvicinato al pianeta gigante del febbraio 1992 ne cambiò drasticamente l'orbita deviando la sonda verso il Sole in orbita polare. Dopo questo passaggio del polo sud, la sonda risalirà verso il piano dell'eclittica per poi, nel prossimo ottobre, raggiungere il polo nord. Allora il campo magnetico solare dovrebbe aver cambiato polarità, un evento che il team di Marsden attende di seguire con impazienza.


Venerdi 24 novembre

A sinistra: Una volta che il Regno Unito farà parte dell'European Southern Observatory, gli astronomi britannici potrenno accedere al Very Large Telescope sul Cerro Paranal nel Cile settentrionale. I quattro telescopi del VLT si chiamano (da quello in primo piano a sinistra) Yepun, Antu, Kueyen e Melipal. Cortesia ESO. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il Regno Unito si unisce all'ESO

L'annuncio ufficiale è stato dato in Gran Bretagna: il Regno Unito farà parte del potente European Southern Observatory. I negoziati sono in corso e dovrebbero portare al suo ingresso nella metà del 2002. Per gli astronomi britannici si tratta di un enorme passo in avanti che permetterà loro di accedere ad alcuni tra i più importanti osservatori del mondo come il Very Large Telescope e l'Atacama Large Millimeter Array in Cile. Prima di quest'anno, l'agenzia scientifica britannica il Particle Physics and Astronomy Research Council (PPARC), aveva deciso di costruire il suo il suo VISTA (Visible and Infrared Survey Telescope for Astronomy) di 4 metri sul Paranal e la partecipazione all'ESO era stata fortemente caldeggiata dall'Astronomy Long-Term Science Review Panel del PPARC. Mike Edmunds, che lo guidava, ha detto "E' una buona notizia per la scienza del Regno Unito e pone le basi per la ricerca di punta dei prossimi 10 anni".

Sembra però difficile che questa partecipazione lascerà fondi sufficienti agli altri programmi astronomici in corso. Il costo della partecipazione sarà di 98 milioni di dollari al'inizio e di 17 per gli anni successivi. Per coprire in parte questo fabbisogno, il PPARC ha accettato di aumentare, per i prossimi tre anni, la spesa per l'astronomia di 31,5 milioni di dollari. Alcuni programmi in corso (come l'U.K. Infrared Telescope sul Mauna Kea ed il radio-interferometro MERLIN in Inghilterra e Galles) nei prossimi anni potrebbero subire delle restrizioni. "Non è stato deciso niente ed ogni cosa verrà rianalizzata" ha detto Charlotte Allen, un portavoce del PPARC, "ma non tutti i programmi in corso sopravviveranno".


Martedi 21 novembre

A sinistra: Questa immagine dalla Deep Near-Infrared Survey (DENIS) evidenzia una debole nana bruna, o una stella di piccola massa, distante solo 13 anni luce dal Sole. Cliccate sull'immagine per vedere come si è mossa rispetto alle stelle sullo sfondo nel corso degli ultimi 24 anni. Le riprese del 1975 e del 1986 vennero effettuate nel corso di survey fotografiche ad altre lunghezze d'onda. Cortesia Eduardo Martin ed altri.

Una stella nana molto vicina

Un team internazionale di astronomi ha annunciato di aver trovato una stella di massa molto piccola o una nana bruna nascosta nelle nostre vicinanze. Xavier Delfosse (Osservatorio di Grenoble) e Thierry Forveille (Telescopio franco-canadese-hawaiano) hanno notato una macchia rossa molto intrigante nelle immagini della Deep Near-Infrared Survey (DENIS). L'oggetto era relativamente luminoso e quindi giunsero alla conclusione che potesse essere sia una lontana gigante rossa che una nana vicina. Gli diedero la complessa denominazione di DENIS-P J104814.7-395606.1 basandosi sulle sue coordinate celesti.

Per dargli una definizione appropriata, è stato necessario ottenerne lo spettro ed è proprio quello che ha fatto Eduardo Martin (Università delle Hawaii) con il telescopio Keck I posto sulla sommità del Mauna Kea. La firma spettrale comprende una linea di assorbimento del cesio ma non quella del litio, il che portò gli astronomi alla conclusione che DENIS-P J104814.7-395606.1 ha una massa pari a solo 60-90 volte quella di Giove, il confine tra l'essere una vera e propria nana rossa ed una nana bruna.

La sua vicinanza è stata confermata nel momento in cui Jean Guibert e Francoise Crifo (Osservatorio di Parigi) l'hanno localizzata come oggetto di magnitudine 16 sulle lastre fotografiche riprese 24 e 13 anni prima. Poiché la nana si muove a circa 1,5 secondi d'arco all'anno, i ricercatori ritengono che si trovi a 13 anni luce di distanza. Solo 28 sistemi stellari, si ritiene siano più vicini e per la maggior parte si tratta di nane rosse.


Martedi 21 novembre

A sinistra: A questo telescopio di 2,2 metri si devono molte delle scoperte e delle successive osservazioni degli ultimi sei nuovi satelliti di Saturno. E' guidato dall'European Southern Observatory a La Silla, in Cile. Cortesia ESO. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Salgono a 24 le lune di Saturno

La famiglia di satelliti che circonda Saturno è aumentata di due componenti da quando, ieri, gli astronomi hanno annunciato la scoperta di S/2000 S 5 ed S 6. Un team internazionale di otto membri guidato da Brett Gladman (Osservatorio di Nizza) li ha incrociati il 2 agosto ed il 24 settembre rispettivamente, durante la ricerca di nuovi satelliti dei pianeti esterni. I nuovi oggetti scoperti non avevano una luminosità superiore alla 23° magnitudine nella luce rossa, il che significa che ciascuno misura solo 10 km di diametro. L'inventario delle lune di Saturno sale così a 24 soggetti, superando sia Giove (17) che Urano (21).

Le orbite preliminari, calcolate indipendentemente da Brian Marsden (Minor Planet Center) e William Gray (Bowdoinham, Maine), fanno ritenere che le sue piccole lune viaggino con un'orbita molto inclinata ed eccentrica ad una distanza media dal pianeta per S 5 di circa 11 milioni di km e per S 6 di circa 12,7 milioni di km. Si sospetta che questi due oggetti, oltre a S/2000 S 1, potrebbero in qualche modo essere in ralazione. Il team di Gladman sta seguendo inoltre una mezza dozzina di candidati satelliti, se le osservazioni di questa settimana saranno coronate dal successo, a breve ci saranno nuovi annunci.


Sabato 18 novembre

Leonidi 2000: i primi dati

Lo sciame delle Leonidi del 200 ormai fa parte del passato ed i primi rapporti giunti a Sky & Telescope non parlano della "tempesta" che qualche astronomo aveva previsto. Ma molti appassionati, graziati da un cielo sereno nelle ore precedenti l'alba del 17 e 18 novembre, sono ben lontani dall'essere scontenti di ciò che hanno visto. E non si è trattato di un normale sciame di Leonidi.

Le nubi hanno stazionato sulla parte orientale del Nord America la mattina del 17 novembre, il momento più favorevole secondo gli specialisti in previsioni Ignacio Ferrín, Carola Göckel e Rüdiger Jehn. Ma, dopo aver messo insieme dozzine di rapporti dall'Europa, Marc Gyssens dell'International Meteor Organization (IMO) ha scoperto due modesti picchi nell'attività verificatisi il 17 intorno alle ore 06:00 e 08:00 Tempo Universale. Il tasso meteorico (corretto per le condizioni del cielo e l'altitudine del radiante dello sciame) ha superato di poco le 100 meteore l'ora. In una circolare diffusa dall'IMO, Gyssens fa notare che i picchi sono arrivati proprio nel momento in cui la Terra incontrava le particelle rilasciate dalla cometa progenitrice, la 55P/Tempel-Tuttle, nel 1932.

Tassi più elevati sono stati riportati nelle ore precedenti l'alba del 18, il periodo migliore secondo le previsioni degli astronomi Robert McNaught e David Asher. Proprio prima delle 04:00 TU, quando la Terra passava attraverso le particelle che la cometa lasciò durante il passaggio nel lontano 1733 il tasso, per gli osservatori dell'IMO in Europa saliva sino a 300 meteore l'ora. In seguito, intorno alle 08:00 TU del 18 (associato alle particelle del 1866), in Nord America si registrava un numero ugualmente elevato.

A Chelmsford, nel Massachusetts, Cheryl Beatty ha osservato dalle 01:50 alle 02:30 (dalle 06:50 alle 07:30 UT) una Leonide al minuto, nonostante la luce lunare e l'inquinamento luminoso della periferia. Vicino Bedford, Alan MacRobert di Sky & Telescope ha registrato 105 Leonidi in 76 minuti valutando che il vero (quello corretto cioé) tasso doveva essere di qualche centinaio l'ora. "Erano splendide" ha aggiunto. "La maggior parte di quelle che si sono viste attraverso la luce lunare erano luminose e di color giallo o (per quelle più brillanti) bianco-verdi"

Altre due persone, Dennis di Cicco e Stuart Goldman, hanno effettuato le osservazioni sotto i cieli molto limpidi di Sudbury, nel Massachusetts. "Ci sono stati momenti in cui ho contato, per tutto il cielo, 10 meteore al minuto" riferisce di Cicco. "Ma a volte arrivavano a frotte, poi c'era la calma". L'osservatore di lungo corso John Bortle da New York State ha notato diverse curiose coppie di meteore. "Una coppia, separata da 3 gradi, ha solcato parallelamente il cielo, negli altri casi, una seguiva l'altra dopo pochi secondi".

"Le Leonidi che ho visto erano veloci e molto luminose, qualcuna più di Sirio" ha detto l'editore capo di Sky & Telescope Rick Fienberg. "Con poche eccezioni hanno lasciato impressionanti durate uno o due secondi. E' stato certamente lo spettacolo più divertente a cui ho assistito, da molto tempo a questa parte".


Venerdi 17 novembre

A sinistra: Quella ripresa dall'Hubble Space Telescope è l'inizio dell'emissione bipolare da parte di IRAS 17106-3046, la Nebulosa Fuso, che probabilmente diventerà una nebulosa planetaria. Cortesia Sun Kwok. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Una farfalla in formazione

Molte (se non la maggior parte) delle nebulose planetarie sono bipolari o hanno una forma a "farfalla" ma come si arrivi a sviluppare questa caratteristica non è ancora chiaro. Un modo per comprendere questo mistero è osservare questi oggetti nella loro infanzia. Sun Kwok (University of Calgary) e Bruce Hrivnak (Valparaiso University) l'hanno fatto per lungo tempo ed hanno determinato cje una nebulosa planetaria emerge da un denso "bozzolo" che circonda la stella centrale non diversamente da come una tarma o una farfalla subiscono la metamorfosi. Su Astrophysical Journal Letters del primo dicembre insieme a Kate Su (University of Calgary) riportano la scoperta di una nuova nebulosa protoplanetaria, IRAS 17106-3046 nello Scorpione, che hanno chiamato "Nebulosa Fuso".

Un'immagine ripresa dall'Hubble Space Telescope mostra due getti emergenti da una stella avvolta da un disco di circa 5.000 unità astronomiche di diametro. Si era ipotizzato che una simile struttura esistesse nel nucleo delle protoplanetarie ma questa è la prima volta che viene ripresa una chiara immagine di uno dei canali del getto bopilare. Per gli astronomi i getti si espanderanno sino a formare una planetaria dalla forma a farfalla.

L'oggetto era stato scoperto ed identificato come nebulosa protoplanetaria partendo dalle osservazioni infrarosse del calore del bozzolo. Questa immagine spettacolare dell'Hubble Space Telescope conferma le deduzioni effettuate partendo da quella ripresa e ritrae il primo stadio della vita di una planetaria.


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