Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

Logo S&T
La rivista indispensabile di astronomia

Venerdi 26 novembre

A sinistra: La traiettoria ha portato la Galileo sopra (o sotto?) il polo sud di Io. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il secondo flyby di Io

La notte scorsa, l'orbiter della Galileo ed il suo team hanno combattuto per undici ore con un problema alle elettroniche di bordo per cercare di salvare quello che potrebbe essere l'ultimo flyby ravvicinato nel sistema gioviano. Secondo i piani la sonda doveva transitare ad appena 300 km dalla superficie della regione polare sud di Io alle 04:05 TU, tenendo conto di altri 35 minuti necessari alla telemetria per raggiungere la Terra. Quattro ore prima del cruciale incontro però, il bombardamento di particelle cariche della magnetosfera di Giove ha disturbato i sistemi elettronici della sonda provocando la sospensione delle attività. Una risposta frenetica del team di volo la resuscitava appena quattro minuti dopo il passaggio ravvicinato sulla vulcanica superficie del satellite. Questa risposta immediata salvava la maggior parte delle indagini scientifiche da compiere su Io così come le osservazioni di altri satelliti gioviani. Tra le ricerche andate perdute il monitoraggio del campo magnetico locale, effettuato nel momento di massimo avvicinamento, che avrebbe permesso di determinare se Io genera un proprio campo magnetico. La visita precedenti di Io, è stata effettuata dalla distanza di 611 km ed è avvenuta il 10 ottobre, i risultati preliminari si trovano qui.


Venerdi 26 novembre

A sinistra: Nel marzo scorso i tecnici hanno installato su Mount Wilson due dei sei telescopi che formeranno l'interferometro ottico CHARA. Si ringrazia il Center for High Angular Resolution Astronomy. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Prima luce per l'interferometro Chara

Il 23 novembre i sacri terreni del Mount Wilson Observatory in California hanno segnato un altro passo nella storia. Gli astronomi della Georgia State University hanno combinato con successo la luce proveniente da due telescopi assai distanti di 1 metro di diametro, realizzando un interferometro ottico. I raggi luminosi hanno creato una serie di frange d'interferenza delle stelle doppia Sirio, Alphard (alfa Hydrae) e gamma Eridani, dimostrando positivamente. "E' il passo più importante che abbiamo fatto dalla posa della prima pietra avvenuta nel 1996", ha dichiarato esultando Harold McAlister che ha guida il Center for High Angular Resolution Astronomy. "Adesso abbiamo la prova che la rete (di sei telescopi) rispetterà le nostre aspettative". I restanti quattro telescopi verranno installati questo inverno. La luce proveniente da tutti e sei gli strumenti verrà inviata attraverso dei tubi, in cui verrà fatto il vuoto, verso un combinatore centrale. Una volta completata, la rete del CHARA lavorerà insieme ad un singolo telescopio a 400 m di distanza e dovrebbe riuscire a risolvere dettagli inferiori al milionesimo di grado (0,004 secondi d'arco).


Mercoledi 24 novembre

A sinistra: La possibilità che esistano pianeti extrasolari è stata accertata anche con l'osservazione dell'attraversamento del disco di HD 209458 in Pegaso da parte di un oggetto più grande di Giove del 27 per cento. Gli osservatori non potranno mai vedere i dettagli visibili in questo disegno del sistema però possono dedurre molte proprietà del pianeta dall'ammontare della luce che blocca per circa 3 ore ogni 3,5 giorni. ©1999 Lynette Cook. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Osservato il transito di un pianeta extrasolare

Per la prima volta è stato osservato l'attraversamento della faccia di una stella da parte di un pianeta, un evento che ha permesso agli astronomi di misurare con precisione le dimensioni, la massa e la densità di quest'ultimo. Molti pianeti extrasolari orbitano vicino alla loro stella, il che ha fatto aumentare le probabilità che un giorno o l'altro ne venisse osservato uno che fosse lungo la nostra linea di vista. In questo caso, l'orbita avrebbe attraversato il disco della stella oscurandone leggermente e periodicamente la luce. Questa speranza finalmente è divenuta una realtà. La vincitrice del premio è HD 209458, una stella simile al Sole a 174 anni luce di distanza nella costellazione di Pegaso che ha un pianeta simile a Giove che le orbita intorno ad una distanza di sole 0,05 unità astronomiche, 1/8 del raggio dell'orbita di Mercurio.

Come spiegano David Charbonneau (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics), Timothy M. Brown (National Center for Atmospheric Research) e colleghi in un prossimo numero di Astrophysical Journal Letters, hanno registrato due transiti previsti nel settembre scorso utilizzando un telescopio di 114 mm. Nel corso di ciascun transito la luminosità della stella è diminuita dell'1,6 per cento (0,017 magnitudini) per circa 2,5 ore. Charbonneau e colleghi ritengono che l'oggetto orbiti su un piano inclinato di soli 3 gradi dalla nostra linea di vista. Il diametro del pianeta è del 27 per cento superiore a quello di Giove, ma la massa è del 37 per cento inferiore. Un transito parziale è stato riferito da Gregory W. Henry (Tennessee State University), che ha osservato HD 209458 l'otto novembre.

Fa notare David W. Latham (Harvard-Smithsonian) che mentre cambiamenti di luminosità dell'ordine del millesimo sono rilevabili solo dagli astronomi professionisti, un serio astrofilo dotato di un fotometro o di un CCD dovrebbe riuscire ad effettuare delle misurazioni degli abbassamenti di luminosità della nuova scoperta. Ciascun ingresso ed uscita del pianeta dal limbo della stella dura circa 30 minuti, intervallati ad orari di 75 minuti prima e dopo la fase centrale dell'eclissi. Ecco le previsioni con gli orari e le date delle fasi centrali delle eclissi (geocentriche, in Tempoi Universale) per il resto di questa stagione estiva, ricavati dagli elementi orbitali forniteci da Latham e colleghi:

    29 novembre, 9:12.
    2 dicembre, 21:47; 6, 10:23; 9, 22:58; 13, 11:34; 17, 0:09; 20, 12:44; 24, 1:20; 27, 13:55; 31, 2:31.
    3 gennaio, 15:06; 7, 3:42; 10, 16:17; 14, 4:52; 17, 17:28; 21, 6:03; 24, 18:38; 28, 7:14; 31, 19:49.
    4 febbraio, 8:24; 7, 20:59; 11, 9:35; 14, 22:10; 18, 10:45; 21, 23:20; 25, 11:55; 29, 0:30.

Le coordinate della stella sono: 22h 03m 11s di ascensione retta, +18° 53.0' di declinazione (coord. 2000). Con un periodo di 3,5243 giorni, l'evento è visibile da una stessa località una volta a settimana, con un ritardo di 35 minuti ogni volta.


Mercoledi 24 novembre

A sinistra: Gli oggetti dalle strane forme visibili in queste riprese dell'Hubble Space Telescope della NASA presentano chiaramente la prova di scontri galattici multipli. I postumi di queste collisioni si presentano come un groviglio di materia ed ondate di nascite stellari. La fotografia in alto a destra potrebbe mostrare i nuclei di diverse galassie. Nella riga in basso, l'immagine al centro mostra una spettacolare collisione tripla che ha prodotto diversi flussi di stelle strappandole dalla loro sede dalle galassie che convergono verso un punto centrale. Si ringraziano Kirk Borne (NASA/Goddard Space Flight Center), Luis Colina (Instituto de Fisica de Cantabria, Spain) ed Howard Bushouse e Ray Lucas (Space Telescope Science Institute). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Gli astronomi studiano gli scontri galattici nell'universo

Immaginate diverse galassie che collidono contemporaneamente: come apparirebbe un evento così colossale? Le riprese degli scontri galattici appena ottenute dalla Wide Field and Planetary Camera 2 di Hubble Space Telescope mostrano fino a cinque oggetti che si scontrano l'uno con l'altro. Il risultato della titanica fusione è un luminoso oggetto denominato galassia infrarossa ultraluminosa (ULIRG). Le immagini rivelano un sorprendente complessità delle strutture che risplendono nella luce infrarossa generata da una tempesta di stelle neonate generate dalla collisione.

Le ULIRG vennero scoperte per la prima volta nel 1980 dall'Infrared Astronomy Satellite (IRAS). Sono almeno 100 volte più luminose della nostra Via Lattea. L'astronomo del Goddard Space Flight Center della NASA Kirk Borne ed un gruppo di colleghi hanno fatto uso dell''HST per portare a termine una survy di tre anni di 123 ULIRG a tre miliardi di anni luce dalla Terra ed hanno scoperto che quasi un terzo presentano chiare prove visuali di fusioni multiple laddove gli astronomi ritenevano si trattasse di interazioni tra solo due galassie. Appare quindi chiaro che simili collisioni sono molto comuni nell'universo antico. Sebbene le galassie delle immagini dell'HST siano relativamente vicine alla Terra e non appartengano ad epoche remote, sono comunque una finestra sulle condizioni del passato.

Borne ritiene che si stia osservando lo stadio finale dell'evoluzione gerarchica dell'universo, dove piccoli frammenti si uniscono per fprmare oggetti più grandi. "Vediamo la materia strappata dalle galassie sotto forma di lunghe code di stelle e materia in contrazione sotto forma di nuclei multipli riuniti insieme. Laddove si uniscono, in qualche caso vediamo un "nido" di galassie".

Per ulteriori informazioni e per vedere un'animazione, consultate il comunicato stampa online.


Mercoledi 24 novembre

A sinistra: Ben al di sopra della Terra, il satellite Transition Region and Coronal Explorer (TRACE) tiene sotto controllo il Sole dalla metà del 1998. La sonda ha fotografato il passaggio di Mercurio a molteplici lunghezze d'onda. Questa immagine è nell'ultravioletto (1600 angstroms). Si ringrazia Dawn Myers, SM&A Corp. Cliccate sull'immagine per ingrandirla e consultate la pagina TRACE Mercury Transit per vedere delle animazioni realizzate con le immagini riprese.

Il transito di Mercurio osservato dalla Terra e dallo spazio

Il transito di Mercurio del 15-16 novembre è stato di una rarità eccezionale, infatti non si ripeteranno simili circostanze per i prossimi 400 anni. A parte quello che avverrà il 7 maggio 2003, ciò che ha reso l'evento del 1999 particolare è stato che per gli osservatori posti lungo una stretta linea che va dall'Australia alla Nuova Zelanda, Mercurio ha messo in scena un lungo sfioramento del bordo settentrionale del Sole. Per meno di 40 minuti, l'ombra del pianeta ha attraversato la Terra e gli astronomi di un emisfero hanno cercato di osservare il piccolo profilo del pianeta che si stagliava contro l'accecante disco del Sole. Gli osservatori del nord America hanno dovuto invece combattere contro un Sole molto basso sull'orizzonte. Sky & Telescope gradirebbe avere i vostri resoconti sull'evento, in particolar modo per quanto riguarda le descrizioni del misterioso "effetto goccia nera". Inviate i vostri appunti all'indirizzo observers@skypub.com.


Giovedi 18 novembre

A sinistra: Il picco dello sciame delle Leonidi secondo le osservazioni radar raccolte dall'U.S. Air Force e dalla University of Western Ontario. Il picco si è avuto alle 02:00 circa TU del 18 novembre (03:00 ora italiana), in accordo com le previsioni. Cortesia NASA/Marshall Space Flight Center.

Le Leonidi su Europa e Medio oriente

Tenendo fede alle previsioni, il posto migliore per l'osservazione dello sciame meteorico delle Leonidi quest'anno spaziava dal Medio oriente all'Europa. David Asher (Armagh Observatory) e Rob McNaught (Australian National University) avevano previsto il picco e la possibilità che si verificasse una "tempesta" meteorica il 18 novembre alle 02:00 Tempo Universale (03:00 ora italiana). Nonostante non si sia verificata una pioggia di proporzioni apocalittiche, gli osservatori non sono rimasti delusi dallo spettacolo che ha visto cadere meteore al ritmo di centinana ogni ora. Migliaia di osservatori nordamericani hanno seguito l'attività nel momento in cui è stato possibile osservare le meteore dall'Oceano Atlantico.

Secondo l'International Meteor Organization, osservatori in Francia e Spagna sono stati testimoni di un'attività che ha raggiunto, nell'ora del previsto massimo, 30 meteore al minuto che, fa notare l'IMO, corrisponde ad un tasso orario zenitale (ZHR), una stima relativa a condizioni perfette di osservazione, di circa 5.000. Jay Pasachoff (Williams College), dalla costa mediterranea spagnola, intorno alle 02:00 TU ha osservato arrivare sino ad una dozzina di meteore al minuto. "Abbiamo visto una pioggia magnifica", ha detto Pasachoff, "la migliore da tempo anche se non ha raggiunto l'intensità che speravamo. Sono apparsi pochi bolidi ma a volte sono apparse meteore in coppia e quasi parallele, attraversare Orione".

Mentre il resto del mondo attendeva da Terra l'arrivo delle Leonidi, un gruppo di 30 scienziati ha volato nei cieli europei per immortalare l'evento con sofisticate fotocamere e spettroscopi della Leonid Multi-instrument Airborne Campaign (MAC), utilizzando un apparecchio da 2 milioni di dollari della NASA-U.S. Air Force che ha trasportato dei gruppi di ricercatori di otto nazioni differenti. La notte del 17-18 novembre, l'aereo del progetto di ricerca ha lasciato Tel Aviv, in Israele, diretto alle Azzorre. All'inizio delle 9 ore di volo ha sorvolato lo spazio aereo israeliano in modo da seguire, contemporaneamente a dei potenti radar terrestri, l'arrivo delle Leonidi. In seguito si è diretto verso ovest, sul Mediterraneo. Con l'approssimarsi del previsto massimo dell'attività, ai ricercatori è stata offerta un'ondata di meterore. Mentre sorvolavano la Grecia hanno osservato un intensa tempesta di meteore sia luminose che deboli.

A bordo dell'aereo, un gruppo di astrofili (tra cui J. Kelly Beatty di Sky & Telescope) ha registrato un massimo di oltre 2.000 Leonidi per ora. "Tutti i ricercatori si sono dovuti rimboccare le maniche l'altra notte", ha detto Peter Jenniskens, lo scienziato della NASA-Ames che ha concepito e coordinato il programma Leonid MAC. "Abbiamo visto i fuochi d'artificio di fine millennio con un pò di anticipo, ma che spettacolo!" Hajime Yano, uno dei vari ricercatori giapponesi a bordo, si è deliziato con le immagini stereoscopiche riprese dal suo team. Nella loro schiera di rivelatori anche due camere HDTV ad intensificazione fornite dall'NHK, la principale compagnia televisiva giapponese.

Per ulteriori testimonianze, consultate la pagina delle Leonidi dell'European Southern Observatory.


Copyright © 1999 Sky Publishing Corporation, Tutti i diritti riservati.
Tutti i testi ed il materiale non possono essere riprodotti in qualsiasi forma senza autorizzazione.
Per informazioni rivolgersi a Sky Publishing Corp., P.O. Box 9111, Belmont, MA 02178-9111, per l'E.U. 1-617-864-7360. Fax: 1-617-576-0336 (solo per gli editoriali), 1-617-864-6117 (tutti gli argomenti). Oppure via e-mail alla Sky Publishing.