Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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La rivista indispensabile di astronomia

Giovedi 30 settembre

A sinistra: Il Mars Climate Orbiter ha raggiunto il pianeta rosso il 23 settembre ma si è distrutto quando è passato troppo vicino al pianeta. I controllori di volo ritengono che la sonda si sia disintegrata nell'atmosfera. Si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Le cause della perdita del Mars Orbiter

La NASA ha reso note oggi le probabili cause che hanno portato alla perdita del Mars Climate Orbiter. Sembra che il 23 settembre la sonda sia passata a soli 60 km dalla superficie marziana anziché i previsti 140-150. Secondi gli ingegneri invece, l'altezza minima sicura per il flyby era di 85 km. Un'analisi preliminare ha rivelato che l'errore si è verificato perché un team di ingegneri ha usato le unità di misura inglesi mentre un altro quelle metriche. Edward Weiler, amministratore associato per le scienze spaziali alla NASA spiega: "Gli uomini a volte fanno degli errori. Il problema non è stato l'errore in sè ma il fallimento dei sistemi ingegnieristici della NASA, i controlli e le verifiche nelle analisi di ricerca degli errori. Questo è il motivo per cui abbiamo perso la sonda", due gruppi di tecnici continueranno comunque ad analizzare il fallimento della missione. La prossima per il pianeta rosso sarà il Mars Polar Lander, che arriverà il 3 dicembre.


Mercoledi 29 settembre

A sinistra: Charles A. Federer, 1909-99

Charles A. Federer, 1909-99

Charles Anthony Federer Jr., il fondatore di Sky & Telescope, è deceduto il 28 settembre a Mystic, nel Connecticut, all'età di 90 anni.

Nato a St. Louis il primo gennaio 1909, visse in seguito nel Connecticut ed a New York prima di diventare assistente e conferenziere all'American Museum-Hayden Planetarium della città di New York. Nel 1941, con la prima moglie Helen Spence Federer, iniziò la pubblicazione di Sky & Telescope da un piccolo ufficio presso l'Harvard College Observatory di Cambridge, nel Massachusetts. Vi lavorò come editore responsabile sino al suo ritiro, avvenuto alla fine del 1974.

Come astronomo autodidatta, ottenne la laurea in fisica presso il City College of New York studiando la notte mentre di giorno lavorava come assicuratore. Ebbe un ruolo importante nello sviluppo dell'astronomia amatoriale come membro cofondatore dell'Astronomical League che conta oggi 17.000 soci. Il suo grande apporto all'astronomia gli venne riconosciuto nel 1991 dall'International Astronomical Union con la nomina dell'asteroide 4726 con suo nome.

Durante la guerra in Corea insegnò presso gli Air Force Cambridge Research Laboratories e, negli anni '50, pubblicò la rivista Weatherwise per cinque anni. Fu per lungo tempo un amante della natura e delle attività all'aperto, a 70 anni passati giocava a squash e tennis come socio dell'Union Boat Club di Boston.

Federer lascia la moglie, Marion Wilcox Korab Federer di Stonington, nel Connecticut; un figlio, C. Anthony Federer nato a Durham, nel New Hampshire; una figlia, Barbara Meredith nata a Londra; quattro nipoti e tre pronipoti.


Mercoledi 29 settembre

A sinistra: Questa immagine del Chandra X-ray Observatory rivela il possente cuore della Nebulosa del Granchio. Si ringraziano la NASA ed il Chandra X-ray Observatory Center. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il cuore del Granchio

Penetrando nel cuore della Nebulosa del Granchio il Chandra X-ray Observatory (CXO) ha catturato la migliore immagine mai ottenuta sino ad oggi delle interazioni ad alta energia che avvengono nei pressi nella stella di neutroni in rapida rotazione, o pulsar. Tracce della presenza di un disco di materia intorno alla pulsar del Granchio erano state rilevate inizialmente dall'Hubble Space Telescope ed in seguito rintracciate nelle immagini della sonda Rosat. Questa nuova immagine, realizzata utilizzando l'Advanced CCD Imaging Spectrometer and High Energy Transmission Grating del CXO, rivela dettagli senza precedenti, tra cui un anello interno e getti che si protendono dalla pulsar in opposte direzioni.

Mentre dalla sonda continuano ad arrivare delle immagini molto interessanti, appare chiaro che non tutto va per il meglio. Per diverse settimane i tecnici hanno analizzato una perdita nella risoluzione dell'energia dell'Advanced Charge-coupled Device Imaging Spectrometer (ACIS). Il problema sembra venire da un tipo di rilevatore presente nello strumento. Sebbene si possa ritenere che i chips sensibili alle radiazioni X possano degradare al punto da diventare inutilizzabili per la spettroscopia, gli astronomi fanno rilevare che le osservazioni potrebbero essere comunque effettuate con altri chips o con altri strumenti del Chandra, come la High Resolution Camera. I ricercatori comunque, stanno ancora analizzando il problema.


Mercoledi 29 settembre

A sinistra: Per studiare le stelle giganti intorno a 30 Doradus, nella Grande Nube di Magellano, gli astronomi hanno utilizzato il Telescopio Spaziale Hubble. L'immagine in alto, a colori compositi, venne ripresa nel 1994 dalla Wide Field and Planetary Camera 2 (WFPC2); quella in basso, in falsi colori, riprende lo stesso campo ma è stata ripresa dal Near Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS) nel febbraio-marzo 1998. Sono state identificate sette giovani stelle. Si ringraziano John Trauger e James Westphal (immagine in alto); Nolan Walborn e Rodolfo Barba (immagine in basso). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Stelle massive in 30 Doradus

Le immagini rilasciate oggi dallo Space Telescope Science Institute potrebbero fare luce sull'intensa formazione stellare in corso nelle galassie lontane. La regione intorno a 30 Doradus, nella vicina Grande Nube di Magellano, è piena di stelle giganti, se ne contano a migliaia all'intenro della nebulosa larga 600 anni luce. Quest'area potrebbe rappresentare l'equivalente dell'attività di "starburst" presente in galassie molto più grandi e distanti, dove la formazione stellare è molto più intensa. Una ripresa effettuata con il Near Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS) di Hubble mostra stelle che non erano state osservate nella luce visibile (con la Wide Field and Planetary Camera 2). La radiazione (principalmente luce ultravioletta) proveniente dalle stelle calde sta lentamente allontanando le nubi di polveri e gas che le circondano. Molte stelle ne sono ancora avvolte e compaiono solo nella luce infrarossa, poiché solo queste ultime lunghezze d'onda riescono a penetrare la polvere. Consultate il comunicato stampa online per ulteriori immagini.


Giovedi 23 settembre

A sinistra: La sonda Mars Climate Orbiter ha fatto oggi il suo ingresso nell'atmosfera del pianeta. I controllori della missione hanno però perso il contatto con la navicella, forse perché è passata troppo vicino al pianeta è si è surriscaldata (o distrutta) nell'atmosfera. Si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il Mars Orbiter è scomparso

Al Jet Propulsion Laboratory i responsabili della missione sanno che il Mars Climate Orbiter (MCO) ha raggiunto il pianeta rosso ma qui iniziano le brutte notizie. La navicella, del peso di 291 kg ha acceso i motori questa mattina alle 9:01 Tempo Universale (11:01 di questa mattina ora italiana) e la telemetria indicava che, sino al momento in cui è passata dietro al pianeta portandosi al di fuori della portata delle antenne terrestri, tutto procedeva regolarmente. 20 minuti più tardi, quando sarebbe dovuto riapparire, il segnale radio dell'MCO non è stato più ricevuto. Al momento vengono compiuti tutti gli sforzi possibili per cercare di ristabilire il contatto ma pare che la sonda sia andata definitivamente perduta.

Secondo il Project Manager Richard Cook, i dati ricevuti diverse ore prima dell'arrivo indicano che la sonda sarebbe passata a soli 60 km dalla superficie del pianeta anziché i previsti 140-150 km. Poiché secondo gli ingegneri l'altezza sicura minima era di 85 km, si pensa che l'MCO si sia seriamente surriscaldato durante il passaggio nell'atmosfera superiore e che forse sia andato distrutto per via dello stress aereodinamico. Nessuno sa ancora se le cose siano andate realmente così male però: una correzione di rotta finale del 15 settembre con l'accensione del motore principale per 15 secondi si era infatti conclusa, apparentemente, con successo.

L'MCO doveva servire da ripetitore per le telecomunicazioni del Mars Polar Lander, che arriverà sul pianeta il 3 dicembre ed atterrerà su un pianoro in prossimità del polo sud. Per fortuna l'MPL trasporta una radio per le comunicazioni dirette con la Terra, anche se ad una velocità di trasmissione dei dati inferiore. Inoltre, anche il Mars Global Surveyor, che dorebbe orbitare intorno a Marte per due anni, potrebbe essere utilizzato come ripetitore.

La perdita del Mars Climate Orbiter riporta alla memoria un fatto analogo: quello relativo alla sonda NASA Mars Observer, che scomparve misteriosamente senza lasciare tracce il 21 agosto 1993, tre giorni prima del suo arrivo sull'obiettivo. Da rilevare che l'MCO trasportava la copia di riserva dello strumento per l'analisi dell'atmosfera che si trovava a bordo del Mars Observer. Questo doppio fallimento ridurrà la possibilità di tenere sotto osservazione la meteorologia globale del pianeta anche se, puntualizza Carl Pilcher, assistente amministratore associato della NASA, nei piani della NASA ci sono molte sonde dirette verso Marte. "Dobbiamo pensare che non si tratta di una perdita per la scienza ma solo di un ritardo" ha detto oggi Pilcher.


Martedi 21 settembre

A sinistra: Una delle tre immagini che compongono l'animazione relativa alla scoperta di S/1999 U3. Ripresi a 2 ore di distanza, i fotogrammi inquadrano una regione di 20 secondi d'arco (300.000 chiometri alla distanza di Urano). Il satellite si muove verso sinistra in basso; quelli che sembrano altri oggetti "in movimento" sono in realtà raggi cosmici. Si ringrazia Matthew J. Holman. Cliccate sull'immagine per vedere l'animazione.

Urano è il nuove re dei satelliti

Un'attento monitoraggio della regione che circonda Urano ha portato alla scoperta di quello che potrebbe essere il suo 21° satellite, poche settimane dopo la scoperta dei candidati numero 19 e 20. Prima del 18 luglio, J. J. Kavelaars (McMaster University), Brett J. Gladman (Observatoire de la Cote d'Azur) ed altri avevano identificato una coppia di oggetti nella luce rossa di magnitudine 23 e 24 nelle immagini provenienti dal telescopio Franco-Canadese-Hawaiano di 3,5 m alle Hawaii. Matthew J. Holman (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics), che fa parte del team, in seguito identificò un altro candidato di 23° magnitudine, S/1999 U3, nelle immagini del 18 luglio.

Secondo Brian Marsden (Minor Planet Center) pare che S/1999 U2 sia sicuramente un satellite di Urano, nonostante la sua orbita sia nota solo in modo approssimativo. C'è anche la remota possibilità che S/1999 U1 ed S/1999 U3 orbitino attualmente intorno al Sole ma, come farebbero ritenere i calcoli, sono troppo vicini al pianeta trovandosi rispettivamente a 25 e 10 milioni di chilometri dal suo centro. Marsden fa notare, inoltre, che l'orbita di U3 potrebbe essere molto eccentrica. In ogni caso, le tre lune impiegano da 1,5 a 5 anni per compiere un'orbita intorno al pianeta. Gladman ritiene che quelle di U2 ed U3 potrebbero essere confermate entro la fine dell'anno mentre U1, più lontano, si muove così lentamente che la conferma della sua natura di satellite potrebbe non essere possibile sino alla primavera prossima.


Venerdi 17 settembre

A sinistra: Fratture ricurve con la cresta, o flexi, vennero osservate per la prima volta su Europa dalla sonda Voyager. Quelle visibili nella foto sono vicine al polo sud del satellite. Si ringraziano Gregory Hoppa e Science.

Le fratture di Europa sono dovute alle maree

Tra le molte stranezze che adornano il satellite di Giove Europa, ci sono numerose fratture che si estendono sulla superficie per centinaia di chilometri. Queste fratture circolari (o flexi, nella terminologia ufficiale della IAU) sin dalla loro scoperta, avvenuta 20 anni fa, non hanno avuto una spiegazione plausibile. Ora, sembra che Gregory Hoppa e tre colleghi della University of Arizona abbiano risolto il puzzle.

Secondo quanto scrivono nell'edizione del 17 settembre della rivista Science, ritengono che la formazione di questa curiose forme circolari siano la risposta della crosta ghiacciata alle forze mareali indotte da Giove. Il pianeta crea una protuberanza sulla crosta del satellite alta sino a 30 metri. Dato che l'orbita della luna non è perfettamente circolare, durante ciascun giro di 85 ore intorno a Giove la protuberanza mareale si sposta. Questo provoca tensioni e fessure che aprono la superficie e si propagano a circa 3 km all'ora. "Probabolmente si potrebbe camminare lateralmente alla frattura mentre si sta formando, se si potesse sopravvivere all'ambiente radioattivivo di Europa" fa notare Hoppa. I suoi calcoli dimostrano che la propagazione dovrebbe seguire il cambiamento di posizione della protuberanza mareale, creando anelli circolari di forme uguali a quelle osservate su Europa.

Va detto che il modello di Hoppa funzionerebbe solo se la protuberanza mareale si potesse liberamente muovere sotto la superficie, un buon argomento in favore dell'ipotesi che sotto la crosta del satellite si trovi un oceano d'acqua. Le fratture circolari sono bordate da rilievi, che si pensa abbiano origine dal congelamento dell'acqua schizzata fuori dalle fratture. Dato che i flexi probabilmente non sono profondi che qualche chilometro, va da se che l'oceano di Europa non si possa trovare molto al di sotto della sua superficie. Per ulteriori immagini, visitate la pagina Web di Hoppa.


Giovedi 16 settembre

A sinistra: Lo strumento Near-Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS) di Hubble è servito a realizzare queste spettacolari immagini degli ammassi stellari aperti più massivi della nostra galassia. L'ammasso Archi (a sinistra) è anche uno dei più densi, contiene migliaia di stelle in uno spazio minore di quello che separa il Sole da alfa Centauri. Colmo di giganti rosse e stelle Wolf-Rayet, secondo gli scieziati l'ammasso Quintetto (a destra) è una giovane corte di stelle non più vecchie di quattro milioni di anni. Si ringraziano Donald Figer e la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Superammassi stellari nel nucleo galattico

I dati provenienti dal Near-Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS) dell'Hubble Space Telescope ci hanno fornito le immagini degli ammassi stellari denominati Archi e Quintetto, scoperti recentemente in prossimità del centro galattico rilasciate oggi dallo Space Telescope Science Institute. L'estema sensibilità di NICMOS e la posizione di Hubble al di sopra dell'atmosfera terrestre hanno permesso ad un team di ricercatori guidati da Donald F. Figer (Space Telescope Science Institute) di penetrare nei due ammassi molto più in profondità che in passato.

I dati dal NICMOS hanno confermato ciò che la teoria aveva previsto: che le alte energie presenti nei pressi del nucleo galattico favoriscono la formazione di stelle massiccie. I due ammassi, ciascuno ad una distanza di circa 100 anni luce dal centro della Via Lattea, contiene una proporzione inusitatamente elevata di stelle gigantesche, 20 volte o più massive del Sole. Il solo ammasso Archi comprende il 10 per cento delle stelle più pesanti della galassia a noi note. L'ospitare queste stelle supergiganti in modo così sproporzionato fa degli Archi e del Quintetto le aggregazioni più massiccie di giovani stelle conosciute nella Via Lattea, avendo ciascun ammasso un peso pari a circa 10.000 Soli, come riportano gli scienziati su Astrophysical Journal del 10 novembre.

Per ulteriori dettagli leggete il numero di ottobre di Sky & Telescope (pagina 22).


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