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Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Venerdi 27 agosto

A sinistra: Cassiopea A è il resto in espansione dell'esplosione di supernova avvenuta intorno al 1680. Si trova a circa 10.000 anni luce di distanza e si estende per 4 minuti d'arco (circa 10 anni luce). La vediamo in questa immagine in falsi colori ripresa dal Chandra X-ray Observatory. Gli astronomi sospettano che il punto visibile al centro della foto sia una stella di neutroni, l'altra prevista conseguenza di una supernova. A sinistra: La parte luminosa al centro del'immagine è il quasar PKS 0637-752 nella Mensa. Per gli astronomi il quasar era una sorgente puntiforme di radiazioni X ma la vista acuta del Chandra ha, inaspettatamente, distinto un getto di 200.000 anni luce che si estende da un lato. Si ringraziano la NASA ed il Chandra X-ray Observatory Center. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il debutto del Chandra

Ieri pomeriggio, alla conferenza stampa tenutasi al quartier generale della NASA, gli astronomi hanno reso note le prime immagini provenienti dal nuovo telescopio dell'agenzia spaziale americana: il Chandra X-ray Observatory. La prima è una ripresa del resto di supernova Cassiopea A. A differenza delle macchie confuse che comparivano nelle riprese effettuate con gli altri telescopi per raggi X, ora Cas A appare come una bolla risplendente di gas caldi con dei filamenti luminosi. Ed in prossimità del centro della bolla si trova una sorgente di raggi X, molto probabilmente una stella di neutroni, ciò che resta della stella esplosa, di cui a lungo se ne sospettava la presenza ma che mai era stata osservata.

La successiva immagine è quella di PKS 0637-752, un lontano quasar nella costellazione australe della Mensa. Basandosi su precedenti riprese in cui appariva come una sorgente puntiforme, questo oggetto è stato utilizzato per il test della messa a fuoco del telescopio ma, sorprendentemente, le nitide ottiche del Chandra hanno messo in luce che la sorgente non è propriamente puntiforme ma, piuttosto, si tratta di un oggetto luminoso circondato da una emissione diffusa, forse proveniente dalla galassia che lo ospita, e con un getto luminoso di gas che si estende per 200.000 anni luce nello spazio. Mentre il getto era stato già osservato in mappe radio, è la prima volta che lo si osserva nei raggi X.

Ed Weiler, amministratore associato della NASA per le scienze spaziali ha posto l'accento su come queste prime immagini dimostrino che le prestazioni del Chandra "incontrano tutte le nostre aspettative". Il meglio, però, deve ancora venire. Le riprese rese pubbliche ieri erano state effettuate con l'Advanced CCD Imaging Spectrometer e per quanto impressionanti possano apparire, nelle prossime settimane, allorché gli scienziati inizieranno ad esercitarsi con la High Resolution Camera verranno realizzate immagini ancora più dettagliate.


Venerdi 27 agosto

A sinistra: Il punto di atterraggio del Mars Polar Lander si trova su un vasto pianoro in prossimità della calotta polare meridionale di Marte. Anche se la scelta del sito è stata dettata dalla fondamentale necessità di un atterraggio sicuro, la zona ha diverse caratteristiche interessanti. Il lander trasporta una macchina fotografica per le riprese panoramiche stereo,un analizzatore di gas, una stazione meteorologica miniaturizzata ed un microfono. Si ringrazia David A. Paige (UCLA). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Scelto l'obiettivo del Martian Lander

Dopo mesi di discussioni, scienziati e tecnici della NASA hanno deciso dove atterrerà il Mars Polar Lander quando, il 3 dicembre prossimo, raggiungerà il pianeta rosso. I funzionari del progetto ricercavano un terreno dove l'MPL potesse atterrare tranquillamente, con una topografia interessante ma senza colline o picchi frastagliati. I tecnici limitavano la scelta ad un luogo che non presentasse una copertura del terreno da parte delle rocce superiore al 15 per cento, declivi inferiori a 10° un'elevazione non superiore a 6.000 metri. La zona prescelta si trova su un "terreno polare stratificato" a circa 800 km dal polo sud marziano e dalla sua calotta polare perenne. "Riteniamo che questo terreno stratificato sia una registrazione dei cambiamenti climatici su Marte" ha detto Richard Zurek, Project Scientist dell'MPL, "perché qui dovrebbero giacere i depositi stratificati di polvere fine e ghiaccio depositatisi nell'arco di milioni di anni". Scavando nel terreno con la pala meccanica dell'MPL dovrebbe essere equivalere alla "lettura degli anelli dei tronchi d'albero o degli strati di un ghiacciaio" ha chiarito Zurek.


Venerdi 27 agosto

A sinistra: Una nuova immagine di Io in falsi colori ripresa dalla sonda Galileo. si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandire l'immagine con altri particolari. Cliccate qui per vederla in colori "naturali".

Un pieno di Io

La sonda Galileo della NASA si sta preparando per due nuovi pasaggi ravvicinati del satellite Io di Giove che effettuerà verso la fine dell'anno e quindi gli scienziati hanno effettuato alcune "riprese di prova" prima del prossimo emozionante flybys. Queste immagini, acquisite il 3 luglio da circa 130.000 km di distanza, sono risolti dettagli dell'emisfero di Io, quello rivolto sempre dalla parte opposta rispetto a Giove, di circa 2 km. La struttura circolare poco a sinistra dal centro è Prometheus, uno dei molti vulcani attivi. La fotocamera della Galileo non può riprodurre esattamente i veri colori, la "versione in colori reali" è stata realizzata utilizzando riprese effettuate nel vicino infrarosso, nel verde e nel violetto al posto del rosso, verde e blu. Come hanno sostenuto a lungo gli osservatori, Io non ha realmente la colorazione da "pizza" visibile nelle immagini del periodo Voyager. La sua superficie solforosa invece è una tappezzeria di sfumature verdi punteggiate di nero, rosso ed arancionte in prossimità delle sorgenti vulcaniche. I dettagli nell'immagine in falsi colori volutamente esagerati, fanno ritenere che le lave e gli altri depositi vulcanici del satellite siano formati da complesse miscele (vedi riquadro "A"). Il programma della Galileo prevede il passaggio ad appena 400 km da Io l'11 ottobre ed a 300 km il 25 novembre. Nel dicembre 1995, al momento del suo arrivo su Giove, la sonda effettuò un primo passaggio ravvicinato ma difficoltà tecniche impedirono l'utilizzo della macchina fotografica.


Mercoledi 25 agosto

A sinistra: Questa immagine radar del 5 agosto proveniente dall'Osservatorio di Arecibo rivela numerosi crateri da impatto sull'asteroide near-Earth 1999 JM8, che in quel momento si trovava a 10.300.000 km di distanza. L'illuminazione radar arriva dall'alto e la risoluzione effettiva è di 15 m circa. Si ringrazia Jean-Luc Margot (Cornell University).

L'asteroide 1999 JM8: grande, lento ed ammaccato

Sembra che la dea bendata questa estate sorrida ai cacciatori di asteroidi. Il 13 maggio il team del Lincoln Near-Earth Asteroid Research (LINEAR) aveva scoperto un asteroide ad alta velocità di 3,5 km di diametro, uno degli oggetti near-Earth più grandi conosciuti. In seguito gli astronomi giunsero alla conclusione che il nuovo oggetto, denominato 1999 JM8, all'iniio di agosto sarebbe transitato relativamente vicino alla Terra. Ciò fornì il tempo sufficiente per preparare i sistemi radar dell'Osservatorio di Arecibo, a Puerto Rico, e dell'antenna di 70 metri di Goldstone, in California, ed entrambi, durante la sua breve visita, hanno ottenuto delle immagini di elevata qualità di 1999 JM8"La scoperta di questo oggetto, avvenuta qualche settimana prima del massimo avvicinamento, è stata un colpo di fortuna" ha osservato Lance Benner (Jet Propulsion Laboratory). "L'asteroide non effettuerà un altro passaggio così ravvicinato per almeno un migliaio di anni". Fortunatamente per noi, una collisione con il nostro pianeta non è possibile, almeno nell'immediato futuro.

Le mappe radar realizzate ad Arecibo e Goldstone dimostrano che si tratta di un oggetto più che strano. I suoi molti crateri, alcuni di 100 m di diametro, fanno ritenere che la sua superficie sia piuttosto vecchia e che quindi 1999 JM8 non sia solo un frammento di un corpo più grande. Inoltre ruota molto lentamnente, una volta ogni 14 gionri. Una rotazione così lenta caratterizza anche 4179 Toutatis, che è simile anche per dimensioni. Ciò che non appare ancora chiaro è come abbia potuto arrivare ad avere una rotazione così esageratamente lenta. Per ulteriori dettagli ed immagini, consultate il comunicato stampa online rilasciato dalla Cornell University e dal JPL.


Mercoledi 25 agosto

A sinistra: La Nebulosa del Granchio del Sud (He2-104) nella costellazione del Centauro, ha la forma di una clessidra. E' quanto ci hanno rivelato le immagini dell'Hubble Space Telescope riprese nel maggio di quest'anno alle lunghezze d'onda dell'azoto. Si ringraziano Romano Corradi ed altri e la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Le bolle della Nebulosa del Granchio del Sud

Cosa otteniamo quando accoppiamo una gigante rossa ad una nana bianca? Gli astronomi parlano di stella simbiotica, un sistema binario con brillamenti simili a quelli delle supenovae dovuti alla materia che scivola dalla gigante rossa verso la nana bianca. Quando viene raggiunta la massa critica, un'esplosione espelle la materia verso le regioni esterne. Le immagini dell'Hubble Space Telescope rilasciate ieri rivelano le conseguenze di due esplosioni simili avvenute a diverse centinaia di anni di distanza e che hanno portato alla creazione della Nebulosa del Grancio del Sud (He2-104) nel Centauro. In questo caso i flussi hanno formato una nebulosa dentro la nebulosa. Le immagini sono state presentate per la prima volta all'inizio del mese ad una conferenza a Cambridge, nel Massachusetts. Per ulteriori dettagli, leggete il comunicato stampa online.


Venerdi 20 agosto

A sinistra: Cos'è l'oggetto al centro di questa immagine della Digital Palomar Observatory Sky Survey? Per ora, nessuno lo sa. Il suo spettro non assomiglia a quello di qualsiasi altro corpo celeste. Si ringraziano S. George Djorgovski ed altri, il DPOSS Team ed il Palomar Observatory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Troppo chiasso sull'"oggetto misterioso"

Questa settimana la stampa popolare americana ha parlato a lungo di un "oggetto misterioso" del cielo. Sfortunatamente, non c'è molto altro da dire. Il 31 maggio, alla conferenza stampa del meeting dell'American Astronomical Society di Chicago, S. George Djorgovski (Caltech) annunciò per primo la particolarità dell'oggetto, denominato PSS 1537+1227. L'oggetto è stato scoperto nel corso della realizzazione della Digital Palomar Observatory Sky Survey, un progetto in corso con l'ausilio del telescopio Schmidt Oschin di 120 cm posto sulla sommità di Monte Palomar, il cui obiettivo è la mappatura l'intero cielo settentrionale. La survey ha scoperto 70 nuovi quasar e questo bizzarro corpo celeste. "Ha uno spettro diverso, qualcosa che non ho mai visto" ha detto Djorgovski. E' di 19° magnitudine e si trova nella costellazione della Testa del serpente. Djorgovski sospetta che si tratti di un quasar particolare e fa notare che questo mistero potrebbe essere presto risolto quando ne verrà preso lo spettro nell'infrarosso.


Venerdi 20 agosto

A sinistra: L'Advanced Satellite for Cosmology and Astrophysics (ASCA) potrebbe aver ripreso l'ultimo lembo di materia in caduta in un buco nero. Cortesia NASA/Goddard Space Flight Center. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il pranzo di un buco nero

Secondo una dichiarazione del Goddard Space Flight Center della NASA, gli astronomi potrebbero aver osservato per la prima volta la materia cadere direttamente nella morsa gravitazionale di un buco nero. Paul Nandra del Goddard e colleghi, hanno osservato la galassia NGC 3516 nell'Orsa Maggiore con l'Advanced Satellite for Cosmology and Astrophysics (ASCA), sensibile alle radiazioni X. L'ASCA ha fornito una serie di spettri, ciascuno dei quali presenta delle emissioni nella radiazione X provenienti da atomi di ferro ultracaldi, immersi in un plasma a diversi milioni di gradi. Spettri simili avevano mostrato in precedenza un enorme spostamento Doppler, ad indicare che il plasma orbita intorno ad un oggetto estremamente massiccio e compatto, molto probabilmente un buco nero. I dati di Nandra, che appariranno presto su Astrophysical Journal Letters, presentano però una linea di assorbimento nello spettro della galassia dovuta a materia che si trova lungo la linea di vista che dalla Terra va verso la galassia. La riga di assorbimento è fortemente spostata per effetto Doppler verso lunghezze d'onda maggiori, il che farebbe ritenere che è dovuta alla presenza di materia che sta cadendo direttamente nel buco nero alla velocità di 10,5 milioni di chilometri l'ora.


Venerdi 20 agosto

A sinistra: L'australiano Gordon Garradd, un veterano delle osservazioni, ha realizzato questa ripresa della sonda Cassini con una camera CCD applicata ad un telescopio Newton di 45 cm f/5.4 il 18 agosto durante il passaggio ravvicinato alla Terra. La sonda si spostava rapidamente in cielo verso ovest (a destra nell'immagine), come dimostrano le 11 riprese effettuate a 10 minuti di distanza l'una dall'altra (la coppia finale ha un intervallo temporale di 8 minuti). L'area inquadrata è di 15 minuti d'arco. Copyright 1999 Gordon Garradd.Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La Cassini sfiora la Terra

La sonda Cassini diretta verso Saturno ha effettuato un passaggio ravvicinato, e contestato, della Terra il 18 agosto, transitando a 1.166 km dalla superficie dell'Oceano Pacifico meridionale alle ora 3:28 TU (le 05:28 ora italiana). Il flyby aveva attirato le critiche di coloro temevano che una collisione accidentale potesse portare al rilascio dei 33 kg di plutonio radioattivo del generatore di energia della sonda. Durante il breve ritorno nelle vicinanze della Terra, la Cassini ha raccolto dati con nove dei suoi 12 strumenti tra cui immagini a colori della Luna che dovrebbero essere rese pubbliche all'inizio di settembre.

Prima del passaggio ravvicinato di Mercoledi, l'orbita della Cassini aveva un'orbita con un perielio di 0,7 Unità Astronomiche (prossimo all'orbita di Venere) e che si allungava sin nella cintura degli asteroidi a 2,6 UA. La sonda si è avvicinata alla Terra alla velocità di 16 km al secondo allontanandosi a 20 km al secondo, un'iniezione di energia che ne estenderà l'afelio a 7,2 UA, tra Giove e Saturno. La spinta finale l'avrà da Giove nel dicembre del 2000 dopodiché si dirigerà all'appuntamento con il pianeta degli anelli, previsto per il 2004. Prima di entrarne nell'orbita, la Cassini invierà la sonda europea Huygens nell'atmosfera di Titano, la gigantesca luna di Saturno.


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