Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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La rivista indispensabile di astronomia

Duecentesimo anniversario della scoperta di Cerere

Satelliti di Saturno: sono 30 ed in aumento!

L'universo primordiale era più caldo

George E. D. Alcock, 1912–2000

Si riparla di missioni su Plutone

Roger W. Tuthill, 1919 – 2000


 

Venerdi 29 dicembre

A sinistra: In questo ritratto dell'Osservatorio astronomico Giuseppe S. Vaiana di Palermo, l'astronomo italiano Giuseppe Piazzi indica Cerere, la sua nuova scoperta. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Duecentesimo anniversario della scoperta di Cerere

La prima notte del 1801, Giuseppe Piazzi vide una "stella" che nel suo piccolo rifrattore, montato sulla sommità del Palazzo Reale di Palermo, non aveva mai osservato. "L'ho annunciata come nuova cometa," scrisse più tardi in quello stesso gennaio, "ma . . . diverse volte ho pensato che si tratti di qualcosa di più". Ed infatti aveva ragione avendo osservato il primo asteroide, denominato presto Cerere in onore della dea romana protettrice del raccolto e della Sicilia.

Esattamente 200 anni più tardi, un gruppo di astronomi, di artigiani, di filosofi e di storici, si riunirà a Palermo per celebrare la scoperta del monaco. In una lettera che precede il raduno e che segna il vero inizio del terzo millenio, Giorgia Foderà Serio, professore associato presso l'osservatorio, ha annunciato che il telescopio di Piazzi, uno strumento allo stato dell'arte per l'epoca, è stato completamente restaurato. Tutte le sue parti, eccetto l'oculare, sono originali ed inoltre lo strumento è stato rimontato sulla sommità dell'edificio.

A quel tempo, la scoperta di Piazzi apparì come quella conferma, cercata da lungo tempo, di quella che oggi è nota come la "Legge" di Titius-Bode. Resa nota per la prima volta nel 1772, descriveva chiaramente le distanze orbitali dei cinque pianeti allora conosciuti ma con un'evidente imprecisione: la legge prevedeva tra Marte e Giove la presenza di un pianeta sino ad allora rimasto inosservato. Cerere sembrara colmare quel vuoto nella profezia della legge.

Dopo il passaggio del nuovo oggetto attraverso il bagliore solare e la sua riapparizione nel cielo notturno, venne ritrovato da Franz von Zach la notte precedente il primo anniversario della scoperta. Tre mesi dopo, Heinrich Olbers scoprì Pallade, un secondo asteroide. Il che pose un serio problema all'applicabilità della legge di Titius-Bode: adesso c'erano due pianeti laddove avrebbe dovuto essercene solo uno. Da allora, però, sia Piazzi che altri iniziarono a dubitare del fatto che Cerere potesse ambire alla carica di pianeta a tutti gli effetti. Persino a questi primi osservatori fu quindi evidente che l'asteroide era troppo piccolo per giovarsi di quella qualifica. Oggi sappiamo che questo grande asteroide misura solo 930 chilometri, una misura pari ad un quarto del diametro della Luna ed inoltre che sono migliaia i corpi che popolano la cosiddetta fascia degli asteroidi.

— Leif J. Robinson —

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Venerdi 29 dicembre

A sinistra: Gli straordinari cacciatori di satelliti: (da sinistra a destra) Brett Gladman, Jean-Marc Petit, Matthew Holman e J. J. Kavelaars posano sul camminatoio del telescopio franco-canadese-hawaiano alle Hawaii. Non visibili nella foto, fanno parte del team anche Hans Scholl, Philip Nicholson, Joseph Burns e Brian Marsden. Cortesia J.-M. Petit. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Satelliti di Saturno: sono 30 ed in aumento!

Brett Gladman (Osservatorio di Nizza) ed i suoi partner di varie nazioni hanno annunciato la scoperta di altre due lune intorno a Saturno. Una delle due nuove scoperte, denominata S/2000 S 11, venne ripresa il 9 novembre dal membro del team Matthew Holman con il riflettore di 1,2 metri del Whipple Observatory in Arizona. Gladman e J. J. Kavelaars (McMaster University) invece videro S/2000 S 12 il 24 settembre con il telescopio franco-canadese-hawaiano di 3,6 metri posto sulla sommità del Mauna Kea. Probabilmente quest'ultimo misura solamente 5 km di diametro mentre S 11 ha un diametro probabile di 35 km. Sommando queste ultime scoperte, adesso conosciamo 30 satelliti di Saturno, 19 dei quali sono scoperti negli ultimi 20 anni. La dozzina scoperta dal team di Gladman è inquadrabile in tre raggruppamenti orbitali, la maggior parte orbitano nella stessa direzione in cui ruota il pianeta ed hanno un'inclinazione orbitale che si concentra a 35° e 48°; il terzo gruppo si muove in senso inverso (retrogrado) con un'inclinazione prossima a 170°. "La situazione in cui si trova Saturno quindi è simile a quella di Giove" fa notare Gladman, "che ha anch'esso un gruppo progrado ed uno retrogrado". Maggiori dettagli sulla caccia ai satelliti del suo team la trovate qui.

— J. Kelly Beatty —

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Martedi 26 dicembre

A sinistra: Il Very Large Telescope dell'European Southern Observatory è formato da quattro riflettori di 8,2 metri di diametro posti sulla sommità del Cerro Paranal cileno. Cortesia ESO. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'universo primordiale era più caldo

Il Big Bang è una delle teorie cosmologiche più note e dibattute. Per la maggior parte dei teorici l'esplosione è stata calda e da allora l'universo si è incredibilmente raffreddato. Sebbene si conosca l'attuale temperatura dell'universo, residuo della radiazione del Big Bang e chiamata radiazione di fondo a microonde (CMBR), sino ad oggi nessuno è riuscito a misurare la temperatura dell'antica radiazione del Big Bang. La radiazione di fondo che misuriamo oggi ha un valore di appena 2,7° Kelvin ma, teoricamente, più lontano guardiamo, più calda questa deve risultare.

Utilizzando il riflettore Kueyen di 8,2 metri del Very Large Telescope in Cile, Raghunathan Srianand (Inter University Center for Astronomy and Astrophysics), Patrick Petitjean (Institut d'Astrophysique de Paris) e Cedric Ledoux (European Southern Observatory) sono riusciti a misurare la temperatura della CMBR di quando l'universo aveva appena 2,5 miliardi di anni ed hanno scoperto che, allora, il cosmo era tra 6° e 14° Kelvin.

I risultati del team di ricerca, annunciati il 21 dicembre su Nature, sono ricavati dalle osservazioni del lontano quasar PKS 1235+0815. Esaminando lo spettro dell'oggetto, gli astronomi hanno scoperto le firme del carbonio e dell'idrogeno che si notano solo a queste specifiche temperature. Questi risultati sono allineati a quelli previsti da altri teorici che hanno calcolato, per quel periodo cosmico, una CMBR di 9,7° K. Per i dettagli, consultate il comunicato stampa.

— David Tytell —

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Venerdi 22 dicembre

A sinistra: Noto scopritore di nove e comete, George Alcock ripreso nella sua casa vicino Londra nel 1998 mentre legge Sky & Telescope. Fotografia di Roy Williams.

George E. D. Alcock, 1912–2000

Con la morte di George Eric Deacon Alcock, avvenuta il 15 dicembre all'età di 88 anni, il mondo dell'astronomia ha perso uno dei suoi principali appassionati. Insegnante a Peterborough, in Inghilterra, Alcock balzò negli annali dell'astronomia inglese nel 1959 con la scoperta della cometa 1959e del 25 agosto effettuata con un binocolo Zeiss 25x105. Si trattava della prima cometa scoperta in quel paese dopo ben 65 anni. Cinque anni dopo, il 30 agosto, ne scoprì una seconda: la 1959f.

Nonostante la frequente nuvolosità e l'incremento dell'inquinamento luminoso dei cieli britannici, Alcock scoprì visualmente altre tre comete e cique novae. La sua ultima scoperta risale al 1983 e fu la sua più famosa: la cometa IRAS-Araki-Alcock. La scoprì con il suo binocolo 15x80 mentre osservava dall'interno di casa, nonostante le finestre chiuse ed i doppi vetri, dalla sua camera da letto! L'undici maggio la cometa, visibile ad occhio nudo, transitò ad una distanza pari a solo 12 volte quella che separa la Terra dalla Luna (circa 4,5 milioni di chilometri), un valore inferiore a quello di qualsiasi altra cometa dai tempi della Lexell del 1770.

Le scoperte di Alcock lo affiancarono ad un'altra nota astrofila inglese, Caroline Herschel, che scoprì un totale di otto comete tra il 1786 ed il 1797. Appassionato di meteorologia e birdwatching, ricevette diverse onoreficienze dalle associazioni astronomiche tra cui la nomina dell'asteroide 3174 Alcock in suo onore dall'International Astronomical Union. Un suo profilo lo trovate nel numero del maggio 1999 di Sky & Telescope, a pagina 84.

— Edwin L. Aguirre —

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Venerdi 22 dicembre

A sinistra: Da quando venne stampato questo francobollo del servizio postale americano nel 1991, quando si parla di Plutone, il termine "Inesplorato" è rimasto una realtà. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Si riparla di missioni su Plutone

La NASA ha ufficialmente annunciato mercoledi la volontà di inviare una sonda verso Plutone. In tre settimane, l'agenzia cercherà nuove proposte per la missione con l'intento di effettuare una scelta, al più tardi entro il prossimo anno. La missione dovrà essere sviluppata in fretta per poter effettuare il lancio dal 2004 (ed al massimo nel 2006), per potersi avvantaggiare dell'aiuto gravitazionale di Giove che potrebbe portare la sonda alla sua lontana destinazione entro il 2012. Nel fare l'annuncio, l'amministratore associato Edward J. Weiler ha detto che verranno prese in considerazione proposte che prevedano un arrivo, sia con l'aiuto di Giove che senza, entro il 2015, ma il cui costo totale dovrà essere ben al di sotto dei 500 milioni di dollari.

"Probabilmente è l'ultima possibilità di andare su Plutone per una generazione" ha detto Weiler. Ha peraltro ripetuto che non v'è la certezza che una sonda verrà effettivamente costruita e lanciata. Si tratta comunque di un brusco cambiamento di rotta rispetto al suo precipitoso ordine del settembre scorso, con cui diede fine a tutti i lavori relativi alla missione Pluto-Kuiper Express. Nel 1997, l'agenzia spaziale aveva combinato le missioni dirette su Europa e Pluto in un unico programma che ne condivideva i fondi e le tecniche sviluppate ma quando, a metà del 2000, il veloce aumento dei costi aveva minacciato entrambi gli impegni, Weiler aveva optato per di posticipare indefinitamente la missione su Plutone e poter continuare a lavorare sull'orbiter diretto verso Europa.

L'annuncio del ritorno sui propri passi è arrivato dopo mesi di pressioni da parte degli specialisti dei pianeti esterni. La chiave di volta è stato un rapporto di fine novembre del Solar System Exploration Subcommittee della NASA che raccomandava di procedere verso Plutone prima che su Europa. Quest'ultima è una missione scientificamente prioritaria ma l'atmosfera di Plutone potrebbe presto congelarsi a causa dell'allontanamento del pianeta dal Sole nel lungo cammino orbitale. Weiler ha detto che l'orbiter di Europa verrà comunque sviluppato malgrado la missione Plutone e verrà lanciato entro il 2011.

Nel frattempo, i risultati di un sondaggio su scala nazionale, reso noto anch'esso mercoledi, dimostra che il pubblico americano sostiene l'esplorazione di due affascinanti oggetti del sistema solare. Sponsorizzato da Sky & Telescope, l'inchiesta ha trovato che il 64 per cento degli americano vuole che la NASA invii una sonda su Europa, mentre il 58 per cento approva l'invio di una sonda verso Plutone. L'esplorazione di Marte continua a ricevere un forte appoggio, dato che il 70 per cento degli intervistati vorrebbe che dei campioni del pianeta rosso ritornassero sulla Terra per essere analizzati . "Abbiamo imparato tutti a scuola che il nostro sistema solare ha nove pianeti" ha detto Richard Tresch Fienberg, editore di Sky & Telescope, "non è giusto che, dopo 40 anni di esplorazione interplanetaria, uno di questi non sia stato ancora visitato". Fienberg incoraggiò la NASA ad organizzare una missione verso Plutone in un editoriale che apparirve nel febbraio di quest'anno.

— J. Kelly Beatty —

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Martedi 19 dicembre

A sinistra: Roger W. Tuthill con uno dei suoi filtri Solar Skreen. Fotografia di Nancy Tuthill.

Roger W. Tuthill, 1919 – 2000

Astrofilo ed inprenditore di lunga data, Roger W. Tuthill di Mountainside, nel New Jersey, è deceduto all'età di 81 anni per un attacco di cuore il 15 dicembre dopo un breve a brief illness. Noto ad amici e conoscenti come Tut, a metà della sua vita l'osservazione della Luna attraverso un telescopio nel 1960 diede inizio alla sua passione per l'astronomia. Nel corso del decennio successivo divenne un noto astrofilo, pubblicando diversi importanti articoli sulla costruzione dei telescopi su Sky & Telescope.

Nel corso di una delle più lunghe eclissi totali di Sole Tit guidò un gruppo di appasionati nel deserto sahariano occidentale nell'estate del 1973, a capo di uno dei primi viaggi organizzati al seguito di un'eclissi. Nel corso di un viaggio esplorativo preliminare, pensò di contrastare l'intensa luce solare con una tenda in mylar. L'esperimento fallì perché il movimento della stessa, a causa del vento sempre presente, disturbò l'osservazione. Fu in questo modo però, che Tut scoprì che il mylar era un filtro solare efficace e sicuro. Tagliata in piccole striscie, la tenda venne consegnata agli osservatori ed a centinaia di locali dando inizio ad una pratica portata avanti per altre 17 spedizioni osservative delle eclissi. Tut brevettò il Mylar alluminizzato come filtro solare e fondò una piccola società per vendere il suo Solar Skreen agli astrofili. Aggiunse altri prodotti ed abbandonò l'impiego di ingegnere per dedicarsi a tempo pieno alla sua attività. Tut presagì il futuro quando presentò il primo telescopio amatoriale a puntamento computerizzato nei primi anni '80 anche se l'unità non fu mai un successo commerciale. I suoi affari diminuirono negli ultimi anni con il suo parziale ritiro dagli affari ma, secondo la moglie Nancy, l'azienda continuerà a vendere i Solar Skreen ed altri piccoli prodotti.

Tut era particolarmente attivo nel supporto a diverse organizzazioni di astrofili tra cui la Springfield Telescope Makers nel Vermont, dove fu sempre presente al raduno annuale di Stellafane per tre decadi. Le migliaia di appassionati che lo incontrarono qui e ad altre manifestazioni nel Nord America o durante le sue spedizioni alla volta delle eclissi lo ricordano per la forte e calda stretta di mano, il saluto sorridente, sia che fosse una persona sconosciuta o una incontrata per la cinquecentesima volta. Era veramente, come proclamava lo slogan della sua compagnia, un amico di tutti gli astrofili.

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