Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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La rivista indispensabile di astronomia

Venerdi 30 luglio

A sinistra: Le misure della velocità radiale di Iota Horologii presentano delle variazioni nel periodo di sei anni, che indicano la presenza di almeno un pianeta orbitante intorno alla stella di 5° magnitudine. Si ringrazia l'ESO. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Un pianeta extrasolare con un'orbita di tipo terrestre

C'è un altro pianeta tra i nostri vicini stellari. Martedi, un team internazionale di astronomi ha annunciato la scoperta di un pianeta in orbita intorno alla stella Iota Horologii, distante 56 anni luce. I ricercatori, di stanza presso l'European Southern Observatory (ESO) di La Silla, in Cile, hanno trovato il pianeta durante il monitoraggio, della durata di cinque anni, di 40 stelle simili al Sole. Utilizzando precise misurazioni dei cambiamenti delle velocità stellari, sono giunti alla conclusione che il responsabile della debole perturbazione gravitazionale presente nel moto della stella è un pianeta con una massa doppia rispetto a Giove. Nelle quasi due dozzine di pianeti extrasolari sinora scoperti, l'orbita di quest'ultimo è quella che più assomiglia a quella terrestre. Il nuovo pianeta ne completa una ogni 320 giorni e si trova ad una distanza dalla sua stella uguale a quella che separa la Terra dal Sole. Inoltre, come il per il nostro pianeta, l'orbita è in qualche modo allungata, avendo un'eccentricità pari a 0,16.

La stella, di quinta magnitudine e visibile ad occhio nudo nella costellazione australe dell'Orologio, è simile al nostro Sole sia per dimensioni che per composizione. Gli scienziati ne stimano la massa in 1,03 soli ma non sanno esattamente quale ne sia l'età. Quest'ultima informazione potrebbe essere d'aiuto per determinare se i disturbi presenti nei dati sono imputabili ad un secondo pianeta o se si tratta della conseguenza dell'attività della superficie della stella. In ogni caso, saranno ulteriori osservazioni a fornire informazioni utili su questa stella simile alla nostra. Per ulteriori dettagli, leggete il comunicato stampa online.


Venerdi 30 luglio

A sinistra: Le regioni chiazzate visibili in questa immagine nel vicino infrarosso del satellite di Saturno Titano, rivelano una topografia complessa. Le aree scure potrebbero essere costituite da materiale organico. Si ringrazia il Lawrence Livermore National Laboratory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

I mari di Titano

Le ultime dettagliate immagini di Titano, il satellite più grande di Saturno, ci hanno rivelato che parti della sua superficie potrebbero essere coperte da un mare di idrocarburi. Un team di astronomi del Lawrence Livermore National Laboratory e dell'Università della California hanno puntato il telescopio Keck di 10 metri verso Titano e fatto uso di una tecnica chiamata interferometria a macchie ottenendo immagini persino più definite di quelle del Telescopio Spaziale Hubble. Realizzando una serie di veloci esposizioni e ricombinandole in seguito, gli astronomi possono ridurre gli effetti negativi introdotti dalla nostra atmosfera. Secondo Bruce Macintosh (Livermore), "Il materiale scuro potrebbe essere un mare di metano liquido o di etano o di altri idrocarburi. Si tratta di una delle aree più scure dell'intero sistema solare; potrebbe anche essere materiale organico solido". Il collega Claire Max puntualizza che anche le regioni più chiare potrebbero essere dei continenti ghiacciati. La temperatura della superficie di Titano è di circa -180° Celsius. I dettagli della scoperta compariranno sulla rivista Icarus.

Questi studi aiuteranno i ricercatori nella scelta del punto di atterraggio del modulo Huygens che arriverà su Saturno con la sonda Cassini nel 2004. "Con l'enorme potenza del telescopio Keck," spiega Max, "siamo in grado di rilevare particolari di 180 km sulla superficie di un satellite che si trova a 1.300 milioni di chilometri dalla Terra. Trovo sia una cosa estremamente eccitante cui pensare".


Venerdi 30 luglio

A sinistra: Il 31 luglio alle 09:51 TU la sonda Lunar Prospector sprofonderà in un cratere senza nome in prossimità del polo sud lunare. Questa cartina è stata realizzata da Jean-Luc Margot (Cornell University) e colleghi utilizzando l'interferometria radar, in bianco sono indicate le aree in ombra perenne; in grigio i fondali dei crateri non osservabili da Terra che quindi, si presume, sfuggano all'illuminazione solare. Si ringrazia J. L. Margot (Cornell University). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il Lunar Prospector è pronto per l'allunaggio

Se tutto procederà secondo i piani, la Luna avrà un nuovo cratere vicino al polo sud. Sabato 31 luglio, alle ore 09:51 TU (11:51 ora italiana), la sonda Lunar Prospector si schianterà in un cratere senza nome del diametro di 50 km. I ricercatori sperano che la sonda, del peso di 160 kg, provochi la risalita di un pennacchio di detriti contenenti quel ghiaccio che si sospetta alberghi nell'ombra polare perenne. Oltre una dozzina di telescopi terrestri ed il Telescopio Spaziale Hubble osserveranno l'avvenimento cercando le tracce delle firme spettrali dell'acqua o del suo sottoprodotto molecolare OH (idrossido). La chiara prova della presenza di ghiaccio sarà difficile da ottenere, e sarà molto difficile anche per gli astrofili cercare un segno qualsiasi dell'impatto facendo uso dei loro telescopi ma, nonostante ciò, i ricercatori sono interessati ai possibili contributi degli astrofili. Per dettagli e suggerimenti sull'osservazione, consultate il Lunar Impact Web site del Marshall Space Flight Center della NASA.


Giovedi 29 luglio

A sinistra: La sonda sperimentale Deep Space 1 è passata a pochi chilometri dall'asteroide 9969 Braille. Si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La Deep Space 1 sfiora un asteroide

Una sonda della NASA ha effettuato, la notte scorsa, il più ravvicinato flyby di un oggetto del sistema solare. Tutto è avvenuto quando la Deep Space 1 è passata a circa 15 chilometri dalla superficie dell'asteroide 9969 Braille alla velocità di circa 15 km al secondo. La sonda sperimentale ha virato in prossimità dell'asteroide sotto il controllo del suo pilota automatico, una nuova tecnologia tra la dozzina che sono state provate dalla sonda sin dal lancio, avvenuto nell'ottobre 1998.

Il massimo avvicinamento è avvenuto alle 16:46 TU di martedi ed sono occorsi 10 minuti perché un cambio di frequenza nel segnale radio della sonda raggiungesse gli ansiosi ricercatori in attesa al Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California. All'inizio della giornata, la DS1 si era posta in "sicurezza" quando il software di bordo aveva rilevato un errore. Il problema era stato prontamente diagnosticato e la sonda resettata per il flyby. Con il raggiungimento del cento per cento degli obiettivi della missione, i ricercatori sono comprensibilmente soddisfatti. "Questa è stata di gran lunga la giornata più rischiosa, drammatica e stressante del progetto" ha dichiaraato l'ingegnere Marc Rayman, responsabile della missione. "Le ultime 16 ore prima del flyby sono state realmente eccitanti: abbiamo avuto la messa in sicurezza della sonda, l'abbiamo tolta da quella condizione e guidata verso una manovra di correzione della rotta per aggiornarne la traiettoria". I dati raccolti dalla Deep Space 1, comprese le imagini, verranno trasmesse a Terra nei prossimi giorni.

L'asteroide obiettivo della sonda è stato recentemente dedicato in onore di Louis Braille, inventore dell'alfabeto per i non vedenti. La Planetary Society aveva indetto un concorso per la scelta del nome dell'oggetto, in origine denominato 1992 KD. Quello vincente, scelto tra diverse migliaia di proposte, era stato proposto da Kerry Babcock di Port Orange, in Florida.


Giovedi 28 luglio

A sinistra: Le immagini della scoperta di quella che potrebbe essere la 19° luna di Urano. Le riprese sono state effettuate il 18-21 luglio con il telescopio franco-canadese sulla sommità del Mauna Kea, alle Hawaii. Si ringrazia J. J. Kavelaars.

Nuovi satelliti per Urano?

Un attento monitoraggio dell'area intorno ad Urano ha portato alla scoperta di quelle che potrebbero essere la 19° e la 20° luna in orbita intorno al pianeta. Un team di osservazione guidato da J. J. Kavelaars (McMaster University) ha annunciato le scoperte ieri, sulla Circolare IAU 7230, i dettagli sono stati resi noti in una conferenza su asteroidi e comete che si è tenuta in settimana presso la Cornell University. Kavelaars è uno degli astronomi che nell'ottobre 1997 scoprì due satelliti di Urano. Le analisi preliminari delle posizioni hanno rivelato che il duo potrebbe orbitare intorno ad urano o intorno al Sole. Alla distanza di Urano, gli oggett, denominati S/1999 U1 ed S/1999 U2, misurerebbero circa 20 km di diametro e orbiterebbero tra10 e 25 milioni di km dal centro del pianeta


Venerdi 23 luglio

A sinistra: Lo Space Shuttle Columbia stamattina, mentre decolla con a bordo i cinque membri dell'equipaggio ed il Chandra X-ray Observatory. Una volta in orbita, gli astronauti del Columbia hanno fatto uscire il telescopio per raggi X dal vano di carico. Si ringraziano NASA/KSC. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il Chandra è in orbita!

Dopo le due false partenze di questa settimana, la NASA è riuscita oggi a lanciare lo Space Shuttle Columbia ed il Chandra X-ray Observatory alle 12:31 ora locale. La notte volgeva al giorno quando dal Kennedy Space Center in Florida la navetta si innalzava dalla rampa salendo sopra l'Oceano Atlantico. Diverse ore dopo, mentre volava a nord-est dell'Indonesia, i cinque astronauti del Columbia estraevano il carico composto dal Chandra e dal motore di spinta Inertial Upper Stage (IUS). Un'ora più tardi, con lo shuttle a distanza di sicurezza, i due motori dell'IUS si accendevano per portare il Chandra in un'orbita estremamente allungata. I controllori di volo presso il Chandra X-ray Observatory Center a Cambridge, nel Massachusetts, hanno quindi inviato i comandi per dispiegare i pannelli solari e distaccare l'osservtorio dagli IUS ormai spenti. Nei prossimi 10 giorni, l'osservatorio verrà innalzato gradualmente sino all'orbita operativa definitiva, che si trova ad u'altitudine tra 10.000 e 140.000 km. Seguiranno la calibrazione degli strumenti ed altri test, il Chandra inizierà le osservazioni ad alta risoluzione di stelle esplose, buchi neri, nuclei galattici attivi ed altri fenomeni cosmici energetici intorno alla metà di agosto. Per maggiori informazioni sulle caratteristiche del Chandra leggete il numero di Agosto 1999 di Sky & Telescope,.


Venerdi 23 luglio

A sinistra: L'asteroide 1998 KY26 misura circa 30 metri di diametro e compie una rotazione ogni 10,7 minuti, il che lo rende uno degli oggetti a più rapida rotazione del sistema solare. L'immagine dell'oggeto è stata ricreata dai segnali radar. Si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ulteriori viste da angoli diversi.

Un asteroide in rapida rotazione

Rispetto a qualsiasi altro oggetto del sistema solare, l'asteroide 1998 KY26 è una vera e propria trottola. Un team di astronomi guidati da Steven J. Ostro (Jet Propulsion Laboratory) ha inviato una serie di segnali verso l'oggetto quando, nel giugno 1998, transitò ad 800.000 km dalla Terra. L'analisi dei segnali rimbalzati indietro ha rivelato che l'asteroide ruota su se stesso ogni 10,7 minuti, un tempo di rotazione più breve di qualsiasi oggetto conosciuto del sistema solare. Come spiegano i ricercatori nel numero odierno di Science, 1998 KY26 deve essere un oggetto solido, altrimenti non potrebbe restare unito se avesse una composizione ad "ammasso di macerie" come quella che, secondo molti astronomi, ha la maggior parte degli asteroidi. Inoltre i ricercatori hanno determinato che contiene molta acqua, una quantità pari a forse quattro milioni di litri. Sempre secondo le stime degli astronomi, sarebbero 10 milioni gli oggetti di queste dimensioni che attraversano l'orbita terrestre ma, sinora, ne sono stati osservati solo alcune dozzine. Leggete il comunicato stampa del JPL per ulteriori dettagli.


Venerdi 23 luglio

A sinistra: Il telescopio Subaru di 8,3 metri di diametro posto sulla sommità del Mauna Kea, alle Hawaii, è riuscito a separare Plutone e Caronte con la Cooled Infrared Spectrograph/Camera (CISCO). I singoli spettri degli oggetti rivelano marvate differenze nella loro composizione superficiale. Si ringrazia il National Astronomical Observatory of Japan. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Scoperto l'etano ghiacciato su Plutone

Gli astronomi giapponesi hanno raccolto nuove informazioni sul pianeta più distante del sistema solare. Con il nuovo telescopio Subaru di 8,3 metri hanno trovato su quel mondo ghiacciato la firma spettrale dell'etano solidificato (C2H6). Il sospetto degli scienziati è quello che il composto sia dissolto nell'azoto ghiacciato che ricopre buona parte della superficie del pianeta. Due teorie potrebbero spiegarne la presenza su Plutone: o l'etano era un componente del materiale primordiale dal quale si è formato il nostro sistema solare o si è accumulato lentamente nel tempo, come prodotto della reazione tra il metano e la radiazione ultravioletta.

Il gigantesco specchio del Subaru e la sua posizione privilegiata hanno fatto sì che Plutone e Caronte apparissero a soli 0,9 secondi d'arco di distanza permettendoci di studarli singolarmente. In qualche modo sorprendente è la constatazione che lo spettro di assorbimento di Caronte è piuttosto differente da quello del suo compagno. Secondo i dati, sarebbe ricoperto da acqua ghiacciata che non sembra esista su Plutone, d'altra parte Caronte sembra privo dell'etano e di tutti quegli altri composti presenti sulla superficie di Plutone. Le differenze nella composizione tra i due corpi celesti ricorda in qualche modo quelle del sistema Terra-Luna il che farebbe supporre agli scienziatiche i due sistemi si siano formati dallo stesso scenario: entrambi i satelliti si sono formati dall'aggregazione dei detriti lasciati dallo scontro tra un grosso oggetto ed il giovane pianeta subito dopo la nascita del sistema solare.


Giovedi 22 luglio

A sinistra: Una proposta sostenuta dall'International Astronomical Union potrebbe riuscire a quantificare il pericolo rappresentato dagli asteroidi che si avvicinano alla Terra. La scala Torino combina le probabilità di impatto e le possibilità di subire dei danni. Le aree bianche indicano eventi privi di conseguenze, quelle verdi eventi che meritano un attento monitoraggio, quelle gialle eventi preoccupanti, le arancioni eventi pericolosi e le rosse le collisioni certe. Cliccate sull'immagine per ingrandirla. Disegno di Sky & Telescope. Cliccate qui per visualizzare una tabella che presenta la scala in ordine numerico.

La valutazione del pericolo di impatti

Frustrato dalla recente piena di "falsi allarmi" sulle potenziali collisioni di asteroidi near-Earth, Richard P. Binzel (MIT) ha reso nota oggi la scala Torino per la valutazione del pericolo che questi asteroidi rappresentano per il nostro pianeta. La scala assegna un numero frutto della combinazione tra la possibilità di collisione e i potenziali danni che un oggetto di particolari dimensioni potrebbe causare. Nello schema di Binzel 0 o 1 significano che virtualmente non c'è possibilità di impatto o di danno mentre 8 o un valore più alto significano che la collisione è virtualmente certa; il valore 10 corrisponde ad una catastrofe climatica globale. Tra questi valori limite ci sono varie classificazioni di incontri con asteroidi che vanno da "eventi che meritano un attento monitoraggio" ad "eventi pericolosi". Il nome della scala viene dalla città italiana che ha ospitato recentemente un gruppo di lavoro dell' International Astronomical Union che ha riunito specialisti di impatti di tutto il mondo.

Si stima che ci siano circa 2.000 asteroidi del diametro di 1 km o più con un'orbita che un giorno potrebbe portarli a cadere sulla Terra, anche se di questi ne è stato scoperto meno del 20 per cento. Binzel sottolinea che tutti gli asteroidi near-Earth conosciuti appartengono alla categoria 0 sebbene, a posteriori, possiamo dire che diversi di loro sarebbero stati posti, subito dopo la scoperta, nella 1 e solo in seguito passati alla 0 dopo ulteriori osservazioni.

La scala Torino è un aggiornamento di uno schema simile proposto cinque anni fa da Binzel. Egli spera che gli scienziati la utilizzino come strumento per comunicare i potenziali danni da impatto in modo comprensibile e scientificamente rigoroso, onde evitare i sensazionalismi che hanno seguito, lo scorso anno, la scoperta dell'asteroide 1997 XF11 o il breve trambusto creato quest'anno dal 1999 AN10 (vedere le notizie seguenti). Adesso sappiamo che, per il futuro, entrambi gli oggetti non rappresentano un pericolo e quindi sono stati classificati come 0 nella nuova scala. La IAU ha inoltre proposto che gli astronomi permettano che i loro risultati vengano controllati in modo indipendente laddove la previsione di un approccio ravvicinato superi il livello 0 di questa scala.

Per ulteriori dettagli visitate il sito della NASA/Ames Research Center: Asteroid and Comets Impact Hazards.


Giovedi 22 luglio

A sinistra: Con le tute indosso, gli astronauti della missione Space Shuttle STS-93 danno un ultimo saluto mentre si preparano a salire a bordo del Columbia per quello che sarebbe stato un altro tentativo di lancio fallito. Da sinistra vediamo Michel Tognini, Cady Coleman, Jeff Ashby, l'astronomo Steve Hawley ed Eileen Collins, prima donna a comandare un viaggio spaziale americano. Si ringraziano NASA/KSC. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Ancora rinviato il lancio del Chandra

Per la seconda volta in questa settimana, la NASA ha tentato invano di lanciare lo Space Shuttle Columbia ed il Chandra X-ray Observatory. Il lancio previsto per la notte scorsa è stato annullato a causa del maltempo nelle vicinanze della zona di lancio. I responsabili della NASA hanno permesso il conto alla rovescia sino a meno 5 minuti, sospendendolo per quasi un'ora in attesa che un temporale si spostasse a distanza di sicurezza. Con la chiusura della finestra di lancio ed i fulmini a meno di 17 km dai serbatoi pieni, i controllori di volo hanno optato per un rinvio del lancio di 24 ore. La partenza del Columbia, dei cinque membri dell'equipaggio e del più potente telescopio per raggi X è stato rinviato alle 12:24 del 23 luglio, ora locale. Per maggiori informazioni sulle caratteristiche del Chandra leggete il numero di Agosto 1999 di Sky & Telescope, nel quale troverete anche il programma del lancio e della messa in orbita scritto dall'astronauta Steve Hawley.


Martedi 20 luglio

A sinistra: Lo Space Shuttle Columbia ieri, sulla rampa di lancio del Kennedy Space Center. Si trova ancora lì, dopo il fallimento del lancio avvenuto Martedi mattina. La NASA effettuerà un altro tentativo Giovedi. Si ringrazia la NASA/KSC. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Rinviato il lancio del Chandra

La NASA sperava di celebrare oggi il 30° anniversario dell'atterraggio dell'Apollo 11 sul suolo lunare con uno spettacolo pirotecnico fuori dal comune: il lancio del Chandra X-ray Observatory a bordo dello Space Shuttle Columbia sotto il comando di Eileen Collins (nessuna parentela con il pilota del modulo dell'Apollo 11 Michael Collins). L'attesa si è interrotta alle 12:36 ora locale, quando i sensori hanno rilevato un eccesso di idrogeno nel compartimento motore, costringendo i controllori di volo ad interrompere il conto alla rovesca a meno 7 secondi, pochi attimi prima dell'accensione dei motori principali. Grande delusione alla sede del Chandra X-ray Observatory Center a Cambridge, nel Massachusetts, per un lancio fermato a così poco dal decollo. I tecnici hanno determinato che il sensore ha dato un falso allarme e che il Columbia non è mai stato in pericolo. I responsabili della NASA ed i controllori di volo hanno programmato un nuovo tentativo per Giovedi 22 luglio alle 12:28 ora locale.


Venerdi 16 luglio

A sinistra: La cometa Lynn (C/1999 N2) si sposterà la prossima settimana attraverso il Sestante ed il Leone. Questa carta celeste, realizzata da Sky & Telescope con il programma di astronomia The Sky, mostra la posizione della cometa sino al 21 luglio. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La nuova cometa Lynn

Il 13 luglio, l'astrofilo australiano Daniel W. Lynn ha scoperto una cometa di 8° che si muoveva rapidamente in direzione nord-est attraverso la costellazione dell'Idra. La scoperta l'ha fatta da vicino Melbourne, mentre osservava il cielo con un binocolo da 10 x 50. Attualmente, per gli osservatori dell'emisfero australe, la cometa alla sera si trova bassa sull'orizzonte in direzione ovest. Dalla fine di luglio si sarà spostata verso il nord-est del Sole rendendosi visibile anche dall'emisfero settentrionale.

Il 14 luglio Sky & Telescope ha inviato una mail da parte di AstroAlert a proposito di questa cometa basandosi sulla Circolare IAU 7222 del Central Bureau for Astronomical Telegrams (CBAT) dell'International Astronomical Union. Dopo aver ricevuto le osservazioni astrometriche di quattro osservatori di Australia e Brasile, il direttore del CBAT Brian G. Marsden è stato in grado di calcolare l'orbita preliminare. La cometa Lynn (C/1999 N2) raggiungerà il perielio (il punto dell'orbita più vicino al Sole) il 23 luglio. Quel giorno si troverà a 0,76 unità astronomiche dalla nostra stella, ben all'interno dell'orbita terrestre. Nelle prossime settimane dovrebbe raggiungere la magnitudine 7 o 8 per poi diminuire con l'allontanamento dalla Terra e dal Sole

La cometa ha già attraversato il confine dell'Idra entrando nel Sestante. L'orbita preliminare calcolata da Marsden epubblicata nella Circolare IAU 7224, prevede le seguenti coordinate (equinozio 2000) all'ora 0 Tempo Universale delle date indicate:

    Data           A.R.          Dec.



  Luglio 16    10h 10.9m    -10° 55'

  Luglio 17    10h 21.6m     -8° 46'

  Luglio 18    10h 31.6m     -6° 40'

  Luglio 19    10h 41.0m     -4° 39'

  Luglio 20    10h 49.8m     -2° 43'

  Luglio 21    10h 58.0m     -0° 53'

Gordon J. Garradd, che ha ripreso la cometa con una camera CCD sul suo riflettore di 18-inch a Loomberah, vicino a Siding Spring nel Nuovo Galles del Sud, ha ravvisato la presenza di una coda breve e sottile lunga almeno 12 minuti d'arco.


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