Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

Logo S&T
La rivista indispensabile di astronomia

Mercoledi 29 marzo

A sinistra: Come hanno potuto vedere diverse migliaia di spettatori, la sonda IMAGE è stata lanciata dalla California il 25 marzo alle 12:34:43 ora locale (20:34:43 Tempo Universale). Si ringrazia il 30th Space Wing presso la Vandenberg Air Force Base. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'IMAGE raggiunge l'orbita

La NASA ha un nuovo potente strumento per l'esplorazione della magnetosfera terrestre. Il 25 marzo, un razzo Delta II si è diretto in cielo da una rampa di lancio della base aerea Vandenberg in California. Nel giro di un'ora il suo carico, una sonda spaziale chiamata Imager for Magnetopause-to-Aurora Global Exploration (IMAGE), era stata posta in un'orbita ellittica (1.000 per 45.000 chilometri) polare. E' iniziato ora un periodo di controllo di 40 giorni, durante i quali gli strumenti verranno messi in funzione e le antenne dell'esperimento radio-plasma imaging (RPI), che misurano 500 metri di lato, aperte. L'RPI fa uso di un radar a bassa potenza per registrare gli echi provenienti dal plasma della magnetosfera. La sonda trasporta anche tre strumenti per registrare la distribuzione degli atomi con energie comprese tra 10 e 500.000 elettronvolt. Questi sforzi, nel tempo produrranno la prima "immagine" tridimensionale della magnetosfera terrestre. Sono previste anche le le riprese dell'aurora nell'ultravioletto. L'IMAGE è la prima missione della NASA della serie Mid-sized Explorer (MIDEX). In origine doveva essere lanciata in gennaio ma le preoccupazioni legate alle recenti perdite di sonde avevano richiesto ulteriori controlli e prove che ne hanno ritardato il lancio di circa due mesi.


Mercoledi 29 marzo

A sinistra: Le orbite dei nuovi pianeti scoperti intorno a 79 Ceti (HD 16141) ed HD 46375 sono state sovrapposte a quelle dei pianeti del sistema solare interno. Si ringrazia Geoff Marcy (University of California, Berkeley). Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Pianeti come Saturno intorno ad altre stelle

Il conteggio dei pianeti giganti che orbitano intorno a stelle nei pressi del Sole è salito a 32, e per ora non se ne vede il termine. Oggi, ad una conferenza stampa, il team di cacciatori di pianeti di Geoffrey W. Marcy (University of California, Berkeley), R. Paul Butler (Carnegie Institution of Washington) e Steven S. Vogt (Lick Observatory) ha annunciato che il loro precisissimo spettrografo sul telescopio Keck di 10 metri ha infranto una nuyova barriera, osservando il primo pianeta extrasolare che potrebbe avere un peso inferiore a quello di Saturno.

Unpo dei due nuovi oggetti orbita intorno a lla stella di 7° magnitudine 79 Ceti ogni 76 giorni. Segue un percorso ellittico ad una distanza media di 0,35 unità astronomiche dalla stella, un valore simile a quello dell'orbita di Mercurio. L'altro gira intorno alla stella di 8° magnitudine HD 46375 nella Giraffa a solo 1/9 di questa distanza, ovvero ad appena 0,041 u.a.; il suo periodo di 3,024 giorni è il più breve di tutti i pianeti sinora scoperti. Le masse minime dei due pianeti sono pari rispettivamente a 0,22 e 0,25 masse di Giove, cioè circa 3/4 della massa di Saturno. Le loro masse attuali potrebbero essere in qualche modo maggiori, a seconda dell'inclinazione delle loro orbite sul piano del cielo, che al momento non sono note.

Entrambe le stelle pesano come il Sole ma sono leggermente più fredde, avendo iniziato ad evolversi all'esterno della sequenza principale. Come molte stelle note che hanno dei pianeti (Sole incluso), presentano negli spettri una proporzione di elementi pesanti superiore alla media.

Per ulteriori dettagli, immagini ed animazioni, leggete il comunicato stampa online.


Venerdi 24 marzo

A sinistra: Il Compton Gamma Ray Observatory venne messo in orbita dallo Space Shuttle Atlantis nell'aprile 1991. Si ringrazia la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il rientro del Compton Gamma Ray Observatory

I responsabili della NASA hanno annunciato oggi che il Compton Gamma Ray Observatory (CGRO) verrà tolto dall'orbita il 3 giugno. Alla conferenza stampa tenutasi a Washington, D.C., Ed Weiler, Amministratore associato per l'Office of Space Science, ha spiegato che la durata prevista della missione del CGRO era di 5 anni ma i dati utili sono stati comunque acquisiti per quasi 9 anni. Secondo le linee guida della missione, qualora uno dei tre giroscopi si fosse guastato, e così è avvenuto il 19 dicembre, la stessa avrebbe dovuto concludersi ed il CGRO avrebbe dovuto essere fatto precipitare. La sonda potrebbe essere controllata anche con solo due giroscopi ma, nel caso se ne guastasse un altro, diverrebbe incontrollabile.

Ci sarebbe una possibilità su 10, ha detto Weiler, che nei prossimi tre anni questo evento potrebbe succedere e, se così fosse, la sonda precipiterebbe sulla Terra in un periodo da 3 ad 11 anni con una possibilità su 1000 di causare dei morti. L'osservatorio orbitante è talmente grande che diverse dozzine di frammenti sopravviverebbero al rientro nell'atmosfera e colpirebbero la superficie ad una velocità di circa 300 km l'ora. Secondo Preston Burch, Deputy Program Manager per le operazioni scientifiche spaziali al Goddard Space Flight Center della NASA, "Se fosse permesso al Compton di rientrare in modo incontrollato, ne sopravviverebbe quanto basta da creare un piccolo ma inaccettabile rischio per le aree popolate".

Il piano della NASA di abbassare l'orbita del CGRO con quattro accensioni del motore, che si concluderanno i 3 giugno. Eventuali frammenti dovrebbero precipitare nell'Oceano Pacifico a circa 4000 km a sud-est delle Hawaii. La probabile zona d'impatto è centrata sull'equatore e misura 25 km per 1.500. Per ulteriori informazioni, consultate il comunicato stampa online.


Mercoledi 22 marzo

A sinistra: Intorno all'ammasso stellare del Trapezio, nel cuore della Nebulosa di Orione, sciamano centinaia di deboli oggetti substellari. La maggior parte sono nane brune ma alcuni hanno una massa pari ad alcune volte quella di Giove. Questa immagine infrarossa in falsi colori è stata ripresa con lo United Kingdom Infrared Telescope. Si ringraziano Philip Lucas e Patrick Roche. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La nebulosa di Orione è piena di pianeti vaganti

Una dettagliata immagine nell'infrarosso della Nebulosa di Orione ha rivelato la presenza di centinaia di nane brune ed una dozzina di oggetti così piccoli che sono stati chiamati "pianeti in libera fluttuazione". La Royal Astronomical Society riporta oggi che Philip Lucas (University of Hertfordshire) e Patrick Roche (University of Oxford) hanno utilizzato lo United Kingdom Infrared Telescope (UKIRT) alle Hawaii per sondare la Grande Nebulosa di Orione con una camera per l'infrarosso scoprendo la presenza di dozzine di oggetti substellari, 13 dei quali hanno una massa inferiore a quella di 13 pianeti come Giove. Oggetti al di sotto di questo limite non possono ancora essere considerati nane brune, almeno per definizione, perché non hanno una massa sufficiente per "bruciare" rapidamente il deuterio del loro nucleo. La luminosità di questi oggetti nell'infrarosso è dovuta invece solo al calore residuo dovuto alla compressione della nube di gas e polveri. L'oggetto più piccolo trovato da Lucas e Roche ha una massa stimata pari a circa 8 volte quella di Giove. La scoperta di così tanti substellari di questo tipo potrebbe far ritenere che siano piuttosto comuni nella Via Lattea. Per ulteriori dettagli consultate il comunicato stampa online. Il rapporto completo verrà pubblicato su Monthly Notices della Royal Astronomical Society.


Mercoledi 22 marzo

A sinistra: Lo specchio primario di 8 metri di diametro del telescopio Gemini South in Cile ha raggiunto la vetta della montagna il 17 marzo. La cupola del telesopio è visibile sullo sfondo. Si ringrazia il Gemini Observatory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Lo specchio del Gemini South raggiunge la vetta

Dopo diverse settimane di viaggio via nave e camion, lo specchio primario di 8,1 metri del telescopio Gemini Sud è arrivato sulla sommità del Cerro Pachon in Cile. La parte finale del trasporto si è conclusa la settimana scorsa. La notte del 12-13 marzo, lo specchio è stato scaricato dalla nave che lo aveva trasportato da Parigi, dove era stato preparato e lucidato. Un convoglio di camion lo ha trasportato in quattro giorni sulla sommità della montagna dove è stato ispezionato ed approntato per l'alluminatura. Il Progetto Gemini è composto da due telescopi identici situati nell'emisfero nord e sud. Quello posto nell'emisfero nord si trova sulla cima del Mauna Kea, alle Hawaii, ed è quasi stato completato, le osservazioni dovrebbero iniziare entro pochi mesi. Il Gemini Sud diverrà operativo l'annoprossimo. Per ulteriori dettagli ed immagini coonsultate il comunicato stampa.


Venerdi 17 marzo

A sinistra: La Mars Global Surveyor ha ripreso questa tempesta di polvere di 100 metri danzare attraverso la Promethei Terra nell'emisfero meridionale del pianeta. I ricercatori si sono chiesti cosa formasse queste striature scure sino a che hanno trovato un responsabile con le mani nel sacco. Si ringraziano NASA/JPL/Malin Space Science Systems. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Ripresi i diavoli di Marte

Il gigantesco vortice di polvere che risucchia l'astronauta nel film Mission to Mars è pura finzione ma nella rarefatta atmosfera marziana, i vortici esistono veramente. Sono simili alle tempeste di polvere che si verificano nelle aree desertiche terrestri, dei tornado in miniatura scatenati dal riscaldamento dell'aria in prossimità del suolo. I "diavoli di polvere", questo il pittoresco nomignolo dato al fenomeno, furono osservati per la prima volta nelle immagini riprese dalle sonde Viking. Nel 1997, il lander del Mars Pathfinder ne registrò uno mentre passava proprio sopra di lui. Ora, la vista da aquila del Mars Global Surveyor ne ha ripresi molti mentre erano in corso. Le immagini, presentate da K. S. Edgett e Michael Malin (Malin Space Science Systems) questa settimana alla conferenza Lunar and Planetary Science a Houston, in Texas, mostrano le ombre proiettate da questi diavoli di polvere. Altre regioni della superficie presentano un gran numero di incroci, a volte dei meandri e delle striature scure. I ricercatori sospettano che i responsabili di queste strane caratteristiche siano questi vosrtici di polvere ma sino a quando non verranno esaminate le riprese effettuate nel dicembre 1999 non potranno provare questa ipotesi. Alla fine di una lunga striatura scura arricciata c'è il responsabile: una nube di polvere chiara in rotazione cioè il "diavolo" in persona.


Giovedi 16 marzo

A sinistra: Questo frammento del meteorite dello Yukon è protetto in una sacca riempita di azoto. La pietra è caduta dopo essere esplosa in gennaio sul territorio dello Yukon. Questo ed altri campioni del meteorite sono stati analizzati al Johnson Space Center della NAA. Si ringraziano NASA/JSC. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il filone d'oro del meteorite dello Yukon

Quando il 18 gennaio un grande frammento di un corpo interplanetario esplose sui cieli del Canada occidentale, fece qualcosa di più che scuotere gli abitanti: lasciò per diverso tempo una scia di nell'atmosfera. L'evento fece cadere anche un grappolo di meteoriti scure sulla superficie ricoperta di neve della regione. Fortunatamente nei giorni successivi, un abitante trovò diverse pietre scure ancora congelate e le consegnò in gran fretta nelle mani dei geologi dell'Università di Calgary. Anche se lo scopritore è rimasto anonimo, ha permesso al governo canadese di lasciare che gli scienziati della NASA conducessero le prime analisi.

Da allora i frammenti, che hanno un peso complessivo di circa 2 kg, sono stati lanciati nell'olimpo delle celebrità agli occhi degli esperti in meteoriti di tutto il mondo. E questo perché il meteorite dello Yukon è una rara condrite carbonacea, composto di materia rimasta inalterata sin dai primordi della storia del sistema solare. Solo il 2 per cento delle meteoriti conosciute è di questo tipo poiché la friabile roccia di cui sono composte viene facilmente distrutta durante l'ingresso nell'atmosfera o, una volta al suolo, dall'erosione. L'estasi degli scienziati è dovuta in particolar modo al veloce recupero portato a termine dallo scopritore. "E' un esempio da manuale di come bisognerebbe agire", osserva Richard Herd, il curatore delle raccolte per la Geological Survey canadese.

Il meteorite dello Yukon ha fatto ieri il debutto in pubblico all'annuale conferenza Lunar and Planetary Science a Houston, in Texas. Secondo Michael Zolensky (NASA/Johnson Space Center), la nuova scoperta dovrebbe contenere un notevole assortimento di composti presenti al momento della formazione della pietra, avvenuto 4,5 miliardi di anni fa: macchie di polvere interplanetaria, acqua e forse dozzine di composti organici complessi, virtualmente privi dalla contaminazione terrestre. Da oltre tre decenni sono state scoperte condriti carbonacee cadute sulla Terra; quelle scoperte, Murchison in Australia ed Allende in Messico, hanno rivoluzionato le conoscenze sul sistema solare primordiale ed i ricercatori sono, comprensibilmente, ansiosi di studiare la nuova arrivata. "E' probabile che sia l'unica volta che ciò accade nella mia carriera", ha dichiarato Zolensky.

Per ulteriori dettagli ed imagini, consultate il comunicato stampa online.


Giovedi 16 marzo

A sinistra: La sonda NEAR, appena rinominata Shoemaker, ha ripreso questa immagine del vasto cratere centrale dell'asteroide 433 Eros. In diversi crateri è possibile distinguere dei massi; la fotografia ha una risoluzione di circa 20 metri. Si ringrazia il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Alla NEAR il nome di uno scienziato

Alla prima sonda che orbita intorno ad un asteroide è stato dato il nome di Eugene M. Shoemaker, in onore del noto geologo. La sonda Near Earth Asteroid Rendezvous (NEAR), che gira intorno all'asteroide 433 Eros sin dal 14 febbraio, ora verrà chiamata con il nome NEAR Shoemaker. L'annuncio è stato dato il 14 marzo alla Lunar and Planetary Science Conference a Houston, in Texas, da Carl B. Pilcher, direttore della divisione Esplorazione del Sistema Solare al quartier generale della NASA. "Gene Shoemaker è stato un pioniere carismatico nel campo della scienza dell'esplorazione interplanetaria", ha spiegato Pilcher. "E' per questo che abbiamo deciso di dare un contributo alla sua memoria dedicandogli la sonda che amplierà le sue conoscenze sugli asteroidi, le comete e sull'origine del sistema solare.

Al momento, la NEAR Shoemaker orbita a circa 200 km dal centro di Eros, impiegando 9 giorni per compiere un'intera rivoluzione (l'asteoide ruota su se stesso ogni 5,27 ore). L'orbita verrà abbassata a 100 km di raggio dal primo aprile e subito dopo la NEAR dovrebbe orbitare ad appena 50, un'altezza sufficiente da permettere l'utilizzo del suo magnetometro e dello spettrometro per raggi X e gamma.

Alla conferenza, Donald K. Yeomans (Jet Propulsion Laboratory) ha riferito la determinazione della massa di Eros, che è pari a 6,7 x 1018 grammi. Questo valore porta la sua densità media a circa 2,7 grammi per centimetro cubico. Questo valore potrebbe in qualche modo cambiare una volta che i ricercatori definiranno nuovamente la forma di 33 per 13 km e ne determineranno con precisione il volume.


Copyright © 2000 Sky Publishing Corporation, Tutti i diritti riservati.
Informatevi sulla nostra politica sui diritti d'autore e le autorizzazioni