Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Lunedi 29 marzo

A sinistra: Questa è una tra le prime immagini di Marte realizzate da quando, nella seconda settimana di marzo, la sonda Mars Global Surveyor ha iniziato la mappatura preliminare del pianeta. La ripresa mostra delle dune di sabbia nella regione Nili Patera di Syrtis Major. Il campo inquadrato misura 2,1 chilometri di larghezza. La luce proviene da sinistra in alto. Si ringrazia la Malin Space Science Systems Inc. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Le immagini di Marte arrivano ad alta velocità

La mappatura del Mars Global Surveyor (MGS) della NASA dalla prossima settimana procederà a tutta velocità, visto il positivo dispiego dell'antenna ad alto guadagno. Sino ad ora, le immagii dalla sonda erano state inviate ruotando l'intera navicella in modo che l'antenna di 1,5 metri di diametro fosse rivolta versa la Terra. Questa procedura però, limitava seriamente la quantità di dati che poteva essere acquisita.

L'apertura dell'antenna preoccupava i tecnici di volo per via del danno strutturale occorso ai pannelli solari della sonda al momento del loro dispiegamento. Per salvaguardare l'antenna da un destino simile, si era preferito tenerla chiusa per le prime tre settimane della mappatura. Adesso, l'antenna girevole può essere diretta permanentemente verso la Terra. Sebbene la mappatura alla scala massima inizierà domenica, l'MGS ha già inviato degli affascinanti primi piani del pianeta rosso. Per vedere le ultime immagini, consultate il sito web dell'MGS


Venerdi 26 marzo

A sinistra: Secondo le osservazioni effettuate, l'acqua espulsa dalla cometa Hale-Bopp è diversa da quella terrestre. Dennis di Cicco di Sky & Telescope ha realizzato questa ripresa il 17 marzo 1997. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'acqua? Non dalle comete

Nel numero del 18 marzo della rivista Nature gli astronomi del Caltech ci informano che la composizione dell'acqua osservata nelle comete, e più precisamente quella della cometa Hale-Bopp, non è uguale a quella che ricopre la superficie terrestre. La differenza è nella percentuale di "acqua pesante", nella quale uno degli atomi di idrogeno della molecola di H2O ha un neutrone in più (un isotopo dell'idrogeno chiamato deuterio). Geoff Blake e colleghi spiegano che l'acqua nell'Hale-Bopp, rilevata con il Radio Observatory Millimeter Array di Owens Valley, contiene molta più acqua pesante di quella attualmente contenuta percentualmente in quella terrestre. Ciò implica che l'origine dell'acqua dei nostri fiumi, laghi ed oceani non è conseguenza degli impatti cometari. Per maggiori dettagli, leggete il comunicato stampa.


Venerdi 26 marzo

A sinistra: Una gigantesca gru solleva a 20 metri di altezza lo specchio dell'Osservatorio MMT, del peso di 9,5 tonnellate, sopra la struttura del telescopio destinata ad accoglierlo. Fotografia di Craig B. Foltz. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Installato il nuovo specchio dell'MMT

Giovedi 25 marzo il nuovo occhio dell'MMT Observatory è stato posato con cura nella sua sede. L'Osservatorio MMT era stato destinato ad accogliere il Multiple-Mirror Telescope (Telescopio a specchi multipli) ma un anno fa, i sei specchi di 1,8 metri di diametro erano stati rimossi per fare posto ad un singolo specchio primario di 6,5 metri di diametro. Quest'ultimo, del peso di 9,5 tonnellate e del costo di 10 milioni di dollari, era stato fuso nel 1992 nel forno rotante dello Steward Observatory Mirror Laboratory. Lo specchio è stato introdotto nell'apertura della cupola ed assicurato alla montatura in mattinata per anticipare i forti venti venti che, secondo le previsioni meteorologiche, avrebbero preceduto una tempesta anche se il montaggio dello specchio, secondo il piano originale, sarebbe dovuto avvenire al tramonto, per evitare possibili danni allo specchio che il calore solare avrebbe potuto arrecare. Con lo strumento nella sua sede, i tecnici potranno ora provare la gigantesca camera di alluminizzazione che verrà sollevata sopra lo specchio per coprirne la superficie con uno strato di materiale altamente riflettente. La "Prima luce" è prevista entro pochi mesi.


Venerdi 26 marzo

Scoperto il satellite di un asteroide

Per la prima volta, gli astronomi hanno fotografato direttamente da terra un satellite in orbita intorno ad un asteroide. William J. Merline (Southwest Research Institute) e colleghi hanno annunciato sulla Circolare IAU n. 7129 che diverse immagini dell'asteroide 45 Eugenia mostrano la presenza di un debole compagno. Il satellite, denominato S/1998 (45) 1, è stato rilevato per la prima volta in una serie di riprese effettuate nel novembre 1998 nell'arco di 10 giorni utilizzando il telescopio franco-canadese-hawaiano sulla sommità del Mauna Kea, alle Hawaii. L'oggetto è stato poi nuovamente rilevato il 4 gennaio. Merline e colleghi hanno determinato che l'oggetto gira intorno all'asteroide di 200 chilometri di diametro con un'orbita quasi circolare ogni 4,7 giorni. I dettagli della scoperta appariranno in uno dei prossimi numeri di Nature.


Venerdi 19 marzo

A sinistra: Quelle nella foto sono cellule marziane fossilizzate? Questa immagine al microscopio elettronico del meteorite di Nakhla rivela la presenza di misteriose forme allungate nel materiale che riempie le fratture superficiali. Se si trattasse di microbi, questi avrebbero un'età di 700 milioni di anni. Cortesia NASA/Johnson Space Center. Cliccate sull'immagine per ingrandirla. Per vederne altre, consultate il sito NASA/JSC: Evidence for Primitive Life.

Altri batteri marziani?

Gli scienziato della NASA hanno offerto nuove prove che possano essere presenti dei microbi fossilizzati in almeno tre meteoriti di origine marziana. Kathie L. Thomas-Keprta (NASA/Johnson Space Center) ha reso noto che la controversa pietra nota come Allan Hills 84001, contiene molti microscopici cristalli di magnetite, un minerale ricco di ferro. Un quarto di questi cristalli sono perfettamente formati, prismi esagonali delle stesse dimensioni e chimicamente privi di impurità. Alcuni batteri producono naturalmente cristalli di magnetite purissima come questi come conseguenza dell'orientamento al campo magnetico terrestre e nessun processo inorganico conosciuto è in grado di fare altrettanto. Di tutte le prove della presenza di microbi fossili in ALH 84001, secondo Thomas-Keprta, quella dei granuli di magnetite è la più convincente.

David S. McKay (NASA/Johnson) ha paventato la possibilità che altre due meteoriti marziane, Nakhla e Shergotty, contengano microbi fossilizzati. Il suo microscopio a scansione elettronica ha mostrato una varietà di forme tonde ed ovali in una piccola frattura nella pietra denominata Nakhla. "Sono dei microfossili?" ha chiesto McKay ad alta voce, "Non lo sappiamo" si è risposto. Ha notato però che queste bolle sono ricche di ossidi di ferro, una particolarità che si verifica normalmente quando un microbo muore e le sue cellule si mineralizzano. Da considerare è inoltre il fatto che le dimensioni dei sospetti fossili hanno un diametro di poche decine di micron, dimensioni cioé comparabili a quelle di molti batteri (molti dei presunti fossili ritrovati in ALH 84001 sono molto più piccoli, troppo piccoli secondo i microbiologi, per essere stati delle forme di vita). Il team della NASA cercherà ora di esaminare l'interno di queste bolle alla ricerca di strutture cellulari oltre a determinare se queste sono il risultato della contaminazione con l'ambiente terrestre. A differenza di ALH 84001, che è rimasto 16.000 anni sepolto nei ghiacci antartici prima di essere scoperto, molti frammenti di Nakhla sono stati recuperati quasi subito dopo la sua caduta avvenuta in Egitto il 28 giugno 1911. Il campione di McKay proviene da un frammento che aveva la crosta esterna fusa dal calore intatta e che è stata aperta in una camera sterile l'altro anno.

McKay ha mostrato anche delle strane particolarità trovate all'interno di Shergotty, anche se lo studio di quest'ultima meteorite è appena iniziato. Shergotty si cristallizzò da una roccia fusa circa 165 milioni di anni fa, mentre Nakhla ha un'età di circa 1,3 miliardi di anni ed ALH 84001 ne ha ben 4. Quindi, se tutte e tre queste meteoriti contenessero dei batteri fossili, significherebbe che la vita è esistita su Marte per buona parte della storia del pianeta e potrebbe esistervi ancora oggi. La NASA spera di ottenere dei campioni del pianeta rosso da una sonda entro il 2008 ed al momento sta studiando come isolare e studiare il materiale proveniente dal pianeta rosso una volta che avrà raggiunto la Terra.

Thomas-Keprta e McKay hanno riferito i risultati dlle loro ricerche alla 30° Lunar and Planetary Science Conference annuale tenutasi a Houston, in Texas, che quest'anno ha visto la partecipazione di quasi 1.100 ricercatori provenienti da tutto il mondo, un record di presenze.

Ulteriori informazioni sui meteoriti provenienti da Marte, sullo stato delle altre ricerche in corso ed una guida all'osservazione per quest'anno nel numero di aprile di Sky & Telescope.


Giovedi 18 marzo

A sinistra: Il Telescopio Spaziale Hubble ha volto lo sguardo verso queste sei galassie esaminando le regioni di formazione stellare (in rosso). Si ringraziano Torsten Böker (Space Telescope Science Institute) e la NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Ritratti di galassie nell'infrarosso

Le immagini rilasciate oggi dallo Space Telescope Science Institute rivelano dove stanno nascendo delle stelle nelle galassie a spirale. Queste riprese sono parte della survey di circa 100 spirali. La capacità di penetrazione delle polveri del Near Infrared Camera and Multi-Object Spectrometer (NICMOS) di Hubble hanno messo in mostra dei noduli di idrogeno che ardono nei bracci galattici, dove la materia prima delle stelle viene irradiata dalla luce ultravioletta emessa da stelle massicce neonate. L'arrossamento delle zone visibili nel nucleo di alcune galassie (come NGC 2903) potrebbe essere dovuto a stelle appena nate o dalla radiazione generata da un nucleo attivo, forse alimentato da un buco nero massivo.


Mercoledi 17 marzo

A sinistra: Il Lunar Prospector, la sonda da 63 milioni di dollari, sta scrutando la Luna sin dal gennaio 1998. Posta inizialmente in un'orbita a 100 km di altezza, due mesi fa è stata abbassata tra i 24 ed i 37 km dalla superficie del nostro satellite. Illustrazione di Roger Arno; si ringraziano NASA ed Ames Research Center.

Da dove viene la Luna?

Gli scienziati si stanno riunendo questa settimana a Houston, nel Texas, per la 30° Lunar and Planetary Science Conference. Tra i risultati presentati, annotiamo il ritrovamento delle tracce che il nostro satellite sarebbe ciò che resta di un'immane collisione tra il nostro pianeta ed un corpo delle dimensioni di Marte, avvenuta nelle fasi iniziali della storia del sistema solare. Nuove conferme a questa ipotesi sono venute dalle analisi dei dati sulla misura della gravità raccolti dalla sonda Lunar Prospector della NASA, effettuate da Alex Konopliv (Jet Propulsion Laboratory). I dati rivelano che la Luna ha un piccolo nucleo ricco di metalli che rappresenta però solo il 4 per cento della sua massa totale (il nucleo terrestre rappresenta invece il 30 per cento della massa del nostro pianeta). Se la Terra e la Luna si fossero formate dai gas e dalle polveri della nebulosa solare nello stesso periodo, dovrebbero avere un nucleo con composizione e massa simili. Sembrerebbe invece che un oggetto di grandi dimensioni si sia scontrato con la proto-Terra scagliando parte degli strati più esterni, poveri di metalli, nello spazio. La maggior parte di questi sarebbe rimasta in orbita intorno al pianeta ammassandosi in seguito per formare il nostro satellite.


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