Arrivano!
Immaginiamo, per un momento, che uno degli intrepidi cacciatori di asteroidi scopra un oggetto che sembri avere un indice di pericolosità di 4 o 5. Dopo la conferma della scoperta da parte di Brian Marsden del Minor Planet Center a Cambridge, nel Massachusetts, Marsden stesso darebbe l'annuncio, incoraggiando altri osservatori a proseguirne le osservazioni per ridefinire l'orbita dell'oggetto. E quindi?
Ostro stesso "renderebbe pubblici i dati astronomici, l'orbita prevista e le incognite, insieme alle analisi di come ulteriori misure astrometriche potrebbero ridurle quanto prima possibile". Naturalmente ipotizzando che ci sia il tempo sufficiente.
Cosa succederebbe se le osservazioni mostrassero che un oggetto ci sta per colpire? "Non ci sono possibilità che una cosa di questo genere venisse nascosta" assicura Steel. Le informazioni verrebbero a galla molto velocemente e l'Indice di pericolosità di Binzel potrebbe servire a minimizzare i sensazionalismi che potrebbero portare al panico.
Anche gli scienziati però, sono esseri umani. Come si comporterebbe un cacciatore di asteroidi alla consapevolezza di un pericolo incombente? Bailey ritiene che avviserebbe prima la moglie e la famiglia e poi tutti gli altri. Maury, che ha cacciato asteroidi lungo la Costa Azzura, ritiene che dipenderebbe dalla probabilità dell'impatto e dal tempo rimasto a disposizioneg. Se scoprisse che un piccolo oggetto colpirebbe la sua regione francese nel giro di pochi giorni, porterebbe al sicuro la sua famiglia in un'isola del Pacifico meridionale e poi lo direbbe a tutti. D'altro canto, se ci fosse la possibilità che un grande oggetto colpisse la Terra entro 50 anni, uno di quelli che avesse poche probabilità di farlo impazzire entro dieci giorni, si metterebbe la cravatta e lo direbbe a tutti.
Maury puntualizza che lo stesso tema era presente nella versione cinematografica del libro Contact di Carl Sagan. "Quando viene fatto al pubblico un annuncio serio, quelli che hanno effettuato il lavoro molto raramente vengono a contatto con la stampa. . . . . io credo che questo scenario sia estremamente probabile. Quando si avvicina una grande cometa, in televisione vediamo persone che non si sono mai occupate di comete".
Nell'immaginario collettivo, la speculazione sulle probabilità di un impatto non fa altro che sollevare un tiepido interesse. Persino la vista di un film sul pericolo che rappresentano ha un impatto emotivo che dura poche ore. Non importa che parliamo del pericolo che ogni anno ci sia un evento simile a Tunguska, che con un'altra mira spazzerebbe via una città, o che ogni 1.000 anni una super-Tunguska sarebbe capace di provocare una catastrofe in un'intera regione. La scala di un vero impatto è semplicemente oltre la nostra possibilità di comprensione. Perché tendiamo a rendere irreali queste paure. Lasciamo che un eroe, come Bruce Willis, si prenda cura della nostra immaginazione e che ci impedisca di trattare seriamente l'argomento anche uscendo dal cinema.
Personalmente sono terrorizzato dall'idea che in ogni istante la civiltà possa essere spazzata via da una catastrofe. E se, nonostante tutto, riuscissimo a sopravvivere non sarebbe tutto così interessante. Proprio adesso, che la nostra specie sta iniziando a risolvere i misteri più profondi dell'universo, qualcosa potrebbe mettere fine ai suoi sforzi: come sarebbe frustrante. Se fossimo fortunati, dovremmo ricominciare tutto daccapo, se non lo fossimo, non ci sarebbe nessun nuovo inizio.
Dopo la collisione, sarebbe una magra consolazione per coloro che avessero detto "Io vi avevo avvertito". In ogni caso, osservare le conseguenze di un grande impatto, escludendo la tragedia, gli orrori ed il panico, sarebbe affascinante. La visione più spettacolare e, sfortunatamente, anche l'ultima, sarebbe quella dello schizzo creato dalla caduta di un oggetto di un chilometro di diametro osservata da seimila metri di altezza: l'acqua salirebbe sino alla quota dell'aereoplano. Sfortunatamente, sarebbe l'ultima cosa vista dai passeggeri, insieme all'onda che spazzerebbe via il velivolo.
Vivere pericolosamente
Ritengo che la conseguenza a lungo termine più significativa della scoperta del pericolo di impatti cosmici, dando per scontato che li si voglia evitare, probabilmente sia l'aumento della presa di coscienza da parte degli abitanti del pianeta della nostra vulnerabilità nel cosmo. Se è abbastanza difficile accettare l'idea che una persona possa morire, è virtualmente impossibile immaginare che un impatto possa spazzare la razza umana dal pianeta nel giro di una settimana. Una volta che però avremo preso seriamente in considerazione questa minaccia, non pensate che la visione di noi stessi nel cosmo cambierà inevitabilmente?
Benny Peiser (Liverpool John Moores University) ha recentemente organizzato una conferenza sulla scomparsa della civiltà nell'Era del bronzo, che avvenne in tre episodi distinti tra 25° e l'ottavo secolo prima di Cristo ed in cui le prove che la possibile causa sia stato un impatto, si stanno accumulando. Ha notato che alcune persone coinvolte nella ricerca di NEO tendono ad essere particolarmente ostiche nel prospettare scenari futuri pericolosi. Ed avverte: "Gli scienziati che volessero realmente essere sinceri con le persone interessate ed ilpubblico in generale, dovrebbero ammettere che l'umanità sta continuando a vivere vivendo in un mondo di incertezze cosmiche e così sarà sino a quando continueremo a non avere tempo, ricerche e denaro per raccogliere informazioni vitali necessarie non solo per qualsiasi calcolo delle probabilità di impatto ma, soprattutto, per stabilire un sistema globale di difesa planetaria".
Ho il sospetto che riusciremo a prepararci al prossimo grande impatto solo se supereremo lo scoglio della natura umana. Per permettere alla nostra civiltà di continuare ad evolversi, dobbiamo prenderci la responsabilità del nostro destino. Dobbiamo definire con precisione il pericolo costituito dagli impatti scoprendo tutti i NEO che ci metttono a rischio ed intraprendendo i passi che ci portino ad evitare impatti con qualsiasi mezzo a nostra disposizione.
Consideriamo che comunità di tutto il mondo vivono felici sui fianchi dei vulcani, su regioni sismicamente attive, nella "valle degli uragani" dell'America centrale" e lungo tutta la fascia costiera Atlantica soggetta agli uragani. Tutte queste sono manifestazioni della sindrome che la natura umana non ci permette di prendere seriamente in considerazione un rischio dalle basse probabilità ma dalle pesanti conseguenze, una caratteristica che un giorno potrebbe portare all'estinzione della civiltà e, probabilmente, della nostra specie.
Come dice Peiser, imparando ad evitare i NEO, "ed il pericolo che rappresentano per la civiltà, gli uomini acquisirebbero la capacità di cambiare il corso della natura e ad arrestare il circolo vizioso dei cataclismi cosmici. Gli scienziati hanno la responsabilità di intraprendere questa sfida e di assicurarsi che l'umanità prenda il dastino nelle proprie mani".
Sino al momento in cui non verrà scoperto un NEO con un indice di pericolosità 4 o 5, i cacciatori di asteroidi faranno bene a considerare come vengono riferiti al pubblico i risultati delle loro ricerche. Mentre da un lato le predizioni sulle future visite di oggetti cosmici dovranno essere evitate per non creare panico o allarmi inutili, dall'altro non dovrà essere sottovalutato il ruolo che il pericolo rappresentato dagli asteroidi potrebbe giocare nel lontano futuro di una civiltà tecnologica che, come la nostra, viaggia nello spazio su un pianeta vulnerabile.
Radioastronomo, Gerrit Verschuur è professore aggiunto di fisica all'Università di Memphis. Nel 1996 ha scritto il libro Impact! The Threat of Comets and Asteroids (Oxford University Press).
Scotti, che ha seguito con attenzione più di un passaggio ravvicinato di un NEO alla Terra, ha valutato questa situazione. "Informerei la mia rete di osservatori della necessità di ulteriori osservazioni", dice, "ma è la stessa procedura che seguiamo ogni volta che troviamo un NEO". E' improbabile che possa prevedere una possibile collisione con certezza sufficiente da preoccuparmi seriamente. Piuttosto, mi preoccuperei di un possibile incontro ravvicinato, o molto ravvicinato e mi assicurerei che Steve Ostro lo sapesse in modo da poterlo osservare con il radar".
di asteroidi conosciuti
Distanza (km)
Data
Designazione dell'oggetto
100.000
9 dic. 1994
1994 XM1
150.000
20 mag. 1993
1993 KA2
160.000
15 mar. 1994
1994 ES1
160.000
18 gen. 1991
1991 BA
430.000*
27 mar. 1995
1995 FF
450.000
19 mag. 1996
1996 JA1
460.000**
5 dic. 1991
1991 VG
690.000
22 mar. 1989
4581 Asclepius
(1989 FC)
720.000
24 nov. 1994
1994 WR12
730.000
30 ott. 1937
Hermes
(1937 UB)
750.000
17 ott. 1995
1995 UB
1.000.000
18 ott. 1993
1993 UA
1.030.000
12 apr. 1994
1994 GV
1.060.000
17 mag. 1993
1993 KA
1.060.000
26 ott. 1997
1997 UA11
1.110.000
9 feb. 1997
1997 CD17
1.170.000
20 ott. 1976
2340 Hathor
(1976 UA)
1.480.000
29 set. 1988
1988 TA
Le distanze sono dal centro della Terra. La distanza massima della Luna è di 384,400 km.
* Il massimo avvicinamento alla Luna è di 190.000 km del 27 marzo 1995.
** 1991 VG potrebbe essere il ritorno di un rottame spaziale.
Cortesia Minor Planet Center. L'elenco aggiornato è tenuto al
http://cfa-www.harvard.edu/iau/lists/Closest.html.
L'intenso riscaldamento dovuto all'ingresso nell'atmosfera di un asteroide, inaridirebbe la superficie terrestre. E questo avverrebbe prima dell'impatto. © 1998 Paramount Pictures e Dreamworks LLC.
Copyright © 1998 Sky Publishing Corporation, Tutti i diritti riservati.