Tratto da Sky & Telescope,, giugno 1998

di Stuart J. Goldman

Edizione italiana a cura di Mario Farina


Sebbene attualmente non ci siano asteroidi in potenziale rotta di collisione con la Terra, sono ben 108 quelli con caratteristiche a lungo termine sufficientemente preoccupanti da essere catalogati dal Minor Planet Center come "asteroidi potenzialmente pericolosi" (PHAs). La peculiarità di questo elenco è quella di identificare oggetti che gli astronomi dovrebbero regolarmente tenere sotto osservazione.

L'undici marzo, Brian Marsden (Central Bureau for Astronomical Telegrams) annunciò quallo che sembrava il primo della lista dei PHA: un asteroide di 19° magnitudine denominato 1997 XF11. Era stato scoperto lo scorso 6 dicembre da James V. Scotti (Università dell'Arizona) con un telescopio di 90 cm sul Kitt Peak, nel corso del Progetto Spacewatch per la ricerca di oggetti near-Earth. Con le 98 misure di posizione effettuate da quella notte sino al 4 marzo successivo, Marsden calcolò l'orbita preliminare di questo "sasso" di 2 km di grandezza e scoprì che il 26 ottobre 2028 sarebbe passata a 40.000 km dalla superficie terrestre. Una distanza ben al di sotto del margine di errore diell'orbita, stimato in circa 180.000 km!

Sebbene nella Circolare IAU Mardsen annunciò il possibile scontro con parole estremamente caute, l'impatto sul mondo astronomico, e non solo, fu immediato. Molti si gettarono a fare quattro conti: se la Terra è un obiettivo con un diametro di 6.000 km ed il cerchio dell'errore è 30 volte più grande,, si disse, c'è una possibilità su 900 che sia centrato. Questo tipo di approccio era, evidentemente, troppo semplicistico. In ogni caso, la notizia di quella minaccia minima ma, apparentemente, reale entrava nei primi titoli dei notiziari.

Le successive valutazioni ed analisi dei dati effettuate dagli astronomi nei giorni seguenti, sembrarono cambiare ogni notte le circostanze relative all'incontro ravvicinato. Donald K. Yeomans e Paul W. Chodas (Jet Propulsion Laboratory) scoprirono che il massimo avvicinamento sarebbe avvenuto a circa 80.000 km ma, cosa più importante, annunciarono che il margine di errore era un'ellisse estremamente ristretta lunga 2,8 milioni di chilometri e larga solo 2.500 km un valore sufficiente a far transitare l'asteroide lateralmente alla Terra. Le possibilità di impatto, dichiararono, sono nulle.


A destra: Il sistema solare interno e l'asteroide 1997 XF11 il 13 febbraio 1998. La porzione ombreggiata dell'orbita dell'asteroide si trova al di sotto del piano orbitale terrestre. Cortesia Minor Planet Center.


Marsden ne criticò l'approccio ma la notizia divenne oggetto di dibattito il giorno dopo l'annuncio. Eleanor F. Helin (JPL) riportò la scoperta di due riprese dell'oggetto realizzate precedentemente alla scoperta, in una survey effettuata nel 1990. Ora che gli astronomi avevano rilevazioni antecedenti di 8 anni del moto asteroidale, l'orbita poteva essere determinata con maggiore precisione e le notizie diventavano subito positive. Il flyby si allontanava ad una distanza, molto più confortante, di 950.000 km e persino il margine di errore si riduceva. Nella scala della pericolosità di Richard Binzel, 1997 XF11 passava da 3 a 0 in una sola giornata.

Ulteriori osservazioni dovrebbero confermare questo scenario. Nell'ottobre del 2002, quando avverrà il fly-by ad una distanza di 9,5 milioni di chilometri, gli astronomi dovrebbero ottenere dei dati più precisi per la valutazione delle circostanze dell'incontro del 2028. Durante quel fly-by l'asteroide sarà visibile anche con grandi telescopi amatoriali muovendosi tra le stelle con una luminosità pari alla 13° magnitudine.

La conseguenza del clamore suscitato dall'annuncio, poi screditato, dell'eventualità che l'asteroide 1997 XF11 potesse colpire la Terra è stato l'innesco di un dibattito tra gli astronomi sulla necessità di formare un gruppo di lavoro che garantisca la diffusione di annunci prematuri che provochino allarmi ingiustificati alla popolazione. Quindi, se venisse scoperto un nuovo PHA, potrebbero venire richieste, solo all'interno della comunità scientifica delle ulteriori osservazioni, antecedenti la scoperta o seguenti, per incorporarle nei calcoli dell'orbita.


Stuart Goldman è editore associato di Sky & Telescope e responsabile dell' Astronomy Club di America Online.


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