LA COMETA SHOEMAKER-LEVY 9


La scoperta nel maggio 1993 della cometa Shoemaker-Levy 9 ha fornito al team scientifico della Galileo una nuova entusiasmante opportunità.

Avvicinandosi a Giove, la sonda era l'unico osservatore in grado di compiere osservazioni direttamente dalla linea di vista della regione degli impatti, non visibile da Terra. Sebbene non ci fossero ulteriori informazioni disponibili per questo nuovo obiettivo della missione, fu pianificato un programma osservativo per gli strumenti d'indagine a distanza della sonda.

Tutte le osservazioni dovevano essere programmate in anticipo nel computer della sonda nonostante le incertezze sull'orario degli impatti previsto.

I dati furono memorizzati a bordo della sonda ( in parte caricati su nastro in parte nella memoria dell'elaboratore ) per essere ritrasmessi a 10 bit al secondo. La ritrasmissione continuò, con le necessarie interruzioni, fino al tardo gennaio '95. Il sistema di acquisizione delle immagini della Galileo utilizzò diversi metodi per coprire le incertezze sui tempo ( valutabile in ore ) di osservazione dei diversi impatti.

Cometa SL-9

Ripetute immagini, quasi come un film al rallentatore, catturarono l'impatto più grande ( il frammento W ) che ritardò di 26 minuti. Il chiaro racconto di due impatti, quello dei frammenti K e N, viene da un'immagine confusa, con una striatura nel lato notturno di Giove che rappresenta la sfera infuocata dell'impatto, tra altre strisce che presentano Giove ed alcuni satelliti.

Il fotopolarimetro-radiometro rilevò tre eventi. Lo spettrometro infrarosso rilevo due eventi, fornendo informazioni decisive su dimensioni, temperatura ed altitudine degli impatti e sul riscaldamento dell'atmosfera causato dalla "ricaduta". Gli scienziati della Galileo hanno messo insieme i loro dati per fornire un resoconto completo degli impatti.


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01/06/96 by MF