Messa a fuoco

Questa operazione è una delle più difficili da eseguire e dagli esiti più incerti. Anche se non mancano metodi in grado di offrire risultati affidabili, molto spesso una buona messa a fuoco dipende solo dall'esperienza del fotografo, dall'acutezza della sua vista e dalla sua conoscenza di una particolare macchina fotografica.

Osservando un normale campo stellare nel mirino di una comune macchina reflex applicata al telescopio, si vede poco o nulla, e solo le stelle più luminose saranno visibili come sorgenti luminose non troppo definite. Puntando una stella brillante e provando a metterla a fuoco, risulterà piuttosto difficile distinguere l'esatta posizione del fuocheggiatore in cui la stella apparirà puntiforme.

Nella pratica la stella sembrerà a fuoco in un ampio intervallo di regolazione del fuocheggiatore; la maggiore difficoltà dell'operazione consiste proprio nel saper valutare con sicurezza il punto esatto. La responsabilità di questa incertezza va attribuita alla scarsa luminosità dello schermo di messa a fuoco della fotocamera, un vetrino sagomato in modo particolare (è una lente di Fresnel) in parte smerigliato ed in parte dotato di particolari dispositivi ottici (telemetro ad immagine spezzata, corona di microprismi), progettato per agevolare la messa a fuoco con obiettivi di corta focale ed alta luminosità (più luminosi di f/4).

Siccome un telescopio è, di solito, meno luminoso di f/4, uno schermo di messa a fuoco standard ci offrirà immagini buie e difficilmente utilizzabili per mettere a fuoco immagini stellari. Per fortuna esistono molte fotocamere in commercio che consentono la sostituzione degli schermi di messa a fuoco con altri tipi più chiari e più adatti alla messa a fuoco con lunghe focali e con obiettivi di bassa luminosità.

Supponendo di dotare una fotocamera di uno schermo molto luminoso, si vedranno immagini più luminose ma non si otterrà comunque una visione neanche lontanamente paragonabile a quella fornita da un oculare. Rimarrà sempre una certa dose di incertezza durante le operazioni di messa a fuoco. Constatata la necessità di metodi affidabili per determinare la messa a fuoco del telescopio fotografico, anche usando fotocamere standard, passiamo ad esaminare brevemente i metodi più usati per raggiungere lo scopo:

  • prova fotografica
  • messa a fuoco su Luna o pianeti
  • test di focault sul piano-pellicola
  • sostituzione della fotocamera con sistema oculare di uguale tiraggio
  • utilizzo di appositi dispositivi (Shure Sharp, MFFT, etc.)
  • La prova fotografica consiste nell'eseguire sullo stesso fotogramma più esposizioni di breve durata su una stella luminosa, spostando leggermente il puntamente del telescopio e modificando ad ogni esposizione la messa a fuoco, avendo cura di segnare ciascuna posizione del fuocheggiatore. Per eseguire le esposizioni multiple sullo stesso fotogramma sarà sufficiente bloccare la macchina in posa "B" e adoperare il tappo del telescopio come otturatore.

    Un tempo di esposizione di riferimento con un telescopio f/10 e con una pellicola da 400 ISO è dell'ordine dei 30 secondi. Sviluppando il fotogramma, si sceglierà l'immagine più piccola possibile e si utilizzerà la posizione corrispondente del fuocheggiatore per eseguire le fotografie.

    La messa a fuoco sulla Luna o sui pianeti è uno dei sistemi più usati per determinare la messa a fuoco sul campo con buone possibilità di successo. In qualsiasi periodo dell'anno è sempre presente un pianeta in cielo da utilizzare come soggetto grande e brillante, ben visibile nel mirino della fotocamera. I migliori soggetti per questo tipo di messa a fuoco a campione sono la Luna (che però è disponibile di rado nelle serate scelte per la fotografia al profondo cielo) per i suoi brillanti contrasti tra luci e ombre, e Saturno, per la nitidezza a lama di rasoio dei suoi anelli, ben visibili anche nei mirini più scuri. Trovata la messa a fuoco, sarà sufficiente segnarla sul corpo del fuocheggiatore e non spostarla più.

    Il test di Focault da eseguire sul piano pellicola consiste nell'aprire il dorso della macchina fotografica, già montata sul telescopio, puntare una stella brillante, posizionare un oggetto con bordo tagliente (una vecchia lametta da barba va benissimo) sulle guide della pellicola e porre l'occhio dietro di esso. Muovendo il fuocheggiatore si raggiungerà la messa a fuoco esatta quando lo specchio improvvisamente si illuminerà. Occorre naturalmente che il moto orario sia innestato per inseguire la stella durante l'operazione.

    La sostituzione della fotocamera con un un sistema oculare di uguale tiraggio (la distanza tra la flangia dell'adattatore ed il piano-pellicola) è il sistema che, utilizzabile soprattutto da chi possiede una guida fuori asse Lumicon, consente la rimozione del gruppo fotocamera + anello T2 + anello adattatore diam.2", sostituibile in pochi secondi con un oculare da 2" di diametro o con un oculare di diametro inferiore dotato di adattatore per portaoculari da 2".

    Con tale sistema, dopo opportuna taratura da eseguire iuna tantum, si esegue o si controlla la messa a fuoco e si verifica inoltre (cosa molto importante!) che l'oggetto puntato si trovi effettivamente inquadrato nel campo. Fatto questo si rimonta la fotocamera.

    Un sistema simile può essere utilizzato anche da chi non possiede il dispositivo della Lumicon, e prevede l'acquisto in un negozio di articoli fotografici di un telescoper o cannocchializzatore per il vostro tipo di baionetta fotografica. Si tratta di un sistema ottico composto da un oculare da 10mm di focale, un gruppo prismatico raddrizzatore di immagine ed un innesto meccanico femmina a vite o a baionetta (a seconda dell'innesto della vostra marca di fotocamera), ideato per trasformare i comuni obiettivi fotografici in cannocchiali terrestri. Viene prodotto e commercializzato dalla Kenko per tutti gli attacchi, ad un costo dell'ordine delle 160.000-200.000 lire. Il suo utilizzo è semplicissimo: si toglie la fotocamera, lasciando però l'anello T2 montato sul telescopio e si innesta il telescoper al posto della macchina. Siccome il piano focale dell'oculare si trova esattamente nella stessa posizione del piano-pellicola della fotocamera, mettendo a fuoco con il telescoper si metterà a fuoco anche per la fotocamera.

    I difetti del sistema sono la corta focale dell'oculare, che obbliga a fuocheggiare ad alto ingrandimento, e la scomodità, per chi possiede telescopi a fuoco posteriore, di dover osservare senza diagonale. L'unica cosa a cui stare attenti è che questi dispositivi prevedono la regolazione delle diottrie, per compensare eventuali difetti visivi dell'osservatore. Una errata taratura (occorrono delle prove) può portare ad errori.

    Dopo avere eseguito la messa a fuoco si rimonterà la macchina e si potrà iniziare a fotografare. L'ultimo sistema è il migliore, sia dal punto di vista teorico che pratico, e prevede l'acquisto di accessori non proprio economici ma decisamente efficaci ed affidabili. Anche in questo caso è prevista la rimozione temporanea della fotocamera, per consentire il montaggio di dispositivi appositivamente studiati per avere lo stesso tiraggio della macchina e per eseguire la messa a fuoco al suo posto.

    Prodotti da vari fabbricanti, essi sono basati sui test di Focault e di Ronchi con cui si determina con assoluta precisione il punto esatto di messa a fuoco del telescopio nella posizione focale desiderata. I migliori in commercio sono il Multi Funcion Focal Tester (Dispositivo multi-funzione per il controllo della messa a fuoco) o MFFT della Celestron, importato dalla ditta Auriga ed il Sure Sharp (Sicuramente Nitido) della Spectra Source, quest'ultimo non importato in Italia.

    Il metodo di utilizzo di questi sistemi ricalca sostanzialmente i metodi descritti in precedenza, che però sono più empirici. Per chi può permettersi di spendere 3-400 mila lire per questi dispositivi, sappia che essi rappresentano LA soluzione al problema della messa a fuoco del telescopio. Essi infatti offrono l'assoluta sicurezza di avere fuocheggiato la macchina fotografica in modo perfetto.

    Effetti di una messa a fuoco non corretta

    Ecco alcuni problemi in cui si può incorrere in caso si fallisca la procedura di messa a fuoco:


    Testo originale a cura di Plinio Camaiti, membro della UAI e dell'Associazione Astronomica Milanese.

    Trasposizione WWW a cura di Stefano Iacus (mc7414@mclink.it)


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