
La piu' significatica riguarda le percentuali relative alle abbondanze degli elementi che ne compongono l'atmosfera, i cui componenti principali sono l'idrogeno e l'elio ( in totale formano il 99 per cento dell'atmosfera ), che sono presenti in percentuali molto simili a quelle del Sole. Nella precedente conferenza era stato riferito il dato della presenza di circa il 14 per cento di elio. Le nuove analisi, supportate dai dati dello spettrometro di massa, hanno portato questa percentuale al 24 per cento.
Questa porta gli esperti a ritenere che la composizione del pianeta non sia cambiata in misura rilevante dal momento della sua formazione, avvenuta diversi miliardi di anni fa.
R.Young Direttore di missione all'Ames Center infatti riferisce che :
"Questo aumento implica che l'ammontare dell'elio nell'atmosfera sia pressoche' lo stesso di quando si formo' il pianeta, quando tale elemento era presente nella nube primordiale da cui si formarono i pianeti ed il Sole.
"Anche i nuovi valori sulla presenza dell'elio indicano che la sedimentazione verso le zone interne del pianeta ( a causa del maggior peso rispetto all'idrogeno ) non sia avvenuta cosi' velocemente come sembra sia accaduto su Saturno, dove il rapporto
tra i due elementi e' solo del 6 per cento".
"Questo conferma che Giove e' molto piu' caldo al suo interno di Saturno, il secondo pianeta per dimensioni del sistema solare e comporta una revisione delle dimensioni del nucleo roccioso che si ritiene esista nelle profondita' del nucleo".
Le nuove stime hanno accresciuto la presenza di elementi importanti come il metano, il carbonio, l'azoto e lo zolfo, misurati in quantita' maggiori rispetto a quelle del Sole: "Cio' sta a dimostrare che l'influsso delle meteoriti e di altri corpi minori hanno giocato un ruolo non secondario nell'evoluzione di Giove" dichiara Young. In compenso, sono state rilevate percentuali minime di composti organici, a conferma della difficolta' con cui riescono a formarsi queste molecole di idrogeno e carbonio, riducendo la possibilita' di trovare attivita' di tipo biologico ad un evento estremamente remoto.
Secondo i nuovi dati sono da rivedere anche la velocita' dei venti, superiori a quanto riferito in precedenza. I calcoli precedenti, che stimavano venti dell'ordine di 530 km/h sono stati corretti e le velocita' rilevate parlano di quasi 650 km/h. La persistenza anche negli strati inferiori del pianeta, porta a ritenere che a geerarli sia il calore interno, e non come sulla Terra il calore del Sole.
Poiche' le atmosfere di tutti gli altri pianeti giganti sono sede di forti venti, i ricercatori sperano che la comprensione dei meccanismi termodinamici che agitano gli strati atmosferici di Giove, portino verso la scoperta di elementi decisivi su questi pianeti cosi' particolari.
Gli scienziati hanno proseguito riportando notizie sul punto d'ingresso della sonda, avvenuto vicino al limite di un "punto caldo" che si riteneva essere una zona con ridotte formazioni nuvolose. "Il nefelometro ha rilevato chiaramente un solo strato di nubi, peraltro anche tenue rispetto agli standard terrestri" riferisce sempre Young, "probabilmente si tratta di nubi di idrosolfuro di ammonio". Gli scienziati si aspettavano di trovarne tre: uno superiore di colore bianco, composto da cristalli di ammoniaca, uno intermedio di colore marrone formato da cristalli di idrosolfuro di ammonio ed uno inferiore di cristalli di ghiaccio ed acqua di colore azzurro.
Ulteriori analisi dei dati della sonda hanno messo in risalto la relativa assenza di acqua nell'atmosfera, azzzerando sia le previsioni teoriche, legate allo studio sulla composizione e formazione del sistema solare ( che prevedevano, sulla base del contenuto di ossigeno nel Sole, una quantita' almeno doppia rispetto alla media del sistema solare), sia i dati forniti dai Voyager nel 1979.
Scarsa anche la presenza di scariche atmosferiche, inferiore a parita' di area, a quella terrestre. Su Giove ci sono un decimo dei fulmini che ci sono sulla Terra quindi " Ma l'energia per singola scarica e' dieci volte quella dei fulmini terrestri !" dice Young.
I dati raccolti ed i primi risultati confermano quindi la bonta' della scelta di inviare una sonda nell'atmosfera, "Diversamente non avremmo potuto ottenere neanche uno di questi dati" conclude Young.
I risultati preliminari completi delle analisi dei dati della sonda atmosferica saranno riportati sul numero del 10 Maggio di Science magazine.
Fonte: JPL

20/03/96 by MF