Sky & Telescope
Notiziario settimanale

4 luglio 1997

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Sojourner (28K JPEG) Il mosaico di immagini provenienti dalla telecamera a bordo del lander del Mars Pathfinder ci presenta il piccolo rover Sojourner, alloggiato all'interno di uno dei "petali" della sonda. Airbag gonfiati parzialmente bloccano la strada anteriormente e posteriormente al rover, i controllori di volo hanno pianificato di sollevare il petalo, sgonfiare e ritirare l'airbag ed abbassare nuovamente al suolo il petalo. In seguito, si estenderà la rampa ed il Sojourner si muoverà per esplorare il terreno circostante. Cortesia the Jet Propulsion Laboratory.

Il Pathfinder ha raggiunto Marte!

Il 4 luglio il Mars Pathfinder della NASA è diventata la prima sonda ad aver raggiunto il pianeta rosso dai tempi dei due Viking landers del 1976. Il Pathfinder è entrato nell'atmosfera a velocità elevata senza prima orbitare intorno al pianeta ed ha rallentato la sua corsa con l'azione combinata dell'attrito aereodinamico, dei paracadute e dei retrorazzi. Ha rimbalzato sull'aspra superficie protetta da enormi airbag, fino a fermarsi pochi minuti dopo le 19:00 (ora italiana) nella posizione corretta.. Una telecamera stereoscopica ed una serie di sensori meteorologici stanno ispezionando la zona dell'atterraggio, denominata Ares Vallis, che si trova all'imbocco del letto di un antico fiume.

Il territorio marziano (11K JPEG) Tra le prime immagini trasmesse a Terra dal Mars Pathfinder c'è questa della zona d'atterraggio, assai simile a quella esaminata dai Viking 1 e 2 nel 1976. Cortesia Jet Propulsion Laboratory.

Quindi la sonda provvederà a rilasciare un piccolo rover del peso di 11,5 chili dotato di sei ruote chiamato Sojourner. Il rover stesso è dotato di una camera stereo oltre ad uno spettrometro per raggi X per le analisi, approssimative, della composizione delle rocce e del suolo nel raggio di 10 metri dal luogo dell'atterraggio. Nel breve intervallo tra l'atterraggio e la sequenza di apertura, il Sojourner si è trovato con il percorso bloccato da un airbag sgonfiatosi parzialmente. Il controllo della missione ha messo in atto un piano per rialzare il petalo su cui giace il rover, sgonfiare ulteriormente e ritirare l'airbag e riabbassare il petalo prima di estendere la rampa di discesa. Se tutto andrà per il meglio, il robot mobile trascorrerà le prossime poche settimane vagando per la zona d'atterraggio e trasmettendo le sue scoperte ai planetologi al Jet Propulsion Laboratory in Pasadena, California.

La settimana scorsa, l'Hubble Space Telescope (HST) ha effettuato alcune riprese di Marte per consentire agli astronomi di prevedere le condizioni meteorologiche nell'Ares Vallis il giorno dell'atterraggio. Queste immagini hanno creato un po di apprensione ai responsabili della missione, rilevando un'intensa tempesta di polvere nell'enorme sistema di canyon ValleS Marineris; la tempesta era in corso a circa 1.000 chilometri dalla zona di atterraggio del Mars Pathfinder. Fortunatamente, l'ondata di polvere e sabbia era distante dall'area designata e non poneva pericoli per la sonda al momento dell'ingresso e dell'atterraggio.

Marte osservato da Hubble (20K JPEG) Quando, il 27 giugno, l'HST ha ripreso la regione di atterraggio del Mars Pathfinder (la croce verde in basso), ha scoperto una rilevante tempesta di polvere (la nebulosità giallastra che attraversa orizzontalmente la parte inferiore del pianeta) nel canyon Valles Marineris a soli 1.000 km di distanza. Altre caratteristiche importanti del pianeta rilevabili nelle due immagini in alto sono la calotta polare nord (in alto) e la colorazione bluastra della regione polare sud (in basso). Cortesia Phil James, Steve Lee, Mike Wolff e NASA.

Potete seguire la missione del Pathfinder sul Web della Nasa Mars Pathfinder Home Page o presso il mirror europeo.


Adesso lo vedi... ...adesso no! Queste immagini CCD nel vicino infrarosso sono state realizzate con il telescopio di 1,3 metri Varsavia all'Osservatorio di Las Campanas in Cile, mostrano un campo ampio 3 minuti d'arco dove il 16 giugno è stato rilevato un gamma-ray burst. L'immagine a sinistra (78K JPEG), presa il 22 giugno, presenta un oggeto in più (indicato dalla freccia) rispetto a quella di destra (60K JPEG), ripresa il 23 giugno. Potrebbe essere la controparte ottica del burst? Al momento no è ancora certo. Cortesia A. Udalski e Princeton University.

Un'altra controparte di un GRB ?

Uno degli sviluppi più importanti di quest'anno nel campo astronomico, è stata l'associazione di oggetti visibili a gamma-ray bursters. Per tre decadi, hanno osservato, non senza frustrazioni, lampi di radiazioni ad alta energia provenienti da tutte le direzioni del cielo senza poter trovare indizi sulla loro origine. Un evento tipico ha una durata di pochi minuti o secondi e non si ripete. Quanto siano energetici non ha importanza, i ricercatori non hanno potuto mai trovare nulla nel visibile, nella posizione in cui sono apparse le migliaia di gamma-ray bursts osservati nel corso degli anni. Il successo è arrivato finalmente il 28 febbraio e l'8 maggio, quando un telescopio per raggi X in orbita e diversi grandi telescopi terrestri hanno rilevato la controparte (vedi Sky & Telescope dell'agosto 1997 per ulteriori dettagli). Adesso, sembra sia stata rilevata una terza controparte ottica, questa volta a seguito di un intenso evento rilevato il mese scorso dal satellite Compton Gamma Ray Observatory della NASA e diversi altri. Il burst è avvenuto nella costellazione della Balena (Cetus) il 16 giugno ed è durato meno di 3 minuti e ½. Quattro ore più tardi, dopo che la posizione del burst era stata rilevata entro pochi minuti d'arco, il satellite Rossi X-ray Timing Explorer ha esaminato l'area e rilevato la traccia nella radiazione X. In pochi giorni, il satellite giapponese Advanced Satellite for Cosmology and Astrophysics ha rilevato diverse sorgenti di radiazione X variabili nelle vicinanze ed il telescopio Keck II di 10 metri ha osservato un oggetto nel visibile che stava scomparendo. Curiosamente, la posizione di nessuna delle sorgenti corrisponde esattamente a quella delle altre e nessuna si trova nelle coordinate del gamma-ray burst originale. E forse nessuna di queste variabili ha a che fare con il burst ! Come l'astronomo A. Udalski (Università di Varsavia) scrive sulla Circolare IAU 6690, "Sembrerebbe che la presenza di oggetti variabili sullo sfondo sia alta, e potrebbe contribuire significativamente alla rilevazione di false tracce."


Primo piano di Matilde (9K JPEG) Questo mosaico di Matilde è stato realizzato con quattro primi piani inviati dalla sonda NEAR, che è transitata in prossimità dell'asteroide il 27 giugno. In quegli attimi, la sonda si trovava a circa 2.400 chilometri dall'asteroide. Il grande cratere in ombra che domina quest'immagine sarebbe profondo 10 chilometri. Cortesia Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory.

Altre immagini di Matilde

Il 30 giugno, presso la Johns Hopkins University, gli scienziati hanno mostrato con orgoglio diverse immagini dell'asteroide della cintura principale 253 Mathilde, riprese il 27 giugno dalla sonda Near Earth Asteroid Rendezvous spacecraft (NEAR). La sonda è passata a meno di 1.200 chilometri dall'asteroide, riprendendo oltre 500 immagini alle lugnhezze d'onda del visibile e del vicino infrarosso. Le prime immagini hanno rivelato che Matilde, il più grande asteroide visitato da una sonda, misura 47 km per 59. E' pesantemente craterizzato con almento 5 crateri di dimensioni superiori a 20 km di diametro. Questa gigantesca roccia è anche estremamente scura, riflette solo il 3 per cento della luce che riceve, quindi è più scuro del carbone. Il flyby di Matilde è un "bonus" rispetto all'obiettivo primario della missione che è lo studio a lungo termine dell'asteroide 433 Eros, che la sonda raggiungerà all'inizio del 1999.

Per ulteriori informazioni ed immagini, consultate la NEAR Home Page.


Due asteroidi (57K JPEG) Questa immagine CCD, composta da tre frames presi ad intervalli di pochi minuti con una strumentazione di tipo amatoriale, mostra due deboli asteroidi che si muovono attraverso il campo stellato sullo sfondo. Cortesia Dennis di Cicco, Sky & Telescope.

Il Premio Benson: assegnato il primo, ne restano altri 9

Ed a proposito di asteroidi, tre settimane fa, James Benson della Space Development Corporation, annunciò l'instituzione di un premio di 500 dollari US per i primi 10 astrofili che avessero scoperto asteroidi che incrociano l'orbita terrestre. E già abbiamo il primo vincitore! E' Roy Tucker di Tucson, in Arizona, che ha scoperto un oggetto in rapido movimento in una sequenza di immagini CCD riprese il 28 e 29 giugno con il suo telescopio Celestron C-14. Osservazioni effettuate nelle notti seguenti da astronomi di tutto il mondo, hanno confermato che il puntino luminoso di 18° magnitudine è un asteroide in precedenza sconosciuto. Denominato 1997 MW1, orbita intorno al Sole ogni 0,91 anni con una traiettoria allungata che lo porta all'interno delle orbite della Terra e di Venere. Si pensa sia un asteroide di tipo Atena, il 25° oggetto di questo tipo ad essere scoperto. Il Premio Benson è stato istituito per incoraggiare gli astrofili a localizzare le centinaia di asteroidi earth-crossing che si ritiene risiedano nel sistema solare interno.La Space Development Corporation spera di sfruttare questi asteroidi come miniere naturali. Per maggiori informazioni sulla scoperta di Tucker, consultate il comunicato stampa del Minor Planet Center.


Immagine VLBI di un quasar A sinistra: (8K GIF) In questa immagine, ottenuta dai radiotelescopi del Very Long Baseline Array (VLBA), vediamo le radioemissioni del quasar Q1156+295 (situato a circa 6 miliardi e ½ di anni luce di distanza nell'Orsa Maggiore), che sembrano originarsi da una struttura allungata. A destra: (6K GIF) Quando i segnali del satellite giapponese HALCA sono stati sommati ai precedenti, il quasar è stato ulteriormente risolto nella classica struttura "nucleo + getto". Gli ovali verdi indicano la risoluzione angolare delle due osservazioni. Cortesia Institute of Space and Astronautical Science.

La "Lunghissima base" dell'HALCA

La "base" dell'Interferometro a Lunghissima Base (Very Long Baseline Interferometry) è diventata ancora più lunga. Il VLBI combina i segnali provenienti da diversi radiotelescopi lontani per formare delle immagini ad altissima risoluzione angolare, più lontane sono le antenne, maggiore è la risoluzione angolare. Distribuire i radiotelescopi sulla superficie terrestre è quanto di meglio possono fare gli astronomi. E' questo il principio che sta dietro all'internazionale Very Long Baseline Array, o VLBA, che ha 10 antenne in diversi continenti e che offre una base massima di 8.000 chilometri. Adesso, grazie ad un satellite giapponese denominato HALCA (Highly Advanced Laboratory for Communications and Astronomy), il VLBI ha una base più larga di circa tre, quattro volte. Questa settimana, gli scienziati del National Radio Astronomy Observatory e del Japanese Institute of Space and Astronautical Science, hanno presentato le prime immagini realizzate da quando l'HALCA, l'VLBA ed il Very Large Array nel Nuovo Messico hanno riunito i loro sforzi. Queste presentano le emissioni radio provenienti da una galassia e da un quasar assai più chiare di quelle ottenute in precedenza. Gli astronomi sperano che ulteriori osservazioni effettuate con l'HALCA spianino la strada, nel 21° secolo, ad un futuro e più avanzato radiotelescopio orbitante.


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