Sky & Telescope
Notiziario settimanale

5 dicembre 1997

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Buco atmosferico (16K JPEG) Quando il satellite Polar ha volto lo sguardo verso la Terra, come vediamo in questa ripresa del 6 aprile 1996, ha rilevato molte macchie scure da 25 a 40 km di diametro che bloccavano il riflesso atmosferico (la luce ultravioletta diffusa dagli atomi di ossigeno). Queste nubi sono ci ò che resta degli impatti di piccole comete? Nuovi dati mettono in dubbio questa interpretazione. Cortesia NASA/Goddard ed Università dell'Iowa.

Bocciata la teoria delle minicomete?

Più di dieci anni fa, Louis A. Frank e John B. Sigwarth (Università dell'Iowa) giunsero alla conclusione che la Terra è colpita da comete delle dimensioni di una casa migliaia di volte al giorno. Da allora, per sostenere questa ipotesi, hanno combattuto un'estenuante battaglia fino al maggio scorso, quando ottennero dalla sonda NASA Polar nuove ed interessanti informazioni a sostegno della teoria, grazie alle immagini nell'ultravioletto dell'atmosfera terrestre che sembravano confermare i "buchi" formatisi a seguito degli impatti.

Per maggiori informazioni, consultate l'articolo "Pioggia cosmica" nella sezione approfondimenti dell'edizione italiana di Sky & Telescope Online.

Adesso, lo scenario descritto dall'ipotesi delle minicomete è stato messo in dubbio ancora una volta. George Parks (Università di Washington) e colleghi, hanno riesaminato i dati del Polar senza trovare alcun riscontro all'annuncio dato da Frank a maggio. Nell'edizione del 15 dicembre della rivista Geophysical Research Letters, i ricercatori fanno rilevare che tra le aree scure rilevate nelle immagini nell'ultravioletto e quelle osservate nelle riprese ottenute nel corso dei test precedenti al volo non ci sono differeze sostanziali. Inoltre, ricordano, una volta in orbita il Polar evidenziò un difetto imprevisto: le esposizioni di durata superiore a 6 secondi infatti, presentarono tutte una vignettatura ampia 10 pixel. Secondo Park e colleghi invece, le macchie non vengono affette da questa distorsione, un ulteriore motivo per attribuirne l'origine ad un difetto strumentale. Per finire, gli scienziati ritengono che le striature di tipo cometario, visibili in alcune riprese, siano particelle di raggi cosmici finite contro il rilevatore.

Frank controbatte le critiche affermando che la nuova analisi è fondamentalmente inesatta. Spiega che Parks non ha considerato i buchi grandi osservati nell'atmosfera dal Polar ma solo quelli piccoli, che sono certamente dovuti ad artefatti strumentali. Inoltre, se in molti casi non presentano le deformazioni dovute al difetto del satellite, in alcuni casi sono ben evidenti. In ogni caso, restate sintonizzati. Questi ed altri risultati verranno discussi al congresso dell'American Geophysical Union il prossimo 9 dicembre.


La nuova luna di Urano La nuova luna di Urano A sinistra: Benvenuta in famiglia! La più luminosa della due nuove lune di Urano è evidenziata dal circoletto nell'immagine, realizzata il 7 settembre 1997. Cliccandoci sopra, è possibile vedere la versione di maggiori dimensioni (31K JPEG) formata da tre riprese consecutive, a distanza di un'ora l'una dall'altra, che ne mostrano il moto orbitale. A destra: In questa immagine in falsi colori (38K JPEG), è evidenziata la più debole delle nuove lune, abbagliata dalla luce di Urano che si trova appena al di fuori del lato destro della fotografia. Cortesia Brett Gladman.

Confermati i nuovi satelliti di Urano

Ulteriori osservazioni degli oggetti scoperti a settembre in prossimità di Urano, hanno rivelato che si trovano veramente in orbita intorno al pianeta. Calcoli orbitali eseguiti da Brian G. Marsden e Gareth V. Williams (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) e pubblicati nella Circolare del 29 novembre, hanno dimostrato che si muovono "all'indietro" (con moto retrogrado) rispetto all'orbita di Urano intorno al Sole (il pianeta stesso ha una rotazione retrograda perché il suo asse di rotazione è inclinato di 90° rispetto al nord dell'eclittica). Poiché le nuove lune si trovano a diversi milioni di chilometri dal pianeta, le orbite sono fortemente influenzate dal campo gravitazionale degli altri pianeti.


La cometa Hale-Bopp (16K JPEG) L'astrofilo georgiano Tim Puckett ha realizzato questo primo piano della cometa Hale-Bopp il 2 febbraio 1997, con un telescopio riflettore di 30 centimetri a f/6 ed una camera CCD Apogee AP-7. © 1997 Tim Puckett.

Richiesta di immagini dell'Hale-Bopp

Il satellite giapponese per raggi X ASCA questa settimana, il 5 e 6 dicembre, osserverà la cometa Hale-Bopp per un gruppo di astronomi giapponese ed americano. Poiché si trova nei cieli australi è irraggiungibile dai telescopi terrestri americani e giapponesi. I ricercatori fanno appello agli astrofili ed astronomi dell'emisfero meridionale affinché effettuino delle riprese CCD della cometa per poterle poi confrontare con quelle dell'ASCA. E' previsto che il satellite studi la cometa dalle 05:45 TU del 5 dicembre, alle 03:30 TU del 6 dicembre. Se qualcuno potesse effettuare delle riprese in questo intervallo di tempo, è pregato di mettersi in contatto con Jun-ichi Watanabe, presso il National Astronomical Observatory of Japan, Osawa, Mitaka, 181 Tokyo, in Giappone; e-mail: watanabe@pub.mtk.nao.ac.jp.


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