Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Venerdi 14 luglio

A sinistra: Un grande brillamento solare ripreso il 14 luglio dalla sonda Solar and Heliospheric Observatory. Le immagini di questo filmato sono state riprese con l'Extreme-ultraviolet Imaging Telescope della SOHO nella luce del ferro altamente ionizzato (19,5 nanometri). Cortesia SOHO/EIT Consortium. Cliccate sull'immagine per vedere un fotogramma di maggiori dimensioni ed un'immagine nella luce bianca che mostra il grande gruppo di macchie vicino al centro del disco solare. Cortesia Big Bear Solar Observatory.

In corso una gigantesca eruzione solare: arrivano le aurore?

Un potente brillamento solare si è verificato questa mattina, è durato 40 minuti ed il picco si è avuto alle 0:24 TU. Si è trattato di un brillamento di tipo X6, "X" corrisponde alla scala della massima energia e "6" rappresenta un valore ben alto nella scala (i brillamenti solari sono classificati secondo l'emissione dei raggi X, che sono gli indicatori delle violente esplosioni magnetiche che avvengono appena al di sopra alla fotosfera solare. A titolo di paragone, i brillamenti che hanno dato vita ai tumulti di questi ultimi due giorni sono stati fissati al valore X1.)

Oltretutto, adesso la regione che è fonte di questo brillamento è puntata più direttamente verso la Terra rispetto ad un paio di giorni fa. La sua designazione ufficiale è Regione Attiva 9077, ed è la grande macchia visibile in prossimità del centro del disco solare.

L'impulso di vento solare impiegherà da 2 a 3 giorni per raggiungere ed avvolgere la Terra, sabato o domenica notte saranno quindi i giorni per le osservazioni. Solitamente le aurore non migrano più a sud del confine canadese ma durante queste grandi tempeste geomagnetiche l'ovale dell'aurora che circonda i poli si allarga e si spinge verso l'equatore. Durante l'ultima vera grande tempesta geomagnetica del marzo 1989, le aurore furono visibili persino dall'America centrale.

Purtroppo, durante questo fine settimana sarà Luna piena anche se non dovrebbero esserci problemi di visibilità nel caso di una forte tempesta.


Venerdi 14 luglio

A sinistra: In questa immagine radio in falsi colori ripresa dal Very Large Array una pulsar sembra fuoriuscire dal resto di supernova della Nebulosa Anatroccolo. Recenti osservazioni della pulsar indicano che è molto più vecchia di quanto si creda. Si ringrazia Bryan Gaensler/NRAO-VLA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Sono sbagliate le età delle pulsar?

Le età delle pulsar sono state messe in dubbio dalle osservazioni della pulsar nella Nebulosa Anatroccolo nel Sagittario. Per lngo tempo l'età di una pulsar è stata calcolata da quello che sembrava essere un metodo semplice: calcolare la velocità della rotazione e quella del rallentamento di quest'ultima. Se tutte le pulsar nascono girando molto rapidamente, e tutte perdono lentamente energia nello stesso modo, le età dovrebbero essere ovvie. Utilizzando questa formila, la pulsar B1757-24 sita poco a sud ella Nebulosa Laguna (M8) nel Sagittario doveva avere circa 16.000 anni. Le nuove scoperte però, smentiscono questo risultato.

Nel numero del 13 luglio di Nature, Bryan M. Gaensler (MIT) e Dale A. Frail (National Radio Astronomy Observatory) spiegano come hanno confrontato un'immagine radio del Very Large Array (VLA) di B1757-24 ripresa nel 1993 ad un'identica ripresa del VLA del 1999. Misurando la distanza percorsa dalla pulsar nel cielo nei sei anni passati, hanno calcolato la velocità di quest'ultima rispetto al resto della supernova progenitrice. Questo ha portato ad un'età minima di 39.000 anni, un valore diverse volte superiore a quello stabilito con il metodo tradizionale.

Questo risultato ha lasciato dubbiosi gli astronomi sulla possibilità che la differenza di età possa essere dovuta ad un difetto nel metodo convenzionale per la determinazione delle età dele pulsar. Una seconda possibilità, peraltro, è che questa pulsar possa non essere associata al vicino resto di supernova ma, invece, casualmente si trovi nello stesso campo. I lavori futuri investigheranno entrambi questi scenari.


Giovedi 13 luglio

A sinistra: Immagine ai raggi X della nana bruna LP 944-20 prima e durante un brillamento. Si ringraziano NASA/UCB/Caltech/R. Rutledge ed altri. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Svelato il campo magnetico delle nane brune

In un'altra sorpresa fornitaci dal Chandra X-ray Observatory, gli astronomi hanno scorto i segni di un brillamento stellare eruttato da una nana bruna. Il telescopio spaziale nel dicembre scorso ha tenuto d'occhio per 12 ore la minuscola stella LP 944-20 nella Fornace, alla ricerca di una qualsiasi prova della presenza della corona intorno a questo oggetto. Per nove ore la stella non ha mostrato cambiamenti ma poi c'è stato un brusco aumento della luminosità che è durato circa due ore. Per gli astronomi la fonte dei raggi X è stato un brillamento non dissimile da quelli solari che causano le aurore.

"Veramente non ci aspettavano proprio niente, speravamo di non osservare nulla per provare che non c'è una corona calda che circonda la nana bruna"", ha detto il capo ricercatore Gibor Basri (Università della California, Berkeley). "I brillamenti ci dicono che l'astro ha dei campi magnetici ed anche dei brillamenti al di sotto della superficie che, occasionalmente, eruttano nell'atmosfera".

LP 944-20 si trova a circa 16 anni luce di distanza e si ritiene abbia solo 500 milioni di anni ed una massa pari a quella di 60 Giove. I risultati verranno pubblicati il 21 luglio su Astrophysical Journal Letters. Per ulteriori informazioni consultate il comunicato stampa online.


Martedi 11 luglio

A sinistra: La prossima tappa da raggiungere per le tecnologie della sonda Deep Space 1 sarà la cometa 19P/Borelly. Se tutto andrà bene, la sonda passerà vicino alla cometa nel settembre 2001. Si ringraziano NASA/JPL/Caltech. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il ritorno della Deep Space 1

Quando l'inseguitore stellare responsabile della determinazione dell'orientamento della Deep Space 1 (DS1) si guastò nel novembre 1999, due mesi dopo il completamento della missione primaria, sarebbe stato accettabile perderla e lasciarla fluttuare per sempre nello spazio. Dopo tutto, la DS1 aveva già ottenuto più di quello che i progettisti avevano previsto in origine. Gli ingegneri di volo avevano prolungato la missione per visitare, nel 2001, due comete ed erano determinati a farlo. Per resuscitare la sonda, scrissero un programma per utilizzare una piccola telecamera di bordo al posto dell'inseguitore difettoso.

All'inizio di giugno, dopo che i controllori avevano testato la procedura con na simulazione a terra, avevano caricato il nuovo programma sulla sonda, un processo che richiese almeno 20 minuti a causa della distanza della sonda stessa. Dopo un breve test, il 28 giugno il propulsore a ioni della DS1 ha dato inizio ad una spinta che è durata una settimana. Visto il positivo riscontro, il 5 luglio il motore è stato acceso e così starà per un anno. L'obiettivo è quello di raggiungere la cometa divenuta asteoide 4015 Wilson-Harrington e la cometa 19P/Borrelly, grazie all'innovativo recupero effettuato nello spazio profondo.

La DS1 fu costruita essenzialmente per provare 12 nuove tecnologie tra cui il sistema di navigazione automatica, le routines diagnostica e decisionale autonome ed il sistema di propulsione mosso da ioni di xeno. Il 29 giugno 1999 la sonda sfiorò l'asteoride 9969 Braille.


Venerdi 7 luglio

A sinistra: Disegno artistico di un impatto catastrofico di un asteroide con la Terra. Le forme di vita in prossimità della zona d'impatto verrebbero cancellate istantaneamente dagli effetti delle alte temperature e pressioni. Cortesia NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Sulle tracce degli asteroidi Near-Earth

Le regioni interne del sistema solare sono pericolose grazie, in parte, alla presenza di asteroidi che rappresentano una minaccia per la Terra. Ora un nuovo studio non solo predice l'attuale numero di asteroidi near-Earth (NEAs) ma ne stima anche la distribuzione orbitale ed esplora i meccanismi con i quali vengono rimpiazzati.

Un asteroide viene considerato un NEA se il suo punto più vicino al Sole (perielio) è inferiore ad 1,3 unità astronomiche e la sua massima distanza dal Sole (afelio) è superiore a 0,983 u.a. La maggior parte sono frammenti originati dalle collisioni che si verificano nella cintura principale degli asteroidi. Lo studio, condotto da William F. Bottke Jr. e che è apparso nel numero del 23 giugno di Science, mostra che questi relitti possono migrare per via di una forza che li trascina chiamata effetto Yarkovsky, in regioni dinamicamente instabili della cintura. Una volta li, le loro orbite sono affette dal tiro gravitazionale di Marte, Giove e Saturno.

Bottke ed il suo team hanno scoperto che questa dolce spinta crea tre sorgenti cosiddette intermedie di NEAs: quelli in un'orbita in risonanza 3:1 con Giove, asteroidi le cui orbite sono sottoposte alla precessione orbitale di Giove e Saturno e quelli adiacenti alla cintura principale che attraversano l'orbita di Marte. Una volta che un asteroide è diventato un NEA, Bottke ha scoperto che resta una minaccia da due a sei milioni di anni prima che venga espulso dal sistema solare, che si scontri con il Sole o collida con un pianeta.

Infine, lo studio di Bottke predice che circa 910 NEAs con un diametro di 1 km o più sono in potenziale rotta di collisione con la Terra. Si tratta di un valore pari a quasi la metà di quelli delle stime originali ma pur sempre un valore di 1/3 superiore al recente studio di David L. Rabinowitz (Yale University), apparso sul numero del 13 gennaio di Nature, che ha basato il suo lavoro statistico sulla scoperte dei programmi di ricerca NEAT (Near-Earth Asteroid Tracking) e Spacewatch.

Ulteriori informazioni sugli asteroidi near-Earth so trovano alla pagina Web di Sky & Telescope Impatti pericolosi.


Giovedi 6 luglio

A sinistra: In questa immagine della galassia M87 ripresa dall'Hubble Space Telescope della NASA, il blu del getto contrasta con il baglire giallo della luce di miliardi di stelle non risolte e di quello puntiforme degli ammassi globulari che la corcondano. Si ringraziano NASA ed Hubble Heritage Team. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Primo piano del getto di M87

L'Hubble Heritage Project ha rilasciato oggi l'ultima immagine: una ripresa di M87, la galasia centrale dell'Ammasso della Vergine. L'immagine evidenzia un getto di particelle subatomiche che fluiscono dal buco nero al centro del nucleo ad una velocità prossima a quella della luce. Ad un'occhiata veloce, M87 appare come una normale galassia ellittica ma sin dal 1918, Heber D. Curtis (Lick Observatory), osservò un "curioso raggio diritto" che fuoriusciva dal nucleo. Il "raggio" ha origine in un disco di gas surriscaldati che circonda il buco nero e campi magnetici all'interno del plasma concentrano e spingono in avanti il flusso di particelle mentre gli elettroni che si muovono a spirale intorno alle linee del campo magnetico producono la tinta bluastra oltre a forti emissioni radio.



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