Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

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Venerdi 28 luglio

A sinistra: Queste due immagini della cometa LINEAR (C/1999 S4) illustrano la rapidità con sta scomparendo. Sono state riprese le sere del 27 (a sinistra) e 29 luglio (a destra) da Jim Vail, con un telescopio di 25 cm da Temecula, in California. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Morte di una cometa

La cometa LINEAR (C/1999 S4) sta esalando l'ultimo respiro ed è quasi del tutto scomparsa alla vista. Osservazioni effettuate la settimana scorsa da Mark Kidger (Instituto de Astrofisica de Canarias) avevano rilevato, per prime, il brusco cambiamento del nucleo. La testa arrotondata della cometa aveva iniziato ad allungarsi e la sua luminosità era diminuita drasticamente. "E' comparsa questa salsiccia (il 24 luglio) che si è allungata sempre più", ricorda Kidger, "non riuscivo a credere ai miei occhi". Secondo Kidger, l'ipotesi più probabile è che la cometa abbia già iniziato a frantumarsi durante l'avvicinamento al perielio del 26 luglio, quando si è portata alla minima distanza dal Sole (114 milioni di chilometri). Le comete sono esposte ad un incredibile stress termico e sembra che questa, sotto l'azione dell'intenso calore, si sia deformata e disintegrata.

Non è raro che questi tipi di oggetti facciano questa fine. Negli ultimi due decenni, ben oltre una mezza dozzina di comete hanno subito questa sorte vicino al perielio. "Le comete sono molto fragili ed alcune lo sono più di altre", dice Daniel Green (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics), "qui però non è mai apparsa nessuna catena di frammenti simile alla "collana di perle" della Shoemaker-Levy 9.

Gli appassionati hanno anche notato che è si è spenta ed è scomparsa rapidamente. Come puntualizza Stephen James O'Meara di Sky & Telescope "Dalla notte del 30, con un binocolo 10x50 era visibile solo il fantasma della cometa stessa: senza testa e con una coda alla deriva". Gli osservatori che volessero tentare un'ultima osservazione prima della scomparsa definitiva possono conoscerne l'attuale locazione qui.


Venerdi 28 luglio

A sinistra: Tre immagini dell'Hubble Space Telescope rivelano un breve outburst della cometa LINEAR quando era a circa 120 milioni di chilometri dalla Terra. Un frammento della cometa è visibile nell'immagine più a destra. Si ringraziano la NASA, H. Weaver ed altri. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La LINEAR in pezzi

Sebbene l'apparizione della cometa LINEAR (C/1999 S4) non sia stata come si prevedeva (all'inizio di questa settimana ha raggiunto il massimo di 6,5 magnitudini), molti osservatori hanno riferito di averla osservata con piacere con dei telescopi o dei grandi binocoli. Anche gli astronomi, utilizzando l'Hubble Space Telescope, l'hanno osservata e proprio al momento giusto, catturando un outburst verificatosi quando, eruttando gas, un frammento della cometa si è staccato. La luminosità della cometa è aumentata significativamente nel momento in cui il pezzo di ghiaccio fresco è stato riscaldato dalla radiazione solare, espellendo gas e polveri nello spazio. La luminosità è cresciuta del 50 per cento in meno di quattro ore, tornando a quella precedente l'evento in un paio di giorni. Le immagini, rilasciate oggi, sono state riprese dal 5 al 7 luglio dallo Space Telescope Imaging Spectrograph e mostrano il pezzo del nucleo della cometa LINEAR espulso ad una velocità di circa 10 km l'ora. Per ulteriori dettagli leggete il comunicato stampa online.

La cometa LINEAR potrebbe subire altri incrementi di attività. Secondo Mark Kidger (Instituto de Astrofisica de Canarias), il nucleo molto concentrato potrebbe allungarsi e la luminosità scemare durante l'avvicinamento al Sole del 26 luglio (114 milioni di km). Basandosi sulle immagini degli ultimi giorni riprese con lo Jacobus Kapteyn Telescope di 1 metro a La Palma, alle Canarie, Kidger ritiene che la cometa non si sia solo frammentata, evento riconoscibile dalle singole luminosità osservabili, ma sia completamente andata in pezzi. Osservazioni dettagliate sono presenti alla pagina dell'annuncio dello IAC.


Venerdi 28 luglio

A sinistra: Il rover Mars 2003 della NASA sarebbe costruito per solcare il suolo marziano poco dopo l'atterraggio all'inizio del gennaio 2004. La struttura airbag/lander, che non porta strumenti scientifici, è mostrata a destra dietro il rover. Cortesia NASA/Cornell University. Fotografia di Akira Fujii. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

A zonzo sul pianeta rosso

Nel 2003 la NASA pianifica di effettuare un "ritorno al futuro" con un lander su Marte che ripeta il successo della missione Pathfinder del 1997. Utilizzando una tecnologia "cadi, rimbalza e rotola" simile, un cugino più grande del rover Sojourner dovrebbe raggiungere la superficie del pianeta rosso nel gennaio 2004. Dotato di maggiore mobilità e capacità scientifica, questo nuovo esploratore automatico riuscirà a spostarsi fino a 100 metri per giorno marziano, una distanza pari a quella percorsa dal Sojourner nel corso di tutta la missione. Il Mars rover trasporterà una telecamera panoramica ed una serie di cinque sofisticati strumenti tra cui il RAT (Rock Abrasion Tool - Strumento per l'abrasione del terreno), che verrà utilizzato per portare alla luce roccia fresca per poi studiarla.

"Questa missione ci darà la possibilità di portare sul campo il primo robot geologo su Marte" dice Scott Hubbard, direttore del Programma Marte al JPL. "Non solo ha il potenziale per effettuare delle dirompenti scoperte ma ci darà anche un'esperienza nelle operazioni scientifiche a tutto campo di cui beneficieranno tutte le missioni future". Steven Squyres (Cornell University), primo ricercatore del carico scientifico del rover, dice che l'insieme degli strumenti scientifici hanno "tutto quello che ha un geologo ed altro ancora". Gli strumento aiuteranno gli studiosi a determinare la storia climatica e dell'acqua in uno o più siti dove un tempo le condizioni potrebbero essere state più calde ed umide e quindi potenzialmente favorevoli alla vita. Le operazioni sulla superficie dovrebbero durare almeno sino al termine dell'aprile 2004 ma potrebbero continuare più a lungo se lo stato di salute del rover lo permetterà.

 La NASA attualmente sta valutando l'ipotesi di una doppia missione. Un altro rover peraltro significa costi più alti e l'amministrazione Clinton è riluttante a chiedere altri fondi per Marte al Congresso per l'anno fiscale 2001 ed oltre. Oltretutto, per arrivare al lancio nel 2003 la NASA deve muoversi velocemente, si aspetta quindi una decisione nelle prossime settimane.


Mercoledi 26 luglio

A sinistra: Delta Scorpii (indicata dalla freccia) negli ultimi giorni è aumentata di luminosità. Per trovarla nel cielo della sera, fate riferimento alla carta celeste dei fenomeni del mese alla sezione Cosa succede in cielo (sul margine sinistro). Fotografia di Akira Fujii. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Eruzione di Delta Scorpii visibile ad occhio nudo

La stella di mezzo tra le tre della freccia che forma la testa dello Scorpione, al momento è soggetta ad un forte sconvolgimento. E' diventata sufficientemente luminosa da cambiare, per gli osservatori più attenti, l'aspetto di questa familiare costellazione. Normalmente di magnitudine 2,3, dal 30 giugno al 25 luglio Delta Scorpii è salita alla magnitudine 1,9 e potrebbe aumentare ancora.

Delta Scorpii (denominata anche Dschubba, dall'arabo "la fronte dello Scorpione") è una stella calda e molto luminosa di tipo B0 IV a circa 500 anni luce di distanza nel gruppo Scorpione-Centauro. Il primo a notare un leggero aumento della luminosità è stato l'osservatore di stelle variabili argentino Sebastian Otero. Comunicato il cambiamento, gli astronomi di ogni dove hanno preso lo spettro della stella scoprendo che per la prima volta presentava forti linee di emissione nell'idrogeno, trasformandola in un astro di tipo Be.

Delta Scorpii potrebbe seguire la strada di Gamma Cassiopeiae, una stella di spettro identico che rappresenta il prototipo della categoria di variabili Gamma Cas, stelle Be in rapida rotazione che evolvono fuori dalla sequenza principale e sono soggette ad episodi di perdite di massa all'equatore. Nel 1937, Gamma Cas si portò dalla magnitudine 2,25 alla 1,6 e rimase per diversi mesi su quel valore massimo. Nel 1940 si portò alla magnitudine 3,0 ed impiegò oltre 15 anni per tornare alla normalità.


Venerdi 21 luglio

A sinistra: Questo piccolo puntino (indicato dalla freccia), fissato sull'immagine ripresa il 6 ottobre 1999 da Robert S. McMillan utilizzando il telescopio Spacewatch dell'Università dell'Arizona, all'inizio era stato considerato un asteroide. Gli astronomi però, non sono sriusciti a far coincidere le osservazioni con un'orbita eliocentrica. E' risultato invece che si tratta di un oggetto che orbita intorno a Giove, il 17 satellite del pianeta. Si ringrazia l'Arizona Board of Regents.

Un nuovo satellite per Giove

Il re dei pianeti ha un nuovo membro nella corte reale, come hanno detto ieri gli astronomi annunciando la scoperta di un nuovo satellite. L'oggetto di 20° magnitudine è stato scoperto nel corso di una survey condotta nella speranza di localizzare queste piccole lune. L'anno scorso, James V. Scotti (Università dell'Arizona) utilizzando il telescopio Spacewatch sul Kitt Peak, ha scoperto un oggetto designato in seguito 1999 UX18. Timothy B. Spahr (Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics) era riuscito a rovare l'oggetto in altre immagini riprese in precedenza. Queste ed altre successive sono state sufficienti per concludere che si tratta di un oggetto che non orbita intorno al Sole. Brian G. Marsden (Minor Planet Center) ha determinato che ruota intorno a Giove.

La 17° luna di Giove, provvisoriamente denominata S/1999 J1, ha un diametro di appena 10 km. Orbita intorno al pianeta ad una distanza media di 24,3 milioni di chilometri. E' il quinto membro di una famiglia di piccole lune che hanno un'orbita inclinata e retrograda (all'indietro). Il primo di questi corpi esterni venne scoperto nel 1908, giacciono ad una distanza doppia da Giove rispetto al primo dei satelliti interni. L'ultimo ad essere scoperto con osservazioni da terra da Charles Kowal nel 1994 fu Leda (le sonde Voyager nel 1979 identificaono tre oggetti vicino a Giove).


Venerdi 21 luglio

A sinistra: Questo schema mostra i componenti principali del satellite giapponese Advanced Satellite for Cosmology and Astrophysics, un satellite orbitante per raggi X che al momento ruota senza controllo intorno all'asse maggiore. Cortesia ISAS/NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

In panne il satellite giapponese per raggi X

La spettacolare tempesta solare della settimana scorsa ha mietuto un'inaspettata vittima, come riporta ufficialmente l'agenzia spaziale giapponese comunicando che il suo cavallo di battaglia, l'osservatorio per raggi X, sta girando fuori controllo intorno alla Terra. Denominato ASCA (Advanced Satellite for Cosmology and Astrophysics), il satellite ha perso il controllo diell'assetto e si è posto in uno stato di ibernazione elettronica tra il 15 ed il 16 luglio. Secondo il portavoce della missione Fumiaki Nagese (Institute of Space and Astronautical Science), i problemi del satellite sono iniziati quando l'intenso bombardamento solare ha riscaldato l'atmosfera terrestre superiore causandone l'espansione nello spazio. L'orbita dell'ASCA ha un perigeo (punto più basso) di 440 km e l'aumento della resistenza aerodinamica ha girato la sonda ed ha rapidamente sopraffatto la sua capacità di mantenere un orientamento stabile. Una volta che la rotazione incontrollata ha avuto inizio, i pannelli a celle solari dell'ASCA non hanno più fornito l'energia sufficiente a continuare le operazioni ed uno spegnimento automatico di emergenza è presto seguito. Adesso, le batterie di bordo si sono raffreddate e scaricate e quindi i controllori di volo giapponesi stanno concentrando i loro sforzi per riscaldare le batteie quanto basta per ricaricarle.

Nicholas White, che guida il programma di co-ricerca dell'ASCA presso il Goddard Space Flight Center della NASA, afferma che la situazione è critica. "Il satellite doveva rientrare l'anno prossimo", spiega, "in questa parte finale della missione avremmo dovuto effettuare delle osservazioni di lunga durata su obiettivi particolari". Altre missioni come quella dell'osservatorio Chandra e l'europeo XMM-Newton hanno rivelatori più sensibili ma non sono in grado di studiare una sorgente cosmica per diversi giorni o settimane per volta. "Speravamo di efettuare 8 o 9 mesi di osservazioni", spiega White, ma l'intensa attività solare accorcerà drammaticamente questo tempo, sempre che si riesca a recuperare la sonda.

Quarto di una serie di osservatori X giapponesi di successo, l'ASCA ha già superato la sua vita effettiva stimata in 5 anni. Lanciato il 20 febbraio 1993, la sonda cilindrica è lunga 4,7 metri e pesa 420 kg. I suoi telescopi per raggi X hanno studiato resti di supernova, stelle di neutroni, nuclei galattici attivi ed altri fenomeni alle alte energie. Gli astrofisici giapponesi speravano di lanciare il suo successore, l'Astro E, all'inizio dell'anno ma il 10 febbraio il razzo vettore a propellente solido Mu V è finito fuori rotta causando la caduta del satellite nell'atmosfera senza aver mai raggiunto l'orbita.


Mercoledi 19 luglio

A sinistra: Il 7 luglio, la sonda NEAR-Shoemaker ha ripreso questa immagine di due crateri da impatto sovrapposti sulla superficie dell'asteroide 433 Eros, da una distanza di 50 chilometri. Sul bordo arrotondato dei crateri sono visibili enormi massi, lunghi 40 metri. Cortesia Johns Hopkins University e NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La NEAR ronza intorno ad Eros

Dopo una settimana di caute manovre, il 13 luglio la sonda NEAR-Shoemaker si è abbassata per compiere un'orbita più bassa intorno all'asteroide 433 Eros. La nuova traiettoria polare, compiuta in 17 ore, pone la sonda ad un'altezza compresa tra 35 e 39 km dal centro di Eros e la porta, in alcune occasioni, ad un'altezza di 20 km dall'irregolare superficie dell'oggetto. Secondo il manager della missione Robert Farquhar (JHU/Applied Physics Laboratory), la sonda potrebbe non rimanere in quest'orbita instabile per un tempo indefinito. Il 24 luglio il raggio verrebbe, infatti, rialzata ad un'altezza di 50 km.

La NEAR Shoemaker era stata posta a questa distanza per condurre tre ricerche scientifiche della missione, ritenute fondamentali. La prima relativa alle minute variazioni del suo moto (registrate dallo spostamento Doppler del suo segnale radio) che avrebbero rivelato differenze minime del campo gravitazionale dell'asteroide; la seconda perché i passaggi ravvicinati avrebbero permesso al misuratore laser di bordo la determinazione precisa della forma dell'oggetto; infine, uno spettrometro mapperà i raggi gamma ed X emessi da elementi rocciosi come silicio, alluminio, ferro e magnesio, informazioni che verranno raccolte in una mappa della sua composizione superficiale.

Fa notare Farquhar che alla fine di ottobre i controllori di missione sposteranno la NEAR Shoemaker ancora più vicina all'asteroide, ordinandogli di abbassarsi per compiere due orbite ad una distanza di soli 5 km dalla superficie. Da quel vantaggioso punto di osservazione, la telecamera di bordo dovrebbe svelare le caratteristriche della superficie inferiori al metro di diametro.


Martedi 18 luglio

A sinistra: La rotazione terrestre sembrerebbe piuttosto stabile ma in realtà c'è una piccola oscillazione intorno ai poli. Recenti scoperte hanno portato alla determinazione della causa della cosiddeta "oscillazione di Chandler". Cortesia NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Gli oceani confondono la Terra

A più di un secolo dalla scoperta, uno scienziato ha risolto il mistero dell'"oscillazione di Chandler". Nel 1981 Seth Carlo Chandler determinò che i poli terrestri si muovevano di 6 metri con un ciclo della durata di 1,2 anni. Calcoli precedenti avevano provato che, senza l'intervento di una forza esterna, l'oscillazione si sarebbe smorzata dopo 68 anni, invece ancora continua. Sono state ipotizzate diverse cause ma nessuna è sembrata riuscire a sbrogliare il bandolo della matassa.

Adesso, Richard S. Gross (Jet Propulsion Laboratory), pone la parola fine a questo mistero attribuendo la deviazione polare di 433 giorni principalmente alla fluttuazione della pressione sui fondali oceanici. La ricerca, pubblicata il primo agosto su Geophysical Research Letters, conclude dicendo che la variazione nella pressione atmosferica è responsabile di circa 1/3 dell'oscillazione mentre più importante è la fluttuazione della pressione sui fondali oceanici. La massa degli oceani si sposta in conseguenza ai cambiamenti di temperatura, salinità e venti atmosferici. Questo movimento modifica la pressione esercitata sulla crosta terrestre causando un'oscillazione. Per ottenere questo risultato, Gross ha applicato dei modelli numerici degli oceani ai dati sui movimenti polari verificatisi nel corso degli ultimi 10 anni.


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