Il Notiziario di
Sky & Telescope

Edizione italiana a cura di Mario Farina

Logo S&T
La rivista indispensabile di astronomia

In corso la maratona per l'osservazione della Stazione Spaziale

L'aiuto degli astrofili nell'osservazione dei pianeti extrasolari

Altre rare meteoriti ritrovate nel Sahara

Un asteroide binario vicino a casa

Un misterioso outburst sferico lascia perplessi gli astronomi

E' in corso il programma "Triton Watch"

Un epitaffio per la cometa LINEAR dell'anno scorso

La genesi della LINEAR

L'Infrared Space Telescope fa progressi

Accordo tra Stellafane e la prigione


Venerdi 1 giugno

A sinistra: In alto: In una valle tibetana a 4.300 metri sul livello del mare, questo edificio ospita il più recente e sensibile rivelatore di raggi cosmici. Il pavimento blu contiene un sottile foglio di lead per aumentare la sensibilità del rivelatore. Cortesia Dipartimento di Fisica Università di Napoli. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Il più grande rivelatore di raggi cosmici del mondo

Una remota valle 90 km a nord di Lhasa, nel Tibet, è divenuta la sede del più grande rivelatore di raggi cosmici del mondo. Si chiama ARGO-YBJ (Astrophysical Radiation with Ground-based Observatory at Yangbajing) e la sua prima osservazione è prevista per questo mese. Si tratta di una collaborazione tra ricercatori cinesi ed italiani di 14 istituzioni differenti, il contingente italiano ha fornito circa 2/3 dei 13 milioni di dollari necessari alla costruzione, e si va ad aggiungere ad un altro rilevatore di raggi cosmici (frutto di una collaborazione cino-giapponese) già operante nel sito di Yangbajing.

Potenti quanto elusivi, i raggi cosmici sono nuclei atomici che si muovono a velocità relativistiche e sono le particelle più energetiche conosciute. Non possono essere rivelate direttamente a terra perchè prima piombano sulle molecole dei gas dell'atmosfera superiore, effettuando collisioni ad alta energia che producono temporanei sciami di particelle secondarie e lampi di luce. Tradizionalmente i rilevatori di raggi cosmici sono stati sviluppati su costose reti di telescopi ad elevata sensibilità (soprannominati "Occhi di mosca") che registrano i deboli flash di luce blu ad alta quota. Questa tecnica è poco efficiente e solo l'arrivo dei raggi cosmici più potenti (di un trilione di elettronvolts o più) possono essere registrati.

L'ARGO-YBJ è fondamentalmente differente. Sotto il pavimento si trova un tappeto di contatori a piastre resistive, o RPCs, che rilevano le particelle subatomiche secondarie che ricadono verso terra ogni volta che si verifica una collisione. Poiché l'ARGO-YBJ utilizza quasi 200.000 RPCs che ricoprono un'area delle dimensioni di un campo di calcio, dovrebbe riuscire a registrare l'arrivo di raggi cosmici di solo 100 milioni di miliardi di eV, un'energia pari ad 1/10 di quella rilevabile con i sistemi preesistenti. Questa capacità dovrebbe portare ad una maggiore comprensione di dove e perché si formino i raggi cosmici. La "prima luce" riguarderà solo una porzione della superficie di 6.500 metri quadrati del rivelatore.

L'esperimento prende il nome dalla figura della mitologia greca Argo (noto anche come Panoptes). Per maggiori informazioni consultate la ARGO-YBJ home page.

— J. Kelly Beatty —

   Sommario

Giovedi 31 maggio

A sinistra: A causa dell'orbita fortemente inclinata rispetto all'equatore, la Stazione Spaziale Internazionale può passare molto vicino al terminatore giorno-notte terrestre. Adesso è visibile tutte le notti ad ogni orbita.Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

In corso la maratona per l'osservazione della Stazione Spaziale

Saranno due (anche tre in qualche caso) gli appuntamenti che avranno molti osservatori dell'emisfero settentrionale nel corso della prossima settimana con la Stazione Spaziale Internazionale che, nel corso della notte, sarà visibile spesso. In molte località Alfa apparirà sia prima dell'alba che dopo il tramonto. Coloro che si trovano a latutidini sopra i +40° potrebbero persino osservarla, intorno alla mezzanotte locale, per quattro o cinque orbite ogni 95 minuti circa.

Perché tante opportunità? L'orbita della stazione spaziale è inclinata di 51.6° rispetto all'equatore terrestre e ad ogni giugno e dicembre, in prossimità dei solstizi, questa passa molto vicino al terminatore giorno-notte. Quando ciò si verifica la stazione, che si trova ad un'altitudine di 400 km, è quasi sempre luminosa anche se l'area sottostante è immersa nell'oscurità della fine del crepuscolo. Quest'anno le date della "maratona" sono dal 31 maggio al 5 giugno, spiega il veterano dell'osservazione dei satelliti Dale Ireland. "Spesso la stazione appare arrossata perché viene illuminata da un Sole basso, è un oggetto da vedere per qualche istante se, in queste notti temperate, state effettuando delle osservazioni".

Sky & Telescope fornisce qui le previsioni per l'osservazione della SSI. Le previsioni per l'Hubble Space Telescope, che è visibile da località che si trovano a circa 40° dall'equatore (per esempio San Francisco, New York e Roma) si trovano qui.

— J. Kelly Beatty —

   Sommario

Venerdi 25 maggio

A sinistra: Al telescopio, Gliese 876 (al centro) è una stella nana rossa di decima magnitudine senza particolarità. Si trova a circa 15,3 anni luce di distanza a 1.6° nord di Delta Aquarii (Scheat). Gli astronomi però, hanno scoperto recentemente che intorno a Gliese 876 orbitano due pianeti di tipo gioviano ed hanno previsto che quest'anno transiteranno sul disco della loro stella. Cortesia Digitized Sky Survey. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'aiuto degli astrofili nell'osservazione dei pianeti extrasolari

Nel 1928 Frank E. Ross notò che una stella nell'Acquario, che aveva catalogato come Ross 780, aveva un veloce moto proprio, impiegando solo 1.500 anni per attraversare una porzione di cielo equivalente al diametro lunare. Meglio nota al giorno d'oggi come Gliese 876, questa stella nana rossa di decima magnitudine finì sulle prime pagine dei giornali quando nel giugno 1998, ed ancora nel gennaio 2001, gli astronomi annunciarono la scoperta di due grandi pianeti: Gliese 876b, di almeno 1,9 masse gioviane, che orbita a 0,21 unità astronomiche dalla stella ed 876c che ha almeno 0,6 volte la massa di Giove ed orbita ad 0,13 unità astronomiche.

Se le orbite dei pianeti si trovano sul bordo della nostra linea di vista quanto basta, sarebbero rilevabili i transiti di uno, o di entrambi, gli oggetti sul disco della stella. Qualora accadesse, secondo i modelli elaborati, la luminosità di Gliese 876 scenderebbe di 0,2 magnitudini per un periodo di 3,5 ore durante il transito del maggiore dii pianeti. Un simile abbassamento di luminosità si verificherebbe anche durante il transito del pianeta più piccolo ma la durata del fenomeno sarebbe di 2,2 ore mentre un transito contemporaneo di entrambi provocherebbe una caduta di 0,45 magnitudini.

Simili cambiamenti di luminosità sono facilmente misurabili con sistemi amatoriali quindi i ricercatori hanno contattato l'American Association of Variable Star Observers per chiedere una mano agli astrofili. Si spera così che le registrazioni dei transiti effettuate con le camere CCD o con i fotometri fotoelettrici aiuteranno a definire con maggiore precisione le masse, le densità, i diametri e gli elementi orbitali di Gliese 876 e dei suoi compagni.

A causa delle attuali incertezze sulle orbite dei pianeti, le previsioni dei transiti potrebbero essere sbagliate di diversi giorni, è stata quindi stabilita una "finestra di possibilità" di 10 giorni. La prima di queste opportunità, per Gliese 876c, si verificherà in questo fine settimana ma in giugno ci saranno altre occasioni. Per Elizabeth O. Waagen dell'AAVSO al momento non sono state effettuate osservazioni positive, ma ci tiene comunque ad incoraggiare gli osservatori dotati delle attrezzature adeguate a mantenere alta la guardia. Carte stellari dettagliate sono disponibili online e l'"Alert Notice" dell'AAVSO descrive come effettuale delle osservazioni utili.

— Adrian Ashford —

   Sommario

Venerdi 25 maggio

A sinistra: Non si tratta solo di un'altra bella pietra: Northwest Africa 817 è un meteorite marziano di 104 grammi scoperto lo scorso dicembre in Marocco. La forma spigolosa ed altre caratteristiche indicano che rimase "orientato" (non rotolò) quando attraversò l'atmosfera terrestre. Fotografia © Bruno Fectay & Carine Bidaut.

Altre rare meteoriti ritrovate nel Sahara

Le sabbie desolate del Sahara occidentale hanno riportato alla luce un'altra serie di particolari meteoriti. Come descritto nel numero di luglio del Meteoritical Bulletin ed annunciato il 23 maggio, negli ultimi mesi i cacciatori di meteoriti africani sono entrati in possesso di sei nuovi campioni lunari e marziani. I pesi di questa mezza dozzina di pietre variano da 104 a 633 grammi e, secondo Ron Baalke un collezionista di vecchia data, il meteorite marziano Northwest Africa 817 è il reperto più importante perché è il quarto esempio di nakhlite (una sottospecie di basalto) ad essere scoperto ed il primo dal 1958. Sui meteoriti marziani Baalke tiene un sito Web aggiornato.

Negli ultimi anni, il Sahara ha rappresentato un fertile terreno di caccia per meteoriti di tutti i tipi facendo innalzare il numero delle scoperte di quelli lunari a 23 e di quelli marziane a 18. Molti di questi sono parti di una stesso oggetto, frutto di una particolare circostanza che si verifica quando i frammenti appartenenti ad una singola caduta sono ritrovati vicino (ma non necessariamente nello stesso momento). Persino ai team americani e giapponesi, che si recano ogni anno in Antartide alla loro ricerca , le pianure dell'Africa occidentale sembrano essere più prolifiche. Parte dei motivi, spiega Jeffrey N. Grossman editore del Meteoritical Bulletin, andrebbero attribuiti al fatto che quelli ritrovati dai team in Antartide non finirebbero nei circuiti commerciali mentre i rivenditori privati possono effettuare delle selezioni quando analizzano e certificano le pietre ritrovate nel Sahara. "Nessuno classificherebbe centinaia di ordinarie condriti" chiarisce Grossman, "ed i rivenditori scelgono solo quelli che possono rappresentare un guadagno, quelle che poi gli scienziati vanno a vedere".

— J. Kelly Beatty —

   Sommario

Giovedi 24 maggio

A sinistra: L'oggetto 1999 KW4 appartiene all'elitaria classe degli asteroidi Atena che orbitano intorno al Sole in meno di un anno ed hanno un'orbita leggermente esterna a quella terrestre. Questo Atena però, al momento nei nostri paraggi, ha il più breve periodo che si conosca: circa 188 giorni. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Un asteroide binario vicino a casa

Un piccolo asteroide che sta transitando nelle vicinanze della Terra ha svelato uno dei suoi segreti: è formato da due oggetti. Un team di sei radioastronomi guidati da Lance A. M. Benner e Steven J. Ostro (JPL) ha scoperto che 1999 KW4 è un oggetto doppio i cui componenti distano almento due chilometri. Stando alle osservazioni effettuate il 21-23 maggio e rese note ieri dalla Circolare IAU 7632, uno è più grande dell'altro di almeno tre volte ma nessuno dei due misura più di 2-3 km di diametro.

Sin dallo scorso giugno gli astronomi sospettavano che 1999 KW4 potesse essere doppio, da quando Petr Pravec e Lenka Sarounová (Osservatorio Ondrejov, Repubblica Ceca) registrarono una curva di luce molto particolare con fluttuazioni di luminosità da 0,1 a 0,2 magnitudini, che fanno ritenere che ruotino in circa tre ore. Ma, come spiega in dettaglio nel numero di Giugno 2001 di Sky & Telescope Pravec, non hanno potuto ottenere i dati delle singole notti per riunirli inisieme in modo semplice e le ulteriori fotometrie di ottima qualità ottenute dall'astrofilo italiano Vittorio Goretti non hanno permesso ancora di risolvere il mistero.

Il team progetta di continuare la ricerca sino al 29 maggio con l'ausilio dell'antenna di 70 metri del Deep Space Network a Goldstone, in California. Aggiunge Benner che negli ultimi quattro giorni tenteranno una serie di osservazioni interferometriche utilizzando l'antenna di 305 metri dell'osservatorio Arecibo a Puerto Rico per trasmettere impulsi radio ed entrambe per riceverne gli echi riflessi dall'asteroide. Questi studi dovrebbero fornire qualche indizio sulla forma di questo oggetto che, al perielio, arriva a 30 milioni di chilometri (0,2 unità astronomiche) dal Sole.

Questo fine settimana gli astrofili avranno la possibilità di osservare 1999 KW4, quando si avvicinerà a 4,8 milioni di chilometri dalla Terra (e non sarà nei nostri paraggi per altri 18 anni). Al massimo della luminosità l'asteroide non raggiungerà la magnitudine 11, sarà quindi alla portata di telescopi di 10 cm e più.

— J. Kelly Beatty —

   Sommario

Mercoledi 23 maggio

A sinistra: La presenza di noduli lungo il margine di una bolla in espansione intorno ad una stella appena formatasi sembrano tracciare un confine sferico. Il problema è che gli astronomi non pensano che la stella possa emettere materia con una simile simmetria. Cortesia NRAO. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Un misterioso outburst sferico lascia perplessi gli astronomi

Una stella si forma da una nebulosa circostante, la conservazione del momento angolare fa ruotare la protostella sempre più velocemente. Gli astronomi ritenevano che le stelle evitassero di ruotare troppo velocemente (autodistruggendosi) rigettando del gas nello spazio. Getti di materia emessi dai poli della stella bilanciano l'eccesso di momento angolare.

Una recente scoperta di un team internazionale di ricercatori avrebbe scoperto un esempio che contrasta con questo scenario. Nel numero di Nature del 17 maggio, Jose M. Torrelles (Institute of Space Sciences, Spagna) e scrivono di un outburst apparentemente sferico di una stella nel Cefeo. Con il Very Long Baseline Array (VLBA) i ricercatori hanno studiato l'emissione nelle microonde dell'acqua intonro alla stella denominata Cepheus A HW2, una delle tante nella ergione di formazione stellare che si trova a 2.000 anni luce dalla Terra. Le osservazioni hanno risolto dei noduli allineati lungo un arco.

Misurando il moto proprio delle bolle così come determinandone il moto lungo la linea di vista dallo spostamento Doppler delle emissioni radio, Torrelles ed il suo team hanno scoperto che le bolle di gas si trovano lungo un cerchio quasi perfetto intorno alla stella centrale il che significa che il materiale è stato eiettato come un guscio sferico qualche decennio fa e che si sta espandendo alla velocità di 30.000 chilometri l'ora. Oltretutto, sembra si stia sovrapponendo ad un altro guscio di gas di un'eruzione precedente.

Il mistero è fitto, come spiega Guillem Anglada (Institute of Astrophysics of Andalucia, Spagna): "Alla luce delle nostre conoscenze attuali sulla formazione stellare, non riusciamo a capire come possa accadere, ci troviamo quindi di fronte ad una nuova esaltante sfida scientifica". Per ulteriori dettagli leggete il comunicato stampa online.

— Stuart J. Goldman —

   Sommario

Martedi 22 maggio

A sinistra: Cosa succede su Tritone? Nel 1997 il grande satellite di Nettuno era chiaramente più rossastro di quando venne osservato nel 1989 dal Voyager 2 in 1989. Questa ripresa dell'emisfero meridionale del satellite fa parte di una sequenza di 10 realizzate durante l'avvicinamento del Voyager 2. Cortesia U.S. Geological Survey e NASA. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

E' in corso il programma "Triton Watch"

Nei dodici anni trascorsi dalla breve visita di Nettuno del Voyager 2, si sono verificati alcuni curiosi cambiamenti sulla sua luna più grande, Tritone. Nel corso degli anni '90, gli astronomi scoprirono che la temperatura della tenue atmosfera del satellite era salita di un paio di gradi arrivando sino a 40°K, probabilmente a causa dell'esposizione dell'emisfero sud al Sole che ha un'estate che dura oltre 350 anni. Questa temperatura mite sembra abbia portato a dei mutamenti nel carattere e nella distribuzione delle nebbie ghiacciate sulla superficie, rendendo il pianeta più scuro nella luce blu e più luminoso nella luce rossa. Per seguire con più attenzione questi cambiamenti, Joel W. Parker (Southwest Research Institute) e colleghi hanno dato inizio al programma "Triton Watch" che studierà il maggiore satellite di Nettuno per almeno due anni.

Anche se saranno gli astronomi professionisti a guidare gli sforzi del Triton Watch, Parker ha richiesto il contributo degli astrofili all'osservazione, considerato che effettuare delle buone misure può rappresentare una sfida interessante: Tritone non raggiunge la magnitudine 13,5 e non dista mai più di 17 secondi d'arco da Nettuno. In qualsiasi caso, dovrebbe essere tranquillamente alla portata degli osservatori in possesso di un telescopio di 20 cm o più, dotati di camera CCD, in particolar modo nelle settimane intorno all'opposizione diel pianeta del 30 luglio prossimo. Per maggiori dettagli, visitate il sito Web Triton Watch.

— J. Kelly Beatty —

   Sommario

Venerdi 18 maggio

A sinistra: Queste tre immagini dell'Hubble Space Telescope rivelano il brillamento iniziale della cometa LINEAR (C/1999 S4) del luglio 2000. L'oggetto si trovava a circa 120 milioni di chilometri dalla Terra quando gli astronomi l'hanno vista iniziare a frantumarsi. Due mesi dopo la ripresa di queste immagini, la cometa è scomparsa alla vista. Cortesia NASA, H. Weaver ed altri. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Un epitaffio per la cometa LINEAR dell'anno scorso

Lo scorso giugno, astronomi ed astrofili puntarono i telescopi su quella che pensarono sarebbe stata una cometa al massimo mediocre. Scoperta dal team del Lincoln Near Earth Asteroid Research, la LINEAR (C/1999 S4) divenne presto una curiosità del cosmo. Nelle osservazioni dell' Hubble Space Telescope di luglio, apparve eruttare con l'evidente distacco dal nucleo di un grande frammento. Nei mesi che seguirono si frantumò completamente scomparendo alla vista, mostrando il suo interno alla scienza.

In una serie di cartelle pubblicate oggi su Science, gli astronomi rivelano di aver imparato molto da questa cometa ormai scomparsa. Oltre alla sua composizione chimica e la probabile origine (vedi il seguito), gli scienziati ora ritengono di poter comprendere perché la cometa è tornata nel luogo di origine. In origine, avevano ritenuto che la rottura della LINEAR fosse dovuta alla massiccia emissione di gas, probabilmente la conseguenza di un getto di monossido di carbonio (CO). Secondo le analisi spettroscopiche però, la cometa è molto povera di CO, il che renderebbe improbabile l'aumento della pressione del gas all'interno del nucleo come causa.

Secondo Hal Weaver (Johns Hopkins University), coautore dei tre scritti apparsi su Science, molto probabilmente la cometa ruotavfa velocemente. Se l'asse di rotazione era rivolto verso il Sole, "ci sarebbe stato un trasferimento di calore più efficiente". Ma, ha aggiunto, non è chiaro se la rotazione era sufficientemente veloce da fare a pezzi l'oggetto. La velocità di rotazione critica dipende in massima parte della dimensione originale del nucleo della cometa, un dato ancora da determinare.

Un altro aspetto interessante riguarda ciò che non è stato osservato. La sua massa ipotetica prima della rottura era 100 volte superiore a quella seguente. Nel corso della disintegraizione, vennero osservati dall'HST 16 grandi frammenti. La sottile nebbia però nascose tutto, a parte gli oggetti più grandi, e così anche lo sciame di particelle della coda e della chioma. Questa cometa quindi potrebbe aver contenuto molti più frammenti, di dimensioni inferiori, del previsto. "Ossevrare l'interno della cometa ci ha permesso di guardare all'indietro nella sua formazione" ha detto Weaver.

Le disintegrazioni delle comete sono lontane dall'essere rare. Per esempio un'alta scoperta del LINEAR, la cometa C/2001 A2, al momento visibile nell'Emisfero Sud, distruttasi recentemente nel viaggio di avvicinamento al Sole. Il 16 maggio, il riflettore Yepun, di 8,2 metri, del Very Large Telescope ha ripreso un'immagine in cui è visibile l'avvenuto distacco del terzo frammento. Per ulteriori dettagli, leggete il comunicato stampa online.

— David Tytell —

   Sommario

Venerdi 18 maggio

A sinistra: La cometa LINEAR (C/1999 S4) come appariva il 26 giugno 2000, poche setimane prima che divenisse evidente la sua frammentazione. I diversi colori segnano la distribuzione degli atomi di ossigeno neutro nella chioma. Gli astronomi stimano che ad oggi l'oggetto emetta nello spazio una tonnellata di acqua al secondo. L'immagine nell'ultravioletto (riga Lyman-alfa) è stata realizzata dallo strumento SWAN del Solar and Heliospheric Observatory. Cortesia J. Teemu T. Mäkinen. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

La genesi della LINEAR

Anche prima della sua lenta disintegrazione dello scorso anno, la cometa LINEAR (C/1999 S4) era sotto il mirino di molti telescopi. La sua luminosità aveva permesso ai planetologi di effettuare studi spettroscopici altrimenti impossibili su questi deboli vagabondi dello spazio. Curiosamente, la cometa LINEAR ha dato prova di essere diversa da altre comete luminose in quanto contiene, relativamente all'acqua che possiede, una quantità modesta di monossido di carbonio (CO).

Il CO vaporizza anche a temperature molto basse e così, quando venne osservato abbondare nelle chiome della Halley, dell'Hale-Bopp e della Hyakutake, gli astronomi conclusero che queste sfere di ghiaccio si formarono nelle vicinanze di Urano o Nettuno, prima di essere sospinte verso l'esterno nella loro riserva nota come Nube di Oort. Questo trio di comete presentava anche un'alto tasso di deuterio rispetto all'idrogeno, con valori simili a quelli trovati nelle nubi interstellari di gas. Poiché il rapporto D-H era come minimo doppio rispetto a quello sulla Terra, gli studiosi di chimica cosmica iniziarono a pensare che solo una frazione dell'acqua presente sul nostro pianeta avrebbe potuto essere stata trasportata dalle comete.

Il basso valore di CO riscontrato nella cometa LINEAR fa credere che si sia formata in qualche zona nelle vicinanze della fornace solare, forse vicino a Giove, prima di andare a finire nella Nube di Oort. Come spiegano Michael C. Mumma (NASA/Goddard) e colleghi nel numero odierno di Science, comete simili dovrebbero avere un rapporto D:H molto simile a quello presente nell'acqua di mare il che potrebbe significare che, nonostante tutto, queste avrebbero trasportato il grosso dell'acqua sulla Terra. "L'idea che le comete abbiano portato la vita sulla Terra con l'acqua ed i blocchi molecolari essenziali è molto dibattuta" spiega Mumma, "e per la prima volta abbiamo visto una cometa con la composizione adatta allo scopo". Il team attenderà un'altra cometa per provare ulteriormente questa ipotesi perché non è stato possibile determinare il rapporto D:H della LINEAR.

Ovviamente le comete non sono gli unici oggetti piccoli che si sono formati vicino a Giove. Ci sono anche gli asteroidi ed i più distanti tra questi contengono sino al 20 per cento di acqua. Nel 1997, Harold Levison (Southwest Research Institute) e Martin Duncan (Queen's University) stimarono che circa l'otto per cento di tutti gli oggetti presenti inizialmente nella fascia esterna degli asteroidi (da 3,3 a 5,0 unità astronomiche dal Sole) furono espulsi da Giove verso la Nube di Oort. Con il passare del tempo, alcuni di questi sono ricaduti nel sistema solare interno. Anche se la LINEAR non appartiene a questo gruppo, ha comunque agitato le acque tra i planetologi.

— J. Kelly Beatty —

   Sommario

Giovedi 17 maggio

A sinistra: Il sistema ottico dello Space Infrared Telescope Facility (SIRTF) della NASA è stato completato e verrà testato per assicurarsi che i suoi sistemi possano reggere i rigori dello spazio. Cortesia Ball Aerospace & Technologies Corp. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

L'Infrared Space Telescope fa progressi

Ci sono voluti due decenni ma l'ultimo dei quattro "grandi osservatori" della NASA sta finalmente prendendo forma. Questa settimana gli ingegneri alla Ball Aerospace & Technologies hanno terminato il montaggio dello Space Infrared Telescope Facility (SIRTF) e nei prossimi tre mesi lo sottoporranno ad una serie di prove ambientali per assicurarne la resistenza allo spazio. Lo specchio primario al berillio del telescopio, di 85 cm di diametro, progettato per essere raffreddato criogenicamente con elio superfluido ad una temperatura inferiore a 6°K sarà il cuore gelato di un sistema ottico a f/12 che porterà la luce a tre strumenti i cui sensori surgelati studieranno le sorgenti cosmiche con lunghezze d'onda tra 2 e 200 microns.

Quando venne proposto all'inizio degli anni '80, la "S" di SIRTF stava per "Shuttle" ed il progetto prevedeva la messa in orbita dell'osservatorio infrarosso vicino alla Terra in modo che gli astronauti potessero effettuare dei controlli periodici. Ad un certo punto, il SIRTF avrebbe quindi occupato un'orbita circolare a 100.000 km di altitudine. Gli astronomi però compresero presto i vantaggi derivanti dal posizionarlo lontano dal bagliore terrestre, anche se ciò avrebbe significato l'impossibilità di poter effettuare delle manutenzioni. Ora, secondo i progetti, la sonda verrà posta in un'orbita eliocentrica e, nel corso della missione che durerà da 2 e½ a 5 anni, allontanata gradualmente dalla Terra. La data del lancio è prevista per il luglio 2002.

— J. Kelly Beatty —

   Sommario

Mercoledi 16 maggio

A sinistra: I cieli sopra Stellafane rimarrano bui grazie all'accordo tra i costruttori di telescopi di Springfield e lo Stato del Vermont sull'illuminazione della locale prigione. Foto di Chuck Baker. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Accordo tra Stellafane e la prigione

Dal 1920, il club Springfield Telescope Makers ha fatto di Breezy Hill nel Vermont la sua base operativa. In questo luogo, gli astrofili del nord-est si riuniscono mensilmente e tengono diverse manifestazioni. Di particolare importanza è lo Stellafane, il nonno di tutte i raduni di costruttori di telescopi. La manifestazione annuale raccoglie circa 2.000 appassionati da tutto il mondo sotto i cieli bui del Vermont centrale per un fine settimana dedicato alla costruzione dei telescopi ed all'osservazione astronomica, il tutto all'insegna di un divertito cameratismo.

L'oscurità dei cieli sopra Stellafane è stata messa in pericolo due anni fa, quando i cittadini di Springfield hanno votato a favore della costruzione della più grande prigione dello stato ad appena quattro miglia dal sito, scatenando l'ovvia preoccupazione dei soci del club che l'inquinamento luminoso causato dalla prigione rovinasse la zona.

Il potenziale disastro è stato sventato questa settimana con l'annuncio dello Springfield Telescope Makers, che progettisti della prigione ed astronomi hanno ragiunto un compromesso sull'illuminazione dell'edificio. Secondo l'accordo, la prigione utilizzerà solo illuminazione del tipo full-cutoff ed il suo design avrà il minimo inquinamento luminoso massimizzando la visibilità per il personale di guardia.

Nonostante ciò, si stima che una luce pari a 150.000 lumens verrà riflessa dal terreno verso l'alto. Per combatterla, lo stato del Vermont ha acconsentito che lo Springfield Telescope Makers faccia da consulente.

Come spiega il presidente del club Maryann Arrien:"E' una doppia vittoria, non solo l'accordo ridurrà i costi per l'energia (della prigione), ma preserverà la visione delle stelle a tutti i cittadini di quest'area.

— David Tytell —

   Sommario


Copyright © 2001 Sky Publishing Corporation, Tutti i diritti riservati.
Informatevi sulla nostra politica sui diritti d'autore e le autorizzazioni