Il timore del Grande Splash

Come ha suggerito Baillie, lo scenario di un impatto in un oceano ha avuto ultimamente una grande rilevanza scientifica. Jack G. Hills e Charles Mader (Los Alamos National Laboratory) hanno stimato che un asteroide di 5 km di diametro che colpisse in mezzo l'Oceano Atlantico, provocherebbe uno tsunami che allagherebbe l'intera costa est settentrionale degli Stati Uniti sino ai Monti Appalachi. Gli stati del Delaware, il Maryland e la Virginia verrebbero inondati così come Long Island e tutte le altre città costiere. Anche buona parte della Francia e del Portogallo finirebbero allagati.

Secondo Vitaly Adushkin ed Ivan Nemchinov, due scienziati russi impegnati nello sviluppo di modelli di eventi esplosivi, un oggetto di 200 metri, di piccole-medie dimensioni quindi, che cadesse in mare alla velocità di 50 km al secondo produrrebbe un'onda alta 35 km nel giro di 40 secondi. Trema l'immaginazione nel concepire un simile ammasso di acqua e detriti.

Owen Toon (NASA/Ames Research Center) e colleghi hanno calcolato che un impatto di 10.000 megatoni (da un oggetto di 1 km) in un oceano profondo 4 km creerebbe tsunami devastanti entro un'area vasta quanto l'Oceano Pacifico. Persino l'impatto nell'oceano dovuto ad un oggetto molto piccolo di soli 5 megatoni genererebbe tsunami comparabili a qualli prodotti dai teremoti di maggiore intensità.


Se cadesse nell'Oceano Atlantico di fronte alla costa di Long Island, un asteroide di 1,4 km di diametro al momento dell'impatto diventerebbe più luminoso del Sole sollevando enormi masse d'acqua e terra sommergendo l'area metropolitana di New York City di detriti e vapore. Il New Jersey è in primo piano con Long Island che si estende in lontananza. Simulazione di David A. Crawford dei Sandia National Laboratories; per ulteriori informazioni visitate il sito Web di Sandia.

Gli scienziati che hanno studiato più seriamente alle conseguenze degli impatti sembrano essere quelli che più insistentemente richiedono di affrontare seriamente il problema. Anche se la probabilità di un impatto in un certo anno è molto piccola, le conseguenze sarebbero così terribili da non permetterci di giocare con il destino. Ecco perché diversi gruppi sondano il cielo cercando di identificare e tracciare le orbite dei NEO, una sfida continuamente frustrata dalla mancanza di fondi e, più recentemente, dal taglio completo degli studi portati avanti in Australia per l'Emisfero Australe.

Come ricorda Steel, il programma NEO australiano aveva un'importanza paricolare: "Essendo l'unico programma per l'Emisfero Australe, aveva la particolare responsailità di seguire gli oggetti scoperti dai programmi di ricerca statunitensi ma non più accessibili da quest'ultimi". Negli utlimi tre nni, il programma australiano ha fornito circa il 30 per cento di tutte le misure di posizione dei NEO e del circa 50 per cento dei ritrovamenti (avvistamenti di NEO rilevati in precedenza). Con questo buco nella copertura dei cieli meridionali molti, se non la maggior parte dei NEO che sono stati identificati non beneficieranno di successive osservazioni. "Dopo aver trovato gli aghi nel pagliaio", afferma Steel, "ne buttiamo via la maggior parte".

"I programmi in corso assomigliano ad una sorta di esercitazione iniziale", dice Mark E. Bailey, direttore dell'Armagh Observatory, "e sono estremamente limitati". E, enfatizza, nonostante siano economici, questi programmi sono estremamente efficienti.

Parte del problema è dovuto al fatto che quelli incaricati di distribuire i fondi della ricerca astronomica preferiscono versare il denaro su temi affascinanti della ricerca come quelli cosmologici o sui buchi neri piuttosto che in affari apparentemente noiosi come la ricerca di asteroidi o comete. "Per contrastare questa tendenza", ribadisce Bailey, "Dobbiamo continuare a sviluppare programmi di ricerca nel Sistema Solare di elevata qualità che possano competere, a livello di scoperte, con altre branche dell'astrofisica ed assicurare che le attuali conoscenze di base non vengano erose dall'estrema carenza di ricercatori a tempo pieno e dall'assenza di una carriera professionale specifica". Ci spiega quindi che la Spaceguard Survey, proposta da uno studio della NASA del 1992, è un progetto a lungo termine e quindi necessita di misure che tutelino il personale chiave ed i gruppi di ricercatori altamente specializzati.

Andrea Carusi, responsabile del Gruppo di lavoro NOE dell'Unione Astronomica Internazionale (International Astronomical Union's NEO Working Group), aggiunge che la situazione è critica. "Alcuni progetti vanno bene, anche se non sono al massimo delle possibilità, ma siamo lontani da qualsiasi ragionevole programma di respiro internazionale. E' mia opinione che necessitiamo di un salto di qualità delle risorse finanziare disponibili, così come dell'impegno personale sia individuale che di gruppi".

James V. Scotti, un asso tra i cacciatori di asteroidi in Arizona, è d'accordo. "Dovrebbe essere fatto molto di più ma, nonstante le difficoltà nel recepire i fondi, se guardiamo a tutti i programmi di survey NEO sono stati compiuti dei miglioramenti". E fa notare che non solo lo Spacewatch Project dell'Università dell'Arizona ha ottenuto un nuoco telescopio di 1,8 metri ma che diversi altri programmi negli Stati Uniti stanno diventando operativi: "Insieme agli sforzi europei e di pochi altri, stiamo migliorando la capacità di scoprire NEO nel tempo e prevedo, nonostante l'attuale tendenza dei finanziamenti, dei continui miglioramenti".

Altri però, sono meno cordiali. Steven J. Ostro (Jet Propulsion Laboratory), una delle poche persone impegnae nelle osservazioni radar degli asteroidi per la ridefinizione della loro orbita, ritiene che "il fallimento delle agenzie spaziali mondiali nel condurre una Spaceguard Survey sia incomprensibile e riprorevole". Sullo stesso tono, arriva la condanna di Baillie: "Considerando la quantità di denaro incredibilmente piccola che sarebbe necessaria per seguire gli asteroidi di dimensioni superiori a 500 metri di diametro, è incredibile pensare che non rappresenti una priorità a livello internazionale". Per un programma della durata di 10 anni, il costo sarebbe di circa 100 milioni di dollari.

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