Guida del telescopio

La ripresa fotografica degli oggetti del profondo cielo richiede lunghe esposizioni, che possono variare, a seconda dei casi, da qualche minuto fino a qualche ora.

Gli astrofili alle prime armi credono che durante le pose l'astrofotografo possa lasciare al telescopio ed al suo moto orario il compito di inseguire l'oggetto fotografato. Purtroppo non è così. Nessun moto orario al mondo, per quanto super-preciso meccanicamente e super-controllato elettronicamente, è in grado di inseguire con precisione un soggetto per più di pochi minuti, anche se il telescopio è stato messo perfettamente in postazione equatoriale.

Gli inevitabili piccoli errori meccanici del motore, degli ingranaggi di riduzione e della montatura del telescopio portano ad osservare una serie di piccole imprecisioni di inseguimento che hanno l'effetto di rovinare le foto, creando immagini stellari strisciate. In particolare è noto il cosiddetto errore periodico o perioidismo della vite senza fine, che ha l'effetto di far compiere al telescopio una sorta di movimento oscillante ad ogni rotazione della vite senza fine che trasmette il movimento all'ingranaggio di trasmissione finale del moto orario:

(figura XZ).

Altre cause delle imprecisioni di inseguimento sono la turbolenza atmosferica e la rifrazione. Pertanto, nel corso di ciascuna esposizione, il fotografo deve guidare, tenendo una stella di guida, appositamente scelta prima di iniziare la ripresa, sempre al centro del reticolo illuminato di un oculare capace di forti ingrandimenti.

Le correzioni dovranno essere eseguite tramite una pulsantiera che comanderà leggerissime variazioni di velocità del moto orario, compensando così i suoi errori. La guida consentirà di compensare anche eventuali spostamenti in declinazione dovute ad errori di postazione; le correzioni potranno essere eseguite con la pulsantiera se l'asse di declinazione è motorizzato, oppure con un comando meccanico.

Cannocchiale di guida e guida fuori asse

La stella di guida deve essere inquadrata e seguita con un telescopio, che può essere un telescopio di guida, montato in parallelo al telescopio principale, oppure lo stesso telescopio principale, dotato di un accessorio ottico-meccanico chiamato guida fuori-asse.

La guida fuori asse è un raccordo modificato che incorpora un piccolo prisma o specchio che intercetta parte della luce che sta per giungere alla fotocamera, dal bordo del campo, e la rinvia verso l'oculare di guida. Essa consente la guida con lo stesso telescopio con cui si fotografa. L'impiego dell'uno o dell'altro dispositivo di guida presenta vantaggi e svantaggi.

Il cannocchiale guida può essere ampiamente decentrato e consente la guida su qualsiasi stella visibile nel campo, comprese le stelle eventualmente sovrapposte all'oggetto da fotografare. Con la guida fuori asse la ricerca della stella è molto più complessa perchè il campo che inquadra è al bordo dell'oggetto fotografato. Non è raro il caso in cui con la guida fuori asse non si trovano stelle di guida sufficientemente luminose al bordo di un particolare oggetto ed è necessario provare a spostare l'oggetto ai bordi del fotogramma oppure rinunciare alla foto.

Il telescopio di guida è più luminoso e le immagini sono più nitide: le immagini che giungono all'oculare della guida fuori asse sono intercettate ai bordi dell'asse ottico e quindi deformate dalle aberrazioni extra-assiali. In compenso il telescopio di guida soffre di flessioni meccaniche che non influenzano, per costruzione, la guida fuori asse. Infatti una guida accurata con un sistema fuori asse non ha possibilità di errori dovuti a flessioni meccaniche.

Infine il telescopio di guida ed il relativo meccanismo di disassamento è molto più costoso di una guida fuori asse. Occorre inoltre ricordare che non è bene selezionare stelle di guida troppo distanti dal soggetto, per evitare gli effetti della rifrazione atmosferica, che provoca differenze di velocità a seconda della differenza di declinazione tra l'oggetto fotografato e la stella di guida.

Guida e pazienza

La guida è l'aspetto più noioso del complesso procedimento che porta ad ottenere una foto al profondo cielo.

Essa deve procedere in modo continuo nel corso dell'intera esposizione, senza pause. Ogni errore del fotografo può portare a risultati disastrosi.

Tra gli errori più comuni elenchiamo:

La guida è faticosa perchè per lunghi periodi il fotografo deve stare con l'occhio incollato ad un oculare di corta focale, spesso in posizioni scomode, vedendo solo una croce rossa ed una debole stellina e facendo in modo che essa rimanga sempre al centro della croce (o meglio in uno dei suoi angoli -vedi figura ZY):

(figura ZY).

La guida mette a dura prova la resistenza psico-fisica del fotografo. Per chi non sopporta le lunghe pose, hanno però inventato i riduttori di focale, che consentono di ridurre le esposizioni di 2-3 volte, e soprattutto gli inseguitori automatici CCD.

Per chi non si può permettere un inseguitore CCD, consigliamo di cercarsi un assistente con cui alternarsi alla guida. Dopo avere provato un paio di volte il cambio all'oculare di guida, sarà possibile ottenere buone foto posate per ore senza che i due fotografi si stanchino particolarmente. Può essere accettabile guidare per una decina di minuti a testa, mentre quello che non guida si dedica alle osservazioni visuali con un altro strumento.

Trucchi e consigli per la guida

Per impedire che gli errori di guida provochino l'allungamento delle immagini stellari è necessario guidare ad alto ingrandimento. In particolare, l'ingrandimento di guida efficace per ottenere immagini stellari ben rotonde dipende dalle dimensioni della grana della pellicola.

In genere una pellicola ad alta sensibilità come la Kodak Ti-Max (da 400 ISO in su) o la Scotch Chrome 1600 è costituita da grani di sali d'argento di dimensioni pari a circa 40 micron. La notissima Kodak Technical Pan 2415 invece ha una granulosità inferiore ai 5 micron e necessita quindi di una guida più accurata.

Per pellicole granulose l'ingrandimento di guida dovrebbe essere vicino al valore della lunghezza focale in centimetri del telescopio fotografico. Quindi utilizzando un telescopio con 150 cm di focale si dovrebbe guidare con 150 ingrandimenti. Nella pratica, se il seeing e' medio, il moto orario è di buona qualità e se la guida è "morbida" sono sufficienti minori ingrandimenti, anche la metà di quelli canonici, per ottenere fotogrammi ben inseguiti.

Va rilevato che gli oculari di guida sono normalmente da 12.5 mm di focale, e pertanto se si guida fuori asse senza riduttore di focale l'ingrandimento di guida che ne risulta è inferiore a quello canonico (che si otterrebbe con un oculare da 10mm di focale). Naturalmente è sempre possibile impiegare lenti di barlow per aumentare gli ingrandimenti, sempre che l'estrazione di fuoco del sistema ottico lo consenta.

Particolarmente intelligente è il proiettore di reticolo della Vixen, che proietta un reticolo basculabile e decentrabile nel campo di qualsiasi oculare si voglio utilizzare: con questo dispositivo si puo' scegliere l'ingrandimento di guida a piacere. Guidare su una stella significa centrarla sul reticolo, continuando a vederla per tutta la durata della posa. Centrarla sul reticolo con un telescopio di guida è relativamente facile, perchè i comandi di disassamento di cui questo è dotato consentono questa operazione in modo veloce e preciso.

Utilizzando una guida fuori asse il compito è molto più arduo, perchè non si può muovere il telescopio dalla posizione trovata, che punta l'oggetto da fotografare. In questo caso occorre ruotare il corpo della guida fuori asse sperando di centrare la stella sul reticolo.

Per facilitare il fotografo in questo compito sono disponibili gli oculari con reticolo delle marche Vixen e Meade che consentono di spostare il reticolo sulla stella e non viceversa.

La stella di guida è spesso ai limiti della visibilità, specie utilizzando la guida fuori asse ed è necessario posizionarla in modo che la luce dei fili del reticolo non la nascondano. Per fortuna esistono molti oculari il cui reticolo è a centro libero, al centro si potrà posizionare la stella.

(figura).

Nel caso dei reticoli a croce semplice sarà sufficiente posizionare la stella in uno qualsiasi degli angoli formati dai 2 fili.

Precisione di guida

Lo spostamento tollerabile della stella rispetto al reticolo durante la guida dipende dall'ingrandimento di guida rispetto alla focale del telescopio ed alla granulosità della pellicola. La regola generale è che non si dovrebbe consentire alcun movimento alla stella rispetto alla posizione iniziale, ma se si utilizzano corte focali e se la postazione del telescopio è eccellente si può pensare di controllare l'inseguimento non di continuo ma ogni trentina di secondi, per non affaticarsi eccessivamente. Quando si fotografa in parallelo con obiettivi di cortissima focale (al di sotto dei 100mm) e se la postazione è buona, è possibile anche non guidare affatto, sempre che non ci sia vento.

Il PEC

La Correzione dell'Errore Periodico, o PEC, è una trovata di alcuni fabbricanti di telescopi che ha la funzione di ridurre l'errore periodico della vite senza fine (dovuto alle irregolarità della forma della vite senza fine), che causa gran parte degli errori di inseguimento del moto orario.

Il PEC consiste in un circuito programmato per memorizzare le correzioni impartite dal fotografo durante una prova di guida, per poi ri-eseguirle per tutta la durata della sessione fotografica. L'idea è buona e consente di aumentare la precisione di guida e di alleviare lo stress del fotografo, che con il PEC in funzione deve intervenire meno spesso nelle correzioni.

Guida CCD

Il CCD è un dispositivo elettronico sensibile alla luce che può essere impiegato per sostituire letteralmente il fotografo durante le operazioni di guida.

Collegando in modo appropriato un inseguitore automatico CCD ai motori di ascensione retta e di declinazione del telescopio, ed applicando la testata che contiene il chip CCD al telescopio di guida o alla guida fuori asse, esso si aggancerà ad una stella visibile nel campo e la terrà perfettamente centrata su uno dei suoi pixel (elementi di immagine), senza stancarsi, e soprattutto senza sbagliare.

Una vera panacea, ideale ovviamente per chi vuole ottenere astrofotografie perfette a lunghissima esposizione senza stancarsi.

Le camere CCD possono essere anche collegati a computer ed impiegati come camere di ripresa, simili a telecamere ma dotati di sensibilità enormemente superiori. Il prezzo di questi dispositivi è però piuttosto elevato.


Testo originale a cura di Plinio Camaiti, membro della UAI e dell'Associazione Astronomica Milanese.

Trasposizione WWW a cura di Stefano Iacus (mc7414@mclink.it)


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