Il 13 luglio 1995, la navicella Galileo aumentava da 3 a 10 al minuto i giri sul proprio asse. Questo aumento causava un riposizionamento dei bracci che sostengono i generatori a radioisotopi che costituiscono le fonti di energia della Galileo, modificando leggermente la posizione del baricentro della Galileo e permettendo un distacco del Probe senza troppe vibrazioni).
Una sorta di piccola ghigliottina tranciava il cavo di alimentazione che, come un cordone ombelicale connetteva le due parti permettendo all'Orbiter di fornire l'energia alla sonda, di trasmettergli i comandi e di ricevere i segnali delle tre sonde termometriche. Infine l'esplosione di tre piccole cariche, grandi quanto noccioline separavano il piccolo oggetto di forma conica che iniziava il viaggio solitario puntando Giove, distante in quel momento 82 milioni di chilometri.
Il 7 dicembre 1995, il Probe, scendendo nell'atmosfera fornirà, la prima serie in assoluto di misurazioni di Giove eseguite "in loco". Gli strumenti di bordo identificheranno la composizione chimica dei componenti dell'atmosfera e le loro proporzioni, oltre a cercare indizi sulla storia del pianeta e sull'origine del sistema solare.
Sei ore prima dell'ingresso nell'atmosfera, l'unità principale ordinerà la riattivazione di tutti i sistemi ( dopo il distacco dall'Orbiter, per risparmiare energia solo un timer era rimasto attivo ), e tre ore più tardi gli strumenti inizieranno a raccogliere dati su campi elettrici, emissioni radio e particelle ionizate.
La sonda entrerà nell'atmosfera con un angolo di attacco di 8 gradi sull'orizzonte, sufficienti a non farlo rimbalzare nell'atmosfera ne a farlo bruciare durante la decelerazione causata dall'atmosfera. L'ingresso avverrà nella zona equatoriale, nella stessa direzione della rotazione del pianeta.
Durante la fase iniziale della discesa, lo strato di gas davanti allo scudo termico sarà talmente incandescente che un ipotetico osservatore lo vedrebbe luminoso come il Sole, ma sarebbe due volte più caldo della sua superficie ( 15.555° C ). Escludendo le radiazioni nucleari, le condizioni cui verrà sottoposta la sonda sono simili a quelle di un'esplosione atomica. Sarà soggetta a forze che tenderanno a deformarla in ogni sua parte e che la freneranno da 170.000 a 160 km/h in due minuti, subendo gli effetti di una forza 230 volte superiore a quella della gravità terrestre.
Una volta che sarà riuscita a sopravvivere ai pericoli incontrati durante la discesa negli strati superiori delle nubi, opererà nell'atmosfera composta principalmente di idrogeno ed elio. Per parte della discesa attraverso i tre strati principali di nubi, la sonda sarà immersa in gas a temperature simili a quelle di una normale stanza, potrà incontrare venti di uragani a velocità superiori a 320 km/h, fulmini e pioggie intense, alla base delle nubi d'acqua che si ritiene esistano all'interno dell'atmosfera.
Nel frattempo l'Orbiter, circa 214.000 chilometri più in alto, una volta iniziata la trasmissione, darà inizio, entro 50 secondi alla registrazione dei dati. Li memorizzerà sia sul nastro magnetico, sia nella memoria del computer.
La trasmissione, che avrà luogo a metà dicembre, avverrà in una fase particolare della configurazione che hanno la Terra, il Sole e Giove. Il 19 dicembre infatti, il Sole si interporra' direttamente tra la Terra e Giove, in quella che viene chiamata astronomicamente congiunzione. Poiche' il Sole e' fonte di una forte attivita' elettromagnetica, quest'ultima potrebbe interferire con i segnali radio provenienti dalla sonda, riducendo fino al valore zero, la ricezione dei dati per due settimane e mezza intorno al giorno 19 cioe' secondo i responsabili della missione quando l'angolo Terra-Sole-Sonda sara' minore di 7 gradi ( una scarsa attivita' solare potrebbe in teoria permettere le trasmissioni anche con un'angolo di 3-5 gradi).
La ritrasmissione completa dei dati sara' effettuata dal 3 Gennaio al 12 marzo quando aumentera' l'angolo utile per le comunicazioni.
La sonda attraverserà i bianchi cirri di cristalli di ammoniaca degli strati superiori. Al di sotto di questi, si trovano gli strati bruno-rossicci di idrosolfuri di ammoniaca. Una volta passato questo strato, si presume che raggiunga gli strati più densi dell'atmosfera composti d'acqua. Questi strati inferiori potrebbero, secondo alcuni studiosi, agire da cuscinetto tra le regioni sottostanti, di composti relativamente uniformi, ed i caotici e turbolenti strati superiori.
Passando questi strati, la pressione e la temperatura porteranno alla distruzione ed alla vaporizzazione della sonda.
Le rilevazioni dall'interno delle nubi hanno un valore scientifico inestimabile per gli scienziati, deve essere compiuto quindi ogni sforzo per assicurarne il ricevimento a Terra. Verranno registrate su nastro, e compresse e memorizzate ( una parte ) nella memoria del computer di bordo e saranno trasmesse a Terra nelle settimane successive.
Il computer la una capacita di raccogliere dati per almeno 70 minuti dei 75 di durata della missione previsti, quindi almeno la raccolta della parte più rilevante delle rilevazioni sarà assicurata.
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01/06/96 by MF