La spiegazione è molto semplice: l'occhio osserva l'immagine deformata dalla oscillazioni del seeing, e il nostro cervello scarta le peggiori, memorizzando solo quelle più nitide. Al contrario, la pellicola fotografica registra le immagini così come appaiono durante tutta la durata della posa, e il risultato sarà la somma di immagini buone e mediocri.
Da questa premessa, risulta chiara la necessità di fotografare solo dopo un'accurata ispezione visuale dell'aspetto del pianeta. Infatti, non ha senso sprecare soldi e tempo per fotografare a ogni costo un'immagine molto impastata dalla turbolenza.
Inoltre, la montatura del telescopio deve essere abbastanza robusta da poter sopportare il peso della fotocamera reflex e per smorzare in tempi ragionevoli le vibrazioni causate dall'otturatore o dal vento. Questo è un particolare tanto importante quanto trascurato; infatti, i risultati sono molto spesso rovinati proprio dal mosso. Per ottenere delle buone immagini, è anche molto importante scegliere una focale equivalente adatta. Infatti, se le dimensioni del dischetto sul negativo sono troppo piccole si dovrà stampare l'immagine molto ingrandita, con risultati pessimi. Viceversa, se le dimensioni sono eccessivamente grandi in relazione allo strumento usato, il contrasto sarà bassissimo, così comela qualità dell'immagine.
Nel caso di Giove, per avere un'immagine utile, il diametro minimo del dischetto sul negativo deve essere di almeno 3mm. Per calcolare come ottenere questo valore con il proprio strumento, si può usare questa relazione:
d' = Feq * d / 206.265
dove:
t = A (Feq / D)^2 / (L * S)
dove:
Scegliere la pellicola adatta è essenziale tanto quanto i passaggi esposti precedentemente. Ci si deve orientare solo su pellicole a bassa o media sensibilità, per poter avere la massima capacità di risoluzione possibile. E' assurdo, infatti, usare pellicole da 1000 ISO per fotografare Giove, dato che la grana (enorme!) cancellerebbe moltissimi particolari fini, e la fotografia mostrerebbe approssimativamente solo due bande equatoriali.
Per quanto riguarda il colore, sono preferibili pellicole da 50 o 100 ISO, meglio se diapositive. Per il B/N si può usare, in pratica, solo la Technical Pan 2415 (Kodak), con la quale alcuni esperti astrofili americani e giapponesi hanno ottenuto le migliori fotografie planetarie amatoriali.
Se si desidera usare materiale B/N, è opportuno che questo venga poi sviluppato in proprio, dato che diffcilmente i laboratori fotografici commericali saprebbero trattarlo. La fotografia B/N ha anche un grande vantaggio rispetto al colore: essa consente di usare dei filtri colorati per aumentare il contrasto (notoriamente basso).
Questa tecnica ha però i suoi inconvenienti, che si posso riassumere sommariamente in un aumento dei tempi di posa. Infatti, un filtro assorbe una certa quantità di luce incidente, che dipende dalla sua densità. La perdita di intensità luminosa andrà bilanciata con un aumento della durata della posa. Questo incremento si chiama fattor e di compensazione e indica di quanto si deve moltiplicare il tempo di esposizione (t) per avere un buon negativo.
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