Gli oggetti di Messier mancanti

A differenza dei suoi colleghi contemporanei e di quelli precedenti, Charles Messier fu un osservatore minuzioso al punto che tutti gli oggetti nel suo catalogo (forse con l'eccezione di M102) esistono e sono oggi identificabili realmente con degli oggetti celesti. Non sempre, però, le sue registrazioni e riduzioni dei dati furono scevre da errori, 4 di questi oggetti andarono perduti per più di un secolo, divenendo gli oggetti mancanti di Messier. Questi sono: M47, M48, M91 ed M102.

M47 andò perduto per via di un errore nell'indicazione di segno nel corso della riduzione dei dati posizionali . Computò infatti la posizione di questo ammasso partendo dalla differenza dalla stella 2 Puppis (2 Navis ai tempio di Messier), ma sbagliò il segno relativo alla differenza in ascensione retta. L'errore venne riconosciuto da T.F. Morris del RAS canadese nel 1959, in seguito alla corretta identificazione di Oswald Thomas come NGC 2422 nel suo libro Astronomie del 1934. In precedenza, John Herschel aveva attribuito all'oggetto, nel suo General Catalogue, una posizione errata e dopo di lui fece lo stesso J.L.E. Dreyer indicandolo come NGC 2478, nonostante in quella posizione non comparisse alcun oggetto.

Per M48 non fu così semplice ma, come (lo stesso astronomo) indicò T.F. Morris nel 1959, l'unico oggetto che, in quest'area celeste, combacia con la descrizione di Messier è NGC 2548, che oggi è generalmente riconosciuto come M48. Ha la stessa ascensione retta ma si trova esattamente 5 gradi più a sud della posizione indicata da Messier. La ragione di tale errore rimarra probabilmente un mistero a meno che il libro delle osservazioni di Messier stesso, andato perduto, torni un giorno alla luce.

Per M91 la ricostruzione fu assai più difficile. Messier misurò la sua posizione partendo da M89 scoperta in preedenza ma si ritiene che abbia invece utilizzato M58, così fece l'astrofilo William C. Williams del Texas che identificò M91 con NGC 4548, che ora è generalmente accettata come M91. In precedenza si presumeva che M91 potesse essere la galassia di 12° magnitudine NGC 4571, la più vicina alla posizione indicata da Messier, difficile ma non completamente impossibile. Molte fonti riportarono anche la versione che si trattò di una cometa che confuse Messier - possibilità ancora più remota considerato che Messier era l'esperto di comete - e Owen Gingerich avanzò l'ipotesi che si trattase di una duplice osservazione di M58.

Ancora oggi l'identificazione di M102 non è certa. Restano aperte almeno due possibilità: potrebbe essere una duplicazione di M101, come ritenne il suo scopritore Pierre Mechain nella lettera che scrisse a Bernoulli in Germania due anni più tardi, d'altra parte, la sua descrizione nel catalogo di Messier (che è la descrizione di Mechain) coincide bene con NGC 5866. Inoltre, potrebbe essere che Charles Messier osservò questo oggetto mentre misurava la posizione di M102 che riportò di proprio pugno sulla sua copia personale del catalogo ma che fece ancora un errore nella riduzione dei dati, ponendolo esattamente 5 gradi ad ovest (facendolo precedere) in ascensione retta, rispetto alla sua reale posizione. L'autore della presente ha discusso questo tema e pensa che sia soggettiva l'atttribuzione dell'errore all'osservazione o alla lettera o se l'attribuzione della designazione di M102 a questo oggetto da parte di Messier sia giustificata.

Tirando le somme: i quattro oggetti scomparsi di Messier andarono perduti probabilmente a causa degli errori nella riduzione dei dati da parte di Messier, in particolare un errore di segno (per M47), un'errato oggetto di confronto (per M91) ed uno, o probabilmente due, errori di coordinate le posizioni infatti sono sbagliate di esattamente 5 gradi (in declinazione per M48 e per M102, la candidata NGC 5866 in ascansione retta), che rappresentano lo spessore della larghezza della griglia delle coordinate nelle mappe utilizzate (vedere questo esempio) e potrebbe quindi essere spiegato con un errore di trascrizione o di distrazione.


Hartmut Frommert (spider@seds.org)
Edizione italiana a cura di Mario Farina (Mario.F@mclink.it)

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