ASTRO-NEWS

UNA NUOVA STELLA SCOPERTA DA UN GIAPPONESE

LA STORIA DELLA SCOPERTA DI UNA RARISSIMA ESPLOSIONE STELLARE

Una "nuova" stella e' stata scoperta alla fine di Febbraio dall'astrofilo giapponese Yukio Sakurai. Si trova nella ricca costellazione del Sagittario e va ad aggiungersi ad una classe di stelle estremamente particolari di cui se ne conosce soltanto un'altra o forse due.

Raffrontata alle poche migliaia visibili ad occhio nudo, ai diversi milioni catalogati o ai miliardi di stelle fotografati, effettivamente e' un oggetto molto particolare.

Non di meno, la stella di Sakurai contiene una serie di informazioni uniche su una drammatico passaggio dell'evoluzione cui tutte le stelle, con massa di alcune volte superiore a quella del Sole ( insufficiente pero'a portarle alla fase di supernova ): quella tra il termine della vita attiva, e il suo lento ma inesorabile declino nel buio cosmico.

LA SCOPERTA

Mentre Yukio Sakurai controllava le fotografie prese nel primo mattino del 21 Febbraio, scopri' una nuova stella, discretamente luminosa, nel Sagittario. Controllando le fotografie degli anni precedenti, non trovo' traccia dell'astro fino a quelle del Gennaio 1995, quando appare ad una magnitudine di poco inferiore alla 12,5 ( circa 400 volte piu' debole di quella visibile ad occhio nudo ).

La stella era altresi' presente in tutte le fotografie successive fino all'inizio del 1996. Le osservazioni piu' recenti rivelano un lento ma continuo aumento della luminosita', la magnitudine visuale al momento e' 11,2.

La scoperta e' stata annunciata da una circolare dell'International Astronomical Union ( IAU ), il piu' veloce servizio di informazioni per gli osservatori.
All'osservatorio di La Silla dell'ESO la notizia e' giunta il 23 Febbraio, e immediatamente e' stato ottenuto il primo spettro, con il telescopio di 3,6 metri, della possibile nova ( termine utilizzato per indicare una stella che ha aumentato considerevolmente la propria luminosita' ).
L'osservazione, con le successive analisi, e' stata effettuata da un piccolo gruppo di astronomi tra i quali S.Benetti, H.Duerbeck e W.Seitter.

QUALE TIPO DI NOVA ?

Prima che lo spettro fosse disponibile, si e' pensato di trovarsi di fronte ad una nova a lenta evoluzione, una piccola stella nana bianca appartenente ad un sistema binario, sulla cui superficie avvengono delle esplosioni, causate da reazioni nucleari.
Durante queste esplosioni, lo spettro della stella contiene, ma solo per breve tempo, forti linee di emissione dell'idrogeno ed altri elementi chimici, sovrapposte ad uno spettro senza altre particolari caratteristiche.

L'oggetto di Sakurai non evidenzia nulla di tutto questo. Il suo spettro invece, mostra una moltitudine di linee di assorbimento ravvicinate, mentre le onnipresenti linee dell'idrogeno, l'elemento piu' abbondante nell'universo, sono invece deboli.

Uno spettro ottenuto ad un potere risolutivo maggiore con il telescopio di 1,5 metri la notte successiva, ha rivelato le caratteristiche di una stella abbastanza fredda, con uno spettro particolare che ha linee di assorbimento nell'elio, carbonio, azoto ed ossigeno e linee di atomi ionizzati del carbonio e del silicio.

Un'altra operazione è stata quella di verificare se in precedenza ci fossero state altre "esplosioni": consultando l'Atlas of the Southern Sky, la più dettagliata raccolta fotografica dell'emisfero meridionale prodotta nel 1970 con i telescopi Schmidt di La Silla e Siding Spring in Australia, sono state trovate tre deboli stelle ed una debole nebulosità nella posizione occupata dalla stella di Sakura.

La combinazione tra la lunga fase di massima luminosità ( rivelata dalla scarsità di idrogeno e dall'abbondanza di carbonio nello spettro ), e la presenza della nebulosità, avrebbero confermato l'ipotesi degli astronomi dell'ESO di trovarsi di fronte ad un "lampo" dovuto all'accensione dell'elio, l'ultima fase del ciclo nucleare di una stella di massa superiore a quella del Sole.

LA NOVA AQUILÆ DEL 1919

L'oggetto di Sakurai È solo il secondo caso osservato di "helium flash". Il primo caso fu quello della "nova" del 1919, osservata nella costellazione dell'Aquila, nota oggi come stella variabile V605 Aquilæ e situata al centro della nebulosa planetaria A58 ( il termine nebulosa planetaria è improprio, le stelle in fase terminale, creano questi bozzoli quando perdono gli strati esterni. Il processo non ha nulla a che vedere con la formazione di pianeti, di cui ne È invece prevista la formazione contemporaneamente all'inizio della vita di una stella ).

Uno spettro ottenuto due dopo mostrò la presenza di bande ( righe vicine raggrruppate, tipiche della presenza di molecole ) nello spettro dovute alla presenza di molecole di carbonio, caratteristiche di stelle ricche di carbonio e povere di idrogeno ( queste bande sono note come "bande di Swan" e sono state osservate anche negli spettri di alcune comete ).

Lo spettro della stella di Sakurai è troppo caldo perchè per mostrare bande o linee molecolari che indichino la presenza del carbonio, tuttavia, la presenza di numerose linee dovute al carbonio ionizzato una sola volta supportano l'ipotesi della similitudine tra i due oggetti.

LA NEBULOSA PLANETARIA CHE CIRCONDA L'OGGETTO DI SAKURAI

Sulla base delle teorie dell'evoluzione stellare, gli astronomi dell'ESO hanno quindi deciso di cercare una nebulosa planetaria, nei pressi della stella. E la ricerca ha dato subito i suoi frutti !
Le immagini, ottenute con il telescopio olandese di 0,9 metri con filtri a banda stretta ( H-alfa e linee dell'ossigeno ionizzato due volte ), hanno rivelato una vecchia nebulosa planetaria del diametro di 32 secondi d'arco, che irradia fortemente nelle suddette linee di emissione.

UN EVENTO ESTREMAMENTE RARO

Solo due nebulose planetarie A30 ed A78 hanno una struttura centrale che, come hanno confermato le osservazioni spettrali, contiene solo piccole quantità di idrogeno. Furono i primi oggetti del genere ad essere avvistati e si ritiene siano resti di nebulose dopo il flash dovuto all'elio.
Le dimensioni della nebulosità centrale all'interno della nebulosa planetaria, ci informanon che hanno poche centinaia di anni.

La teoria attuale sul "flash" dell'elio, un episodio decisivo nell'evoluzione stellare, fornisce un'eccellente spiegazione del comportamento degli oggetti osservati nel 1919 e nel 1996. Nondimeno, si è creato un problema relativamente alla scala del tempo dei modelli sull'evoluzione stellare: in conformità ai calcoli teorici sul "flash", la stella avrebbe dovuto splendere per un periodo superiore a qualche centinaio di anni e quindi affievolirsi in qualche decina di centinaia di anni.

Le osservazioni invece, ci dicono che la luminosità massima viene raggiunta in pochi anni e la dispersione della nebulosa rivela la nana bianca centrale già dopo qualche decina di anni, come provato dall'evoluzione del nucleo della nova aquilæ.

La sequenza di eventi che precedono il "flash" ed il lungo declino che segue, non è mai stata osservata. Negli anni che seguiranno, l'osservazione di questo oggetto sarà quindi di fondamentale importanza per comprendere la dinamica degli stadi finali dell'evoluzione delle stelle di media massa.

Fonte: Eso

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08/03/96 by MF