
Raffrontata alle poche migliaia visibili ad occhio nudo, ai diversi milioni catalogati o ai miliardi di stelle fotografati, effettivamente e' un oggetto molto particolare.
Non di meno, la stella di Sakurai contiene una serie di informazioni uniche su una drammatico passaggio dell'evoluzione cui tutte le stelle, con massa di alcune volte superiore a quella del Sole ( insufficiente pero'a portarle alla fase di supernova ): quella tra il termine della vita attiva, e il suo lento ma inesorabile declino nel buio cosmico.
La stella era altresi' presente in tutte le fotografie successive fino all'inizio del 1996. Le osservazioni piu' recenti rivelano un lento ma continuo aumento della luminosita', la magnitudine visuale al momento e' 11,2.
La scoperta e' stata annunciata da una circolare dell'International Astronomical Union ( IAU ), il piu' veloce servizio di informazioni per gli osservatori.
All'osservatorio di La Silla dell'ESO la notizia e' giunta il 23 Febbraio, e immediatamente e' stato ottenuto il primo spettro, con il telescopio di 3,6 metri, della possibile nova ( termine utilizzato per indicare una stella che ha aumentato considerevolmente la propria luminosita' ).
L'osservazione, con le successive analisi, e' stata effettuata da un piccolo gruppo di astronomi tra i quali S.Benetti, H.Duerbeck e W.Seitter.
L'oggetto di Sakurai non evidenzia nulla di tutto questo. Il suo spettro invece, mostra una moltitudine di linee di assorbimento ravvicinate, mentre le onnipresenti linee dell'idrogeno, l'elemento piu' abbondante nell'universo, sono invece deboli.
Uno spettro ottenuto ad un potere risolutivo maggiore con il telescopio di 1,5 metri la notte successiva, ha rivelato le caratteristiche di una stella abbastanza fredda, con uno spettro particolare che ha linee di assorbimento nell'elio, carbonio, azoto ed ossigeno e linee di atomi ionizzati del carbonio e del silicio.
Un'altra operazione è stata quella di verificare se in precedenza ci fossero state altre "esplosioni": consultando l'Atlas of the Southern Sky, la più dettagliata raccolta fotografica dell'emisfero meridionale prodotta nel 1970 con i telescopi Schmidt di La Silla e Siding Spring in Australia, sono state trovate tre deboli stelle ed una debole nebulosità nella posizione occupata dalla stella di Sakura.
La combinazione tra la lunga fase di massima luminosità ( rivelata dalla scarsità di idrogeno e dall'abbondanza di carbonio nello spettro ), e la presenza della nebulosità, avrebbero confermato l'ipotesi degli astronomi dell'ESO di trovarsi di fronte ad un "lampo" dovuto all'accensione dell'elio, l'ultima fase del ciclo nucleare di una stella di massa superiore a quella del Sole.
Uno spettro ottenuto due dopo mostrò la presenza di bande ( righe vicine raggrruppate, tipiche della presenza di molecole ) nello spettro dovute alla presenza di molecole di carbonio, caratteristiche di stelle ricche di carbonio e povere di idrogeno ( queste bande sono note come "bande di Swan" e sono state osservate anche negli spettri di alcune comete ).
Lo spettro della stella di Sakurai è troppo caldo perchè per mostrare bande o linee molecolari che indichino la presenza del carbonio, tuttavia, la presenza di numerose linee dovute al carbonio ionizzato una sola volta supportano l'ipotesi della similitudine tra i due oggetti.
La teoria attuale sul "flash" dell'elio, un episodio decisivo nell'evoluzione stellare, fornisce un'eccellente spiegazione del comportamento degli oggetti osservati nel 1919 e nel 1996. Nondimeno, si è creato un problema relativamente alla scala del tempo dei modelli sull'evoluzione stellare: in conformità ai calcoli teorici sul "flash", la stella avrebbe dovuto splendere per un periodo superiore a qualche centinaio di anni e quindi affievolirsi in qualche decina di centinaia di anni.
Le osservazioni invece, ci dicono che la luminosità massima viene raggiunta in pochi anni e la dispersione della nebulosa rivela la nana bianca centrale già dopo qualche decina di anni, come provato dall'evoluzione del nucleo della nova aquilæ.
La sequenza di eventi che precedono il "flash" ed il lungo declino che segue, non è mai stata osservata. Negli anni che seguiranno, l'osservazione di questo oggetto sarà quindi di fondamentale importanza per comprendere la dinamica degli stadi finali dell'evoluzione delle stelle di media massa.
Fonte: Eso

08/03/96 by MF